“AGENDA” marzo/aprile 2019

 

https://www.laicatosaveriano.it/wp-content/uploads/2019/04/agenda-04-2019-3.pdf

“Salutiamo esultanti questo giorno solenne. La festa di Pasqua,
dice S. Gregorio, è la maggiore delle solennità perché ci
solleva dalla terra per trasportarci nella eternità. La festa di
Pasqua che è il trionfo della vita sopra la morte, della libertà
sopra della servitù, che ci mostra l’uomo per eccellenza resuscitato,
Gesù Cristo nostro capo che rompe per sé e per noi
l’impero della morte, eccita sempre la più viva gioia, il gaudio
più profondo.
A tutto questo s’aggiunge che anche la natura si mette in armonia
con la religione per ricordare all’uomo la sua vita immortale.
In primavera, nel tempo cioè in cui tutto rinasce nel
mondo materiale, noi celebriamo il mistero della nostra Resurrezione
anzitutto alla grazia e poi alla gloria. In mancanza
di libri tutte le creature possono istruirci: non vi è erba del
campo, non vi è fiore che non ci dica voi risusciterete.
Voi risusciterete: ecco ciò che la Chiesa proclama anche per
mezzo della voce eloquente delle sue cerimonie. Tutti i segni di dolore sono spariti, gli altari
rifulgono nella loro magnificenza, i suoi paramenti sfavillano d’oro e d’argento. Esultano i
ministri del Santuario. Tutte le fronti sono raggianti ed i sacri bronzi squillano a festa. Il
canto di gioia, l’Alleluja, questa parola del linguaggio del Cielo mandata sopra la terra per i
giorni nostri di festa risuona da ogni parte, si ripete ad ogni momento, si varia, si modula
su tutti i toni.
E’ Pasqua! E chi non sente il fascino di questa parola che si è consumata per più di trenta
secoli, che ha risuonato nella frontiera dell’antico Egitto e nella sabbia del deserto, che è
stata ripetuta dall’eco del Sinai e sulle rive del Giordano come nel Tempio di Salomone? E
dopo che alla figura è sottoentrata la realtà, questa
parola ha continuato a risuonare in un senso ben
più vero e completo tra lo squallore delle catacombe
come nelle basiliche di Costantinopoli e di Nicea.
Nelle capanne dei popoli nativi d’America, nei tuguri
degli indigeni dell’Africa centrale, nelle pianure
immense della Cina, e tra le montagne ghiacciate
del Polo.
Ed oggi pure risuona sul labbro di milioni e milioni
di credenti riempiendo di gaudio l’oriente e
l’occidente.
Chi saprebbe indicare negli annali dei popoli un avvenimento
più degno di memoria e più capace di
riempire di riconoscenza, d’entusiasmo e di amore
chiunque ha in mente un pensiero di fede e nel petto
un cuore d’uomo e di cristiano?
Omelia pasquale – Cattedrale – Parma 27 marzo
1921
IN QUESTO NUMERO
Le Parole del Padre
Vita di Famiglia
– Parma & Ancona
– Desio & Udine
– Salerno
Bacheca
Laicato Saveriano Marzo Aprile 2019
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Vita di Famiglia
Parma & Ancona
Incontro Parma Ancona
Franca e Simone, che si sono visti ad Ancona
alcuni mesi fa, hanno avuto l’idea di proporre
uno dei nostri incontri mensili insieme.
E così, “detto-fatto!” Domenica 7 aprile con
P.Rosario, Serena, Claudine e Paolo ci siamo
trovati ad Ancona.
L’incontro è stato preceduto sabato sera da
una bella cena a casa di Beatrice e Fabrizio,
sempre molto accoglienti.
Il menù a base di pesce che abbiamo gustato
e che è stato preparato da Fabrizio, in modo
veramente ottimo, ci ha fatto sentire in famiglia.
Una serata di chiacchere, racconti, scambio
di opinioni fra persone che si vogliono bene,
che hanno gli stessi ideali, che credono
nell’amicizia vera, davvero bello!
