“Agenda” numero febbraio-marzo 2018


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LA FEDE NORMA DELLA VITA

 

 

“ Il giusto deve vivere di fede e questa deve animare, san- tificare tutti i suoi atti. E noi viviamo veramente di questa vita soprannaturale? Possediamo noi non solo la fede spe- culativa, ma ben anche quella fede pratica senza della quale non è possibile piacere a Dio?

 

Basta fare un confronto tra la vita nostra e gl’insegnamenti della fede che professiamo per vedere se ci troviamo sulla retta via che conduce al cielo. Ciò che non è conforme alla fede è peccato; ciò che non è vivificato dalla fede non può, per sé, valere in alcun modo in ordine al conseguimento delle felicità eterna.

 

Alla maniera in cui il sole diffonde i suoi raggi sulle vette eccelse dei monti come per entro i valloni più cupi e profondi, sui prati fioriti ed i colti giardini, come nelle aride zolle e sulle basse pianure, così la fede deve illuminare ed abbellire tutte le nostre azioni, dalle più umili e comuni alle più straordinarie e sublimi, che toccano le vette dell’eroismo.

 

Per questo in tutte le contingenze della nostra vita dobbiamo interrogare la nostra fede, ed essa avrà sempre per noi una parola sicura, precisa, autorevole, se-

guendo la quale, saremo sicuri di seguire la verità, di praticare la

 

giustizia e di far progresso nella cristiana perfezione.

 

E così la santità, il sentimento del dovere, la rigenerazione del cuore, la spiritualità della vita compiranno in noi l’opera della fede, trasformandoci in Cristo. Avremo così la fede vera, quella fede che giustifica, perchè opera mediante la carità.

 

 

 

Settembre 1919, Parma, Autografo

IN QUESTO NUMERO

 

 

–    Missione

o  Bangladesh

o  Brasile

 

–    Vita di famiglia

o  Bedonia

o  Convivenza invernale

 

–    Per nutrire la riflessione

 

–    Bacheca

 

 

 

 

 

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Missione

 

Bangladesh

 

Echi dal Bangladesh da parte di Paolo e Giovanna

 

Tra gennaio e febbraio Paolo e Giovanna, del gruppo di Parma sono stati in Bangla Desh per un paio di settimane ad incontrare Patrick e Franca che sono lì da circa un anno. Riprendiamo le loro mail di quel periodo per raccontare l‟esperienza che hanno vissuto, la realtà che hanno incon- trato e le riflessioni che ha suscitato in loro.

 

 

 

 

 

 

 

24 Gennaio

Carissimi, sono solo tre giorni che siamo qui, ed abbiamo già gli occhi e il cuore pieni di immagini, volti, relazioni. Arrivati a Dhaka, naturalmente in ritardo, abbiamo trovato ad aspettarci Patrick e Franca e ci siamo subito immersi nel caotico traffico della città: pensate che per fare pochi km abbiamo impiegato due ore.

Il giorno seguente partenza alle 5,30 per Kul- na e l‟esperienza  della traversata del grande fiume nella nebbia in lancia, con Patrick che faceva da navigatore con il cellulare (sic!!!). Di nuovo grande accoglienza in casa regionale e abbracci con i padri conosciuti. Nel pomeriggio primo contatto Giovanna-bazar: devastante. Ore sei del giorno dopo: partenza per Syam- nagar, base di Franca e Patrick, insieme a suor Roberta, collega di Franca, del Pime, e succes- siva immediata avventura in barca, per rag- giungere un villaggio di Munda, che ci hanno accolto con un buon pranzo e balli folcloristi- ci. Questa mattina infine dopo un meritato ri- poso, visita alla cooperativa fondata da P. Lui- gi per lo sviluppo del gruppo tribale. Franca e Patrick sono davvero accoglienti, in particolare Patrick che fa di tutto per metterci a nostro agio. Li abbiamo trovati molto sereni, avranno davvero tante cose da raccontare al loro ritor- no; sia P. Giacomo che P. Luigi sono contenti di questa loro presenza e anzi P Luigi chiede continuità se possibile. In questi momenti toc-

chiamo con mano ancora una volta l‟importanza,  la  bellezza,  il  senso  profondo della missione, in particolare quando l‟aspetto principale è nel partecipare della vita di un po- polo, in relazioni semplici e continuative, nell‟apertura a culture e mondi diversi.

