come l’innominato…:l’abbraccio di papa Francesco a Milano


Carissimi amici laici, come sicuramente sapete sabato 25 Marzo Papa Francesco ci ha fatto dono della sua presenza nella diocesi di Milano. Anche per noi del laicato saveriano nord è stato un evento da “non dimenticare”, a partire dai giorni dell’attesa, dove forte si è sentito nelle comunità parrocchiali lo spirito di preparazione ed entusiasmo, fino alla partecipazione per molti di noi alla S. Messa vissuta insieme ad un altro milione di fedeli nel parco di Monza. Commentando la moltitudine di persone e nel descrivere il sentimento di tanti, don Carron cita questa pagina dei Promessi Sposi, che mi sembra “calzi a pennello”…. […] al chiarore che pure andava a poco a poco crescendo, si distingueva, nella strada in fondo alla valle, gente che passava, altra che usciva dalle case, e s’avviava, tutti dalla stessa parte, verso lo sbocco, a destra del castello, tutti col vestito delle feste, e con un’alacrita straordinaria. Che diavolo hanno costoro? che c’è d’allegro in questo maledetto paese? dove va tutta quella canaglia? — E data una voce a un bravo fidato che dormiva in una stanza accanto, gli domando qual fosse la cagione di quel movi-mento. Il signore rimase appoggiato alla fine-stra, tutto intento al mobile spettacolo. Erano uomini, donne, fanciulli, a brigate, a coppie, soli; uno, raggiungendo chi gli era avanti, s’accompagnava con lui; un altro, uscendo di casa, s’univa col primo che rintoppasse; e an-davano insieme, come amici a un viaggio con-venuto. Gli atti indicavano manifestamente una fretta e una gioia comune […]. Guardava, guardava; e gli cresceva in cuore una più che curiosita di saper cosa mai potesse comunica-re un trasporto uguale a tanta gente diversa. Poco dopo, il bravo venne a riferire che, il giorno avanti, il cardinal Federigo Borromeo, arcivescovo di Milano, era arrivato, e ci sta-rebbe tutto quel giorno; e che la nuova sparsa la sera di quest’arrivo ne’ paesi d’intorno ave-va invogliati tutti d’andare a veder quell’uomo. Il signore, rimasto solo, continuo a guardar nella valle, ancor più pensieroso. — Per un uomo! Tutti premurosi, tutti allegri, per vedere un uomo! E pero ognuno di costoro avra il suo diavolo che lo tormenti. Ma nessuno, nessuno n’avra uno come il mio; nessuno avra passata una notte come la mia! Cos’ha quell’uomo, per render tanta gente allegra? Qualche soldo che distribuira così alla ventura… Ma costoro non vanno tutti per l’elemosina. Ebbene, qualche segno nell’aria, qualche parola… Oh se le a-vesse per me le parole che possono consolare! se…! Perchè non vado anch’io? Perchè no?… Penso che un po’ tutti come l’Innominato siamo presi dai nostri piccoli o grandi “tormenti”, dalle nostre “notti” assetate di risposte, di se-gni per non rimanere fermi nel nostro cammi-no di uomini di fede….e magari ci stupiamo, proprio come l’Innominato, che sia un uomo, un singolo uomo a poterci dare le risposte, a “risvegliare” dal torpore di quelle not-ti….eppure… ….eppure, non so voi ma io sento proprio di aver bisogno di guardare a Papa Francesco, a questo uomo mandato dallo Spirito e che gui-da il grande popolo di Dio, per ridestare il mio animo, per rinnovare la mia gioia dell’essere discepola di Gesù. Sento che i suoi gesti, le sue scelte non sono solo importanti e loquaci per la Chiesa ma parlano a me e sono dei sani “schiaffeggi” al mio agire quotidiano, come donna, moglie, madre, lavoratrice, scienziata e laica saveriana. E come l’Innominato che vive la straordinaria esperienza della conversione e si lascia andare all’abbraccio misericordioso del cardinal BoLaicato Saveriano Marzo/aprile 2017 – 10 – romeo, sento che in quel sabato abbiamo sperimentato il grande abbraccio di Papa France-sco, che ci porta a desiderare di essere come lui, di vivere la sua stessa radicalità evangelica e di essere, ciascuno dove è, “mani che ripa-rano i torti, spargono beneficenze, sollevano gli afflitti, e si stendono disarmate, pacifiche e unili, nell’abbraccio perfino dei nemici” (paro-le del cardinal Borromeo all’Innominato). Anche se magari ognuno di noi ha gia avuto modo di ascoltare l’omelia a Monza, ne metto qui uno stralcio….mi piace pensare che duran-te la lettura di Agenda queste parole del Papa ben “disegnate” sulla citta di Milano, possano comunque guidare la riflessione comune della nostra famiglia saveriana. “Dio stesso è Colui che prende l’iniziativa e sceglie di inserirsi, come ha fatto con Maria, nelle nostre case, nelle no-stre lotte quotidiane, colme di ansie e insieme di deside-ri. Ed è proprio all’interno delle nostre città, delle no-stre scuole e università, del-le piazze e degli ospedali che si compie l’annuncio più bello che possiamo ascolta-re: «Rallegrati, il Signo-re è con te!». Una gioia che genera vita, che genera speranza, che si fa carne nel modo in cui guardiamo al domani, nell’atteg-giamento con cui guardiamo gli altri. Una gioia che di-venta solidarietà, ospitalità, misericordia verso tutti. Come è possibile vivere la gioia del Vangelo oggi all’interno delle nostre cit-tà? 1.Evocare la Memoria Questa terra e la sua gente hanno conosciuto il dolore delle due guerre mondiali; e talvolta hanno visto la loro meritata fama di laboriosità e civiltà inquinata da sregolate ambizioni. La memoria ci aiuta a non rimanere prigionieri di discorsi che semi-nano fratture e divisioni come unico modo di risolvere i conflitti. 2.L’appartenenza al Popolo di Dio Ci fa bene ricordare che siamo membri del Po-polo di Dio! Milanesi, sì, Ambrosiani, certo, ma parte del grande Popolo di Dio. Un popolo formato da mille volti, storie e provenienze, un popolo multiculturale e multietnico. Questa è una delle nostre ricchezze. E’ un popolo chia-mato a ospitare le differenze, a integrarle con rispetto e creatività e a celebrare la novita che proviene dagli altri; è un popolo che non ha paura di abbracciare i confini, le frontiere; è un popolo che non ha paura di dare accoglien-za a chi ne ha bisogno perche sa che lì è pre-sente il suo Signore. 3. La possibilità dell’impossibile «Nulla è impossibile a Dio» (Lc 1,37): così termina la risposta dell’Angelo a Maria. Quando crediamo che tutto dipenda esclusi-vamente da noi rima-niamo prigionieri delle nostre capacita, delle nostre forze, dei nostri miopi orizzonti. Quando invece ci disponiamo a lasciarci aiutare, a la-sciarci consigliare, quando ci apriamo alla grazia, sembra che l’impossibile incominci a diventare realtà. Lo sanno bene queste terre che, nel corso della loro storia, hanno generato tanti carismi, tanti mis-sionari, tanta ricchezza per la vita della Chiesa
Mariele

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