Febbraio in Bangladesh

 

Febbraio è un mese corto ma intenso.

Noi proseguiamo con le nostre consuete attività. Inoltre, Patrick è impegnato in alcuni lavori di restauro alla Missione, in particolare

per gestire l’umidità che intacca l’intonaco, ripristinare il colore, sistemare alcuni bagni e installare zanzariere alle finestre.

L’ambulatorio al SAMS, pur senza grande pubblicità, sta iniziando a funzionare: arriviamo a visitare circa 20 pazienti al giorno. Tra fine gennaio e inizio febbraio, i medical camp ci portano a Dathinakali e Koikhali.

Dathinakali è il villaggio di Minoti, la prima delle “selvaggette” ribelli e disobbedienti con cui P. Luigi iniziò il suo lavoro fra i Munda. Al di là del fiume, si estende la foresta di mangrovie, regno della tigre del Bengala, ma anche rifugio per alcuni banditi in fuga dalle forze dell’ordine.

Dopo la prima settimana, però, la Missioncina si trasforma.

P. Luigi torna dall’Italia accompagnato da tre videomaker impegnati nella realizzazione di un documentario sui Munda.

Noi ci rechiamo a Dhaka per alcuni giorni per accogliere Milly, missionaria laica saveriana di Parma, nonché medico specializzando in malattie infettive. Quando arriva qualcuno della famiglia, è sempre un momento di gioia. Ne approfittiamo per visitare alcuni luoghi storici, tra cui il monumento che commemora i martiri del movimento per la lingua nazionale, lo Shaheed Minar. Il 21 febbraio 1952, nell’allora Pakistan orientale, gli studenti si ribellarono contro l’imposizione della lingua urdu (lingua ufficiale del Pakistan), difendendo il diritto al riconoscimento della propria lingua madre, il bengali. Quel giorno, il governo pakistano ordinò di aprire il fuoco sui manifestanti, uccidendone molti. Nel 1956, il bengali venne finalmente riconosciuto come lingua ufficiale accanto all’urdu.

progetto sostenuto da Nuovi Spazi al Servire ong onlus e Laicato Saveriano

 

Questo fu l’inizio del movimento che portò all’indipendenza del Bangladesh con la guerra di liberazione dal Pakistan nel 1971. Proprio per questo, la tappa successiva del nostro giro è il Jatiyo Sriti Shoudho – il National Martyrs’ Memorial a Savar, pochi chilometri a nord-ovest di Dhaka. Il monumento è al centro di un bellissimo parco, un’oasi di bellezza nel caos della capitale.

Il fatto che oggi la vittoria del ’71 sia quasi scomparsa dai libri di scuola, dopo le proteste studentesche dello scorso luglio che hanno portato alla caduta del governo, è un’altra vicenda che vi racconteremo con più calma in un altro momento.

Dopo un giorno a Dhaka torniamo verso Khulna, dove i Saveriani sono riuniti per gli esercizi spirituali e l’assemblea. È una buona occasione per incontrarli mentre sono ancora tutti riuniti alla Domus e partecipare insieme alla Messa che conclude gli esercizi. I momenti in famiglia sono sempre arricchenti. La sera si aggiunge anche una cena con l’equipe dei chirurghi che hanno prestato servizio al Bicitra Hospital nelle due settimane precedenti: un momento di saluto e di festa insieme, ma anche un primo assaggio delle modalità di presenza e di Missione qui in Bangladesh.

 

Quindi riprendiamo la via della Missioncina nel Sundarban, accompagnati da Milly e da Stacey, un ospite di Sr. Roberta proveniente da Detroit. Sulla strada ci fermiamo a Chutnagar, dove P. Germano ci racconta la presenza dei Saveriani tra i fuori casta e il lavoro educativo del tuition program: i ragazzi più grandi ricevono un aiuto per studiare al college in cambio di qualche ora di ripetizioni per gli studenti delle scuole primarie. Sono centinaia gli studenti coinvolti in questa attività a Chutnagar e nei villaggi circostanti.

La casa dei Padri è essenziale, mentre P. Germano ci mostra con orgoglio la bella chiesa e la struttura che accoglie i ragazzi del programma di aiuto scolastico, oltre al rigoglioso orto (ne approfittiamo per raccogliere qualche carota e altre verdure da portare alla Missioncina, che Patrick trasformerà in un minestrone di verdure apprezzato da tutti gli ospiti).

Riprendiamo il nostro viaggio e ci fermiamo a Satkhira, presso la Rishilpi. Qui Enzo e Laura, da 50 anni in Bangladesh, gestiscono una grande attività che spazia dalla potabilizzazione dell’acqua all’artigianato, dalla gestione di scuole nei villaggi all’accoglienza e riabilitazione di persone con disabilità, fino alla bakery e all’ospedale con un centro di fisioterapia e analisi (esami ematici, radiologici, ecc.). In cantiere c’è anche un progetto per l’accoglienza di anziani senza fissa dimora.

Insomma, una cura integrale della persona, dai bisogni essenziali all’indipendenza economica, passando per l’istruzione e l’assistenza sanitaria: un’altra modalità di presenza missionaria in questo angolo d’Oriente.

Dopo un lauto pranzo con Enzo e Laura e i loro ospiti, riprendiamo il viaggio per tornare a Shyamnagar. Qui incontriamo anche gli ospiti di P. Luigi. La missione è in gran fermento, in una babele di lingue: bengali, italiano e inglese. I bambini sono felicissimi per la presenza di tanti ospiti e sono oggetto di attenzioni e regali, tra partite di calcio, salti alla corda, tagli di capelli e nail art. (CONTINUA…)

Franca e Sagar Patrick

nella foto :

Grande festa martedì al ℎ , per salutare suor Roberta prima del suo rientro per qualche mese in Italia.
Ogni martedì le porte dell’ospedale si aprono per per un momento di gioco e spensieratezza, come testimoniano l’allegria dei colori (holy) e dei sorrisi delle foto.
Questo è uno dei luoghi dove i nostri e vivono le loro attività e la loro , nello specifico per .

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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