Solo da qui si contestualizza davvero quanto

avviene in Europa e si dà la giusta prospettiva ai temi dell‟accoglienza, dell‟intercultura, della mondializzazione.

 

 

 

 

 

26 gennaio

Giovedì P. Luigi, con la scusa di dover andare a ricevere all‟aeroporto di Jessore una ragazza italiana che si fermerà un paio di mesi qui, ci ha condotto in un tour, mostrandoci i tanti modi di fare missione qui in Bangladesh. In primo luogo ci ha portato dall‟associazione Ri- shilpi, fondata più di trent‟anni fa da un ex sa- veriano e da una ex suora (a volte succede…). Entrati dal cancello ci si trova in una città nella

 

 

 

città, con scuole di ogni ordine e grado, strut- ture sanitarie e riabilitative per portatori di handicap, tante attività artigianali, perfino una panetteria e un ristorante. Enzo e Laura ci hanno raccontato la loro storia: di come poco alla volta, cercando di rispondere ai bisogni dei più poveri, i fuori casta, abbiano proposto attività di artigianato e cercato finanziamenti che hanno loro permesso di realizzare tutto questo: ora sono migliaia le donne dei villaggi che lavorano per l‟artigianato e i bambini adottati a distanza, e centinaia le persone as- sistite nel centro. Essenziale il rapporto con l‟Europa, sia per la vendita dell‟artigianato che per donazioni e progetti.

Seconda tappa l‟ospedale  di Jessore: fondato da fratel Bucari, medico saveriano e dove ha lavorato a lungo fratel Gildo, che ora gestisce il quarto piano della casa madre. Grande co- struzione, pulita e efficiente; il medico respon- sabile, che ci ha accompagnato per una breve visita, ci diceva delle difficoltà a far quadrare il bilancio, ora che la gestione è stata passata ai locali, malgrado l‟aiuto di una congregazione femminile.

Altra tappa, sempre a Jessore, il grande centro

di formazione, voluto anni fa da P. Marcello Storgato e ancora gestito dai saveriani. Anche qui presenza di suore, che ne garantiscono il funzionamento. Il centro promuove la forma- zione dei catechisti, oltre che essere luogo per tanti incontri e convegni, anche residenziali. Qui viene messa in primo piano l‟importanza dello studio, della formazione, dell‟educazione nel percorso di emancipazione dei fuori casta. Partiti verso sud, a una quarantina di km, su una strada davvero rovinata, arriviamo in un villaggio dove vive da 35 anni P. Gabriele, in casette uguali alle altre, dove accoglie e vive con handicappati, in una scelta di condivisione radicale. Impressiona lo sguardo sorridente e sereno, la gioia dell‟accoglienza, il farci parte- cipi di ciò che ha.

Ancora qualche km e arriviamo da Suor Filo-

mena, che con due consorelle della congrega- zione delle Luigine di Alba di Cuneo vive anche lei immersa in un piccolo villaggio, condivi- dendo la vita con questo popolo.

Infine    la    parrocchia    di    Shakira,    con l‟accoglienza  sempre cordiale di P. Valotti, in una struttura coloniale riadattata allo scopo. Abbiamo incontrato tante persone, tutte che hanno dato la vita per la missione, forse in- tendendola in  modi  diversi  ma  sempre con grandissima generosità, passione, dedizione.

In una news letter natalizia, P Luigi argomen-

tava che la missione deve sempre contempla- re le tre fasi: diaconia, (servizio): l‟ospedale, le scuole, il lavoro… Insieme la koinonia (co- munione) cioè la partecipazione paritaria alla vita del popolo ed infine kerigma (annuncio) come conclusione di un percorso.

Tante cose su cui riflettere e che ci porteremo

in Italia come un dono.

Paolo e Giovanna

 

 

 

4 febbraio

La sera prima della partenza per rientrare a Kulna, grande festa con balli, canti e “vestizio- ne” degli ospiti, come alcuni di voi hanno po- tuto vedere da foto terribili!!! Ma le “selvaget- te” sono allegre, cordiali, spontanee, e ci fan- no passare proprio una bella serata.

 

 

 

Arrivati a Kulna il giorno successivo, immedia- tamente immersi nell‟incubo del bazar, un immenso spazio coperto con centinaio di pic- coli negozi che vendono di tutto, per la gioia di Giovanna e la mia disperazione: pensate che, preso dalla frenesia, mi sono fatto fare due camicie su misura….

