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Salerno:“NON ABBIAMO PIÙ PAROLE” – IN SILENZIO PER GAZA

Il 14 giugno, lungo le strade della città di Salerno, un popolo variegato e determinato ha sfilato fino alla Prefettura. Un corteo silenzioso, commosso e indignato, per denunciare il genocidio in corso a Gaza. Anche noi, Laici Saveriani, insieme ai padri, alle sorelle e ai giovani della Famiglia Saveriana, eravamo presenti. Come molti altri, ci sentivamo inquieti, feriti, impotenti, ma con la volontà di esserci, di testimoniare, di non voltare lo sguardo.

L’iniziativa è nata dall’associazione “Memoria in Movimento”, con una proposta chiara e radicale: una manifestazione silenziosa, perché “non abbiamo più parole”.

 

La delusione verso l’atteggiamento del nostro governo è stata certamente uno dei motivi che ci ha spinti in piazza:nessun riconoscimento dello Stato di Palestina, nessun blocco delle forniture militari a Israele, nessuna sospensione degli accordi commerciali.

Ma questa delusione è solo la superficie. A muoverci è stato qualcosa di più profondo: un sentimento collettivo di indignazione, di dolore, di vergogna, nato di fronte alla consapevolezza che la crudeltà esercitata su Gaza non è casuale né cieca, ma consapevole, metodica, strategica..

Morire soffocati sotto le macerie è crudeltà.

Usare la fame come arma, impedire gli aiuti umanitari, distruggere ospedali, uccidere medici, giornalisti, civili, è più che inumano: è la negazione di ogni diritto internazionale, è l’annientamento pianificato di un popolo.

Di fronte a tutto questo, è nato un bisogno collettivo di unirsi, anche tra realtà che in altri momenti – pur solidali – hanno trovato difficoltà a parlarsi, a camminare insieme.Questa volta no.

Questa volta la misura era colma, e la proposta del silenzio è diventata un terreno comune, condivisibile, dove ogni appartenenza si è messa da parte per lasciare spazio all’umano.

E così, settantasei adesioni ufficiali, migliaia di persone, un popolo di “comunionisti” – gruppi, movimenti, cooperative sociali, organizzazioni culturali, religiose, intellettuali, congregazioni – ha sfilato insieme, in silenzio, con fiaccole, bandiere della Palestina e della pace, cartelli, simboli, ma senza slogan, senza grida.Anche i partiti, invitati a una presenza sobria, hanno rispettato lo stile della manifestazione, accettando un linguaggio nuovo, che ha parlato attraverso il silenzio.

È stata una manifestazione profondamente emozionale, in cui lo slogan “Palestina: non abbiamo più parole” non era una rinuncia, ma una verità.

Una verità che univa, che non chiedeva consensi, ma presenza, partecipazione, compassione attiva.

Ora, da questo silenzio vogliamo ripartire. Perché il silenzio, se condiviso, può fare rumore.

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