Agenda settembre : speciale convivenza estiva

 

Agenda_2017-09

 

 


L a i c a t o S a v e r i a n o
Settembre
2017
Le attività del Laicato Saveriano Semi di Fede – Speranza – Carità
w w w . l a i c a t o s a v e r i a n o . i t
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Le Parole del Padre
Dopo la Convivenza Estiva (momento d’incontro, festa, riposo
ed anche lavoro assembleare), per i vari gruppi del Laicato
Saveriano riparte un “nuovo anno” di vita di famiglia. Ci
facciamo stimolare da uno scritto di San Guido Maria Conforti
sul tempo.
“Nella vita presente e nell’ordine naturale, non vi è cosa più
preziosa del tempo, che il Signore ci concede nella sua bontà
infinita. Il tempo è prezioso quanto è preziosa la grazia divina,
che ad ogni istante dovremmo accrescere, quanto è prezioso il
tesoro di meriti che ognuno può incessantemente accumulare,
quanto è preziosa la gloria celeste, che con l’esercizio delle
buone opere sempre più aumenta e grandeggia per il cristiano. Ma per un altro motivo non meno
forte è prezioso; esso è breve ed irreparabile. Passa colla rapidità del baleno, e la velocità del treno,
della luce e del suono. E mentre tutto si può rimediare, al tempo perduto più non si rimedia. Fugit
irreparabile tempus! Eppure questa è la cosa di cui dalla grande maggioranza degli uomini si tiene
poco conto e si spreca con leggerezza incalcolabile. E si spreca nel commettere il peccato, nel
passare i giorni nell’ozio e nell’omettere di fare quanto incombe per dovere, preferendo invece ciò
che più talenta. Nel punto estremo piangeremo il tempo perduto e di fronte alla morte ne
comprenderemo la preziosità, ma troppo tardi, perchè verrà la notte e non potremo più operare. I
reprobi per tutta l’eternità si struggeranno inutilmente nel desiderio di un’ora sola per ravvedersi,
mentre i beati Comprensori se potessero, nel possesso di Dio
che li rende pienamente felici, concepire un solo desiderio,
desidererebbero un po’ di tempo ancora per acquistare nuovi
meriti per il cielo. Persuaso di tutto questo un uomo di Dio, che
la vita trascorre nell’esercizio delle più elette virtù evangeliche e
nel giovare al prossimo, suole raccomandare a quanti
l’avvicinano due cose: il Crocefisso e l’orologio. Il primo perchè
è il grande Maestro di ogni perfezione, ed il secondo per
misurare con diligenza il tempo onde non perderne un solo
istante. (1918 – Parma – “La Parola del Padre”)
IN QUESTO NUMERO
Notizie dalla missione
ο Bangladesh: Franca e Patrick
Speciale convivenza
ο Assisi
Notizie di famiglia

Laicato Saveriano
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Notizie dal mondo
Bangladesh
Non li abbiamo certo dimenticati, quindi torniamo ad ascoltare cosa ci raccontano Patrick e Franca
dal Bangladesh.
Giugno
La domenica iniziamo anche a frequentare la
parrocchia di Satkhira. Dopo 60 km in moto si
arriva alla Missione di Satkhira, dove troviamo
il parroco, P. Lorenzo Valoti, il vice parroco P.
Melecio.
Il parroco all’apparenza un po’ burbero ha in
realtà il cuore tenero e si fa carico di
tantissime necessità dei suoi parrocchiani e ci
rende partecipi di alcune situazioni.
Approfittiamo anche della rete migliore per
aggiornare il blog e tenere i contatti.
Il lunedì si torna a Shyamnagar, inizia una
nuova settimana.
Il 15giugno è iniziato ufficialmente il mese di
Ashar e la stagione delle piogge. Il cortile della
missione, lastricato di mattoni, diventa un
parcheggio per quanti non riescono ad arrivare
alle proprie abitazioni con van (praticamente
dei carretti trainati da biciclette a pedali o con
motorino elettrico, che vengono utilizzati per
trasporto di persone e cose), moto etc.
Un vicino arriva tutti i giorni a
lasciare il proprio van, con il quale
commercia verdure e frutta
andandolia prendere ad un
mercato a circa 10 km da noi e
rivendendoli ad un altro mercato.
Quando passa saluta e poi si
ferma seduto sulla veranda a fare
due chiacchiere con P. Luigi e
Patrick.
Un pomeriggio arrivasubito dopo
pranzo, mi chiede se ho mangiato
e rispondo di sì….lui è
mussulmano ed è digiuno
dall’alba per il mese di Ramadan,
poi si ferma chiaccherare e
p.Luigigli chiede divalutare se è
ora di tagliare il casco di banane dalla pianta,
va a vedere e poi le taglia, allora p. Luigi gli
offre di prenderne qualcuna da mangiare alla
sera, dopo la rottura del digiuno, ma lui
rifiuta.La sera successiva é lui a regalarci delle
banane dal suo carretto.
Una sera arriva chiede dell’acqua e p. Luigi gli
riempie la bottiglia di acqua fresca di frigo che
il “Ciacia” beve avidamente poi, come suo
solito, si siede a chiaccherare; P. Luigi gli
spiega che stiamo per iniziare la
nostra preghiera della sera….ci guarda
perplesso mentre maneggiamo i cellulari, e
Luigi gli spiega che troviamo lì il nostro libro
sacro…annuisce con far poco convinto.
Noi iniziamo a recitare i Vespri in Italiano e lui
resta seduto in silenzio ad ascoltarci fino alla
fine….certo non è dialogo interreligioso, ma
sicuramente è rispetto reciproco e
condivisione.In ambulatorio arriva anche il
primo paziente ematologico, è un bimbo di 2
anni che appartiene alla tribù dei Munda, ha