Ma per fortuna la città ha ben altro da offrirci

e nei giorni successivi visitiamo l‟ospedale do- ve sei mesi l‟anno lavorano a turno medici ita- liani, con un‟organizzazione perfetta coordina- ta da un padre saveriano e l‟ospedale del PIME per la lebbra e la tubercolosi dove Franca ha lavorato tre mesi per l‟assenza della suora- medico che gestisce il tutto. Abbiamo pranzato a casa di Patrick, dove la mamma ci ha accolto in modo impeccabile. Abbiamo visitato un mo- nastero benedettino, creato da un ex saveria- no che, insieme ad un altro monaco, vive, prega e lavora da buon seguace di S. Bene- detto, animando il quartiere dove è inserito. Abbiamo cenato con sr. Roberta, la sorella del PIME che gestisce l‟ospedale per la lebbra, che ci ha preparato dell‟ottima pizza e che è dav- vero sorprendente per freschezza e allegria, anche se la fatica si sente e a volte pesa.

Infine siamo stati nella casa famiglia di Rudi, ex Papa Giovanni XXIII, da vent‟anni in Ban-

gladesh, che ha continuato lo stile dell‟accoglienza e ora vive in alcuni apparta- menti vicini con una masnada di piccoli, spes- so con problemi sanitari e sociali.

Infine abbiamo avuto modo di approfondire la conoscenza con alcuni dei padri di Kulna, sempre disponibili e aperti al dialogo, come del resto qui a Dacca, e P. Giua‟ ne è la testi- monianza vivente.

Siamo partiti solo due settimane fa: per un

verso il tempo è corso via in fretta, per l‟altro sembra così lontana Parma e l‟Italia,  come se fossimo lontani da tanto. Che dire: fratelli, se avete due settimane di tempo e qualche spic- ciolo, venite in missione: si incontrano perso- ne davvero eccezionali, si sperimentano intui- zioni e sogni, si contestualizza la nostra vita e i problemi riprendono la giusta prospettiva.

Ci vediamo in Italia

Paolo e Giovanna

 

 

 

PER RESTARE AGGIORNATI SULLA MISSIONE IN Bangladesh di Franca e Patrick consulta il loro blog: http://patrickefranca.blogspot.it/

 

 

 

Brasile

 

  1. Diego Pelizzari ha partecipato al 14^ incontro interecclesiale delle Comunità Ecclesiali di Base, un movimento sociale molto radicato all’interno della chiesa Brasiliana e di cui abbiamo speigato qualcosa in un precedente numero di Agenda. P. Diego ci racconta qualcosa e ci invia il documento finale redatto dai partecipanti. Un’occasione per meditare e riflettere.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Si è concluso a fine gennaio scorso a Londrina (Brasile) il 14° incontro interecclesiale delle Comunità Ecclesile di Base dell‟America Latina. Un appuntamento importante vissuto con grande partecipazione e passione dagli oltre

3000 delegati tra cui era presente anche il no- stro p. Diego Pelizzari con il quale abbiamo condiviso la nostra piccola esperienza missio- naria in Brasile e che da sempre, oltre ad es- sere impegnato nella pastorale indigenista, accompagna varie realtà appartenenti ai mo- vimenti sociali tra cui il movimento dei Sem Terra e quello delle Comunità Ecclesiali di Base (CEBs)

 

“E’ innegabile – ha affermato uno dei 60 ve- scovi che hanno preso parte al raduno, – l’ope- ra di sviluppo e promozione sociale dei poveri compiuta dalle CEBs: essi hanno imparato a legare inseparabilmente vita e fede, illuminan- do il loro cammino di vita con la Parola di Dio e promuovendo integralmente la dignità uma-

na”. Indipendenti da partiti e sindacati, le CEB “hanno formato leader che si spendono in di- fesa dei poveri, della giustizia sociale e del be- ne comune”.

Al termine dell‟incontro è stato sottoscritto un

documento finale che rappresenta una sintesi efficace dei lavori e delle prospettive che si pongono per il futuro

 

“Ho visto ed udito i clamori del mio popolo e

sono sceso per liberarlo” (Es 3,7)

“Noi, 3.300 delegati e delegate, partecipanti del 14º interecclesiale delle CEBs, dal 23 al 27 gennaio,  nell‟Archidiocesi  di  Londrina,  stato del Paraná, abbiamo condiviso con le nostre comunitá la preziosa esperienza vissuta in questo incontro.

