“LA PACE SIA SU DI VOI… ASSALAMU ALAIKUM”.

Entrando si fermano sulla porta, si portano la mano alla fronte e salutano: “Assalamu alaikum”; “wa alaikum assalam” rispondiamo sorridendo. Questa volta il nostro medical camp non lo teniamo in uno sperduto villaggio del Sundarban, ma dietro la stazione di Khulna dove p. Pier Lupi, in collaborazione anche con Nuovi Spazi al Servire, gestisce un centro diurno per bambini di strada.

Non è la prima volta che andiamo da loro, c’eravamo già stati in qualche passaggio dal Bangladesh e ci torniamo volentieri.

Li avevamo poi incontrati il 7 Maggio, in occasione dell’anniversario della morte di P. Riccardo Tobanelli, una vita spesa per i Tokai (i bambini di strada). Un breve momento di preghiera sulla tomba di P. Riccardo nel cimitero della Domus Saveriana. Tutti raccolti in preghiera inginocchiati con la fronte appoggiata sulla tomba. Probabilmente molti di loro non hanno conosciuto P. Riccardo, o sono troppo piccoli per ricordarlo, ma il momento di preghiera è intenso e carico di emozione. Poi tutti seduti sul prato nel giardino in attesa del lunchbox, come si usa da queste parti.

Tornando da loro ne approfittiamo per cercare di conoscerli meglio, intanto che li visitiamo chiediamo il loro nomi, la loro età e spesso il responsabile interviene per correggerli, no non può avere 13 anni, al massimo 11. Una ragazzina mi dice ho 12 anni, i due uomini (Patrick e Oli) la guardano perplessi, allora le chiedo se ha già avuto il ciclo, e timidamente sorride, ma non risponde in presenza di uomini, li faccio uscire e cerco di capire quello che mi dice, cose da donne.

La maggior parte di loro la sera dorme in stazione o in rifugi nei pressi della stazione, alcuni hanno un genitore da cui tornano la sera. I più grandicelli fanno dei lavoretti nei negozietti che vendono thè e snacks lungo la strada. Nel rifugio hanno un posto dove stare durante il giorno, lavarsi, ricevere un pasto, giocare e alcuni frequentare la scuola. Altri ci dice il responsabile, non sono in grado di frequentare la scuola, anche se ne avrebbero l’età; ogni tanto prendono un treno, spariscono per qualche giorno, e poi tornano ci racconta Oli, anche lui è stato un bambino di strada, che è cresciuto nelle case di accoglienza di P. Riccardo. Il centro è solo un primo passo per poi essere accolti in centri più strutturati, ma come per la scuola non tutti accetterebbero le regole di una casa di accoglienza.

 

Noi spendiamo con loro qualche ora un pomeriggio e promettiamo di tornare a trovarli, e nel frattempo possiamo solo ricambiare il loro saluto, “La pace sia su di voi… Assalamu alaikum”.

 

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