“Agenda” Febbraio 2019

 

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Laicato Saveriano

Febbraio

2019

 

Le Parole del Padre

 

 

 

 

 

 

L’amore che regna tra gli uomini oltre ad essere limitato e caduco è anche superficiale. Basta un capriccio, un disgusto, un alterco, basta il tramonto di una fortuna, l’ecclissarsi di una gloria per creare l’indifferenza, la freddezza, forse l’odio.

Non voglio dire che in seno all’umanità manchino affatto i grandi e generosi affetti. Vi furono uomini che si sono sacrificati per coloro che amavano; vi sono madri e spose che sopportano per i loro cari lunghe e penose agonie, ma questo è l’eccezione.

 

In via ordinaria l’amore che si sacrifica, l’amore che s’immola per gli altri, l’amore che sa bere con lo sventurato il calice dell’infortunio, che sa mangiare col profugo il pane dell’esilio, che sa dividere con l’amico gli orrori di una prigione, quest’amore noi quaggiù raramente lo troviamo. Gesù invece lo trovò sempre in tutti i secoli. Guardate gli apostoli: hanno lasciato ogni cosa, i parenti, gli amici, la quiete del loro paese, le gioie della loro famiglia. Poveri volontari si sono

 

dispersi per tutta la terra, furono odiati, perseguitati, diventarono la spazzatura del mondo, l’obbrobrio e lo scherno degli uomini e finalmente suggellarono col sangue il loro apostolato. Chi li sostiene in questa lotta così accanita ed atroce?

L’amore di Gesù di cui si sentivano araldi, ambasciatori e ministri. Patire per Lui maltrattamenti e croce era cosa gioconda; il grido che usciva dai loro petti era questa magnifica sfida di S. Paolo: Chi ci strapperà dall’amore di Cristo? Forse la tribolazione, forse l’angustia, forse la fame, forse la nudità, forse il pericolo, forse la persecuzione, forse la spada? No, nessuna di queste cose potrà mai separarmi dall’amore di Dio.

 

Panegirico “Cristo Re” – Parma 31 ottobre 1926

 

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Notizie dal mondo

 

Bangladesh

 

Acqua….

 

Luigi Paggi, il fondatore della missioncina tra i Munda del Sundarban è tornato in Italia a metà gennaio per un periodo di riposo e per tenere alcune lezioni su Induismo e il Sistema delle caste presso il Seminario di Reggio Emilia.

 

Ci ha mandato il riassunto di un incontro organizzato dall’associazione “Eguaglianza e Solidarietà” il 13 Febbraio scorso a Milano. Ve ne proponiamo a pezzi alcune piccole parti, associate ad alcuni commenti di Franca e Patrick, come riflessione sulle sfide del Bangladesh.

 

 

 

Il Bangladesh ha un’ampia percentuale delle sue terre coperte d’acqua. Dei 148.460 Km quadrati che costituiscono la sua superficie ben 18.290 sono costituiti d’acqua. Per dare un’i dea in Italia che è grande circa il doppio del Bangladesh (con 301.340 km) l’acqua occupa circa 7200 Km quadrati.

 

Tuttavia l’acqua potabile non è facilmente accessibile. Infatti in molte zone sono necessari continui controlli dell’acqua proveniente dai pozzi profondi perché le falde acquifere sono contaminate da arsenico.

 

Nella zona sud ovest invece il problema è dovuto all’acqua salata.

 

Negli anni 80 infatti nell’area sud del Bangladesh è stato introdotto l’allevamento dei gamberetti.

 

Questa attività è andata intensificandosi nel corso degli anni con gravi danni per

 

l’ambiente               e               gravi

 

conseguenze per le popolazioni locali, tra cui anche il gruppo tribale dei Munda, con cui p. Luigi opera da circa 15 anni.

 

“La tribù dei Munda è una piccola minoranza di “senza casta” del Bangladesh, nell’area costiera del Sundarbans, Sudovest del paese, distretto di Khulna, oltre il milione di abitanti. I Munda, sono considerati e trattati dalla popolazione hindu, ma anche musulmana e cattolica, come gruppo socialmente inferiore, gli impuri, gli intoccabili, fuoricasta, vale a dire al di fuori delle caste, in cui è di fatto ancora

 

 

suddivisa la società, nonostante le caste siano state formalmente abolite per legge.