Abbiamo costruito l‟Interecclesiale, patrimonio

biblico, teologico ed ecclesiale della Chiesa nel Brasile, con rappresentanti delle comunitá cat- toliche, di altre Chiese Cristiane e dei popoli originali e tradizionali di tutte le regioni del

 

 

 

nostro  Paese,  dell‟America  Latina  e dell‟Europa.

Di fronte alle sfide presentate, abbiamo fatto

l‟esperienza di Mosé davanti al roveto ardente quando é stato sfidato da Iavé, il Dio liberato- re, che vide, udí e, scendendo, lo invió per li- berare il suo popolo dal sistema di schiavitú che imprigiona i corpi e colonizza le menti.

Nel vivere una Chiesa “in uscita” – in missio- ne, come cristiani laici e laiche, padri, religiosi e religiose, diaconi, pastori, vescovi, leaders di popoli indigeni e tradizionali, ci poniamo in at- teggiamento di dialogo, affermando che tutti siamo discepoli-missionari e tutti in ascolto dello “Spirito di veritá” (Gv 14,17).

Durante  l‟Interecclesiale  abbiamo  cercato  di

conoscere quello che Lui „dice alle Chiese‟ oggi

(Ap 2,7).

Abbiamo condiviso alcune di queste risonanze che l‟ascolto ci ha offerto, impressionandoci ed interrogandoci,  coscienti  che  rieccheggiano con la stessa intensitá nel cuore di tante per- sone di buona volontá.

Sappiamo che il primo livello dell‟ascolto si realizza nelle basi della Chiesa, pertanto nella comunitá che é “il primo e fondamentale nu- cleo ecclesiale (…) cellula iniziale della struttu- ra ecclesiale, centro di evangelizzazione e fat- tore primordiale della promozione umana (…)” (Medellín, 15, III. 1 a).

Riaffermiamo il nostro impegno con una Chie-

sa dell‟ascolto e del dialogo. Vogliamo collabo- rare perché tutti gli organismi di servizi pasto- rali permangano allacciati alla base e partano da persone, soprattutto, dai poveri ed esclusi,

dalle sfide di ogni giorno e dalle loro esigenze. Cosí diventeremo una Chiesa “in uscita” – missionaria.

Le CEBs continuano ad essere un “segnale del- la vitalitá della Chiesa” (RM 51). I discepoli  di Cristo si riuniscono in atteggiamento di ascolto e nella condivisione della Parola di Dio, ricer- cano relazioni piú fraterne, ugualitarie e inclu- sive e tendono a superare la cultura maschili- sta ed il clericalismo. Le CEBs celebrano i mi- steri cristiani ed assumono l‟impegno di tra- sformare la societá e difendere la creazione, la nostra comune casa.

I cambiamenti culturali, le sfide ed i clamori

della societá globalizzata e della cultura urba- na, lo smantellamento delle strutture demo- cratiche nel nostro Paese, la perdita dei diritti civili e sociali e la degradazione della dignitá umana e del Creato spingono le CEBs ad as- sumere i seguenti impegni:

  • Trasmettere alle nuove generazioni le espe-

rienze ed i valori delle generazioni anteriori;

  • Promuovere la cultura della vita;
  • Diventare una Chiesa di comunitá connes- se, con nuovi ministeri, che includa la Don- na nella sua piena dignitá ecclesiale;
  • Incentivare il protagonismo dei giovani e combattere lo sterminio in corso;
  • Appoggiare le lotte dei popoli indigeni, della

popolazone negra ed afrodiscendente, dei pescatori artigianali, delle persone che vi- vono in situazione di strada, dei migranti e rifugiati, dei carcerati, dei bambini e degli anziani per una piena cittadinanza;

  • Esigere politiche pubbliche che promuovano

l‟inclusione sociale, parteci- pare dei consigli della citta- dinanza, promuovere la de- mocrazia diretta e parteci- pativa e l‟autodeterminazione dei po- poli;

  • Promuovere pratiche di eco- nomia popolare, solidale e sostenibile;
  • Riaffermare la vocazione po- litica dei cristiani e delle cri-

stiane;

 

 

 

 

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  • Rafforzare le campagne che studiano il de- bito pubblico, la riforma politica ed il con- trollo della magistratura;
  • Appoggiare e collaborare con il REPAM – Rete Ecclesiale Pan-Amazzonica – ed il si- nodo per l‟Amazzonia nel 2019.