Alla mattina della domenica, dopo la celebrazione
della Messa e il momento di preghiera
preparato da Claudine e Serena, abbiamo iniziato
l’incontro seguendo il calendario della
formazione del mese di Aprile. P.Rosario ci ha
aiutato introducendo la riflessione. Poi come
ad ogni incontro un momento di silenzio e la
condivisione.
Bella questa idea di vederci insieme per gruppi,
proporremo anche a Desio un momento
simile, al di là delle convivenze è una gioia rivedersi
più spesso e condividere i nostri cammini.
Giovanna
Laicato Saveriano Dicembre 2018
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Ancona
Roberta e Beatrice sono entrate a far parte della consulta del Centro Missionario diocesano di Ancona.
Ci raccontano di un corso fatto insieme a Verona
Da qualche mese, da quando l’ufficio missionario
della diocesi di Ancona-Osimo è stato
affidato a due persone di nostra conoscenza,
siamo entrate a fare parte della consulta che
affianca i direttori Alessandra e Alessandro.
Le cose da fare sono molte, dato che finora
non c’era mai stata una vera equipe di lavoro
che si occupasse di missione se non nei periodi
forti dell’anno; come gruppo sentiamo
l’esigenza di una formazione pratica che ci aiuti
a sviluppare l’ufficio in tutte le sue potenzialità
e che ci apra gli occhi sulla realtà di altri
centri missionari italiani, più avanti di noi nel
cammino.
Per questo abbiamo colto con gioia
l’opportunità di partecipare al corso organizzato
da Missio sul tema della comunicazione e
delle campagne social applicate all’ambito
missionario, che si è svolto a Verona dal 29 al
30 marzo.
Ci siamo trovate con un certo stupore a condividere
24 ore con un gruppo di persone provenienti
da varie diocesi d’Italia, che già da
qualche anno si formano sui temi della comunicazione
in ambito ecclesiale; lo smarrimento
è durato poco, perché con generosità tutti si
sono offerti di aggiornarci sugli ultimi corsi fatti,
ed è stata l’occasione di entrare un po’ nei
discorsi di chi lavora a tempo pieno e con professionalità
per la missione.
L’attenzione del corso era focalizzata soprattutto
sull’uso dei social. Abbiamo ascoltato e
discusso con esperti di comunicazione sulla
maniera migliore di gestire le proprie pagine di
facebook e instagram, ci siamo confrontati sullo
stile e sugli obiettivi da darsi e infine abbiamo
cercato di dare un piccolo contributo
alla prossima campagna social di Missio che
riguarderà l’ottobre straordinario 2019, che
avrà come tema “battezzati ed inviati”. Molto
interessante è stata la focalizzazione sulle potenzialità
e l’utilizzo dello storytelling. Infatti
sappiamo bene quanto possano essere coinvolgenti,
anche per chi non frequenta propriamente
la Chiesa, le storie di vita dei nostri
amici missionari e quanto possano trasmettere
la Buona Notizia in modo semplice ma che va
dritto al cuore.
Insomma una full immersion veramente interessante
su tematiche che speriamo di continuare
ad approfondire, con l’obiettivo di trasmettere
anche attraverso gli strumenti della
rete la gioia della missione!
Roberta
Desio & Udine
Udine. Si Ri…Parte!
In continuità con la proposta dei padri di Udine
e l’impegno preso dall’inizio dell’anno dal Laicato,
anche noi “desiani” ci siamo ritagliati uno
spazietto sul calendario e quindi, a metà marzo,
armi e bagagli (e bimbi) siamo partiti alla
volta delle lande nordestine.
L’obiettivo era conoscere e incontrare le famiglie
che con padre Enzo hanno cominciato un
percorso di conoscenza e approfondimento
della spiritualità saveriana….ma non nascondiamo
che l’obiettivo non tanto segreto anche
se non esplicitato tra noi era anche trovare un
po’ più di tempo per stare insieme come gruppo
di Desio, intorno a una proposta che non
solo ci apriva ad altri, ma ci interrogava su chi
siamo e cosa portiamo come gruppo sia rispetto
all’impegno concreto, sia rispetto all’incarnare
le parole del Conforti nella nostra vita.