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degli esami del sangue che non promettono
nulla di buono. Il papà torna dopo pochi
giorni, ci dice che ritirerà gli esami quel
giorno, allora gli diciamo di passare alla
Missione per vedere il referto. Dopo poche ore
arriva accompagnato anche dalla moglie e dal
figlio. Purtroppo ladiagnosi è confermata,
leucemia acuta. Penso che nei posti dove ho
lavorato in Italia, a Monza ed ora a Parma, la
situazione sarebbe stata gestita da ottimi
specialisti di oncoematologia pediatrica con
grande professionalità ed umanità. Dico alla
mamma di sedersi, P. Luigi mi fa da interprete
e spiega ai genitori che la situazione è grave,
che si può provare a curare la malattia, ma
che occorre andare a Khulna o Dhaka o anche
in India a Calcutta, inoltre tutte le cure sono a
pagamento….dubito che si riesca a trattare
come si deve. Ci si sente impotenti di fronte a
queste cose, possiamo solo essere solidali con
questi genitori ed affidare tutta la famiglia al
Signore.
La settimana appena trascorsa è stata la
“settimana della donna”.
Alla Missione sono ospiti le Dr.sse Lorena
ginecologa e Sara, ginecologa in formazione
specialistica, accompagnate dal tecnico di
laboratorio esperto in citologia Paolo. Durante
tutta la settimana effettuano visite e screening
ginecologici alle donne locali
Grazie ad una estesa campagna pubblicitaria e
al passaparola le donne arrivano a frotte. Il
primo giorno le pazienti che vincono la
timidezza e la vergogna, raccontano i loro
problemi a Nilima che fa da interprete e poi si
lasciano visitare
Qualcuna torna nei giorni seguenti ad
accompagnare una sorella, cognata, nuora o
parente.
Il tutto avviene fra lo stupore degli stessi
responsabili dell’Ospedaletto che non si
aspettavano così tante pazienti soprattutto
nell’ultima settimana di Ramadan, ma come al
solito le donne sanno sorprendere e hanno
colto al volo questa grande opportunità.

