Laicato Saveriano

2009/2017 l’esperienza di accoglienza dei senza dimora nella casa saveriana di Salerno

Una piovosa domenica mattina, una telefonata mi segnalava la presenza di due persone, appollaiate su un muretto vicino la stazione metropolitana del trincerone, infreddolite e affamate. Per il cibo non c’era problema. Più difficoltoso era trovar loro un ricovero per la notte.

In quel momento scaturì l’idea di sensibilizzare, come giovani cristiani, i parroci, il vescovo e tutte le persone di buona volontà. Una lettera da sottoscrivere iniziò a girare, ma il giro fu tanto lungo che, alla fine, il freddo passò! Molti la sottoscrissero, ma col passare dell’emergenza invernale, finì in un cassetto.

 

Un progetto pratico e operativo

Da allora, ogni anno, alle porte dell’autunno, in previsione dell’inverno, la risposta è sempre la stessa: “non ci sono spazi”, “qualcun altro lo deve fare”, “chiedete a quell’altro”, “i senza fissa dimora sono persone difficili”, oppure, ancor peggio, per qualcuno il problema non esiste!

Nel 2009 il freddo iniziò presto, quasi a sorpresa, già verso gli inizi di ottobre. Per cui si riprende la discussione archiviata l’anno precedente. Noi giovani torniamo a stimolare i nostri fratelli a riflettere su questa umana condizione, cercando anche una possibile soluzione.

Con noi c‘erano i saveriani p. Benigno, p. Alessandro, p. Stefano. Insieme, abbiamo stilato un progetto pratico, operativo, per evitare le solite frasi di diniego.

 

Esperienza d’accoglienza e carità

Siamo ripartiti con la richiesta alla diocesi, alle parrocchie e all’amministrazione, di poter avere una sala, dove collocare dei letti a castello, aperta dalle 20 di sera alle 7 di mattina. Avremmo semplicemente offerto un posto al caldo dove dormire, offrendo la nostra disponibilità a fare un turno per l’accoglienza.

Sembrava che anche il 2009 sarebbe trascorso senza nessuna risposta. Allora, abbiamo deciso di iniziare da soli, grazie, in particolar modo, alla disponibilità della comunità saveriana di Salerno. Ci hanno affidato uno spazio al secondo piano, con un salone, bagni e un ingresso esterno separato.

Abbiamo provato grande gioia per aver finalmente condiviso con fratelli cristiani (in questo caso i saveriani) questa sensibilità verso gli ultimi. In spirito di semplicità e impegno, ci siamo affidati alla Provvidenza, che abbiamo invocato quale compagna di questa nuova esperienza di accoglienza e carità.

 

“Vieni, vedi e torna a darci una mano!”

Abbiamo stabilito una data d’inizio: 8 novembre 2009. Poi, abbiamo deciso di incontrarci, nei giorni successivi, per verificare l’inizio dell’esperienza e definirne il prosieguo.

Dopo dieci giorni, ci siamo incontrati per fare il punto della situazione. Abbiamo redatto un documento, che è rimasto per noi come il “tracciamento di una rotta” per questo nuovo cammino intrapreso verso, per e con gli ultimi. Non abbiamo mai dimenticato la “fonte”, le “motivazioni”, lo “stile evangelico” concordato insieme, per continuare quell’attività di sensibilizzazione (nelle parrocchie, nei gruppi giovanili, nelle associazioni di volontariato) verso i più deboli, con la possibilità, questa volta, di poter anche dire “vieni, vedi e torna a darci una mano”.

Sarebbe bello condividere con voi tutte le storie che, ieri e ancora oggi, per grazia divina, ci vengono raccontate e che aiutano a comprendere quanto sia davvero difficile vivere la strada. Si scopre così, ogni giorno, che la strada, a differenza degli uomini, non fa distinzione per i suoi “figli”, accoglie tutti: giovani, adulti, donne, uomini, italiani, stranieri. L’unica distinzione è tra “ricchi” e “poveri”.

 

Incontro, conoscenza e amicizia

L’esperienza continua sera dopo sera e anno dopo anno, fino a oggi. Facciamo periodici incontri di verifica tra i volontari e ormai iniziamo a constatare che, nella mente e nel cuore di tutti loro, l’esperienza di accoglienza non serve solo per offrire una doccia e un materasso, ma diventa, ogni giorno, vera esperienza di relazione, incontro, conoscenza, amicizia.

Abbiamo pensato anche di organizzare cene con i nostri ospiti, in occasione di particolari feste (Natale, fine esperienza) durante le quali stiamo insieme. C’è chi canta in rumeno, chi in ucraino, chi in italiano, chi racconta dei cibi del proprio paese.

Alla consueta cena del 31 dicembre, che viene organizzata dal 2006 dai saveriani, è stata ben accolta la proposta di aggiungere posti a tavola per tutti coloro che vogliono passare insieme la fine dell’anno (famiglie, anziani soli, ragazzi, giovani), invitando anche quanti vivono in strada, compreso chi incontriamo ogni sera.

Il gruppo dei volontari, nel corso del tempo, è composto da uomini e donne di diversa età. I primi si dedicano all’accoglienza, le donne alla pulizia e sistemazione dei locali, per garantire sempre un’ospitalità semplice e decorosa.

L‘esperienza porta a migliorare il servizio, anche in virtù della maggiore attenzione a situazioni e necessità. Il servizio inizia nei primi giorni di novembre e termina il 15 aprile.

Antonio Bonifacio