Adams a Salerno, il primo cenone in «famiglia»

Riportiamo ampi stralci dell’articolo di  Giuseppe Pecorelli apparsi su “il Mattino” del 24 dicembre 2019

Il tempo non è rigido come a Betlemme, ma per chi vive in strada anche Salerno può essere gelida, soprattutto a febbraio, ancora di più se vivi in strada. È il 2018 quando, in una sera fredda, alcuni cittadini segnalano alle autorità che un ragazzo è in strada con le mani e i piedi gonfi per il gelo. E già questo, nel tempo dell’indifferenza e dell’abitudine a voltare lo sguardo, sembra un piccolo miracolo. Adams il nome è di fantasia è accolto in un dormitorio di Salerno.

Trent’anni, arrivato chissà come dalla Nigeria nel 2016, è assegnato a un Centro di accoglienza straordinaria, ma ben presto si ritrova in strada. Succede anche nel 2018 quando Adams, al dormitorio, preferisce la strada di via Generale Clark, dov’è conosciuto e dove i volontari gli portano un pasto caldo tutte le sere.

LE TORTURE

Dai primi di gennaio 2019, lo accolgono i missionari Saveriani nella loro struttura notturna di rione Petrosino, dove ogni sera è accompagnato dai volontari della Croce Rossa. «Arrivava lì, silenzioso, guardingo, mansueto racconta Antonio Bonifacio, direttore dell’Ufficio diocesano Migrantes e volontario dell’Accoglienza dai Missionari Saveriani  talvolta cenava con i volontari e gli ospiti, talvolta non cenava e restava a osservare la quotidianità della serata tra gli altri ospiti e volontari. Temeva la voce alta, la confusione gli incuteva terrore probabilmente per la sua storia passata vissuta in Libia, una storia di torture, ben visibili sul corpo. Dopo qual che settimana, quando cominciava a fidarsi di noi, quando tutti erano andati a dormire, si alzava e, quieto quieto, prendeva la mazza, lo straccio, il secchio e iniziava a lavare il pavimento dell’antibagno ed i bagni».

È evidente però che Adams abbia un disagio psichico, che ad agosto si aggrava. Si verifica un episodio che scatena un mezzo putiferio. Il ragazzo si denuda e si lava per strada, in via Genera le Clark. Segnalato dai cittadini e fermato, è immediatamente accompagnato al Centro di permanenza per il rimpatrio di Bari. Ma i tanti volontari non lo lasciano solo. Lo conoscono e gli vogliono bene tanto che inizia un iter legale per accertarne la difficoltà psicologica. «Non era  continua Bonifacio  una persona pericolosa o un problema per la comunità. A Bari, all’uscita dal Centro, siamo andati ad aspettarlo per non lasciarlo solo, per non farlo ripartire dallo stato di abbandono, di rischio dell’acutizzarsi di quel disagio mentale che aveva portato a diversi atti difficili da comprendere». Dal 4 settembre è accolto dai Missionari Saveriani, curato, protetto, accompagnato in modo fraterno e sostenuto giuridicamente per la difesa dei suoi diritti. Vi arriva senza dire una parola, non vuole lavarsi, ha paura di tutto e tutti. Il 26 ottobre, Adams è accolto in una casa famiglia del salernitano. Oggi dice qualcosa, ascolta musica, accetta di farsi un selfie, scopre la testa da quel cappuccio con cui cercava di protegger si e sfodera il sorriso delle persone rinate. Domani festeggerà il Natale nella sua nuova famiglia.

«Il percorso di aiuto ad Adams non è terminato  conclude Bonifacio  non lo lasceremo mai solo».

 

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