Fabrizio e Beatrice ci raccontano la loro esperienza di accoglienza
L’arrivo di Lamin è un vero e proprio arcobaleno nella nostra storia di oggi e il cuore è davvero in festa! Abbiamo passato anni particolarmente difficili, tante nubi, temporali violenti che sembravano non volersene andare e in tanti momenti ci hanno tolto il respiro… La Grazia specialissima è stata poter condividere le nostre fatiche di questi ultimi anni con tanti amici che si sono fatti fratelli e hanno condiviso con profondità e nella concretezza dell’amore le nostre vicende.Questa fraternità autentica è stata per noi una presenza di Gesù viva e concreta, capace di “fertilizzare” ogni terreno, anche il più duro. E da questa fraternità vissuta nel tempo della croce è fiorita la scelta, semplice, spontanea, autentica, di aprire la porta di casa nostra per ospitare un giovane immigrato. Simone già dallo scorso anno aveva presentato al nostro gruppo di Laici anconetani questo progetto di Caritas italiana “APRI”, acronimo di ACCOGLIERE, PROTEGGERE, PROMUOVERE, INTEGRARE, verbi con i quali Papa Francesco ha prefigurato il percorso di integrazione dei rifugiati-richiedenti asilo. E vedendo che a casa nostra ci sono già orfani, vedove, disabili e anziani abbiamo pensato che lo “straniero” non poteva mancare!!!! A parte gli scherzi…ci siamo sentiti chiamati a questo passo.
Lamin è arrivato il 22 settembre, rimarrà con noi sei mesi. Tante davvero le emozioni di questo tempo. Prima tra tutte lo stupore! Vedere l’entusiasmo autenticamente cristiano con cui i nostri figli lo hanno accolto ci meraviglia e ci coinvolge nel profondo: sono lo specchio delle nostre migliori intenzioni d’accoglienza depurate da tutte le preoccupazioni e le paure proprie di noi adulti. Non possiamo far altro che rimetterci sulla strada del “se non ritornerete come bambini”… e quando lo facciamo…allora tutto funziona meglio!
Poi la curiosità: siamo tutti molto incuriositi dal vivere questa novità e dal viverla insieme come famiglia e come famiglia allargata, dato che anche la famiglia di mia sorella e mio papà (che vivono nella nostra stessa casa) si è naturalmente coinvolta in questa avventura. Un valore aggiunto grandissimo per tutti noi per poter donare ciò che nelle difficoltà abbiamo imparato e vissuto. E grande la curiosità che suscitiamo in tutte le persone che conosciamo (primi fra tutti i compagni di scuola), occasione di racconto e annuncio che ci conferma nella convinzione che la famiglia è per vocazione sempre missionaria.
Infine la gratitudine: è bellissimo contemplare come ciascuno di noi è rinnovato dalla continua tensione al volersi bene, si “gareggia” nell’avere attenzioni per Lamin e lui, a sua volta, si mette in gioco con noi con tanti piccoli grandi gesti di amore concreto. Lui è musulmano e insieme stiamo crescendo nell’unico Amore che salva e rigenera la famiglia umana.