agenda maggio 2017

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Le Parole del Padre

Riportiamo una meditazione di San Guido Maria Conforti su Maria, pronunciata in occasione della Festa dell’Assunzione nel 1931

Maria: qual è il posto che essa occupa in questo piano meraviglioso? Essa è la Primogenita del Padre, la primogenita della grazia: non era ancora il mondo, non aveva Dio ancora create queste cose belle che ci riempiono di meraviglia. Essa è la Madre del Divin Verbo; essa è la sposa del divino Spirito. E niente può essere negato a questa eletta creatura che rapporti così intimi ha con           la divinità. Salutata Madre di Dio se ne va frettolosa in Ebron. Perchè? Ammirate la bontà tenera e generosa di Maria; per prestare i suoi umili servizi alla cugina incinta, per santificare nel suo seno colui che doveva essere il Precursore del Redentore Divino.
Vedetela alle nozze di Cana; essa ha una bontà che previene, una bontà che intercede, una intercessione che di tutto trionfa. Nel più bello del convito viene a mancare il vino e rivolta al Figlio dice: vinum non habent. Ed egli, benchè non fosse ancora giunta l’ora sua, opera il primo suo prodigio.
Vedetela sul Calvario sotto l’altare della Croce. Essa ci ha donato Gesù. E Gesù dona a noi la Madre sua. Da quel momento comprese tutta la grandezza della missione che Le veniva affidata. Da quel momento cominciò ad amarci con amore senza pari, perchè comprese quanto preziose siano le anime nostre.
Dobbiamo confidare in Lei perchè il suo cuore è il più simile al Cuore di Gesù. Il Cuore di Gesù è un cuore che ama, un cuore che si immola. Ci ha amati alla stregua del sacrificio, alla stregua del Sangue. Tale è il cuore di Maria.
Casella di testo: IN QUESTO NUMERO - Notizie dalla missione o Il FEPP: nome e missione - Vita di famiglia o Salerno: o esercizi spirituali o Storia di ordinaria … - Notizie dal consiglio o Bilancio

 

 

Notizie dalla missione

 

IL FEPP: nome e missione
Riportiamo qui l’intervento tenuto dal sig. Giuseppe Tonello al Convegno di Studio tenutosi a Brescia alcuni mesi fa dal titolo “Educazione e Sviluppo per la Pace tra i Popoli” nel 50º dell’Enciclica Populorum Progressio. Per chi vorrà leggerlo offre lo spunto per vedere come è possibile rendere concreto il Vangelo coniugando sviluppo e valori cristiani. Una bella storia di cui Alessandro è stato testimone anche durante le sue missioni in Ecuador.

 

Mons. Cándido Rada (+1995) diceva che il Regno di Dio bisogna non solo celebrarlo e proclamarlo, ma anche costruirlo qui ed ora e che la Dottrina Sociale della Chiesa non basta studiarla e conoscerla: bisogna anche metterla in pratica.
Per questo nel 1970, tre anni dopo la promulgazione dell’Enciclica Populorum Progressio di Paolo VI, aiutato da un gruppo di laici e laiche cristianamente impegnati, costituí il Fondo Ecuatoriano Populorum Progressio – il FEPP come si dice in Ecuador – mettendo come capitale iniziale 2000 dollari che i Salesiani gli donarono.  Il Papa nell’enciclica chiede la costituzione di un grande fondo mondiale per lo sviluppo dei popoli riducendo le spese militari.  Quando seppe dell’esistenza del FEPP, Paolo VI in persona contribuí con circa 8.000 dollari.
Oggi il FEPP é il Gruppo Sociale FEPP.  Si potrebbe definirlo come una holding dello sviluppo e della solidarietá.  Siamo quasi 600 persone e lavoriamo in tutto l’Ecuador con oltre 140.000 famiglie emarginate.
Il nostro piccolo fondo iniziale adesso é una banca, che si chiama banCODESARROLLO, banca “Desarrollo de los Pueblos”, “Sviluppo dei Popoli”, “Populorum Progressio”.  E’un’alternativa all’usura e allo sfruttamento dei poveri.
In 47 anni di vita e di servizio, il fondo prima e poi la banca hanno messo a disposizione dei poveri organizzati in cooperative, associazioni, reti e consorzi circa 900 milioni di dollari, che sono diventati terra, case, sementi, animali, attrezzi, laboratori, piccole fabbriche, boschi e frutteti, canali per l’irrigazione, finanziamento del commercio equo e solidale, ecc…  Tutte queste realtà sono misurabili e quantificabili. Nella vita delle persone questo si traduce in lavoro, cibo sufficiente, salute, studi dei figli, speranza di cambiamento, organizzazione sociale, rafforzamento della famiglia, equità, cammino verso una maggiore dignitá e libertá. Questi risultati non sempre sono quantificabili, ma sono fondamentali per il cambiamento della nostra società.
Per raggiungere questi risultati abbiamo avuto un fondamentale aiuto tecnico e finanziario  anche da parte del Credito Cooperativo Italiano.  Una nuova forma di fare cooperazione internazionale che ci ha messo a disposizione circa 75 milioni di dollari  Adesso ci risulta sempre più difficile raccogliere dalla solidarietà internazionale le risorse che ci venivano donate 20 o 30 anni fa.
Lavorando con i contadini abbiamo imparato che “vince la povertà chi produce piú di quanto consuma”.  Abbiamo per questo aiutato le famiglie a migliorare la produttivitá senza farle ulteriormente indebitare.  Una mucca che faceva 5 litri di latte al giorno, adesso arriva a farne 15.  Una pecora che produceva due chili di lana l’anno, adesso ne produce sei.  Piú patate, mais, riso e fagioli per ettaro.  Piú frutta per pianta.  Il di piú che si produce serve per far crescere nei poveri lo spirito del risparmio.  Cosí il loro futuro sará meno incerto.  Chi non risparmia, poco o molto che sia, non riuscirà mai a sconfiggere la povertà.

É la gente, col suo lavoro, che risolve i problemi della povertáNoi siamo solo collaboratori.  In un paese ricco di risorse come l’Ecuador la povertà della maggioranza della popolazione è causata dalla cultura (ciò che c’è nella testa dei ricchi e dei poveri) e dalla struttura socioeconomica che determina il funzionamento della società.
Abbiamo imparato anche che “senza soldi non si fa sviluppo, ma con i soldi SOLTANTO non si fa uno sviluppo equo e sostenibile”.  E qui la domanda è:  a cosa è più urgente destinare le ormai scarse risorse della cooperazione internazionale?
Dato che il credito era la chiave che apriva le porte delle comunitá e vinceva la diffidenza della gente, bisognava andare oltre i semplici benefici economici.  Il credito quindi é stato preceduto e accompagnato dalla presenza dei nostri tecnici, educatori e promotori sul territorio, da addestramento, formazione umana e professionale, costituzione di organizzazioni popolari, creazione di strutture per la commercializzazione comunitaria, protezione della natura, ecc.  Una ricerca costante di migliorare la vita.  Ogni intervento per lo sviluppo dei popoli deve avere una dimensione educativa e organizzativa.
Prima ancora di far crescere le strutture comunitarie abbiamo visto la necessità e l’urgenza di far crescere le persone e le famiglie rispetto alle virtú e ai valori, alle conoscenze e alle capacitá operative, alle relazioni con gli altri, alla superazione di tante forme di paura e sfiducia, al culto della qualitá, all’innovazione.  Il nostro slogan, prendendo un concetto espresso da Paolo VI nell’enciclica “Ecclesiam Suam” é: “Investiamo in umanitá”.  Se le persone crescono in modo integrale, tutta la societá cambierá e quindi un paese ricco di risorse ma pieno di poveri come l’Ecuador, diventerá un paese piú giusto e piú pacifico.  La Chiesa, esperta in umanità, offre al mondo una visione globale dell’uomo e dell’umanità (P.P. 13).
La Populorum Progressio insegna che “il vero sviluppo é il passaggio di ogni persona, di tutta la persona e di tutte le persone da condizioni di vita meno umane a condizioni di vita piú umane”.
Le condizioni di vita meno umane sono quelle  di coloro che sono privati del minimo vitale, ma pure quelle di coloro che sono mutilati dall’egoismo. (P.P. 21).  Noi abbiamo lavorato a favore di chi era cosí povero che non riusciva neppure a difendere la vita dei propri figli, o a farli studiare, o ad avere una casetta che protegga dalle intemperie. Oggi purtroppo ci sono ancora situazioni come queste.  C’é sempre una relazione fra l’egoismo di alcuni e la povertá di molti, all’interno di ogni paese e anche nelle relazioni fra gli stati.
Le condizioni di vita piú umane le raggiungiamo quando riconosciamo i valori supremi e Dio che ne é la sorgente e il termine.  Questo ci porta alla fede e all’unitá nella caritá, attorno al Padre comune che ci rende tutti fratelli.  Noi, come membri di un ente di ispirazione cristiana, speriamo che il nostro lavoro sia un piccolo segno della bontá del Signore.
Questi concetti ci hanno spinto a costruire un GSFEPP presente nei territori con promotori, educatori  e tecnici (55 aree di intervento), articolato in imprese sociali per il commercio equo e solidale, per l’approviggionamento di sementi, attrezzi e materiali vari, per le costruzioni civili e idrauliche (acquedotti e irrigazione), per la legalizzazione delle terre, per l’informatica, per la stampa, per la sostenibilitá ambientale: tutto questo animato da una grande scuola di formazione spirituale e tecnica che ogni anni aiuta a crescere circa 20’000 giovani e spesso finanziato da banCODESARROLLO.
Abbiamo lavorato tanto per sconfiggere la povertá materiale, quella che si vede e colpisce di piú.  É la povertá piú facile da sconfiggere, perché per farlo basta avere soldi.  Ma presto abbiamo scoperto che la gente soffre anche per altre forme di povertá, a volte piú dolorose e ingiuste: la povertá spirituale, la povertá morale, la povertá culturale, la povertá affettiva.  Solo la crescita delle persone sconfigge queste povertá meno visibili e quindi l’imperativo diventa “investire in umanitá”.  Per questo il cammino verso il vero sviluppo non finisce mai, né in Ecuador, né nei paesi più sviluppati.
I poveri con cui lavoriamo ci hanno insegnato che l’obiettivo finale dello sviluppo é “volersi piú bene, essere felici e vivere in pace”.  Cosi semplice e cosí grande, cosí bello e cosí difficile.  Noi sappiamo che si puó raggiungerlo lavorando con intelligenza, sudore, amore e onestá, cioé donando agli altri il meglio di noi stessi.
Costatiamo dopo 50 anni che le ragioni per cui Paolo VI ha scritto la Populorum Progressio non sono cambiate o forse sono peggiorate:

  • si spende di più per le armi e la difesa che per lo sviluppo;
  • il commercio mondiale castiga i produttori di prodotti agricoli e materie prime;
  • l’emigrazione trova poca accoglienze nei paesi ricchi;
  • il volontariato internazionale si affievolisce;
  • la tecnologia e tecnocrazia orientano i destini del mondo più della filosofia, l’etica e la politica;
  • nel mondo c’è ancora troppo fame, ingiustizia e violenza.

Per questo dobbiamo continuare a lavorare con lo spirito della Populorum Progressio, perché “lo sviluppo è il nuovo nome della pace”.
Giuseppe Tonello
FEPP / banCODESARROLLO

 

 


Vita di famiglia

 

Salerno
Esercizi spirituali

 

Ecco due testimonianze da chi ha vissuto l’esperienza degli Esercizi Spirituali annuali organizzati per i Laici Saveriani e tenutisi a Salerno dal 22 al 25 aprile. Ancora una volta è stata percepita come oasi sul cammino della vita di chi ha potuto concedersi questa pausa di preghiera e riflessione.

 

ESERCIZI DELL’ANIMA A SALERNO
Dopo aver abbandonato gli esercizi fisici in palestra per mancanza di tempo, la sorte ha voluto che un cambio turno creatosi per esigenze di servizio mi desse la possibilità di far fare qualche flessione alla mia anima; pertanto ho partecipato agli esercizi spirituali del Laicato che si sono tenuti a Salerno nello scorso mese di Aprile, dal 22 al 25.
Ho rincontrato P. Eugenio Pulcini, cha ha tenuto gli esercizi, dopo circa trent’anni e non era cambiato gran che, però il tempo ha lasciato senz’altro il segno, perchè la saggezza dello spirito con cui ci ha guidati in questi, purtroppo pochi, giorni non penso sia la stessa che aveva all’inizio del suo ministero di sacerdote e di missionario.
Ci ha condotti con mano ferma, ma disponibile in un cammino di riflessione su Cristo che ci chiama a sé, così come chiamava in disparte i discepoli, per riscoprire l’essenziale della vita e delle scelte di un credente.
Era tanto tempo che non mi permettevo un tempo senza affanni, un tempo dominato dall’ascolto della Parola e dalla preghiera.
Ci sarebbe qui da ricopiare gli appunti che ho preso, ma sarebbero poco comprensibili per chi non c’era; vi regalo solo una frase che mi ha particolarmente colpito: ”Ogni uomo va a Dio come può e non come deve. Grande è la pazienza di Dio”.
Ne avevo bisogno e lo sapevo; mi è stato sufficiente? No, ma sento meno arsura di prima e un po’ di serenità interiore in più.
E’ stato anche un momento di famiglia, come sempre, quando il Laicato vive un’esperienza subito si crea questo clima; è una reazione “chimica” che si innesca senza sforzo e di questo dobbiamo ringraziare San Guido Maria Conforti ed il Signore. E’ un dono di cui dobbiamo essere consci e che riusciamo anche a partecipare agli altri, infatti erano nostri ospiti due persone che non appartengono al gruppo ma che avevano chiesto di approfittare di questa occasione di cammino spirituale.
Ho raccontato al mio ritorno sul lavoro un po’ della mia esperienza e sono stato compreso più di quanto immaginassi, in molte persone c’è bisogno di fare pace con se stessi e col mondo, ma accettare e ricercare occasioni simili non è facile. Infatti vince la pigrizia e la routine quotidiana con i suoi mille impegni, così questa esigenza di guardarsi dentro e di mettere un po’ d’ordine viene relegata tra le cose belle ed impossibili.
