Missio Marche in Marocco!

Ecco a voi un piccolo racconto del viaggio in Marocco organizzato da Missio Marche, al quale ha partecipato la nostra Roberta tratto da Missiomarche.it

 

Missio Marche in Marocco!

   24 SETTEMBRE 2019

Il racconto della viaggio missionario della Commissione Missionaria delle Marche nella Chiesa del Marocco!

« Ed ora vi parlo della mia sposa » comincia, così, senza esitazione il neo-cardinale, l’arcivescovo di Rabat, mons.Cristobal Lopez, dopo i primi saluti. È la Chiesa del Marocco. Insignificante per numeri, ma significativa : solo 25/30.000 cristiani su 37 milioni circa di musulmani ! Fatta di stranieri, ma non straniera a questo popolo. A servizio del Regno di Dio, precisa con forza lui. E non di sè stessa. Realmente cattolica, perchè di 100 nazionalità differenti. Appassionata e appassionante, nel suo tenace costruire ponti con una società tanto differente. Una buona samaritana… Le qualità della « sposa » scivolano via tra leggerezza, incanto e un bel sorriso dell’arcivescovo spagnolo. Ci dà l’aria di una Chiesa sconosciuta e sorprendente. La Commissione Missionaria delle Marche con il vescovo mons. Giovanni d’Ercole qui in visita dal 13 al 20 settembre, ne rimane sorpresa. Senza parole.

Percorrendo, poi, la diocesi di Rabat in minibus, sono proprio questi i tratti del volto di Chiesa che si scoprono nel territorio. A Rabat, a Meknès, a Fès, comunità religiose come Francescane missionarie di Maria, Piccole Sorelle, Francescani… sono tutti, con il loro carisma, costruttori del Regno di Dio. Costruttori di speranza, di fraternità. Di ponti di dialogo, di intesa e di collaborazione con i musulmani. Coscienti che l’unico vangelo che loro leggono è la loro stessa vita. Per questo, dopo tantissimi anni di presenza le suore vengono qui chiamate dal popolo « marabutat » (sante) !

Alla Cattedrale di Rabat, nella celebrazione domenicale, l’assemblea è un immenso popolo di Dio di tutti i colori. Soprattutto, il colore nero. « Sì, sono i subsahariani – ci dicono – hanno risuscitato le nostre chiese, dopo la partenza degli europei » La corale, infatti, è straordinariamente… nera, viva e coinvolgente. Anche se ogni giorno, poi, i subsahariani vivono qui una duplice marginalizzazione che si tinge di un segreto razzismo: essere neri ed essere cristiani. Mentre il Marocco si profila come un grande Paese di emigrazione : emigrazione di partenza, di transito e di arrivo. « Siate oasi di misericordia là dove vivete ! » l’invito rivolto proprio a noi delle Marche, in una cattedrale stracolma, nell’omelia, dal celebrante Père Daniel.

A Rabat, all’Istituto Ecumenico di Teologia Almowafaqa, scopriamo studenti cattolici e protestanti da tutta l’Africa a scuola insieme, con un corpo docente di insegnanti musulmani, cattolici e protestanti : una vera originalità teologica. Unica al mondo, affermano qui. Conoscere la fede dell’altro e approfondire la propria identità religiosa ne è regola d’oro. L’università teologica di Strasburgo e l’Institut catholique di Parigi ne patrocinano i diplomi. Inoltre, serate o eventi di formazione e di dibattito aperti a tutti, ne fanno uno spazio stimolante, estremamente aperto e particolarmente fecondo… Il futuro è nelle mani di Dio, inchallah ! E ricorda le ultime sorprendenti parole dell’arcivescovo : « Battesimi, qui ? Nessuno. Conversioni ? Sì, tantissime ! Da violenti a miti, da sfruttatori a giusti, da sfruttati a coscienti dei loro diritti, da disonesti a onesti… È la conversione del cuore che conta per Regno di Dio, regno di giustizia, di pace e di amore ».

