Amazzonia :La Chiesa e per un’ecologia integrale

Pubblichiamo  la seconda parte dell’articolo scritto da Alberto Chiappari, dell’equipe America latina, sul prossimo sinodo dedicato all’Amazzonia e che apre una finestra di riflessione sui nostri stili di vita. la prima parte puoi leggerla cliccando il  link

https://www.laicatosaveriano.it/2019/06/08/amazzonia-nuovi-cammini-per-la-chiesa-e-per-unecologia-integrale.html

Nell’annuncio del Vangelo in Amazzonia acquisisce una dimensione sociale, eco-logica ed una dimensione ecclesiale-missionaria che non possono essere disgiunte fra loro.  L’ecologia integrale di cui parla Francesco è un paradigma relazionale che articola fra loro i vincoli fondamentali che rendono possibile un vero sviluppo. In particolare c’è un vincolo intrinseco fra l’elemento sociale e l’elemento ambientale.

Soltanto quando saremo coscienti di come il nostro stile di vita e il nostro modo di produrre, commerciare, consumare e scartare influenzano la vita del nostro ambiente e delle nostre società, allora potremo avviare un cambiamento di rotta integrale.

“Si fa strada l’esigenza di un consenso intorno a un’agenda minima: sviluppo integrale e sostenibile, che include allevamento e agricoltura sostenibili, energia non contaminata, rispetto delle identità e dei diritti dei popoli tradizionali, acqua potabile per tutti”. Si tratta di temi fondamentali spesso assenti in Panamazzonia.  Riprendendo l’Enciclica Laudatosi’, il documento ci invita ad una conversione ecologica che esige uno stile di vita nuovo. L’orizzonte di riferimento è rappresentato dall’altro. Si deve praticare la solidarietà globale e superare l’individualismo, dischiudere cammini nuovi di libertà, verità e bellezza. La conversione domanda di liberarci dall’ossessione del consumo. Comprare è un atto morale, non solo economico.

La conversione ecologica significa assumere la mistica dell’interconnessione e dell’interdipendenza di tutto il creato. La gratuità non può che imporsi nei nostri comportamenti quando comprendiamo che la vita è dono di Dio.  Anche l’universalità o cattolicità della Chiesa si trova dunque arricchita mediante «la bellezza di un volto pluriforme». La Chiesa è chiamata ad approfondire la sua identità mettendosi in relazione con le realtà dei territori in cui vive e ad accrescere la propria spiritualità ponendosi in ascolto della saggezza dei popoli che la compongono.

Per questo motivo, l’Assemblea Speciale per la Regione Panamaz-onica è chiamata a individuare nuovi cammini per far crescere il volto amazzonico della Chiesa e anche per rispondere alle situa-zioni di ingiustizia della regione, come il neo-colonialismo delle industrie estrattive, i progetti infrastrutturali che danneggiano la biodiversità e l’imposizione di modelli culturali ed economici estranei alla vita dei popoli.  La pastorale ora non riesce a garantire che una presenza precaria. E’ necessaria una maggiore presenza ecclesiale, per poter rispondere a tutto ciò che è specifico di questa regione a partire dai valori del Vangelo, aven-do consapevolezza, fra l’altro, dell’immensa estensione geografica, tante volte di difficile accesso, della grande diversità culturale e del forte influsso esercitato da interessi nazionali e internazionali in cerca di un arricchimento economico facile attraverso le risorse presenti nella regione.

La Chiesa dal volto amazzonico deve «ricercare un modello di sviluppo alternativo, integrale e solidale, fondato su un’etica attenta alla responsabilità per un’autentica ecologia naturale e umana, che sia radicata nel Vange-lo della giustizia, nella solidarietà e nella destinazione universale dei beni; che superi la logica utilitarista ed individualista, che rifiuta di sottoporre ai criteri etici i poteri economici e tecnologici» (DAp 474, c). Pertanto, è necessario incoraggiare tutto il Popolo di Dio a partecipare alla missione di Cristo, Sacerdote, Profeta e Re (cf. LG 9), e a non rimanere indifferente di fronte alle ingiustizie della regione per poter individuare, in ascolto dello Spirito, gli auspicati nuovi cammini.

Questi nuovi cammini permetteranno di approfondire il «processo di inculturazione» che domanda alla Chiesa amazzonica di avanzare proposte «coraggiose», fatte con «audacia» e «senza paura». Il profilo profetico della Chiesa si mostra oggi attraverso il suo profilo ministeriale partecipativo, capace di rendere i popoli indigeni e le comunità amazzoniche i principali interlocutori all’interno di tutte le questioni pastorali e socio-ambientali del terri-torio.  Per questo è urgente valutare e ripen-sare i ministeri che oggi sono necessari per rispondere agli obiettivi di «una Chiesa con un volto amazzonico e una Chiesa con un volto indigeno» (Fr. PM).

In questa linea, occorreindividuare quale tipo di ministero ufficiale possa essere conferito alla donna, tenendo conto del ruolo centrale che esse rivestono oggi nella Chiesa amazzonica. È altresì necessario sostenere il clero indigeno e nativo del territorio, valorizzandone l’identità culturale e i valori propri. Infine, bisogna progettare nuovi cammini affinché il Popolo di Dio possa avere un accesso migliore e frequente all’Eucaristia, centro della vita cristiana (cf. DAp 251).  Siamo chiamati come Chiesa a rafforzare il protagonismo dei popoli: abbiamo bisogno di una spiritualità interculturale che ci aiuti a interagire con le diversità dei popoli e con le loro tradi-zioni. Dobbiamo aggregare le forze per prenderci insieme cura della nostra Casa Comune.

C’è bisogno di una spiritualità di comunione fra i missionari autoctoni e quelli che vengono da fuori, una spiritualità con lo stile di Gesù: semplice, umano, dialogante, samaritano, che permetta di celebrare la vita, la liturgia, l’Eucaristia, le feste, sempre rispettando i ritmi propri di ogni popolo.

In conclusione il documento ricorda le parole di Papa Francesco, “vorremmo chiedere, per favore, a tutti coloro che occupano ruoli di responsabilità in ambito economico, politico o sociale, a tutti gli uomini e le donne di buona volontà: siamo “custodi” della creazione, del disegno di Dio iscritto nella natura, custodi dell’altro, dell’ambiente; non lasciamo che segni di distruzione e di morte accompagnino il cammino di questo nostro mondo» (Francesco, Omelia nella Messa di inizio del ministero petrino, 19.III.2013)..

Alberto Chiappari

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