Missione a scuola: un incontro vincente

All’istituto superiore dove insegno, per una serie di belle coincidenze (…o forse “DIO-INCIDENZE”?), il prof. Davide Griffini, collega di religione, ha realizzato un progetto formativo-educativo sulla missione, in collaborazione con il saveriano P. Carlo Salvadori. Di seguito il suo articolo, che ci porta a fare una riflessione su quanto la scuola possa rappresentare un buon “terreno” per

coltivare semi di missionarietà.

Mariele

“Abbiamo capito che non possiamo restare indifferenti ma dobbiamo volgere lo sguardo verso chi si trova indietro, rispetto a noi, lungo il percorso della vita tendendogli la mano senza pregiudizio per scoprire che in ogni volto si nasconde una storia preziosa”. (Studenti di una classe IV)

Un autentico incontro con l’altro non lascia mai indifferenti. E’ quanto hanno potuto sperimentare gli studenti di alcune classi dell’istituto Alessandro Greppi di Monticello Brianza durante il progetto “Missione in viaggio: restiamo umani”, un ciclo di cinque tenuti dal Padre Carlo Maria Salvadori (a cui va un mio ringraziamento speciale).

 

 

In particolare, gli alunni hanno avuto modo di incontrare dei testimoni inconsueti, protagonisti di storie di vita sofferenti, emarginate e ferite ma al tempo stesso autentiche, tenaci e coraggiose. Dietro alla cattedra del docente, quindi, si sono seduti proprio quegli “anawin” di cui parla il Vangelo: sono gli ultimi, coloro che in apparenza avrebbero meno da insegnare ma che, come il piccolo seme crescendo diventa l’albero più grande del giardino, hanno saputo far sbocciare le coscienze degli studenti.

Da Luigi, senza dimora che privato di tutto (case, amori e famigliari) ha saputo custodire sorriso e dignità, ad Achmed, coraggioso ragazzo egiziano partito verso l’ignoto per un futuro migliore; da Paolo, Mario, Pierluigi e Fiorello, uomini che ogni giorno combattono contro le loro dipendenze per difendere la bellezza di una vita davvero libera, a Tito, che dal “fondo” di una cella ha saputo ritrovare uno spiraglio di luce nell’incontro con Don Roberto Malgesini.

Attraverso questo progetto, dunque, la “missione” è davvero entrata a scuola. Non tanto perché gli studenti hanno avuto modo di viaggiare ad extra verso terre e culture lontane – anche se incontri con i missionari non sono mancati – ma perché hanno colto, ad intra, dentro ogni persona, una scintilla di autentica umanità. Così facendo, gli studenti stessi sono diventati “missionari” non solo perché si sono sentiti “inviati” ad incontrare l’altro superando indifferenza, ma perché hanno compreso quale sia il vero compito che devono portare a termine a scuola: quello di sentirsi inviati verso la scoperta del proprio sé, del proprio irripetibile modo di amare, della propria personale via per “coltivare e custodire” il mondo che ci è donato.

Davide Griffini

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *