Bangladesh in ambulatorio :Senti che è di troppo un sapore di mango

Da fine febbraio siamo a Khulna, per sostituire Dr. Sr. Roberta, rientrata in Italia per le vacanze. Qui la forma di presenza è diversa, non siamo nella missione con i bambini e i ragazzi, ma la vita è più scandita dagli orari dell’Ospedale e dagli ambulatori che occupano tutte le mattine dal lunedì al venerdì e diversi pomeriggi la settimana. Il sabato c’è il giro in ospedale o, un paio di volte al mese, torniamo nel Sundarban per i medical camp. Come base siamo dalle Suore del Pime che gestiscono l’ospedale… praticamente in convento.

Qui si incontrano tante storie di persone malate e discriminate, c’è chi sostiene di essere riuscita a nascondere la lebbra al proprio marito, dicendo che alcune problematiche erano dovute a un ictus; chi prima di farsi curare ci deve pensare perchè il percorso è impegnativo e chi invece viene dalla Sr. Roberta perchè oltre a qualche medicina viene accolta come persona e riceve anche qualche aiuto necessario per la sopravvivenza… le sue amiche.

Maggio è il mese più caldo in Bangladesh. La temperatura da inizio mese staziona stabile sopra i 35° con percentuali di umidità elevatissime. La scorsa settimana poi ha toccato punte di 39-40° insopportabile. Come dice la saggezza di Patrick, il caldo serve a far maturare la frutta. Infatti è anche periodo di mango, così succosi che li mangi “sbrodolandoti” mani e faccia. Ogni volta che assaggio un mango mi torna alla mente quella poesia di David Maria Turoldo “Senti che è di troppo un sapore di pesca”. Lo so che il mango non è la pesca, ma sento che è di troppo un sapore di mango in mezzo alla realtà di questo mondo.

Un pomeriggio in ambulatorio arriva una famiglia, è l’ambulatorio per eseguire gli screening ai familiari dei pazienti con Tubercolosi attiva e valutare se devono prendere una terapia di profilassi, per evitare di sviluppare l’ infezione.

 

Arriva la famiglia composta da 4 persone: la moglie del paziente, due figli e la nuora. La nuora è una ragazza giovane, il foglio che ho davanti dice 18 anni. Inizia la moglie, occorre effettuare una iniezione intradermica e valutarne la reazione a distanza di un paio di giorni. La ragazzina guarda cosa succede e non vuole essere la prossima, come i bambini che hanno paura della puntura, si ritrae. Passano avanti gli altri e lei continua a tirarsi indietro ad avere paura. Ma nell’arco di pochi minuti è il suo turno. La osservo meglio, indossa un burka marrone, ha gli occhi vivaci e che sorridono, in testa, sopra il burka, indossa una coroncina come quelle che si usavano a carnevale per vestirsi da principessa.

Provo a tranquillizzarla con il mio scarno bengalese. Le chiedo come si chiama e quanti anni ha. E qui arriva la sorpresa “quattordici”, mi dice. Guardo Patrick per verificare di aver capito giusto e poi la collaboratrice di Sr.Roberta che ha compilato il modulo. Lei allora chiama la suocera, è lei ad aver detto l’età della ragazza. Ne segue una breve discussione fra l’operatrice e la signora. Da quanto intuisco, la signora ha detto 18 perchè per legge il matrimonio è proibito prima della maggiore età, quindi probabilmente non voleva storie.

Torniamo alla nostra ragazzina, come controprova le chiediamo in che anno è nata, 2011 conferma, ma non so il giorno, ci dice. Da quanto tempo sei sposata? 7 mesi. Le chiedo se sta bene o se ha qualche problema di salute, se assume medicine. Il marito ci dice che la settimana prima ha subito un aborto e sta assumendo alcuni antibiotici ed altre terapie. Considerata l’età e le terapie in atto, invece dell’iniezione dovrà eseguire una radiografia. Faccio spiegare da Patrick a lei e al marito, che in considerazione dell’età è meglio che aspetti qualche anno prima di avere dei figli. La congedo con una caramella, come facciamo sempre con i bambini che vengono a visita o ad accompagnare i propri genitori.

