A Bedonia, è in corso una mostra sulla Pace, in particolare sulla situazione di Gaza. La cosa che ci ha colpito di più è un’installazione creata da 18.000 foglietti su cui è stato stampato un numero…
Ci hanno messo in mano questi foglietti: “ci date una mano?”. La stanza è al buio, illuminata solo da un faro. Cerco un posto libero: la rientranza ricavata in uno spesso muro per aprirvi una finestra. Le imposte sono chiuse. Il faro dietro di me crea grandi ombre e devo mettermi in modo che non coprano lo spazio dove sto disponendo i foglietti. Mi accorgo di fare un buon lavoro, riesco a farli stare vicini, senza sovrapporli. Ogni foglietto, un numero. Ogni numero, un bambino… C’è il 1432, il 5466, il 12.536… quando arriva il numero 3, l’emozione prende il sopravvento: quanti giorni dopo quel maledetto 7 ottobre 2023 sarà morto il numero 3? Sarà stato un bambino o una bambina? Avrà avuto tre anni o undici? Chissà? Chi potrà rispondere se ve ne sono altri mille intorno a me? Dietro alle mie spalle anche Serena è inginocchiata su quel vecchio pavimento e dispone i fogliettini con ordine.
Penso che anche lei viva profondamente questa emozione. Cerco di spostare il pensiero, scavo nei ricordi d’infanzia. In questa casa viveva Ida, una signora un po’ bislacca che in questo appartamento abitava con una ventina di cani volpini…ma… i fogliettini mi riportano all’oggi… penso ai miei figli da piccoli, ai loro giochi, alle loro risate, alle loro litigate. Penso a quando, d’estate, si addormentavano in braccio o sulle mie spalle. Penso ai genitori di quei bambini, penso al loro strazio, se sono ancora vivi… Penso a corse allegre su strade polverose e poi a corpi lividi, freddi, disarticolati… Sono gli “effetti collaterali” si diceva in guerre recenti… può essere “collaterale” la morte di un bambino? Eppure qui sembra che non ci si preoccupi nemmeno di mettersi questa foglia di fico degli “effetti collaterali”. E’ una strage programmata e pervicacemente ricercata. Non entro nella dotta discussione se la guerra di Gaza sia o meno un genocidio, non mi interessa. Ma se non c’è genocidio a Gaza quando c’è?
Mi alzo, ho coperto un discreto spazio di pavimento, la stanza è quasi piena. Dobbiamo scendere al piano di sotto per l’inaugurazione della mostra. Si intitola “Pace!Frieden!”
P.s: 18.000 era il numero calcolato al momento in cui è stata pensata questa installazione, ora l’UNICEF calcola 50.000 minori fra uccisi o feriti.
Per conoscere meglio la mostra: https://www.ilparmense.net/pace-
frieden-bedonia-mostra-palestina- associazione-serpaglio-
Da qualche anno ha sede a Bedonia l’associazione ASSERLI che organizza e promuove mostre e festival di arte contemporanea. Data la sensibilità di Bianca e Mathias, quest’anno l’associazione ha voluto organizzare una mostra sulla pace e soprattutto una mostra sulla drammatica situazione dei Palestinesi, che sta loro particolarmente a cuore. L’installazione dei foglietti si chiama “Bei me ossi” (belle le mie ossa in dialetto carrarino) ed è stata pensata dall’artista tedesca Stefanie Oberneder. Di solito le installazioni contemporanee mi “smuovono” poco ma questa volta è diverso, sorprendentemente coinvolgente.
Torno a vederla qualche giorno dopo, la stanza è occupata per intero, salvo un piccolo spazio che permette di “entrare” fra la distesa dei foglietti. Per terra una ciotola è ancora piena dei rettangolini di carta “avanzati”, un’intera stanza non è stata sufficiente per posarli tutti.
Li guardo, sono foglietti leggeri, quasi impalpabili ma come ha pesato metterli in fila ordinatamente. Un bigliettino, un bambino. 18.000 fogliettini, 18.000 bambini…
Alberto Chiappari