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SPECIALE CONVIVENZA
Assisi…sulle orme di Francesco…
Anche quest’anno i Laici Saveriani hanno trascorso un intenso periodo di convivenza estiva…Per chi
non c’era… ve lo raccontiamo giorno per giorno
GIORNO 20 DOMENICA
Appuntamento nel primo pomeriggio presso la
struttura di Fontemaggio (Assisi) dal 20 al 26
agosto per la convivenza estiva del LAICATO
SAVERIANO. E’ tutto un rivedersi, ritrovarsi,
salutarsi… insomma si riprende contatto. Alle
ore 18, a piedi, ci siamo recati nella Cattedrale
di San Rufino per la Celebrazione Eucaristica,
ed è allora che davvero ha preso il via la
nostra Convivenza. I lavori di ricostruzione
della Cattedrale furono avviati nel lontano
1140 e si prolungarono per vari decenni, S.
FRANCESCO non ne vide il termine. Rufino
fu il primo vescovo di Assisi giuntovi da
AMASYA (Turchia), per predicare il Vangelo,
intorno al III secolo. Il duomo si presenta in
tutta la sua bellezza, in stile romanico umbro
con tre rosoni e tre portali. Si racconta che il
fonte battesimale sia quello dove furono
battezzati Francesco e Chiara.
Sarà solo la prima tappa della convivenza:
dalla chiesa Madre di Assisi andremo ad
incontrare tutti i luoghi che hanno visto la
presenza del Santo. A sera, dopo cena, è bello
ritrovarsi in famiglia per raccontarsi, anche
attraverso una dinamica preparata
“artisticamente” da Marta che ci ha visto
riuniti nel fresco del cortile.
Anche questa convivenza si presenta fin dalle
prime ore carica di aspettative e progettualità
rispetto al nuovo anno che ognuno vivrà nella
sua realtà territoriale come laico saveriano;
nei prossimi giorni ne vedremo-vivremo delle
belle.
Elena
GIORNO 21 LUNEDì
San Damiano: “luogo beato e santo”
(FF351)
“Và in pace anima mia benedetta! Colui che
t’ha creato, ti ha amato sempre teneramente
come la madre ilsuo figliolo piccolino. E tu,
Signore, sii benedetto perché mi hai creato”.
Queste le parole che mi erano rimaste nel
cuore e nella mente l’ultima volta che ero
stata a San Damiano, parole che S. Chiara,
dopo ventotto anni d’infermità, ha esclamato
prima di morire, la sera dell’11 agosto 1253,
ed ora impresse in una targa posta nel
dormitorio delle “Povere Dame”, proprio sul
giaciglio di Chiara.
In queste parole c’è per me la sintesi di ciò
che San Damiano rappresenta: un luogo di

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pace, un luogo santo, un luogo di benedizione,
il luogo dove si è manifestato l’Amore del
Signore. S. Francesco e S. Chiara lo hanno
accolto, si sono fidati ciecamente di Lui, hanno
compreso e portato a termine la missione
affidata loro, benedicendo Dio fino all’ultimo
respiro.
Lunedì 21 Agosto, primo giorno della
convivenza, dopo una ricca e profonda
meditazione di Adriana mmx, sull’incontro tra
S. Francesco ed il Crocifisso di San Damiano,
sulla “sua preghiera” davanti a Gesù in croce,
ci siamo recati a piedi, da Fontemaggio a San
Damiano, 40 minuti di cammino. Ritornavo
così in quel luogo che l’ultima volta mi aveva
tanto emozionato soprattutto per la
benedizione di “madonna Chiara” al momento
del trapasso.
Strada facendo avevo la certezza che quel
luogo mi avrebbe ancora suggerito tante
riflessioni.
Silenzio!! A San Damiano l’invito a rispettare il
silenzio è la chiave per vivere la visita come
un’esperienza di fede, la tappa del
pellegrinaggio per immergersi nella spiritualità
francescana.
Gli spazi più significativi a San Damiano sono:
La Chiesa, per il cui restauro San
Francesco si affaticò così tanto e qui,
mentre pregava, “una voce discesa” dal
legno della croce sonò così: “Và,
Francesco e ripara la mia casa, che,
come vedi, và tutta in rovina”
(FF3175).
Sopra l’altare la copia del Crocifisso che
parlò al santo, (l’originale si trova nella
basilica di S. Chiara) e dietro di esso, la
finestrella attraverso cui Francesco
gettò il denaro ricavato dalla vendita
delle stoffe per il restauro della Chiesa.
Coretto di S. Chiara, luogo di preghiera
delle clarisse.
“Quando essa tornava da la orazione,
la faccia sua pareva più chiara e più
bella ch’l sole. E le sue parole
mandavano fora una dolcezza
inenarrabile, intanto che la vita sua
pareva tucta celestiale” (Suor Amata
FF3002)
Refettorio di S. Chiara, luogo dove
“nello splendore di madama Povertà”,
Chiara e le sorelle vi consumavano i
pasti e dove, in occasione della visita di
papa Gregorio IX, su ogni pane
s’impresse una croce nel momento in
cui Chiara benedisse la mensa.
Che emozione suscita l’angolo in cui il
posto di Chiara è segnato da una croce
e da fiori!!
Dormitorio di S. Chiara, qui le “Povere
Dame” riposavano su umili giacigli ed
anche qui i fiori e la croce segnano il
posto di Chiara.
Da qui, la notte di Natale del 1252,
inferma sul suo giaciglio, Chiara, come
attraverso un televisore, partecipò alla
liturgia natalizia celebrata nella basilica
di San Francesco. Tanto grande era il
suo desiderio!!
Qui, a Chiara, due giorni prima di
morire, fu consegnata la bolla di papa
Innocenzo IV che confermava la Regola
delle clarisse. Qui morì, esclamando la
benedizione “Và secura in pace, anima
mia….”
Il Chiostro, un angolo di pace, dove
Chiara, nel settembre del 1240 affrontò
le truppe di Federico II di Svevia “Che
si erano riversate entro i limiti del
luogo, fin dentro il Chiostro delle
vergini…. Con impavido cuore, ordinò di
condurla, inferma com’era, all’uscio e
portarla davanti ai nemici, preceduta
dalla cassetta d’argento nella quale era
devotissimamente custodito ilcorpo del
Santo dei Santi. I saraceni, sgominati
dalla forza della preghiera, in tutta

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fretta lasciarono il luogo di San
Damiano”(FF 3201)
Giardino del Cantico, “Francesco
soggiornò a San Damiano per
cinquanta giorni e più. Non essendo in
grado di sopportare di giorno la luce,
né durante la notte il chiarore del
fuoco, stava nell’oscurità in casa e nella
cella. Gesù gli disse in spirito: ”Sii
fedele ed esultante, Francesco, nelle
tue infermità e tribolazioni: d’ora in poi
vivi in letizia, come se tu fossi già nel
regno”. Francesco pieno di gioia
disse:”Altissimo, Onnipotente bon
Signore ….” (FF1591-92)
Cosa hanno detto a me i luoghi di San
Damiano, in questa tappa del pellegrinaggio-
convivenza 2017?
Sono rimasta un bel po’ in preghiera nella
chiesetta del Crocifisso e come suggerito da
Adriana ho fatto mia la preghiera di
Francesco:”O alto e glorioso Dio….” E mi sono
rivolta la domanda: “Signore, che vuoi che io
faccia?”.
Come è difficile distinguere il progetto di Dio
sulla nostra vita, dal nostro progetto. E’
difficile capire anche il progetto di Dio sulla
vita degli altri, di coloro che ci sono accanto,
dei nostri familiari, dei nostri compagni di
cammino. Ho riflettuto sul fatto che spesso noi
pensiamo che gli altri debbano fare ciò che per
noi è giusto, è doveroso, ènecessario e
pretendiamo che dobbiamo essere noi e non il
Signore ad indicare le scelte da fare. “Signore
cosa vuoi che lui/lei faccia?”
Forse la nostra missione è piuttosto quella di
avvicinare le persone al Signore, farle
innamorare di Lui , perché sia Lui, solo Lui a
svelare il progetto di vita per ognuno.
“Signore cosa vuoi che io faccia?”.
Spero di averlo capito ma se pure così non
fosse, mi auguro che il Signore mi conduca
comunque a realizzare la missione affidatami.
In fondo ha fatto così anche con Francesco:
“va e ripara la mia Casa”, ovviamente non
quella di pietra, per poi condurlo a realizzare
un progetto ben più ampio ed all’inizio
incomprensibile.
Nel Chiostro, all’interno della Galleria del
cantico, mi sono soffermata sul momento della
vita di Francesco dal quale è scaturita la
preghiera di Lode più bella di tutti i tempi. Ed
in particolare sono stata attratta dai versetti.
“Laudato sii, o mio Signore, per quelli che
perdonano per amor tuo e sopportano malattia
e sofferenza. Beati quelli che sopporteranno in
pace perché da te saranno incoronati.”
Il pensiero è andato subito ai miei ammalati,
alle mamme alle quali porto Gesù Eucaristia e
ad una in particolare, non molto anziana che
vive da sola in casa e sulla sedia a rotelle. Mi
accoglie sempre con un gran sorriso e piena di
gratitudine, ha parole comprensive e benevole
verso tutti i suoi cari…
Laudato sii, o mio Signore, per i miei ammalati
che mi mostrano il Tuo Volto e mi insegnano
come si sopportano “malattia e sofferenza”.
Ogni visita a San Damiano, “luogo beato e
santo” è un’esperienza di fede!!
Anna Paola

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GIORNO 22 MARTEDI’
La Convivenza estiva ad Assisi è stata
itinerante: ogni giorno ci siamo recati in un
luogo francescano e lì, accompagnati dal
poverello di Assisi, abbiamo riflettuto
coniugando il messaggio di Francesco e quello
del Conforti. Entrambi così diversi e così vicini:
il primo pronto ad incontrare i poveri, i
lebbrosi, i pagani, l’altro pronto a spendere la
sua vita per incontrare i non cristiani e
formare missionari per “fare delmondo una
sola famiglia in Cristo”. Accompagnati da
questi due “grandi” della Chiesa c’era da
rimanere travolti da tanta ricchezza di
spiritualità, perciò ogni giorno ci è stata
proposta da Adriana, missionaria saveriana, e
da Padre Rosario una meditazione visitando un
luogo caro allo sposo di Madonna Povertà.
Il martedì 22 agosto ci siamo recati all’Eremo
delle carceri. Adriana ci ha spiegato che lì non
c’era un carcere con detenuti ma era il luogo
privilegiato da Francesco per ritirarsi in
preghiera (carceres dal latino = luogo
solitario, appartato). E in quel luogo isolato
Francesco, trasfigurato in Cristo, riusciva a
trovare la forza per incontrare i volti sfigurati
dei poveri e dei sofferenti. Il legame tra
contemplazione e azione è presente in ogni
cristiano che sia disponibile all’incontro dei
fratelliin Cristo. Già nella preghiera del
mattino, preparata da Vittorio e Mariele, Il
cardinale Carlo Maria Martini ci ha guidato con
le seguenti parole: “Il fare non sia determinato
solo dalle urgenze, dalle necessità, ma sia
ritmato da questo progetto che nasce da un
ascolto della Parola e da un atteggiamento di
deserto, di silenzio contemplativo”.
D’ora in poi, in cammino con Francesco ogni
giorno cercheremo di“fare” ilnostro eremo
per aprirci all’ascolto del Signore.
Mirella

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GIORNO 23 MERCOLEDì
La gita di un giorno all’interno della
convivenza estiva è ormai una piacevole
abitudine. Degli anni scorsi ricordiamo la visita
al santuario del S.S. Salvatore di Montella
(Av), il pellegrinaggio alla Casa madre di
Parma, la visita alla Villa d’Este e alla sue
splendide fontane a Tivoli.
Quest’anno la meta scelta è stata di tipo
naturalistico. Ci siamo recati, infatti, ad una
fra le più alte e spettacolari cascate d’Europa:
la Cascata delle Marmore.
Si trova a poca distanza da Terni ed è formata
dal fiume Velino che defluendo dal lago di
Piediluco, si tuffa con fragore nella sottostante
gola del fiume Nera. Ha un dislivello
complessivo di 165 m, suddiviso in tre salti.
Il nome deriva dai sali di carbonato di calcio
presenti sulle rocce che sono simili a marmo
bianco.Le acque della cascata sono utilizzate
per la produzione di energia idroelettrica e per
questa ragione non è sempre aperta a pieno
regime.
La cascata si contraddistingue per la
straordinaria ricchezza biologica. Numerosi
sono i vegetali ed animali tipici degli ambienti
fluviali e sono presenti specie di uccelli rari o
addirittura unici in Italia. L’importanza di
questa biodiversità è testimoniata dal fatto
che l’area del Parco della Cascata delle
Marmore è stata riconosciuta a livello europeo
come sito della Rete Ecologica Europea Natura
2000.
L’acqua nel corso dei secoli ha anche scavato
grotte con stalattiti e stalagmiti nel travertino.
Alcune grotte sono visitabili e rappresentano
un aspetto ancora poco conosciuto della
cascata delle Marmore.
La storia di queste cascate risale al periodo
romano quando la particolare configurazione
geologica del luogo portò alla formazione di
una grande palude stagnante, nociva per la
salubrità dei luoghi. Il console romano Manio
Curio Dentato ordinò perciò nel 271 a.C. la
costruzione di un canale per far defluire le
acque stagnanti in direzione del salto naturale
di Marmore: da lì l’acqua precipitava
direttamente nel fiume Nera, affluente
del Tevere.
Nei secoli seguenti le varie opere succedutesi
di regimazione delle acque, crearono non
pochi problemi alla piana sottostante,
ostacolando il corretto deflusso del Nera e
provocando l’allagamento delle campagne
circostanti. Per ovviare a questo Papa Pio VI,
nel 1787, incaricò l’architetto Andrea Vici il
quale operò direttamente sui balzi della
cascata, dandole l’aspetto attuale e risolvendo
finalmente la maggior parte dei problemi.
Nel XIX secolo le acque della cascata
cominciarono a essere utilizzate per la loro

