Un ricordo di padre Carlo Uccelli

Alberto ci propone un personale e ricco ricordo di padre Carlo, testimone fino alla fine di “obbedienza alla vita”
P. Carlo UccellDi padre Carlo avevo letto qualche lettera inviata ai superiori del Seminario di Bedonia e pubblicata sul bollettino del nostro Santuario quando raccontava della sua missione in Congo. Da qualche tempo sto cercando, infatti, di raccogliere memorie sui missionari bedoniesi, della zona o che hanno studiato presso il nostro seminario.

Dopo gli anni 70 sembravano però essere stati interrotti i rapporti fra padre Carlo e i suoi conoscenti in Valtaro. Successivamente e saltuariamente, da quando io e Serena siamo entrati nel Laicato, avevo sentito parlare della sua esperienza a Piombino e di come si fosse dedicato per tanti anni alla preparazione di coppie di laici in partenza per la missione.

Quando abbiamo manifestato a padre Rosario l’intenzione di conoscere l’esperienza della comunità intercongregazionale di Modica, ci aveva messo in contatto proprio con padre Carlo che da due anni, ad ottant’anni, aveva accettato la sfida di lasciare un luogo dove aveva vissuto tanto tempo per andare verso una nuova esperienza. Il primo incontro l’ho avuto a Parma, nel giardino della Casa madre, dove ci siamo conosciuti, abbiamo parlato delle sue e nostre esperienze, di Bedonia e di Piacenza, la sua città natale.

Giunti a Modica abbiamo avuto la possibilità di conoscerlo meglio. Nonostante sia stato davvero un breve periodo, fra noi era nato una sintonia particolare. Una di quella persone che ti sembra di conoscere da sempre, con cui siamo riusciti a condividere lo stesso ideale di missione. Padre Carlo forse non era al primo approccio un tipo particolarmente socievole, ma ha saputo farci sentire veramente accolti. I suoi racconti, i suoi commenti, le lodi al mattino nella cappella della comunità, le passeggiate arrampicandoci sulle salite di Modica, le granite, la cena nei tavolini di un ristorante lungo un vicolo della città, sono stati momenti di scambio e condivisione.

L’impressione e la gioia di aver incontrato un nuovo compagno di viaggio, con cui condividere un nuovo cammino, noi sempre alla ricerca…

L’abbiamo lasciato che sarebbe partito pochi giorni dopo per raggiungere Dorina e altri membri della comunità a Vulcano, per una breve vacanza ospiti di Marina, una signora bolognese che ha condiviso con noi alcuni giorni. Purtroppo, proprio in quella vacanza, si è manifestato quel male che lo ha portato alla morte il 5 dicembre scorso.

Ho avuto la possibilità di incontrarlo ancora presso la Casa madre dove era arrivato per curarsi meglio. L’ho trovato affaticato e sofferente, consapevole del suo destino, ma ancora capace di farmi sentire accolto e di parlarmi con quella saggezza profonda, diretta, che solo chi ha vissuto una vita piena in Cristo e per l’umanità può avere.

Emma Gremmo, compagna di missione di una vita, lo ha ricordato fra l’altro così al suo funerale celebrato nel santuario Conforti:

p. Carlo amava dire: “Siamo chiamati a fare obbedienza alla vita perché lì c’è il Signore, che non la comanda come un burattinaio, ma come Dio Amore che ci indica, ci suggerisce, ci spinge a vivere l’Amore verso tutto, tutti e tutte”.

L’ultima sua obbedienza alla vita, quella della devastante malattia, è stata faticosa, piena di tanti “perché?”, dubbi e lacrime, ma ha prevalso ancora, anche se molto sofferto, l’abbandono al Signore Crocifisso e Risorto che ha sempre motivato e condotto la vita di p. Carlo.

Alberto Chiappari

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