Spot pubblicitario finale: “Non sempre è possibile partecipare, ma di certo almeno una volta all’anno è necessario fare il pieno di Dio”.
Nando

 

CAMMINARE DEGNI DELLA VOCAZIONE RICEVUTA.
È davvero difficile raccontare i giorni degli esercizi spirituali perché non si raccontano, si fanno.
Ci siamo ritrovati in una Salerno con temperature piuttosto basse, ma con il grande calore e l’accoglienza tipica del gruppo locale. I primi momenti sono stati dedicati alle presentazioni con p.Eugenio Pulcini e poi subito immersi nella voce e nella Parola del Signore.
La prima parte è servita un po’ da introduzione e ci siamo domandati il significato e lo scopo degli esercizi: sostare con il Signore, prendersi del tempo con Lui per potersi convertire; una conversione che però avviene sempre, è e deve essere continua poiché c’è sempre da “ordinare e unificare” la nostra vita rivolta al Signore.
Il tema è stato “Camminare in maniera degna della vocazione ricevuta”, quella nostra vocazione personale, quella di laici saveriani. Ci siamo perciò domandati se camminiamo nell’amore, in maniera degna della vocazione di figli.
Molti sono stati i riferimenti a San Guido Maria Conforti – abbiamo letto infatti qualche pezzetto della Lettera Testamento – e come il Fondatore abbia espresso la coscienza di credente ed apostolica. E noi come rispondiamo? P. Eugenio ci ha spesso riportato alla mente alcune frasi prese dai nostri documenti riguardanti la nostra identità di laici e di saverinai e che, a mio avviso, qualche volta dovremmo rileggere.
La vocazione è qualcosa che abbiamo ricevuto in dono poiché ci lasciamo chiamare da Gesù presso di lui per godere di un’intimità particolarissima con Lui. Ci lasciamo attrarre dalla sua chiamata perché lì di volta in volta ci istruisce e viene a ridonarci in modo dolce e appassionato la nostra identità di uomini e donne, di credenti e di discepoli.
La Parola che ci ha accompagnato è stata quella del Vangelo di Marco in cui per cinque volte Gesù chiama i discepoli e ne disegna un itinerario di maturazione della loro coscienza apostolica; ad ogni chiamata corrisponde l’intenzione divina di Gesù di educare i discepoli alla responsabilità di credenti e di apostoli istruendoli ogni volta su una dimensione dell’essere discepoli e missionari per istituirli nelle comunione con sé e per confermarli nella sua sequela. Gesù non chiama semplicemente i discepoli, Gesù li chiama presso di sé; questo è espresso dal verbo proskaléomai, verbo che accomuna i brani scelti (Mc 3, 13-17; Mc 6, 13-17; Mc 8, 1-10; Mc 10, 35-45; Mc 12,
38-44).
Un altro momento molto forte è stato durante la visione del film “Silent” di Martin Scorsese, film che narra la storia di tre padri gesuiti perseguitati in Giappone a causa della loro fede cristiana. Non voglio raccontarvi del film, ma semplicemente dire che va visto in quanto apre diversi interrogativi e stimola costruttivi dibattiti sulla fede di ognuno e sul modo di vivere e annunciare Cristo. Abbiamo proposto di vederlo in convivenza, se non fosse possibile consiglio ad ogni gruppo di dedicare un incontro alla visione e dibattito.
Ne approfitto per ringraziare a nome di tutti p. Eugenio per il tempo che è riuscito a trovare per venire da noi, per quello che ci ha proposto, per il suo lavoro e per come ci ha seguiti, sperando che ci sia in futuro la possibilità di altri incontri spirituali e di formazione insieme a lui.