Dunque eccoci nella terra degli avi di Laura
Baioni (!), che ci ha accolto nella casa della
sua famiglia per la serata di sabato , raggiunti
da Emanuela e Francesco. (P.S. Per chi fosse
interessato, trovate la descrizione della casa di
campagna Baioni nel numero di Bell’Italia di
maggio, dedicato alle case di campagna di fine
ottocento con ancora gli arredi d’epoca,
nell’inserto in preparazione alla convivenza
estiva del Laicato 2019).
Laicato Saveriano Dicembre 2018
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Alla sera ci ha raggiunti p. Enzo per
una condivisione che non era solo preparazione
dell’incontro del giorno dopo
ma davvero si è trasformata in uno
scambio fraterno che ci permesso di
prenderci un po’ di tempo per raccontarci,
ricordare il passato e progettare
un futuro ripensando il presente che
stiamo vivendo come gruppo.
Il giorno seguente l’incontro con le famiglie
di Udine e dintorni, seguite dal
padre Enzo e padre Andrea. Abbiamo
incontrato un gruppo di famiglie come
noi, alcuni con una storia passata di
formazione grazie ai cammini dei Missionari
Saveriani, altre con meno assiduità
agli ambienti missionari ma ugualmente
impegnati nell’accoglienza
attraverso l’affido familiare, altre ancora
semplicemente in ascolto.
Al termine dell’incontro, un pranzo semplice in
fraternità tra tutti noi e i padri della comunità
di Udine, che ci hanno accolto con calore e
cordialità.
Queste poche righe ovviamente non vogliono
riassumere i contenuti dell’incontro ma ci terrei
a sottolineare alcuni aspetti che ci hanno
fatto pensare e direi sono il risultato delle riflessioni
di questi brevi due giorni:
– rispetto al gruppo di famiglie incontrato, la
certezza che pur nella chiarezza di ciò che è
o dovrebbe essere il Laicato, la cosa più
importante è per noi vivere nella nostra
quotidianità personale e familiare l’essere
missionari, effettuando delle scelte che incarnano
l’ideale di “Fare del mondo una sola
famiglia in Cristo”. Queste scelte di impegno
possono essere conciliate con la vita
familiare, che ne trae ricchezza e non si
impoverisce. (Per Stefano mio marito è opportuna
una precisazione: con le dovute
tempistiche dedicate all’una e all’altra cosa!)
– rispetto al nostro gruppo: uscire dal nostro
territorio e doverci “presentare” ad altri ci
ha dato la possibilità di riflettere su di noi,
di unirci di più in un pensiero che tenga insieme
in modo armonico le nostre differenze,
i pregi e i limiti delle nostre modalità di
stare insieme e leggere la realtà che viviamo
sia come singoli o famiglie sia come
gruppo laicale
Un grande Grazie quindi va ai padri di Udine,
alle famiglie che ci hanno accolti e ascoltati, a
Laura per l’accoglienza e…arrivederci alla convivenza
estiva!
Serena
Laicato Saveriano Dicembre 2018
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UDINE INCONTRA DESIO!
L’incontro con altre persone e altre realtà di
vita è sempre una preziosa occasione di crescita
personale e un arricchimento oltre che
umano anche spirituale.
E’ stato un piacere quindi domenica 17 marzo
poter passare una mattinata insieme al gruppo
dei laici saveriani di Desio accompagnati anche
da Emanuela e Francesco di Vicenza, tutti
giunti a Udine nella casa di via Monte San Michele
in occasione di uno degli incontri del
percorso di avvicinamento alla realtà e al carisma
saveriani proposti ad alcune famiglie e
singoli di Udine e dintorni.
Dopo un momento di conoscenza reciproca gli
amici di Desio ci hanno raccontato la loro storia,
partendo dallo spirito che ha guidato e animato
la loro scelta, lo spirito di mons. Conforti
ovvero la volontà di “fare del mondo una
sola famiglia”. Questo spirito tutti loro l’hanno
concretamente percepito nell’incontro personale
con vari Padri saveriani, con i quali hanno
condiviso esperienze e momenti di vita che li
ha portati a sentirsi proprio parte di questa
famiglia, la famiglia saveriana.
