Prima una chiacchierata, poi una prima riunione per iniziare a programmare le iniziative riguardo il cammino di dialogo con la comunità pakistana, infine una proposta direttamente da Ashraf, per noi laici saveriani, un fratello di fede islamica: “La comunità pakistana desidera fare qualcosa di concreto per le persone vittima di quel cataclisma naturale che ancora oggi sta provocando danni non solo materiali in centro Italia. La comunità pakistana che ben conosce il dramma del terremoto, dato che anche il Pakistan è territorio soggetto a fenomeni sismici, si è messa nei panni di migliaia di sfollati e desidererebbe fare qualcosa”.
Così nasce l’idea di organizzare una cena, etnica ovviamente, dove la pasta amatriciana per una volta lascia spazio a piatti decisamente più speziati. Ci si organizza e si parte: i padri e laici saveriani, il comitato Desiocittaperta e l’associazione pakistana Minhaji Ul Quran. Si decide il numero degli ospiti, che alla fine si dimostrerà essere inferiore alle richieste continue di iscrizione alle quali si è dovuto dire di aspettare la prossima cena. 160 invitati, sabato 15 ottobre nel salone della casa saveriana di Desio hanno potuto simbolicamente partecipare ad una raccolta fondi destinata ad un’associazione dell’alta Brianza incaricata di finanziare la ricostruzione di stalle per permettere ai contadini e agli allevatori delle valli colpite dal terremoto di rimanere ciò che sono: persone con una storia profondamente legata ai ritmi della terra anche quando è la stessa che li mette in condizione di pericolo. Molti contadini infatti hanno deciso di rimanere nelle zone colpite anche in condizioni precarie proprio perchè una mucca non può essere ospitata in hotel.
La cena è stata un successo. Al servizio un gruppo di giovani sensibili hanno servito: hummus siriano e samosa, riso pakistano con salsa alla menta, spezzatino e l’immancabile dolce preparato dalle “donne del mondo”.
Gli invitati hanno gradito ma soprattutto hanno vissuto quel clima che qui a Desio si desidera far crescere: insieme è possibile seppur nella diversità di appartenenza religiosa e culturale; insieme è possibile condividere quella sensibilità che apre ai gesti di attenzione e prossimità.
Stefano Serraino