MISSIONE IN ITALIA: CONVEGNO AD GENTES 28-29 NOVEMBRE SAN PIETRO IN VINCOLI
Parte della famiglia Severiana, padri, sorelle e i rispettivi laicati, si è riunita lo scorso 28 e 29 novembre a San Pietro in Vincoli per il convegno “Ad gentes”; di noi laici erano presenti Antonio (Salerno) e Stefano (Desio) della commissione Ad gentes, Nando (Salerno) in qualità di relatore ed io in rappresentanza del gruppo di Parma. Nel solito spirito di famiglia abbiamo trascorso due giorni ad interrogarci sulla situazione Italia e sul significato della missione Ad gentes. Il primo relatore, don Elio Ferro della diocesi di Padova, con l’intervento “Quale contributo dalle congregazioni missionarie e dallo spirito missionario riceve la Chiesa oggi nelle sfide dell’accoglienza?” ci ha illustrato un po’ i numeri relativi agli immigrati e rifugiati presenti nel triveneto e alcune iniziative della diocesi di Padova. Nando, invece, con la relazione che avete potuto leggere nel numero di dicembre di Agenda, ha fatto un po’ una sintesi della situazione italiana della Congregazione; infine il professor Aluisi Tosolini ha posto un po’ l’accento, con la relazione “Fenomeni migratori: come presentare il Vangelo, oggi, al fratello migrante”, sui tempi odierni che cambiano in continuazione e sul nuovo modo di comunicare. È stato interessante notare come non ci sono oggi strade già battute per rispondere a questo grande flusso migratorio verso la nostra terra, ma soltanto piccoli sentieri che sta a noi far diventare strade partendo principalmente dal superamento dell’integrazione, cioè non dobbiamo più fossilizzarci sull’integrazione reciproca piuttosto dobbiamo iniziare a parlare e ad agire in vista della comunione. Dopo aver ascoltato e posto domande ai relatori, ci siamo divisi in tre piccoli gruppi per un’analisi e delle proposte per la missione in Italia. Innanzitutto è risultato molto forte l’interesse per la missione Ad gentes in Italia. La prima cosa su cui si è riflettuto è la stretta connessione tra i due convegni, AMEV e Ad gentes, poiché il discorso sull’Ad gentes in Italia non va scollegato da quello dell’animazione missionaria e vocazionale: pertanto è nata la proposta di unire i due convegni. Il discorso, poi, si è molto concentrato sulla questione Migrantes dovuto alla presa di coscienza della situazione odierna in Italia. Due sono stati i punti che hanno per
messo il dibattito: il fatto che 80% dei migranti si dichiara cristiano (dato relativo al triveneto, ma non troppo distante dal dato per tutta la Nazione) e il fatto che ormai sono spariti i “territori di missione”, cioè i confini sono ormai saltati; questo ci ha permesso di interrogarci su quale tipo di collaborazione può esserci con clero e diocesi e, quindi, che tipo di aiuto si può dare alle parrocchie. L’esperienza del missionario saveriano, straniero in terra di missione, deve essere da esempio quando ad essere stranieri non siamo noi, cioè l’essere stato straniero deve in qualche modo facilitare l’approccio con lo straniero che si trova da noi; inoltre questa esperienza rende qualificato il saveriano nella formazione, in diocesi e in parrocchia, alla missionarietà. La missione in Italia è sicuramente diversa, ma questo non deve lasciarci assopiti o arrestarci dal risvegliare la consapevolezza della missionarietà che spesso manca alla chiesa italiana; ciò non significa, però, che il missionario saveriano sacerdote debba prendere il posto del parroco, piuttosto deve nascere un rapporto di collaborazione, di divisione dei compiti nelle parrocchie per favorire, nel caso soprattutto dei migranti, una integrazione vicendevole. Ci si è interrogati su quanto si è disposti a schierarsi davanti e accanto agli ultimi che tradotto in un esempio concreto diventa chiedersi se si è disposti e si ha la possibilità di accogliere i rifugiati. La risposta affermativa a questo interrogativo comporta, ovviamente, un cambiamento sia logistico (per esempio gli spazi nelle case saveriane) che di mentalità; accettare, però, di accogliere i rifugiati o i senza tetto non vuol dire né sostituirsi alla Caritas diocesana né tanto meno sostituirsi allo Stato, piuttosto significa collaborare. L’età media dei saveriani in Italia risulta piuttosto elevata quindi nasce l’esigenza di aprire le porte ai laici, attratti dallo stesso carisma, per progetti e iniziative di collaborazione e corresponsabilità; ciò comporta la necessità di fare rete, cosa che troppo spesso dimentichiamo, e la necessità di qualificare le case saveriane affinché ci sia un vivaio di spiritualità missionaria. Partendo dal presupposto che la missione è e deve essere il motore della pastorale in Italia e che la pastorale migrantes in Italia è importante, le tre parole d’ordine sono: dialogo (entrare umilmente in dialogo con i sacerdoti, parrocchie, uffici diocesani, seminaristi e diocesi tutta), cambiamento (prendere atto del cambiamento storico-culturale-sociale in Italia e tracciare nuovi sentieri per la missione in Italia) e soprattutto uscita (non dobbiamo, cioè, rimanere abbarbicati nelle nostre case, ma andare fuori, andare noi incontro al fratello poiché la nostra non deve essere semplicemente una risposta ad un bisogno, ma dobbiamo essere propositivi). Infine è venuto fuori che il discorso sulla missione Ad gentes in Italia non è di tipo settoriale, ma trasversale che va, cioè, a toccare un po’ tutti gli ambiti della pastorale in Italia. Data l’importanza e l’efficacia delle esperienze di dialogo interreligioso e interculturale, delle feste dei popoli (che sono il compimento di un anno di cammino, lavoro e dialogo) e dell’accoglienza dei senza tetto, è venuta fuori la possibilità per il saveriano di farsi garante ed intermediario presso altri enti (p.es. Diocesi, Caritas, Istituzioni) poiché tali esperienze permettono oltre all’accompagnamento anche una conoscenza diretta dello straniero. In questi due giorni è stato anche molto interessante confrontarsi, nei momenti di pausa, con il laicato delle sorelle saveriane, cosa questa, a mio avviso, che ci proietta ancora una volta nel farci collaboratori e corresponsabili nelle iniziative future all’interno della stessa famiglia. La collaborazione e la corresponsabilità alla fine del convegno si è tradotta nell’aiuto da parte mia e di Teresa, sorella saveriana, a padre Carmelo per la stesura di un documento sull’Ad gentes per il prossimo capitolo regionale.
Fare del mondo una sola famiglia