Loro stessi dicono oggi di sentirsi in famiglia
tra loro, pur provenendo da realtà diverse, pur
avendo ognuno la propria vita personale, professionale,
parrocchiale.
Ciò che ti fa sentire in famiglia e fa la differenza
rispetto ad altri tipi di esperienze è il fatto
di sentirsi sempre accolti e voluti bene, così
come siamo, stimati e considerati comunque e
in ogni momento.
Essere accolti così porta ad accogliere, porta a
voler condividere il dono dell’essere amati,
porta a sentire l’altro innanzitutto come fratello.
Da qui la loro scelta di far parte della famiglia
dei laici saveriani.
Con vivacità e linearità ci hanno illustrato sia
la realtà del laicato in generale a livello italiano
sia l’impegno nella loro zona di Desio soprattutto
su due fronti: il dormitorio notturno
e il dialogo interreligioso con la comunità pakistana.
Abbiamo ascoltato con piacere le loro esperienze
sul campo, gli aneddoti, visto fotografie…
tanto che la mattina è volata.
La S. Messa presieduta da P. Enzo e partecipata
animatamente dai nostri bambini ha concluso
il nostro incontro.
E’ seguito poi il pranzo conviviale durante il
quale abbiamo potuto approfondire la nostra
conoscenza, scambiarci impressioni e suggestioni,
prima di salutarci!
Grazie di cuore agli amici per la testimonianza
e il tempo che ci hanno regalato, prezioso contributo
nella ricerca della nostra vocazione e
della nostra personale modalità di realizzazione
di quello spirito di accoglienza che soffia e
ci interpella anche nella nostra realtà friulana.
Laicato Saveriano Dicembre 2018
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Salerno
UOMINI nel MEDITERRANEO
Il 13 e il 14 Febbraio è stato proposto un duplice
appuntamento per approfondire la conoscenza
del fenomeno migratorio e osservare la
situazione umanitaria ad alto rischio che connota
il Mediterraneo, interpellando le coscienze
di molti, soprattutto degli abitanti di Salerno,
antico porto che ha accolto popoli e culture
e che conosce la prima regola dell’uomo di
mare: non si lascia nessuno in mare!
In questa casa di migranti, perché quella Saveriana
è una congregazione di migranti provenienti
da ben 21 paesi del mondo, è stato
accolto l’on. Erasmo Palazzotto, in una sala
gremita da ben 100 persone interessate al
tema Uomini nel Mediterraneo.
Il Direttore dell’Ufficio Migrantes della Diocesi
di Salerno-Campagna-Acerno, Antonio Bonifacio
ci introduce all’analisi del tema, presentando
il Mediterraneo non solo come luogo geografico,
ma come crocevia di genti, vicende,
circostanze alla base
di equilibri fatti e
disfatti. Il Mediterraneo
è fusione di
identità che generano
un’unità fatta
di sovrapposizioni,
compenetrazioni
tra civiltà. Il Mare
Nostrum è la storia
delle comunità che
vi si affacciano,
commerciando e
contendendosi lo
stesso territorio,
tra relazioni non
sempre amichevoli.
La distesa blu in cui
la nostra penisola
si estende, non ha
mai cessato di avere
un ruolo rilevante
nelle dinamiche
della storia antica e
contemporanea,
persino al di là e al
di fuori di singoli
individui; oggi è
un’area suddivisa
in zone SAR
(Search and
Rescue) interessata
del fenomeno
migratorio che ci provoca con la stessa biblica
domanda posta da Papa Francesco a Lampedusa:
Dov’è tuo fratello? Il Direttore Migrantes
richiama, in affiancamento all’atteggiamento
del cristiano, il senso civico e la cultura della
solidarietà che possono renderci cittadini del
mondo, se solo imparassimo a dar seguito alle
parole del Presidente Mattarella, il quale invita
i connazionali a mutare prospettiva, sforzandosi
di accogliere il coraggio di coloro che arrivano
a noi e la ricchezza delle loro culture.
