
Nino ci racconta …
E’ necessaria una premessa: da più di dieci anni, faccio parte di un gruppo internazionale di ricercatori che studia una malattia parassitaria, la Leishmaniosi, che colpisce sia l’uomo che gli animali e, tra quest’ultimi, in particolare i cani. La malattia nell’uomo è particolarmente diffusa nei Paesi caratterizzati da con testi socioeconomici di povertà e disagio, nei quali è considerata una vera e propria piaga sociale, seconda per importanza solo alla malaria, nel contesto delle malattie parassitarie trasmesse da insetti vettori. In Italia, invece, la malattia è particolarmente presente nei cani, mentre è davvero rara nelle persone, proprio grazie ad un’adeguata risposta immunitaria, favorita anche dalle condizioni di ottima nutrizione e generale benessere. Non a caso, il gruppo di ricerca sopra menzionato è denominato “LeishVet”, per identificare immediatamente ricercatori universitari della Medicina Veterinaria che studiano la Leishmaniosi. In questo particolare contesto, e per approfondire le ultime novità sulla malattia, abbia mo organizzato un congresso internazionale per medici veterinari, che si è tenuto a Malaga (Spagna) agli inizi del mese di aprile, che ha visto la partecipazione di 250 persone in presenza, e quasi altrettante collegate online a causa della non ancora finita emergenza Covid19.
Mi chiederete: bene, ma cosa c’entra tutto questo con la missione e con il laicato missionario? Ed io vi risponderò: uomini e donne di poca fede, abbiate un attimo di pazienza e ve lo spiego. Chi di voi ha partecipato qualche volta ad un meeting o a un congresso, sa bene che è consuetudine, all’atto della registrazione, ricevere il materiale informativo, ed il programma, in una borsa che di fatto viene etichettata come la “borsa congressuale”.
E proprio su questo punto, nei mesi precedenti il Congresso, quando abbiamo cominciato a sviluppare le idee per il programma e la definizione degli altri aspetti organizzativi, mi si è accesa una “lampadina missionaria”. Perché non proporre le magnifiche borse realizzate a Goma dalle mamme africane come borse congressuali? Certo, detto così, potrebbe sembrare facile ed entusiasmante, proverò soltanto a de scrivere alcuni punti che hanno reso complicata l’operazione ma, proprio per questo, ancora più bella e soddisfacente una volta realizzata.
Per prima cosa, immaginate di dovere spiegare a Colleghi universitari di altri Paesi, ovviamente in inglese, che faccio parte di un movimento chiamato Laicato Missionario Saveriano, alcune finalità dello stesso, la realtà di Goma (per quel poco che conosco) ed il continuo dramma della zona dei Grandi Laghi, la Baraza Tupendane, la giustificazione del costo delle borse, nettamente superiore a quello che normalmente viene destinato a questi articoli nel budget di qualsiasi congresso.
Non ci crederete, ma la proposta di fare realizzare in Africa borse porta-computer ha subito scatenato una risposta entusiastica da parte di tutti i Colleghi, proprio a dimostrazione che le persone non aspettano altro che l’occasione giusta per donare un po’ di bene e che, chiara mente, lo Spirito Santo agisce continuamente nel cuore degli uomini. Insieme all’iniziale entusiasmo, però, si sono subito presentati tutti gli altri problemi connessi a questa particolare attività di animazione missionaria: sarebbero state in grado le donne di Goma di preparare nei tempi giusti 300 borse? E come avrebbero fatto a spedirle? Ed una volta arrivate in Italia, sarebbe stato facile inviarle poi a Malaga, sede del congresso? Mettendo ovviamente anche in conto tutti i disagi legati alla piena emergenza Covid, e a qualche terremoto e/o alla sistematica eruzione del vulcano che a Goma non mancano mai. Assillato dai dubbi avevo bisogno di una “botta” di ottimismo, e da chi lo potevo attingere se non dalle due persone che non sono state mai sfiorate dal pensiero di in correre in un flop clamoroso di fronte all’impegno che avevo assunto di fronte ai Colleghi? Giovanna ed Anna Paola, le due caterpillar degli oggetti missionari, sempre piene di fiducia nella forza dello Spirito Santo, capaci di superare ogni sorta di ostacolo, pur di mantenere sempre viva la rete di relazioni e di bene che si alimenta anche grazie a questo tipo di operazioni.
Non posso descrivervi l’emozione di vedere 300 persone partecipare al congresso sfoggiando i bellissimi porta-computer di colori e disegni diversi. Mi è scappata anche qualche lacrima quando, durante la cerimonia inaugurale, la Presidente della nostra associazione, una professoressa spagnola, ha mostrato la foto delle donne di Goma intente a lavorare alle borse ed ha letto il messaggio illustrativo del progetto che il Laicato sta realizzando in quella martoriata città. Non è stato facile, ma ne è valsa la pena: è proprio vero che se avessimo un pizzico di fede in più riusciremmo a spostare le montagne, ed è proprio vero che il Regno di Dio si realizza solo grazie alla passione di uomini e donne di buona volontà, anche attraverso la realizzazione di semplici borse.
Nino Oliva