 

P. Marc Boucrot ci parla come primo responsabile, una sera, delle scuole cattoliche in Marocco (ECAM). Una dozzina di grandi strutture, un migliaio di ragazzi musulmani ognuna, un corpo docente musulmano, a volte, solo il Direttore è cattolico, ma non sempre. Tuttavia, i programmi si ispirano ai valori del Vangelo. Libertà, reciprocità, spirito di servizio, sincerità, dono di sè… ne sono qui le pietre miliari dell’educazione. « È lo spirito delle beatitudini ! » aggiunge, sorridendo, P.Marc. Sì, ancora una bella originalità ! La chiamano qui « la teologia della Visitazione », portare il Cristo senza dirlo. Testimoniare, senza le parole. Solo la presenza e il servizio.

A Meknès, arrampicata sulle antiche mura della città l’abitazione dei francescani, una volta casa di rabbini. Dal terrazzo, superbo luogo al mattino di contemplazione, si domina tutto il quartiere. Nei locali inferiori – la biblioteca e un alveare di salette – si dà lezione gratuitamente di cinque lingue, come l’italiano, lo spagnolo, l’inglese… a ben 2.000 giovani. Una missione inedita e strategica. Spesso, poi, grandi serate di discussione libera e franca su un tema, come la religione, la sessualità…. una bella novità per i giovani musulmani di qui. Così, il carisma di Francesco risplende in pieno Islam. Il giovane fra’ Natale, calabrese, ce ne parla con passione. Ci accompagna alla vicina associazione ANED, dove la presidente Bouchra, musulmana, « più francescana dei francescani » aiuta i ragazzi di strada nelle loro emergenze, le donne in corsi di cucina, altre in cucito. Alla sera, travestendosi da uomo, fa il giro della città per raccogliere i ragazzi in preda a droga, a violenza o altro. E la cena per noi qui è ricca, varia, fraterna : gustiamo il best del Marocco. Dove l’accoglienza è sempre l’arte regina. Un’eccellenza vera.

A Fès, città santa dell’Islam marocchino visita alla Medina del IX secolo, un labirinto impossibile, intricatissimo, di viuzze e stradine, di micro-laboratori di artigianato, di negozietti, tra montagne di datteri e spezie, dove emerge superbamente l’enorme moschea Al Qaraouyne. Questa può raccogliere 20.000 fedeli ed è la prima università in Europa mediterranea, con la contigua medersa Attarine, un vero gioiello di arte islamica.  Già dal X secolo, giovani ventenni vivevano insieme in cellette per 2-4 anni, preparandosi ad essere imam stimatissimi in Marocco e altrove. Poi, don Matteo e la sua parrocchia animata da circa 500 giovani subsahariani, in genere studenti universitari, ci ricevono con gioia e semplicità tutta africana. Sono « borsisti » che il Marocco coltiva e sponsorizza per le future relazioni internazionali con tutta l’Africa… Sì, corsi e ricorsi della storia.

Infine, a Midelt, su un altopiano di 1.500m., alla kasbah Myriem ci accolgono i monaci di Tibhirine. Vi trascorriamo quasi due giornate: una sosta spirituale necessaria, contemplativa e mistica. Si respira a pieni polmoni il senso della vita come dono di sè. Fino alla morte. I sette monaci martiri, beatificati nel dicembre scorso, ci accompagnano passo, passo, dal loro memoriale, che sarà inaugurato prossimamente… Il nostro vescovo si immerge, allora, in una piena giornata monastica, dalla prima preghiera nella notte, alle 4 del mattino, e i pasti consumati nell’intimità dei monaci. Si prega qui, mentre spesso dalle moschee della città si innalza come una commovente sinfonia il richiamo alla preghiera da innumerevoli minareti. Concordanza straordinaria. Si tocca con mano come la preghiera degli uomini, innalzata insieme all’unico Dio, è incenso profumato e gradito a Lui. E come una città musulmana sia un grande monastero : i tempi, gli spazi e i gesti sono sempre impastati di Dio… Bismillah !

A qualche chilometro di distanza, a Tattiouine, poverissimo villaggio berbero di nomadi, suor Marie, francese, 85 anni, ci traccia, infine, la sua vita. Insieme a suor Barbara, cammina per sei mesi, sotto la tenda, con loro. Prende cura dei bambini, dei malati. Sì, essere discepoli del Signore sulla terra del Profeta è condividere la propria vita con i musulmani. Con la loro povertà e la loro fiducia in Dio senza confini. La vita di ogni discepolo diventa come il pane spezzato per far vivere gli altri. E farsi speranza per il mondo di oggi. Salamaleikum !

padre Renato Zilio
Autore di « Dio attende alla frontiera » 

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