La parola è poi passata al giornalista Marco
Rizzo, in collegamento via skype dalla sua
terra siciliana; egli ha raccontato la sua esperienza
in mare, oggi racchiusa nella graphic
novel “Salvezza”; edita da Feltrinelli, di cui è
lo sceneggiatore, che è divenuta modalità
nuova per offrire testimonianza. Marco ha sottolineato
subito qual è la missione che porta
avanti con
Laicato Saveriano Dicembre 2018
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l’illustratore Lelio Bonaccorso: rimuovere tutto
il fango che è stato gettato sulle ONG che prestano
soccorso in mare. Ci ha invitato a dare
la parola ai migranti, la cui voce non viene ascoltata
né interpellata, solo perché non hanno
potere di voto, né forza comunicativa. È importante,
invece, parlare delle loro storie, senza
slogan politici, e liberare la nostra narrazione
da false immagini come quella che vede
attraversare il mare solo uomini forti e robusti:
“i nostri occhi – dice Marco – hanno visto
bambini appena nati, uomini malati, donne
incinte e quelli che sembravano essere in salute
erano invece segnati da cicatrici e marcati,
nel corpo e nella psiche, dalle torture”.
Marco ci ha raccontato la vita a bordo di Aquarius
di SOS Mediterranee, ricca di momenti
formativi ed esercitazioni per saper essere poi
attivi nel momento dell’effettivo bisogno. Le
giornate di soccorso, infatti, richiamano le capacità
di tutti i soccorritori presenti, trasformando
la nave in un micro mondo che si basa
sulla fiducia nell’altro.
I volti dei naufraghi recuperati in mare, sottratti
a morte certa (quella delle acque o quella
della detenzione libica) restano indelebili
negli occhi di Marco e racchiusi nel blocco degli
schizzi di Lelio
(https://youtu.be/ctwMmUVHKms).
“Da questi uomini e da queste donne – ha detto
Marco – ho imparato a rivalutare la mia
quotidianità riscoprendo i veri valori della vita,
e per questo li ringrazio. Le loro storie di vita
mi parlano di paesi in cui si schiacciano i diritti
umani, si vive in condizioni governative destabilizzate
o con dittature feroci, dai quali si fugge
alla ricerca di una prospettiva di vita”.
Davanti alla strage dei migranti che muoiono
nella traversata del Mediterraneo, la stessa
Liliana Segre, osservando i tragici eventi, dice
che riscontra la stessa indifferenza che si aveva
dinanzi alle deportazioni naziste, quando “i
vicini di casa non ne sapevano nulla: vedevano
i morti e facevano finta di niente; sentivano
la puzza della gente che bruciava venir fuori
dalle ciminiere eppure, per paura, faceva finta
di nulla”.
Marco Rizzo ci ha invitato a ritornare in strada,
nelle piazze ad offrire testimonianze per facilitare
il contatto della gente con la realtà migrante
e la sua positiva ricchezza, per raccontare
cosa veramente avviene nei Paesi prossimi
all’Italia e presentare le condotte politiche
del nostro governo. È tempo di fare informazione,
perché occorre contrastare le fake news
che abitano la rete, divenuta la principale fonte
di informazione, nel cui mare magnum di
condivisioni postate in facebook, molte persone
non ricercano la verità dei fatti in fonti autorevoli,
bensì si limitano a diffondere bufale e
false notizie.
A questo interessante contributo ha fatto seguito
la testimonianza di Erasmo Palazzotto,
onorevole della Repubblica Italiana, cofondatore
di Mediterranea Saving Humans, la
nave italiana che monitora, testimonia, denuncia
la drammatica situazione dei migranti
in mare che rischiano la vita attraversando il
Mediterraneo, nel silenzio, nell’assenza di soccorsi,
nella complice indifferenza dei governi
europei.
Tutta l’assemblea riunita è stata ringraziata
perché ancora capace di dare voce ad esperienze
di questo tipo, prendendo posizione.
Erasmo ha descritto il mediterraneo come epicentro
di una crisi, generata, tra l’altro, dalle
contraddizioni del nostro sistema di sviluppo e
che il fenomeno migratorio ci fa leggere.
“Se rappresentassimo su una mappa il processo
di desertificazione e lo sovrapponessimo a
quello delle terre di partenza dei migranti,
rappresentate da paesi che vivono destabilizzazione
sociale e politica – ha detto Erasmo –
vedremo che esse coincidono. Ci dovremmo
ricordare che i cambiamenti climatici sono effetti
del modello di sviluppo dei paesi occidentali
coi suoi stili di consumo”. Di certo, il fenomeno
migratorio è stato drammatizzato dai
governi Europei che parlano, come quello italiano,
di invasione e sostituzione etnica: è una
percezione alimentata da slogan politici e non
dai dati statistici che descrivono la realtà.
Circa il fenomeno migratorio lungo la rotta del
Mediterraneo, ci sono state 2 foto che hanno
segnato l’opinione pubblica negli ultimi anni,
segnando le coscienze in maniera significativa:
quella delle 368 vittime a Lampedusa
(03.10.2013) e quella del piccolo Aylan
(02.09.2015) ritrovato morto sulla spiaggia.
Dal primo tragico evento è scaturita la più bella
risposta dell’Italia: l’operazione Mare Nostrum,
che già nella sua denominazione lasciava
intendere quel senso di partecipazione
e coinvolgimento, perché il Mediterraneo è
confine dialogico per tanti popoli, luogo di incontro
tra civiltà e scambi. La triste vicenda di
Aylan ha invece spostato l’attenzione sulla
protezione dei confini, per l’avanzata dei profughi
dalla Syria e la crisi libica che hanno alimentato
venti di insicurezza ai quali fu data
risposta con l’operazione Mare Sicuro, nata
per “la sicurezza del mare che è fondamentale
per il nostro Paese: oltre il 90% delle materie
prime vengono via mare, quindi se non arrivasse
il gas, non arrivasse il petrolio, l’impatto
sarebbe immediato non solo in termini induLaicato
Saveriano Dicembre 2018
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striali ed economici ma in termini di vita di
tutti i giorni. Questo è uno dei compiti fondamentali
della Marina militare e di Mare Sicuro
in particolare, visto che protegge i nostri lavoratori
e le piattaforme che sono condivise tra
l’Eni e la controparte libica” (l’operazione mare
Sicuro fu così presentata dall’ammiraglio di
squadra Donato Marzano).
I confini degli stati vengono presidiati e il
transito di chi migra viene ostacolato dagli accordi
con la Turchia e lo pseudo governo libico,
affinchè tengano i profughi lontano dall’occhio
dell’opinione pubblica. È l’Italia con tutta l’U.E.
ad aver stretto tali accordi con Erdogan e le
milizie libiche per rendere il Mediterraneo un
deserto, un cimitero. Nessun porto libico può
essere considerato oggettivamente un porto
sicuro, ma siamo stati capaci di “trovare
l’inganno”, per ovviare a quella legge che non
può essere a tutela di tutti gli uomini. Con la
costituzione della nuova SAR libica, costruita
dal governo di Tripoli, con il contributo fattivo
dell’Italia e della Commissione europea, si è
certificato che il recupero e il salvataggio di
quanti tentavano la traversata era per lo più
“faccenda” dei libici. Questa soluzione, del resto,
faceva comodo a tutti ed andava inscenata:
era un alibi per rasserenare certe coscienze
politiche in Italia e a Malta, i Paesi più direttamente
esposti al flusso migratorio provenienti
dal Nord Africa.
“Possiamo affermare che la cosiddetta zona
Sar libica è in realtà un quadrante dove si susseguono
mere operazioni di polizia, spesso
condotte con metodi brutali, di cui sono stato
– ha raccontato Erasmo – io stesso testimone,
in occasione del salvataggio di Josefa. Ho visto
la brutalità libica, si prova rabbia per
l’impotenza di non poter cambiare le cose, ma
ciò che fa la differenza è quella vita salvata.