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forza motrice e tutt’oggi sono intensamente
sfruttate per la produzione di energia
idroelettrica.
Più affascinante della storia è però la
leggenda sulle origini della cascata. La
ninfa Nera, infatti, si innamorò del
giovane pastore Velino. Per i due era
difficile frequentarsi perché
appartenevano a due mondi troppo
diversi. Giunone, infuriata, trasformò la
Nera in unfiume perché aveva
trasgredito le regole che non
consentivano l’amore con gli esseri
umani. Velino si gettò a capofitto dalla
rupe di Marmore credendo che Nera
stesse annegando in quelle acque che
prima non c’erano. Giove, per evitargli
morte certa, durante il volo lo trasformò
in acqua, così da salvarsi e ricongiungersi
con Nera per l’eternità.L’accesso al parco
è possibile dal basso (belvedere inferiore) e
dall’alto (belvedere superiore) e diversi
sentieri lo percorrono.
Partiti per trovarci all’ingresso inferiore, dove
la cascata si vede nella sua interezza, ci siamo
(naturalmente…) ritrovati pressoché tutti
presso l’ingresso superiore, da lì siamo perciò
entrati per percorrere lo scosceso sentiero che
costeggia le cascate.
Circa alla metà del sentiero i coraggiosi (sia
quelli dotati di impermeabile che quelli
sprovvisti) hanno percorso il breve tunnel che
permette di raggiungere il “balcone degli
innamorati” dove ci si trova direttamente a
fianco della grandiosa cascata. L’entusiasmo
per l’imprevista “doccia” è stato tale che il
nostro padre Rosario si è trasformato in
promotore turistico per tutto il percorso di
ritorno nel tunnel magnificando l’esperienza
appena vissuta.
Mentre alcuni “intrepidi” autisti ritornavano sui
loro passi per recuperare automobili e
sacchetti del pranzo, il grosso del gruppo ha
proseguito ritrovandosi ai piedi della cascata
dove sono presenti un Centro di educazione
ambientale, un piccolo stagno artificiale a
scopo didattico e la partenza degli altri sentieri
che permettono di visitare scorci diversi delle
splendide cascate.
Consumato un breve pasto, abbiamo aspettato
l’orario in cui le cascate, per l’aumento del
deflusso delle acque, assumono il loro aspetto
migliore.
Alle 15, alcuni segnali acustici hanno avvisato
dell’apertura delle paratoie di regolazione così
che in pochi minuti la portata è aumentata
fino a donare alla cascata il suo aspetto
migliore che è spesso accompagnato da
fantastici arcobaleni.
Il pomeriggio si è concluso con alcune ore di
“shopping” ad Assisi con un po’ di dispiacere
fra chi ai negozietti di souvenir avrebbe
preferito qualche altra escursione nel Parco
delle Marmore.
Alberto

Laicato Saveriano
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GIORNO 24 GIOVEDI’
La Porziuncola e l’Appartenza.
È giovedì 24 agosto, la convivenza estiva sta
ormai volgendo verso la fine e ad Assisi
riesplode il caldo. Inizia a sentirsi la
stanchezza, tuttavia continuiamo ad essere
carichi e impegnati.
La giornata ha inizio alle nove con la preghiera
del mattino che sapientemente ci aiuta a
prepararci a quella che sarà la visita prevista
nel pomeriggio alla Porziuncola: San Francesco
«ci dice che non si può vivere della vana
superficie delle cose ma che solo i significati
nuovi, scritti nel cuore di Dio e nel Vangelo,
orientano l’uomo. E ci dice ancora che il male
è mistero duro e ha bisogno di pentimento e di
perdono per essere vinto. Che per servire Dio
e il prossimo, delle cose basta una “piccola
porzione” e “ilresto dallo ai poveri per
giustizia e sarai felice”. È forse già paradiso,
questo? Sì, la Porziuncola ne è un
lampeggiamento, un anticipo, perché essa è la
“Porta Santa sempre aperta” in perenne
Giubileo di perdono
e di grazia».
Il resto della
mattinata ci vede
impegnati,
raggruppati in tre
gruppi, nella
seconda parte dei
laboratori
sull’animazione
missionaria per
individuare punti di
forza e di debolezza
dell’animazione
missionaria in Italia,
in relazione ai
singoli ambiti ed
esperienze esistenti,
e per individuare
progettualità e proposte – indicando modalità,
motivazioni ed obiettivi – sempre di
animazione missionaria in Italia.
Ore 13:00, è l’ora del ristoro seguito da un
breve riposo e nel primo pomeriggio si parte
alla volta di Santa Maria degli Angeli. Non
distante dalla Basilica, ci accolgono le sorelle
Francescane Missionarie di Maria ospitandoci
nella sala “Sofia”, non a caso saggezza e fede
ci accompagneranno lungo tutto il pomeriggio.
Nella sala Sofia prende la parola la cara
Adriana (mmx) che ci accompagna con la sua
meditazione: parole semplici e profonde che
dapprima spiegano cos’è la Porziuncola e poi
vanno a toccare il nostro cuore attraverso le
parole di San Francesco, la Parola di Dio e del
nostro Santo Fondatore. La grande Chiesa è
costituita dalla piccola chiesa, da piccole
porzioni nelle quali vi è ancora un altro
elemento: «il nostro cuore, luogo appartato-
carcere interiore, da dove ha origine la nostra
forza…e il tutto ci dà l’idea di uno nell’altro e
non uno accanto all’altro. “Io nel Padre, il
Padre il me».