 

Non possiamo mai dimenticarci che le comu- nitá Cristiane sono nate in mezzo ai poveri come un grido di speranza e luogo di relazioni ugualitarie ed inclusive.

Alla Chiesa particolare di Londrina che solidale

e affettuosa ci ha accolti, va la nostra eterna gratitudine.

A Papa Francesco, che con la sua testimonian- za evangelica ci sfida a diventare sempre piú una Chiesa povera e dei poveri, vá il nostro appoggio fraterno e la nostra preghiera. Chiediamo le benedizioni della Madonna del Rosío, patrona dello stato del Paraná, per la diocesi di Rondonópolis, stato del Mato Gros- so, che accoglierá il 15º Incontro Intereccle- siale nel 2022, e per le comunitá perché avan- zino nel cammino seguendo le orme di Gesú di Nazareth”.

 

Londrina – PR, 27 gennaio 2018

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Vita di famiglia

 

Salerno

Apre i battenti la XII mostra interculturale

Nando ci racconta gli ultimi preparativi e il debutto di quella che da anni è ormai una tradizione che vede impegnato il laicato saveriano italiano e in particolare il gruppo di Salerno: la mostra intercul-

turale. Tra fatiche, gioie, soddisfazioni e difficoltà… Ma noi continuiamo ad esserci!!!

 

 

 

 

Ce la faremo se ci sarà….R-esistenza

 

Mentre qualcuno prepara la sala al piano terra per gli ospiti, di sopra al secondo piano si continua a lavorare perchè sia tutto pronto per la presentazione della  mostra interculturale, perchè  è  di  questo  che  si  tratta:  oggi  27

Gennaio alle ore 19 ci sarà la presentazione della XII^ Mostra Interculturale.

 

Il   titolo  e   quindi  il   tema  quest’anno  è

“Resistere: vivere, sopravvivere e convivere”.

 

Il conto alla rovescia è terminato, i giorni a disposizione per allestirla sono volati via (forse sarebbe meglio dire le sere e le notti) ed ora si parte; come al solito l’indomani si faranno dei ritocchi, ma il parto è oggi. La gestazione è stata lunga, a volte con qualche dolore, rischi di aborto che io sappia non ce ne sono stati, ma passando gli anni la gravidanza è sempre più a rischio: dove sono i giovani?

 

Questa domanda la lascio in sospeso, infatti se la pone invano da anni la Chiesa italiana e se per puro caso riuscissi io a rispondere adesso, mentre butto giù al volo quest’articolo, farei un  affronto  a  menti  eccelse  che  dibattono

sull’argomento da anni; non sono così sadico!

La presentazione della mostra è gestita da Monia ( figlia di Pietro e Paola, in realtà per quella sera sono Pietro e Paola ad essere i genitori di Monia ), con la collaborazione di Elisabetta che leggerà dei brani tratti dal diario di Etty Hillesum

 

Bella la testimonianza di P. Claudio Marano, nuovo acquisto della comunità saveriana di Salerno, poi Pietro Ravallese bravo e naturalmente….. lungo ed infine lui: il prof.

 

 

 

 

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Massimiliano che spiega ai  nostri ospiti cosa vedranno al piano superiore.

 

 

 

Si  taglia  il  nastro  e  una  nuova  avventura inizia: “dove arriverà, questo non si sa…..”. Aver utilizzato un verso di una canzone di Orietta Berti è un lucido gesto di umiliazione in tempo di Quaresima. Ed ora, dopo una silenziosa preghiera di ringraziamento a chi ha inventato il copia/incolla, vi illustrerò di cosa parla la nostra Mostra con le parole originali ed imperdibili della lettera di presentazione della stessa.

 

“Luomo  d‟oggi  sembra aver smarrito la vera essenza della vita. La vita allo stato liquido, che caratterizza le nostre società, impone velocità frenetica, chiusura egocentrica, indifferenza generalizzata; è dominata dall‟imperativo  del risultato, dalle scadenze e dall‟assillo  del  conferimento  in  discarica  di tutto ciò che, nel ritmo convulso degli eventi, diventa obsoleto, diventa „scarto‟. Sottoposto all‟incubo di non reggere il passo con i tempi… di perdere l‟ultima occasione per ottenere quella determinata cosa che a lui mancava, l‟essere umano riduce la sua esistenza ad una concitata corsa priva di una meta. Anche la vita delle giovani generazioni, che alla scuola sono affidate per la loro formazione, risente inevitabilmente di questo stato di cose.

