Vi racconterò qualche momento di uno strano incontro, strano non per caso, ma per scelta Chi può farci comprendere profondamente il canto di vittoria e di ringraziamento, dopo aver passato il mare e scampato alla morte, di Miriam e di Mosè, se non chi questa esperienza l’ha vissuta sulla propria pelle, la pelle che ha salvato non cadendo dalla jeep che attraversava il deserto, resistendo su un gommone che imbarcava acqua fino all’arrivo della guardia costiera? Per questo abbiamo invitato Appiah Kwasi, che ci ha raccontato questo e tante altre vicende drammatiche che ci toglievano il fiato, certo non diverse da quelle che a volte si sentono/vedono in Tv o che abbiamo visto al cinema nel bel film “Io capitano”.
Quello che proprio non ci aspettavamo, con grande sorpresa di tutti noi, è vedere il viso di questo non più giovane ragazzo, (gli avvenimenti che ci ha narrato sono accaduti 18 anni fa) solcato dal sorriso sereno di chi sa di aver avuto tanto dal Signore, in primis la vita. Oggi Appiah è un mediatore culturale a Castelvolturno, vicino alla comunità dei padri Comboniani; ha una moglie ed una figlioletta che spera di portare in Italia dal suo Paese di origine, il Ghana. Kwasi, che vuol dire Domenica, il giorno in cui è nato, è impegnato nella difesa dei diritti dei migranti, ma anche nell’indicare loro gli strumenti più adatti per comprendere la nostra realtà ed inserirsi proficuamente.
Noi probabilmente, ed anche ce lo auguriamo, non faremo mai questa esperienza fisica di passaggio attraverso il pericolo, la paura e la disperazione, ma come team formativo sentivamo la necessità di continuare a vivere “fisicamente” questo incontro, ed ecco l’idea: proviamo a danzare anche noi la nostra liberazione.
Siamo fortunati perché abbiamo la persona giusta: Simona Todaro, amica di vecchia data della famiglia saveriana, che della danza etnica ha fatto uno degli elementi portanti della sua vita ed il suo lavoro. Grazie a lei ascoltiamo il messaggio di alcune danze ebraiche e proviamo a danzarle. Non è facile farvi comprendere quale gioia e spensieratezza queste danze ci hanno dato. Di sicuro non abbiamo attraversato alcun mare, però ognuno di noi ha dovuto vincere un pizzico di vergogna e la consapevolezza dell’età.
Non vi sto a scrivere della Celebrazione eucaristica che ha preceduto tutto questo, né del pranzo e neanche dell’immancabile post pranzo fatto di comunicazioni e dell’organizzazione dei prossimi impegni.
Ora ci aspetta l’incontro del prossimo mese; e se provassimo con il liscio?
Nando Giannattasio