Salvare una sola vita equivale a salvare
l’umanità intera”.
In mare le ONG sono divenute scomodi testimoni
e per questo motivo le loro azioni sono
state infangate, lasciandole inficiare da dubbi
ai quali poi, nessuna inchiesta, ha saputo dar
seguito con la designazione di reato. Ma intanto
il danno è stato arrecato alle ONG, imbrigliate
ora in procedimenti di ricorso perché
accusate da politici e procure di essere finanziate
dagli scafisti o di collaborare con i trafficanti
di esseri umani e dunque hanno dovuto
lasciare momentaneamente il Mediterraneo. I
governi continuano a fare accordi con dei criminali
facendo riportare i naufraghi in Libia,
facendo passare questa operazione come se
fosse in linea con le Convenzioni internazionali:
ma non è così, perché un’infinità di rapporti
delle Nazioni Unite sulle condizioni in Libia
smentiscono lo status di porto sicuro.
“I naufraghi recuperati in mare – dice Erasmo
– ci dicono che preferiscono morire piuttosto
che tornare in Libia”. La politica dei porti chiusi
genera morti in mare, di cui nessuno sa nulla;
tale azione di governo non rimuove le cause
della migrazione che continua a portare uomini,
donne e bambini verso le coste italiane dove
arrivano con “sbarchi fantasma” ovvero non
diffusi dalla stampa. La frontiera del Mediterraneo
è ora annoverata tra le più pericolose al
mondo, perché porta a morte certa. “Dinanzi a
tutto questo – dice Erasmo – non potevamo
restare immobili e far finta di niente. Nasce
così Mediterranea Saving Humans
(https://mediterranearescue.org): per creare
un ponte tra il mare e la terra ferma, per tramutare
l’indignazione in azione”.
Mediterranea è un’azione non governativa
portata avanti dal lavoro congiunto di organizzazioni
di natura eterogenea e di singole persone,
aperta a tutte le voci che da mondi differenti,
laici e religiosi, sociali e culturali, sindacali
e politici, sentono il bisogno di condividere
gli stessi obiettivi di questo progetto, volto
a ridare speranza, a ricostruire umanità, a
difendere il diritto e i diritti. Mediterranea è
un’azione di disobbedienza, perché disobbedisce
al discorso pubblico nazionalista e xenofobo
e al divieto di testimoniare quello che succede
nel Mediterraneo; è un’azione di obbedienza
civile perché obbedisce alle norme costituzionali
e internazionali, da quelle del mare
al diritto dei diritti umani,
comprese l’obbligatorietà del salvataggio di chi
si trova in condizioni di pericolo e la sua conduzione
in un porto sicuro se si dovessero verificare
le condizioni.
“Mediterranea ha deciso di mettere in mare
una nave battente bandiera italiana, attrezzata
perché possa svolgere un’azione di monitoraggio
e di eventuale soccorso, nella consapevolezza
che oggi più che mai salvare una vita
in pericolo significa salvare noi stessi e
l’umanità intera
(https://www.youtube.com/watch?v=koaBP4j
gagg)”.
Mediterranea cura rapporti di collaborazione
preziosa con le principali ONG che svolgono
attività di Search and Rescue nel Mar Mediterraneo,
come Sea-Watch e Proactiva Open
Arms. L’esperienza di Mediterranea è possibile
anche grazie a Banca Etica, che ha concesso il
prestito per poter avviare la missione. Banca
Etica supporta inoltre le attività di crowdfunding
e ha svolto attività di tutoraggio per gli
aspetti economici dell’intera operazione.
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Prima di congedarsi, Erasmo ricorda che la
nave Mare Jonio (nome dell’imbarcazione di
Mediterranea Saving Humans) può solcare il
mare solo grazie all’equipaggio di terra costituito
da quanti promuovono eventi di raccolta
fondi e ne raccontano l’esperienza, mantenendo
desta l’attenzione sul mar Mediterraneo
perché su quelle acque si sta scrivendo la storia,
lì dove il vecchio mondo incontra il nuovo
che sta arrivando.