In particolare, l‟assolutizzazione del modello occidentale di esistenza impedisce ai giovani di conoscere situazioni, stili di vita, valori esistenziali che appartengono a culture diverse dalla propria, con grave impoverimento sia culturale che umano………

 

Giunta ormai alla XII edizione, la mostra si propone, attraverso un ricco percorso espositivo e dinamiche mirate, come un momento di approfondimento sul tema dell‟umana Esistenza, quale Arte di vivere e non Scienza del vivere. In particolar modo, l‟edizione 2018 sarà legata alla Giornata internazionale della  Memoria,  avendo,  tra  i suoi contenuti, anche la figura di Etty Hillesum che ha saputo vivere la sua vita a colori, nel grigio dell‟olocausto, è riuscita a sopravvivere all‟odio e ha imparato a convivere con il dolore di molti, accompagnando ciascuno per mano.”

 

Nella mostra si incontrano inoltre con pari interesse, anche Rabindranath Tagore ( ed il saveriano P. Rigon che ne ha tradotto tante opere in lingua italiana ), Albert Schweitzer, Lia Tivoli e Jemmy Button. Non so cosa racconteremo alla fine della mostra, da parte vostra fateci gli auguri. Resta il problema di trovare nuove energie e sinergie, ma questa è un’altra storia e ne parleremo al momento opportuno. L’articolo è finito potete voltare pagina.

Nando

 

 

 

 

Desio

dialogo interreligioso

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“continuano a Desio gli incontri di dialogo interreligioso che ci stanno portando alla scoperta delle varie realtà, a volte nascoste, che si trovano sul nostro territorio, nella ricerca di un dialogo di cre-

scita comune”

 

 

Le diversità ci sono e non vanno cancellate. Ma il dialogo è possibile. Ne sono convinti gli organizzatori degli incontri di dialogo interreligioso, promossi a Desio da gennaio a maggio.

 

“Perdono, riconciliazione e gioia alla luce del Vangelo” è il titolo dell’ultimo incontro che si è tenuto a febbraio nella casa dei saveriani, dedicato alla riscoperta di alcuni valori che caratterizzano la fede cattolica. Alla serata erano   presenti anche musulmani, buddhisti ed  evangelici.  E‟   il  cammino  del  dialogo avviato a gennaio, col primo incontro che si è tenuto al centro culturale islamico di via Forlanini. In quel caso, sono stati gli islamici ad aprire le porte del loro luogo di preghiera

per ospitare fedeli di fedi diverse, presentare alcuni valori fondamentali della loro religione e parlare del loro credo, di usanze e tradizioni. Ora toccherà ai cristiani cattolici parlare di sé. Poi sarà la volta di evangelici e buddhisti.

 

La proposta arriva dalla “equipe del dialogo”, un gruppo nato appositamente, formato  da  rappresentanti  dei  missionari  e laici   saveriani,   l‟associazione   Desio   Città Aperta, la chiesa evengelica Gospel di Desio e il Giglio di Seregno, l‟associazione Vangelo e Zen, l‟associazione Minhaj ul Quran.

 

«La conoscenza dell‟altro – spiega Ashraf Mohammed Koakkhar, responsabile della comunità   pakistana   di   Desio   –   è   parte

 

 

 

 

 

integrante  della  natura  umana  e  base  per solidi rapporti interpersonali. La stabilità dell‟uomo e della società dipende dal livello di conoscenza dell‟altro. In un mondo globalizzato, non è possibile chiudersi tra “le mura” della propria cultura o religione, ma bisogna aprire delle finestre, per poter vedere il coloratissimo mondo esterno». «Io credo che l‟ignoranza  faccia crescere i pregiudizi – dice Elvia Mazzon rappresentante della Chiesa Evangelica Gospel di via Brennero – Conoscere altre culture, altre realtà, altri modi di vedere le  cose  accresce  la  consapevolezza  di  non avere per forza sempre ragione. E‟ come guardare da tutti i lati un cubo e notare che alcune  facce  non  sono  come  credevamo».