 

La popolazione è originaria dell’India, dove è un gruppo numeroso, secondo alcune statistiche superano il milione, e sono concentrati nell’altopiano di Chotanagpur dello stato indiano del Bihar e sono essenzialmente

 

una popolazione agricola. Verso la fine del 18° e l’inizio del 19° secolo, con l’introduzione del Sistema Jamindari, alcuni latifondisti

ottennero l’uso di sconfinate porzioni di terra

 

nella foresta del Sundarbans, dove i Munda

 

furono deportati per disboscare la giungla ed iniziare le colture sui terreni così resi disponibili.

 

In cambio della loro opera

 

ricevettero piccoli appezzamenti di terra da cui traevano il loro faticoso

 

ma dignitoso sostentamento. I Munda, come altre minoranze

 

etniche dell’attuale Bangladesh, vennero in

 

seguito gradualmente derubati delle loro terre da latifondisti, commercianti e strozzini, sia hindu che musulmani, con la complicità del governo nazionale, divenendo per la gran parte dei senzaterra dopo la guerra di liberazione dal Pakistan (1971-72). Oggi, il 16% dei proprietari terrieri controlla il 60% di tutta la terra del paese.

 

Con il beneplacito di Banca Mondiale e FMI, lo stato del Bangladesh ha concesso in affitto a

 

 

 

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società private, nazionali e estere, le terre libere coltivabili lungo il litorale – pascoli, foreste e risaie che permettevano ai Munda di sopravvivere, terre in precedenza affidate ai contadini nullatenenti (le Khas, dal 1971 di proprietà statale). Queste terre sono state destinate alla coltura intensiva di gamberetti, che viene anche chiamata “oro bianco”, da esportare.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

In due soli decenni, le terre inondate dal mare si sono estese su 150mila ettari, una superficie corrispondente a quella di Svizzera e Austria, mentre i ricavi di queste esportazioni sono giunti a 200 milioni di dollari l’anno.

 

Tra i bengladesi a beneficiarne sono soprattutto gli investitori che vivono nelle città, con stretti legami con il mondo politico locale e nazionale, accusa P. Luigi.

 

I gravi danni conseguenti alla inondazione di acqua marina sono stati invece a carico delle popolazioni locali e dell’ambiente naturale. Il sale dell’acqua brucia la terra e con essa le poche coltivazioni che sono rimaste, i pascoli e addirittura le pareti delle case tradizionali di fango, che diventano in poco tempo sabbia, e

 

priva i Munda dell’acqua potabile, costringendoli a consumare acqua piovana.

 

Inoltre la possibilità di lavorare stagionalmente nell’agricoltura è diminuita, e così i Munda sono costretti a cercare altrove nuove fonti di sostentamento. Trovano occupazione come braccianti giornalieri nelle stesse coltivazioni di gamberetti, che però offrono possibilità di impiego molto minori rispetto a quelli offerti prima dall’agricoltura, nelle piantagioni o per la raccolta del riso alle dipendenze di ricchi latifondisti, oppure nelle fabbriche di mattoni, un lavoro molto faticoso per il quale i Munda ricevono salari dimezzati rispetto ai salari già miserrimi dei bangladesi.

 

Un effetto drammatico, e a prima vista sorprendente, della coltura dei gamberetti e

 

della conseguente difficoltà delle popolazioni rurali a trovare sostentamento nell’agricoltura e a ricercare cibo nella foresta contendendolo ai suoi animali predatori è l’aggressività che le famose tigri del Bengala ora scatenano contro gli uomini cacciatori. Dieci vittime al mese secondo gli abitanti dei villaggi, vittime che diventano trenta nei periodi di cicloni e inondazioni, quando le barriere che separano la terra dal mare si dissolvono e la foresta e gli insediamenti umani convergono.

 

Rimangono le vedove, “le vedove della tigre”,

private dell’unica fonte familiare di reddito.”

 

Il    pensiero    corre    alla    Missioncina        nel

 

Sundarbans,  dove  grazie  anche  all’aiuto  del

 

Dr. Marco (medico valtellinese con la passione

 

da ingegnere) è stato costruito un sistema per

 

raccogliere  l’acqua  in  grandi  contenitori  così

 

che   basti   per   dissetare   gli   abitanti   della

 

Missione per tutta la stagione secca, che va da

 

fine  settembre  a  fine  maggio  circa.  L’acqua

 

piovana  opportunamente  filtrata  permette  di

 

idratarsi…ma come dice sempre P. Luigi non

ha alcun sapore… e così il nostro Guru Dev la

 

gusta con l’aggiunta di un mezzo limone che

gli doni un po’ di sapore. Il SAMS (Sundarbans

Adibashi Munda Shonogosta), una piccola NGO

 

fondata da P. Luigi Paggi con alcuni giovani

Munda, ha aiutato i vari villaggi e le famiglie

Munda a dotarsi di contenitori per la raccolta

 

dell’acqua piovana, così da poter affrontare la

stagione secca con relativa tranquillità.

