Marta. Laica Saveriana spagnola,con i popoli indigeni della Valle del Javarí

Marta, laica saveriana spagnola, è arrivata da poco ad Atalaia del nord, nell’Alto Solimões. È stata chiamata dal vescovo saveriano mons. Adolfo Zon, la cui testimonianza potere leggere a pagina 4-5. Marta, nella sua umiltà, si propone di essere, presenza della chiesa in mezzo ai popoli indigeni. È all’inizio, eppure è già affascinata dalla gente con cui vive e condivide tutto. Lavora in stretta collaborazione con i saveriani, i frati, la parrocchia. Desidera stare vicino ai poveri, ascoltare e camminare insieme.

Mons. Adolfo, nel suo primo viaggio come vescovo, ha incontrato la comunità di laici saveriani della Spagna. Voleva farci conoscere le necessità della diocesi dell’Alto Solimões e del suo sogno di lavorare insieme in questa terra sacra dell’Amazzonia. Il luogo riservato ai saveriani è la città e la parrocchia di Atalaia do Norte, dove speriamo arrivino presto altri missionari. La porta d’ingresso per gli indigeni Il mio servizio principale consiste nell’essere presenza della chiesa in mezzo agli indigeni che, per diversi motivi, hanno lasciato le comunità dell’interno ed ora vivono nella città. La prima cosa da fare, come si usa qui in Brasile, è un’analisi della realtà. Ciò, infatti, permetterà di stabilire, insieme alla gente, le priorità da seguire e le attività da portare avanti. Per il momento, ho appena avuto il tempo di conoscere i leader e di presentarmi a loro. Atalaia do Norte è il municipio più occidentale dello stato dell’Amazzonia, ed è la porta d’ingresso verso la terra indigena della Valle del Javarí, dove vivono sei popoli indigeni (Marubo, Mayoruna, Matis, Kanamarys, Kulina e Korubo), oltre ad altri gruppi, ancora oggi isolati dal resto del mondo. Il fiume, la frontiera e i leader Sono due gli aspetti principali che caratterizzano la vita in questa regione (e in tutta la diocesi): il fiume e la frontiera. Ad Atalaia, il fiume Javarí è la principale via di trasporto e di comunicazione, sia nella valle del Javarí, per le comunità indigene, così come, più in basso, con il resto della diocesi. E, allo stesso tempo, è una frontiera naturale; il margine destro del fiume confina con il Brasile e quello sinistro con il Perù. Sono veramente affascinata da quanto sto scoprendo della realtà indigena. Ho avuto il privilegio di partecipare all’assemblea dell’Unione dei popoli indigeni della Valle dello Javarí. Non avrei potuto iniziare la missione in modo migliore. Ho sperimentato cosa significhi viaggiare per cinque giorni di seguito per arrivare in un villaggio e condividere la vita in una comunità. Ho conosciuto vari leader di villaggi. Li ho ascoltati discutere sull’attuale contesto e sulle difficoltà che stanno affrontando, a causa della politica del governo. Ho avuto l’opportunità di spiegare il motivo della mia presenza e servizio ad Atalaia do Norte. E, a modo loro, mi hanno dato la benedizione. Sono coscienti delle difficoltà di vivere in città, della grande distanza (non solo geografica) che caratterizzano le comunità, delle sfide che comporta quando si convive con la cultura dei nawa (gli indigeni). Sono contenti per la vicinanza della chiesa, che cerca di essere una presenza prossima, che conosca bene la realtà, che comprenda, che cammini insieme alle comunità, contribuendo alla conservazione e alla valorizzazione della loro cultura, creando spazi di azione reciproca e di relazione… Spero di poter aiutare, condividendo con loro la mia vita, per costruire qualcosa insieme.

MARTA BARRAL NIETO ( dal giornale “missionari Saveriani”)

 

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