«Conoscere stili  e  contenuti diversi  dal  tuo

credo ti fa riscoprire le radici e le motivazioni della tua fede» aggiunge Elisabetta Grimoldi, laica saveriana. Dialogare, conoscersi, interrogarsi e riflettere sui grandi temi della vita ma anche sulle piccole cose, che segnano la quotidianità di ciascuno. Attraverso il confronto,  i  pregiudizi  cadono.  Lo  hanno notato i desiani che sono stati ospitati il mese scorso  in  “moschea”.  Per  molti,  è  stato  il

primo incontro “ravvicinato” con i fedeli musulmani. Dopo aver tolto le scarpe, come prevede  la  tradizione,  si  sono  seduti  sui tappeti del centro islamico e hanno ascoltato le parole dei giovani pakistani che hanno presentato i valori della loro religione.

 

«Per me – spiega Jaweria Ashraf, giovane pakistana – promuovere incontri di dialogo tra fedi e culture diverse è importantissimo. Io sono nata in Pakistan e sono arrivata in Italia, con la mia famiglia, ancora piccola: ho frequentato qui le scuole e l‟università. Vivere da musulmana in un Paese a maggioranza cattolica mi ha aiutato ad approfondire la mia fede, i miei valori e la mia cultura. Non è vero che col dialogo si perde la propria identità. Anzi. Le scelte che faccio sono sempre motivate. Niente è dato per scontato. Porto il velo, con convinzione: le persone che mi chiedono perché, mi stimolano a farmi domande e cercare risposte»

 

Paola

 

 

 

 

 

 

 

Bacheca

 

CONVIVENZA ESTIVA DEL LAICATO SAVERAINO

 

Ricordiamo a tutti che quest’anno la Convivenza estiva del Laicato Saveriano è prevista da domenica

12 a sabato 18 agosto a Campitello Matese (CB).

Le quote sono le stesse dello scorso anno (250 singolo, 500 coppia, 700 famiglia). Si chiede di comunicare l’interesse a partecipare entro il 31 marzo.

Per ogni maggiore informazione e dettagli, fate riferimento al consigliere del proprio gruppo.

 

 

 

 

 

 

CAMPI ESTIVI PROMOSSI DAI MISSIONARI SAVERIANI IN COLLABORAZIONE CON IL LAICATO SAVERAINO

 

 

 

 

 

Il 5 marzo scorso è nato Paride, il nipotino di Luciano e Rosina, laici saveriani di Salerno. A loro e ai genitori di Paride gli auguri da parte della redazione di agenda e di tutto il laicato saveriano.

 

 

 

 

 

 

Carissimi è andato in cielo il papà di Paola, siamo vicini con tutto il nostro affetto a lei, Pietro, Monia ed Emanuele .

 

Condividiamo con tutta la famiglia del laicato le parole di speranza dei nipoti

Emanuele e Monia

“Non appena abbiamo visto nonno morto ci siamo rimasti.  Poi ci siamo rasserenati.   Là c’era solo l’involucro, il corpo.  La sua anima non c’era. Per

chi crede era già in paradiso e comunque sicuramente la sua anima  era

già dentro ciascuno di noi. “

 

 

Auguri di Buona Pasqua

 

“Cristo è veramente la resurrezione e la vita. Egli è veramente il trionfatore, perché ha trionfato nelle menti e nei cuori, ed ha fonda- to un regno che non vedrà tramonto: il regno della verità e della giustizia, il regno della ve- ra libertà e fratellanza universale, destinato ad unire tra di loro, con il vincolo soave della carità, i popoli tutti della terra per formare una sola grande famiglia”. (Guido M. Conforti

– 23.3.1913)

 

 

 

Associazione “Laici Saveriani Ad Gentes”

 

ASPETTIAMO LE VOSTRE NOTIZIE E LE VOSTRE FOTO

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Organizzazione non lucrativa di utilita sociale – ONLUS Via Fra Acquaviva, 4 – 84135 Salerno – C.F. 95073720658

Scrivete a:       Alessandro Andreoli <caiman99@libero.it> Elena  <elenarmento@libero.it> Laura Baioni < laurabai4@virgilio.it>

www.laicatosaveriano.it

 

 

Per offerte e contributi:

C/C bancario intestato a: Associazione Laici Saveriani Ad Gentes – Onlus IBAN: IT 59 L050 1803 4000 0000 0511 600 presso Banca Popolare Etica C/C postale n. 12182317 intestato a Banca Popolare Etica

Causale: contributo su C/C 511600/J a favore di Associazione Laici Saveriani Ad Gentes – Onlus

 

 

 

 

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