Le prime piogge della stagione sono accolte come una festa, l’ambiente circostante rifiorisce e la terra arida e bruciata dal sale torna verdeggiante. Poi piano piano le strade diventano fangose e raggiungere i villaggi diventa difficile, quindi anche molte attività rallentano, per esempio i bambini non vanno a scuola, sanno

che non vi troverebbero

 

neppure gli insegnanti.

 

Insomma un bene prezioso e

 

difficile da governare l’acqua…

 

Franca e Patrick

 

 

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Vita di Famiglia

 

Salerno

 

Soldi e Vangelo per un’economia di condivisione

Altro incontro di sensibilizzazione missionaria utilizzando gli autori nelle più recenti pubblicazioni dell’ EMI, questa volta a Salerno abbiamo ospitato p. Alex Zanotelli

 

 

Organizzato dalla famiglia Saveriana di Salerno, in collaborazione con l’Ufficio Diocesano Migrantes e l’Ufficio Missionario Diocesano, l’incontro con P. Alex Zanotelli ha lanciato più di una proposta d’impegno cristiano, per ridare al denaro il suo valore strumentale ed affermare i principi evangelici che ci invitano ad intavolare un’economia di condivisione ispirata dalla Parola di Gesù, che ancora oggi interpella la nostra coscienza incerta fra Dio e Mammona.

 

Con una voce molto bassa inizia il suo intervento Alex Zanotelli

 

che ringrazia i fratelli Missionari Saveriani di Salerno per l’invito, in una sala gremita da ben 150 persone. Il racconto della sua esperienza inizia con la condivisione della pratica del digiuno, che lui compie da un po’di tempo, per allontanare certi demoni che minacciano la comunità mondiale, da scacciare solo digiunando e pregando. A suo dire, pare che i demoni si stiano scatenando e che i nostri nipoti diranno di noi ciò che noi oggi diciamo dei

 

nazisti. La questione migranti, le torture dei lager libici, tutti i crimini contro l’umanità che si stanno compiendo nel nostro silenzio, gli accordi

 

libici e quello con Erdogan costituiranno i capi di imputazione coi quali saremo processati tutti dal Tribunale di Norimberga, accusati per il nostro imbarbarimento. La nostra tribù bianca ha conquistato il mondo x cinquecento anni, durante i quali siamo stati dominatori e conquistatori, sentendoci genere superiore, ma oggi abbiamo paura perché ci siamo accorti di non essere più la maggioranza (la nostra natalità è ai minimi storici) e per questo alziamo muri contro i migranti,

 

soprattutto quelli africani, poiché in fondo in fondo, ci fa meno paura il giallo del nero!

 

Per trattare il tema di cui Zanotelli parla nel suo libro “Soldi e Vangelo” edito dalla EMI, Alex guida i suoi ascoltatori nell’analisi di quello che chiama O’ Sistema, invitando i presenti a riscoprire i valori evangelici e l’etica, per comprendere cosa si può fare per salvarci.

 

Il  sistema  globale  è  nato  dopo  la  seconda guerra  mondiale:  dal  1945  agli  anni  ’80, l’economia   ha   comandato   e   la   politica occidentale  aveva  ancora un   suo   peso,   poi   è

avvenuta la finanzializzazione dell’economia, ovvero il potere è ricaduto nelle

 

mani delle banche, attivando processi di speculazione finanziaria.

 

Tra   l’economia   reale   e

 

quella costituita dai derivati esiste oggi una

 

evidente disparità numerica; il patrimonio dei ricchi è in continua crescita, tanto che 32 uomini hanno tra le mani un patrimonio pari a quello di 3,8 milioni di persone. Questo è il

Sistema iniquo che permette al 10% della popolazione di consumare il 90% dei beni del

 

pianeta. L’uomo non ha mai prodotto tanta ricchezza, come in questo tempo, ma tutta questa ricchezza non è mai stata così mal distribuita.