Medical camp

Un’altra mattina viene in ambulatorio la moglie di un paziente. E’ risultata positiva al test e quindi, come da linea guida ha eseguito anche la radiografia del torace, che è normale. Sto per prescrivere la terapia di profilassi prevista quando il marito interviene, dicendo che se lui è il malato allora è inutile dare la terapia alla moglie. Faccio spiegare l’importanza della profilassi per evitare che la moglie possa ammalarsi, ma il marito è inamovibile. Non riesco a cogliere la discussione fra il marito, la moglie, gli operatori e allora Patrick mi spiega che probabilmente ci sono problemi nel matrimonio. Io dico a Patrick che questa non è una buona ragione per non fare la profilassi.

Estraggo dalla borsa le linee guida governative, e dico a Patrick di spiegare che è un regolamento dello stato, non una cosa che si è inventata la dottoressa straniera. Poi, allontanato il marito, spieghiamo per bene alla signora in cosa consiste la terapia che deve prendere e le consigliamo che per il suo bene è meglio fare il trattamento. La signora accetta e le prescriviamo il trattamento.

In aprile abbiamo iniziato anche alcune attività con l’associazione AGTHAP di Sonadanga che segue i pazienti con talassemia e che effettua le campagne di coscientizzazione sulla ereditarietà di questa malattia . E’ una problematica estremamente difficile. I pazienti non solo devono eseguire trasfusioni di sangue, ma devono anche procurarsi i donatori e pagare tutto, donatore, esami, trasfusione.

 

Le trasfusioni frequenti portano a sovraccarico di ferro con danni a vari organi. Problematiche complesse che avrebbero bisogno di centri specializzati con team multidisciplinari, esami e terapie costose per un adeguato follow up. In una di queste mattine incontriamo un gruppo di famiglie, un’associazione di pazienti. Ritrovo la passione e la grinta che caratterizzano le associazioni di pazienti anche in Italia, con però ostacoli quasi insormontabili per ottenere per i propri figli il meglio delle cure. Qualcuno mi chiede se si può curare la talassemia, rispondo che a Dhaka fanno il trapianto di midollo osseo, costa 30 lak (3 milioni di taka all’incirca 25.000 €), oltre a non essere una procedura esente da rischi, anche per la vita del paziente, sorvolo sulla terapia genica che ora sta prendendo piede in varie parti del mondo.

medical campo a Chachai

Ecco questa è la realtà di questo paese. Esistono leggi per proteggere le ragazzine, ma non vengono rispettate da buona parte della popolazione, senza che le istituzioni facciano nulla. Fatico a comprendere cosa spinge dei genitori a dare in matrimonio una ragazzina appena adolescente. La donna deve rispondere a un uomo di famiglia, il padre, un fratello maggiore, il marito. Sono poche quelle che riescono ad essere indipendenti senza un maschio accanto, donne forti che riescono anche da sole ad allevare i propri figli e a dar loro una vita dignitosa. Le cure adeguate se le possono permettere solo i ricchi, gli altri si barcamenano comprando le medicine quando hanno i soldi. Ecco allora posso solo sperare che la vita non spenga il sorriso e la vivacità negli occhi delle ragazzine e in un domani più giusto in cui non sia necessario pagare un donatore di sangue per la sopravvivenza dei propri figli… e senti che è di troppo un sapore di mango.

Ambulatorio di Talassemia

SENTI CHE E’ DI TROPPO

Senti che è di troppo il sapore di una pesca in questa povertà

di case diroccate;

senti che non ti è lecito provare questo dolciore d’anima emigrata

dalla strada ferita della tua umanità.

Sposata hai una pena

di non sentire mai dolcezza alcuna che non sia di tutti; ed ora ti tenta questo profumo

di pesche e di arancí, ed ora ti seduce

questo languore di tigli, ed ora vorresti andartene in pace

in quest’orlo di città in queste ghirlande

di bimbi, a dimenticare.

E invece è tuo soltanto il grido della città disfatta sotto il sole,

e tu solo

puoi rianimare i corpi abbattuti ai piedi delle piante

nell’afosità dell’estate. Ah tu non puoi concederti a queste momentanee paci.

Tu sei la possibilità di una viva solitudine;

e il tuo sacerdozio è un’oasi

ove essi hanno il diritto d’approdare

dalle loro fatiche. David Maria Turoldo

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