  • Rosaria

 

Storia di ordinaria… famiglia del laicato saveriano.

 

Ieri un whatsapp sul gruppo Laicato saveriano: “Salve laici, questa sera, dalle 19,30 in poi, attendiamo vostra gioiosa presenza a casa di Luciano e Rosina per preparare i fiori di carta che addobberanno il palco della festa dei popoli…..”
Io leggo e dopo un po’ leggo la risposta di Elena: “Vi raggiungiamo sul tardi”
Quindi rientro a casa da lavoro, prendo su Elena dopo una breve pausa e ci regaliamo una serata insieme.
Prima una passeggiata al Corso, un occhiata ai negozi, una sosta da “Sabatino” per una pizzetta, visto che avevo saltato il pranzo (cfr. per i non salernitani. Sabatino è aperto dal 1948 in un vicoletto in posizione strategica, solo posti in piedi, ma è sempre pieno), qualche incontro inatteso, ma importante (per ragioni di privacy non dirò chi) e poi a casa di Luciano e Rosina.
Troviamo allestito un laboratorio di fiori di carta che non ha niente da invidiare ad una fabbrica cinese, se non gli occhi a mandorla.

 

Quindi anche noi siamo arruolati, Elena alla confezione dei fiori ed io invece vengo promosso sul campo assistente di Luciano per preparare una pausa “mangereccia” perchè come tutti i salmi finiscono in gloria così tutti gli incontri del Laicato finiscono di pancia.
Fiori belli ma proprio belli (oltre 50); dopo la pausa di cui sopra anch’io mi sono cimentato con un dignitoso risultato e senza rendercene conto si è fatta mezzanotte.
E’ al vaglio l’ipotesi che non ce ne siamo accorti dell’ora perchè circolavano una bottiglia di sangria ed una di amaro pugliese, ma queste affermazioni sono tendenziose ed atte a farci perdere la faccia……non ci credete e peraltro nessuno ha scattato foto mentre brindavamo (spero!).
La festa dei popoli è alle porte ed i fiori che servono sono almeno il doppio, ma non c’è da preoccuparsi perchè di certo i fiori saranno belli e colorati perchè la buona terra dove crescono è lo spirito di famiglia del nostro gruppo di Salerno.
Nando

 

 

Bacheca

 

Casella di testo: Auguri a Manuela e Elio per la nascita del loro bimbo Gioele. Tutta la famiglia del laicato saveriano si unisce alla vostra gioia e a quella di “nonna” Mirella.
Vi aspettiamo alla convivenza di questa estate per far conoscere il piccolo Gioele anche a tutti gli altri laici saveriani e per farcelo spupazzare come ormai da tradizione


Notizie dal consiglio

 

Pubblichiamo il bilancio economico del 2016

 

 

Casella di testo: ASPETTIAMO LE VOSTRE NOTIZIE E LE VOSTRE FOTO Scrivete a: Alessandro Andreoli <caiman99@libero.it> Laura Baioni < laurabai4@virgilio.it> Elena Armento < elenarmento@libero.it> www.laicatosaveriano.it Associazione “Laici Saveriani Ad Gentes”

Organizzazione non lucrativa di utilità sociale – ONLUS
Via Fra Acquaviva, 4 – 84135 Salerno – C.F. 95073720658Per offerte e contributi:
C/C bancario intestato a: Associazione Laici Saveriani Ad Gentes – Onlus
IBAN: IT 59 L050 1803 4000 0000 0511 600 presso Banca Popolare Etica
C/C postale n. 12182317 intestato a Banca Popolare Etica
Causale: contributo su C/C 511600/J a favore di Associazione Laici Saveriani Ad Gentes – Onlus

 

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