 

Zanotelli invita a confessare la nostra colpevolezza, perché noi continuiamo ad accettare questo sistema, consentendogli di stare in piedi. Siamo sicari dell’economia: uomini che hanno accettato un sistema corrotto che offre tanti privilegi e che, pur sapendo di sbagliare, sanno sempre trovare

 

 

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scuse per la propria avidità, per lo sfruttamento dei disperati e il saccheggio del pianeta. Sebbene siamo tutti consapevoli di essere nati in una delle società più ricche che la storia abbia mai conosciuto e pur avendo letto libri sullo sviluppo economico, abbiamo poi legittimato ogni azione che promuove l’impero globale, il quale ha come risultato

 

omicidi, genocidi e la distruzione dell’ambiente. Nulla ci frena e continuiamo a formare altri a seguire le nostre orme.

 

Privilegi e sfruttamenti sono possibili perché chi li compie è armato fino ai denti … e noi Italiani, che non siamo in guerra con nessuno, continuiamo a spendere 25 miliardi di Euro in armamenti. In Italia si taglia tutto: Sanità, Scuola, ma non le armi! Del resto, nel nome dell’interesse nazionale e per un sistema globale più stabile e più sicuro, l’Italia andrà in guerra dove i suoi interessi vitali saranno minacciati – così è scritto sul Libro Bianco della Difesa, firmato nel 2015 dall’allora Ministro alla Difesa R. Pinotti, che già preannuncia la guerra per il petrolio. Intanto, Aria e Acqua che sono elementi fondamentali senza i quali non possiamo vivere, continuiamo a contaminarli, a devastarli. É proprio il caso di dirla: eravamo homo sapiens, siamo diventati homo demens!

 

Zanotelli   parla  poi   di  etica   che  viene   dal

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Vangelo e fa proprio il pensiero del teologo Chiavacci, il quale ha regalato un grande contributo all’analisi dell’attuale condizione del sistema globale. La funzione della ricchezza è quella di generare ricchezza: la nostra cultura occidentale si radica in questo principio e diviene così un modello criticabile, perché ci proietta in una logica senza etica, disumanizzata, da arginare con divieti etici che attingono direttamente dalla Parola del Maestro: “cerca di non arricchirti” e “se hai, hai per condividere”.

 

Almeno noi che ci definiamo cristiani, dovremmo: abbandonare la speculazione, non praticare il gioco per la ricerca di ricchezza ulteriore, astenerci da attività esclusivamente finanziarie come il prestito con interesse, svolgere azioni di controllo morale degli investimenti, per capire a cosa servono i nostri soldi depositati nelle banche. Oggi, noi cristiani continuiamo a leggere il Vangelo come se non avessimo soldi e usiamo i soldi come se non conoscessimo il Vangelo! Se con un minimo di etica, cominciassimo a reagire, potremmo vedere cambiamenti: il sistema è tale per il silenzio degli onesti! La nostra azione inizia con la conoscenza delle attività della nostra banca, tra gli scaffali del supermercato, per poter attivare il cambiamento che smuove le coscienze. Abbiamo strumenti non violenti e comunitari che possono aiutarci a liberarci dal sistema iniquo, eppure continuiamo a sentirci impotenti.

 

Siamo ingabbiati in un sistema di morte, ma non basta una conversione personale per liberarci da questa spirale: dobbiamo reagire insieme per attivare un sistema di vita. Siamo in un momento davvero difficile, tra i fuochi di una minaccia nucleare e l’evidente degrado ambientale e sociale.

 

La mia generazione – dice Zanotelli – è quella

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

che ha devastato il mondo e voi giovani non siete il futuro, ma l’unico presente possibile; il web è uno strumento che può aiutarvi a porre rimedio al disastro che abbiamo combinato. Alex termina la sua presentazione dicendo: “ Quel che avete sentito dire da me è quello che dovreste sentire ogni domenica nelle omelie dei vostri parroci, ma ciò non avviene e soggiacciamo molte volte al clericalismo che disperde anche la ricchezza delle parole del Papa e la sua testimonianza”

 

Marta Chiaradonna

 

 

 

 

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Incontro di formazione dei laici saveriani di Salerno: celebrazione Eucaristica insieme ad alcuni detenuti del carcere di Fuorni

 

 

 

Lo scorso 10 febbraio, noi laici del gruppo di Salerno, ci siamo ritrovati alle ore 9 in un posto diverso dalla casa Saveriana; ci siamo dati appuntamento davanti la casa circondariale. Un modo differente di cominciare la giornata di formazione. Non nascondo una sorta di disagio all’idea di varcare la soglia del carcere, probabilmente dovuto alla paura di una esperienza nuova.