L’evento, con il suo corredo di testimonianze,
si è ripetuto presso un Istituto Superiore della
città, incontrando 200 studenti, e si è replicato
anche ad Eboli nell’Auditorium S. Bartolomeo.
Dopo qualche giorno la Mare Jonio è partita
per la sua missione e la cronaca ha subito dato
notizia del salvataggio operato in mare. Noi
tutti siamo con Mediterranea Saving Humans.
Marta
Tutti in tavola!
Cena di beneficenza il 6 Aprile in casa Saveriana a Salerno
Una cena di beneficenza..;se ne sentiva proprio
bisogno, della cena certo ma soprattutto
della beneficenza. Mi riferisco al significato etimologico
più stretto della parola beneficenza,
cioè volevamo costruire una cena che facesse
bene.
Quindi al lavoro!
In primis si è trovato uno chef, il sig. Bruno
Fiorentino, che ha accettato di non scegliere
lui il menù ma di adattarsi a ciò che veniva
offerto/recuperato, costruendo poi un menù di
buon livello gastronomico, per non deludere le
aspettative; gli è dovuto, e lo facciamo di cuore,
un sentito ringraziamento per questa sua
disponibilità e per la sfida che ha accettato.
Poi tutti a caccia di prodotti di stagione e della
zona (Km 0) e così non senza sforzo ed impegno
ci ritroviamo in cucina cassette di fagioli,
cicorie, scarole, carciofi, finocchi ed arance.
Tutti questi cibi fanno senz’altro bene, ma ancora
più ci fa bene sapere che siano stati in
gran parte offerti da amici e sostenitori della
famiglia saveriana.
Un altro passo
va fatto, ed è
il più importante,
quello
che rende
giustizia
all’impegno
fin qui profuso,
convincere,
o ricordare
a chi lo ha già
sperimentato,
che è bello e
benefico passare
una serata
insieme a tavola. Non siamo andati per le
strade e le piazze, ma abbiamo proposto ad
amici e conoscenti, con una “calda insistenza”
di partecipare alla cena. Fino a qualche giorno
prima sembrava che ci fossero molte persone
a dieta o già in fase “prova costume”, ma era
solo un’ impressione: con uno sprint finale ai
tavoli si sono seduti in 100.
Ed eccoci finalmente a cena, con tutto questa
”prefazione”, che appetito! Una cena in cui rivedere
amici, ritrovare l’occasione per una
chiacchierata e per aggiornarsi degli affari ed
affanni di famiglia, per dire insieme “povera
chiesa” e “povero paese”, ma anche per fare
matte risate al ricordo delle sciocchezze fatte
qualche capello prima. Non mancava nel frattempo
cosa addentare: antipasto del contadino
e del casaro – zuppa di fagioli con cicoria e
scarola – sformatino ai carciofi – hamburger di
bufala con patate – insalata di finocchi ed arance
– frutta al forno e pastiera napoletana.
Ai tavoli hanno servito un gruppo di ragazzi
che frequentano la casa saveriana, guidati da
qualche finto teenager che è stato prontamente
sgamato: grazie davvero a tutti voi.
Benefici dalla cena, quindi, molti e vari, ma
anche euro, perché ammettiamolo…… abbiamo
contato il vil denaro e non era poco.
E come dice il saggio cinese : “Organizza una
cena benefica e stalà bene il tuo cuole, la tua
pancia e la tua tasca”.
Nando (e chi se no )
Laicato Saveriano Dicembre 2018
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BACHECA
Fiocco azzurro a Vicenza! L’11 aprile Emanuela e Francesco sono
diventati ancora nonni!!! Il nostro più caro benvenuto al piccolo
Gabriele e tantissimi complimenti a mamma e papà
Ci uniamo nella preghiera ed accompagniamo il dolore di
Francesca per la scomparsa del fratello Salvatore.
Laicato Saveriano Dicembre 2018
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