 

La scelta di celebrare l’Eucaristia domenicale insieme ai detenuti è stata dettata dal tema della giornata di formazione: “la testimonianza della carità come espressione ed annuncio della fede”.

 

La prima cosa che cattura l’attenzione sono le varie forme di sicurezza, dal controllo dei documenti, al disfarsi dei propri oggetti personali (magari fossimo costretti più spesso a lasciare i nostri cellulari!), al camminare tutti insieme e sotto vigilanza, alla spiegazione di norme comportamentali; il pensiero che ne consegue e che in quel luogo c’è qualcosa, anzi qualcuno, di pericoloso da cui ben guardarsi.

 

Mentre siamo in fila per entrare, esce un uomo ammanettato e tenuto da alcuni agenti che viene fatto entrare in un’automobile; primo incontro con l’umanità. Non sappiamo chi fosse quell’uomo e le ragioni del suo stare lì, ma il suo sguardo, misto di imbarazzo e vergogna, parlava, mostrava il suo essere un uomo come noi.

Una volta entrati gli agenti ci hanno condotto fino alla cappella e una mezz’ora dopo, a scaglioni, sono arrivati una quarantina di detenuti. La cosa che più mi ha colpito è stata la familiarità dei loro volti, sembravano persone conosciute da sempre eppure era la prima volta che li incontravo. Quella sensazione di disagio provata all’idea di entrare in carcere è sparita incontrando il volto dell’altro.

 

Determinante, per la buona animazione della celebrazione, è stata la capacità di padre Carlo Salvadori nel coinvolgerci e nel farci conoscere e riconoscere come fratelli. Oltre alla presentazione di ciascuno attraverso il proprio nome – ovvero attraverso la propria unicità –

 

 

durante lo scambio della pace ha fatto sì che l’assemblea diventasse dinamica e, nel pronunciare le parole “ho bisogno di te” e “anche io ho bisogno di te”, sono nati abbracci e sorrisi tra sconosciuti che si sono fatti in maniera equivalente prossimi.

 

Durante l’omelia padre Carlo ha chiesto loro cos’è la libertà, proprio a loro che sono privati della libertà legale. In molti hanno risposto che la libertà è avere fede e seguire la volontà del Signore.

 

Credo che molti di noi abbiano pensato alle varie prigioni in cui troppo spesso l’uomo si incarcera e, personalmente, mi è venuto in mente quel grande atto d’amore che il Signore ci ha fatto e continua a farci: lasciarci liberi e perdonarci e riaccoglierci ogni volta.

 

Tornati in casa Saveriana, abbiamo ascoltato la testimonianza di un volontario, di esperienza ventennale, del carcere. Sono

 

emerse alcune problematiche: il sovraffollamento, la giovane età, i tempi iperbiblici del corso della giustizia, la

 

tossicodipendenza, il rapporto guardie/detenuti.

 

In merito alle guardie mi viene in mente di invitarci a pregare di più per chi fa un lavoro così difficile e delicato; pregare affinché anche loro abbiano dei “volontari” che li sostengano, li ascoltino e li aiutano ad essere prossimi nella rigidità che il loro ruolo esige.

 

Infine, come missionari siamo chiamati ad annunciare il Vangelo a tutti e a rivolgere il nostro sguardo soprattutto agli ultimi; sono fermamente convinta che esperienze di questo genere fortifichino la nostra risposta affermativa alla chiamata “Vieni e seguimi!”, ci mostrino ancora una volta il volto misericordioso del Padre, e ci ricordino che l’essere missionari comprende tutta la nostra vita.

 

“Ero in carcere e mi siete venuti a trovare”.

 

  1. Rosaria

 

 

 

 

 

 

 

 

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Per nutrire la riflessione

 

Eucaristia: Sacramentum Caritatis fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa

 

Riproponiamo la riflessione della sorella saveriana Angela Bertelli che ci ha regalato un bel momento durante la convivenza invernale sul tema dell’Eucarestia.

 

 

Iniziamo con un breve excursus storico della storia della salvezza d’Israele fino a Gesù, al Suo donarsi come pane e vino nell’Eucaristia, vero corpo e sangue, memoriale della sua passione di amore per noi e morte …

 

Dio Padre, sull’apparente fallimento della missione del Figlio, facendolo risorgere da morte conferma Gesù come il vero Servo del Piano di Dio, per la salvezza di tutti, per la continuazione nei secoli della Chiesa come corpo di Cristo Capo.

 

Anche oggi viviamo in un contesto drammatico non meno di quello della storia di Israele … L’uomo ancora oggi grida (a chi … a Dio? … se già non si è appiattito-abituato-addormentato nella pseudo- pace del nulla, drogato e anestetizzato dal tutto in vendita al mercato delle cose e delle ideologie di turno).

 

L’uomo che è in noi, ancora oggi, speriamo gridi dal baratro del dolore, della paura della morte e di perdere tutto – anche se stesso … L’uomo grida aiuto dal baratro della schiavitù e dello sfruttamento da parte dei suoi simili, dal buco nero del non-senso e dello smarrimento davanti a infinite proposte di salvezza illusoria …

 

L’uomo e la donna: sempre più “grandi e intelligenti” ma anche sempre più “fragili e confusi dalla loro stessa intelligenza”.

 

L’uomo e la donna: affamati di vero amore e ubriachi di affetti sgarbati e indecenti, superficiali e manipolatori, passeggeri e inconsistenti.

 

L’uomo e la donna paurosi della vita, che abortiscono la vita per ragioni da nulla, che preferiscono addomesticare animali piuttosto che allevare bambini e dar loro una famiglia, piuttosto che accogliere un rifugiato … sempre più chiusi in se stessi e soffocati in rapporti dove non c’è spazio per altro, per l’altro, per l’Altro.

L’uomo e la donna che hanno perso o vogliono/preferiscono perdere o cambiare a piacere la loro identità anche sessuale, credendo così di essere liberi. L’uomo e la donna che hanno perso la direzione verso “il fine” della loro esistenza, sostituendo con il denaro, il potere, il prestigio la vera fame di

 

qualcosa d’altro, del di più che non sappiamo neppure definire ….

 

Tutti compagni di viaggio senza una mappa, tutti vittime e carnefici, tutti buoni e cattivi, tutti superman e disabili, tutti giochiamo ruoli,

 

cambiamo maschere a seconda dell’opportunità per cavarcela in qualche modo

 

  • tutti, anche cristiani battezzati, tristi e abbacchiati come i discepoli di Emmaus che hanno Cristo a fianco e non Lo riconoscono!

 

Come loro anche noi ciechi, sordi, insensibili, come una malattia dopo Chernobyl che ci fiacca dentro, sazi di riso soffiato cioè di nulla.

 

Ma chi siamo davvero? Chi è “uomo/donna” veramente? Chi stabilisce un criterio, una misura per l’umano?

 

Per che cosa vale la pena vivere e morire? Per che cosa in realtà stiamo vivendo e morendo? Da dove viene la nostra vera identità – consistenza e valore – solidità – libertà – verità su noi stessi?

 

Siamo solo fiori recisi che appassiscono in fretta … quali sono le radici che ci tengono in vita, piantati nel terreno del mondo con la testa verso il Cielo …? La scienza o altre discipline non danno che risposte parziali … mentre il cuore, nell’amare e nell’essere amato, desidera “tutto” e “per sempre”! Ma sarà mai possibile realizzare questo desiderio di compimento definitivo, di amore infinito? (Sacramentum Caritatis SC 1-2)

 

(Gaudium et Spes 22) SC 77, 79

 

E’ sull’inquietudine drammatica di queste domande sulla vita e il suo senso e valore (ma non vita in generale ma la vita personale, tua e mia, ora) che Cristo ci affianca, ci domanda conto mettendo il dito sulla piaga delle nostre disillusioni e mancanze di fiducia in Lui, creduto a parole ma col cuore distante da Lui, con la mente altrove nei nostri problemi, con le energie date per tutt’altro che non il Suo progetto, il Regno del Padre.

 

Oppure ancora date per Lui ma a singhiozzo … non ci siamo ancora dati, con tutto noi stessi, alla Sua amicizia come un innamorato/a si dona incondizionatamente nell’amore al proprio sposo/a. (SC 79)

 

 

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Laicato Saveriano                          Febbraio  2019

 

 

L’Eucaristia si pone allora come la Sua venuta tra noi, una Sua chiamata sempre nuova e sorprendente per noi!

 

Non per chiederci di fare qualcosa per Lui, di darGli qualcosa … dopo tutto, tutto è già radicalmente Suo dono!

 

Ci chiede di essere lì con Lui nel Getzemani (come lo chiese a Pietro, Giacomo e Giovanni) dove anche la tragedia umana di Gesù (e nostra) chiede di Dio, Lo trova e si butta tutto nell’abbraccio del Padre, chiamato con commovente confidenzialità “Abba” Papà! Tutto è possibile a Te, allontana da me questo calice! Però non ciò che voglio Io, ma ciò che vuoi Tu!” . L’Eucaristia è la passione di amore di Cristo uomo-Dio per noi, pronto a morire per noi, per te, per me. Non c’è amore più grande di questo … e tutti sono Suoi amici, anche i nemici, i peccatori, gli ingrati, i traditori come Giuda, pure chiamato amico! (SC 14, 52, 55)

 

Nell’Eucaristia, ancora OGGI, siamo davanti alla Presenza sensibile (= udita, veduta, toccata, gustata, e odorata come un profumo di bene, di pace, di compagnia, di chi mangia il pane con noi …) della Forza di Vita del Mistero di Dio Onnipotente, tre volte Santo, Misericordioso e Giusto che viene per noi; il più grande, il più sconvolgente, il più incredibile Mistero dell’origine e fine del nostro essere creature.

 

Nell’Eucaristia, ancora OGGI, Dio si fa uomo, servo, annienta se stesso fino a farsi PANE da

 

mangiare per noi, da noi masticabile! Quale desiderio ardente ha Cristo per volere farsi assumere, mangiare, assimilare da noi …imboccandoci come la rondine i rondinotti, come una mamma imbocca il suo bambino!

 

Nell’Eucaristia infatti ASCOLTIAMO Gesù-Parola di Dio per noi (SC 45); In Gesù che rende grazie al Padre con totale dedizione d’amore a Lui, anche noi siamo invitati a imparare a dire Grazie per la vita, benedire Colui che la benedice continuamente e la sostiene, spezzarla e condividerla con i fratelli, soprattutto con chi è solo, disprezzato, abbandonato, scartato … offrendo la nostra stessa vita come grazie al Padre e servizio ai fratelli che Lui ci mette accanto.

 

Nell’Eucaristia, ancora OGGI, VEDIAMO il Suo Volto di umiltà (la Sua Gloria non potremmo reggerla …);

 

Lo PRENDIAMO IN MANO (come la Madonna e Giuseppe abbracciavano Gesù Bambino);

 

Lo mastichiamo/MANGIAMO (Lui nato in una mangiatoia … dalle stelle alle stalle del mondo

 

  • cibo per chi ha fame di verità e giustizia, di consolazione e amore … per i poveri e … per gli animali … per i più lontani); GUSTIAMO la bontà di Dio per noi Lo possiamo assimilare, per trasformarci in Lui ( SC 36 -37, 66), noi assimiliamo il cibo perché diventi parte di noi; ma nell’Eucaristia Gesù ci assimila a Lui!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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BACHECA

 

 

Corso del CUM:“comunicare la missione”

Segnaliamo un interessante appuntamento promosso dal CUM (Centro Unitario per la cooperazione Missionaria tra le Chiese). Il tema riguarderà le campagne social: a cosa servono, come si organizzano

 

Per chi fosse interessato il termine per le iscrizioni è il 15 marzo.

 

Per info: segreteria CUM: 045/8900329 – segreteria.cum@missioitalia.it

 

 

 

 

Il 23 febbraio la mamma di p. Diego Pelizzari è salita in cielo al termine di una lunga malattia. Preghiamo perché il Signore l’accolga in Cielo e consoli la sua famiglia.

 

 

 

 

 

 

 

ASPETTIAMO LE VOSTRE NOTIZIE E LE VOSTRE FOTO

 

Scrivete a: agendalaicisaveriani@gmail.com

 

 

 

Associazione “Laici Saveriani Ad Gentes” Organizzazione non lucrativa di utilità sociale – ONLUS Via Fra Acquaviva, 4 – 84135 Salerno – C.F. 95073720658

 

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Causale: contributo su C/C 511600/J a favore di Associazione Laici Saveriani Ad Gentes Onlus

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Laicato Saveriano                          Febbraio  2019

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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