Laicato Saveriano
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Ci concediamo qualche minuto per far
sedimentare la riflessione di Adriana e, in
silenzio, ci prepariamo all’Appartenenza.
L’Appartenenza è un momento molto
particolare delle nostre convivenze: ogni anno
si sceglie, apponendo una firma su di un
quaderno – il Libro dell’Appartenenza – di far
parte della famiglia del Laicato Saveriano,
condividendone e vivendone il carisma e la
spiritualità e ci si impegna a camminare con e
a servire questa famiglia. Anche se non ha
valore sacramentale o legale, questa firma
non è solo un segno su di un foglio, è molto di
più: è una libera scelta di vita, di fede, di stile
e di famiglia; è per questo che le parole che
ognuno condivide prima del gesto di
Appartenenza sono sempre molto cariche di
emozioni e spiegano il punto del cammino in
cui ognuno si trova. Vi riporto le parole
introduttive all’Appartenenza: «Ci troviamo a
vivere il momento dell’appartenenza in un
luogo particolare, dove ogni angolo ispira un
“rendimento di grazie a Dio”, una lode per
tutti i doni da Lui dispensati a piene mani
all’umanità. Abbiamo calpestato il suolo dove
San Francescoe Santa Chiara con lo sguardo
fisso sul Crocifisso hanno vissuto una vita di
preghiera e contemplazione, abbiamo
attraversato gli spazi dove hanno donato la
loro vita a servizio dei più poveri, abbiamo
visto da dove è iniziato il loro percorso per
realizzare la missione di ‘restaurare’ la
Chiesa…abbiamo accolto nel cuore le parole di
lode sgorgate dai loro respiri. È un grande
privilegio rinnovare la nostra appartenenza
alla famiglia delLaicato Saveriano durante
questa convivenza/pellegrinaggio qui ad
Assisi, dove sono stati tanti i momenti di
riflessione personale e di famiglia».
Di fianco al Libro dell’Appartenenza erano
posti una copia dell’originale Lettera
Testamentodi Confortie ilCrocifisso, a
ricordarci che la nostra vocazione non è frutto
della nostra sensibilità, ma è risposta ad una
chiamata che proviene daLui, Sua è
l’iniziativa, non a caso, infatti, tra le parole
condivise prima del gesto sono state ricorrenti
“Signore, cosa vuoi che io faccia?” e “Dammi,
Signore, senno e discernimento per compiere
la tua vera e santa volontà”. L’Appartenenza si
è conclusa con la preghiera del Laicato
Saveriano e quella per i laici che sono in
missione e così anche Franca e Patrick, se pur
in Bangladesh, sono stati spiritualmente con
noi.
L’emozione non è finita, a piccoli gruppi ci
siamo diretti nella grande Basilica di Santa
Maria degli Angeli a contemplare la piccola
chiesetta all’interno – la Porziuncola. È
impossibile descrivere e raccontare com’è
visitare la Porziuncola: attraverso la preghiera
del mattino, la meditazione di Adriana e
l’Appartenenza ognuno di noi è entrato con il
cuore colmo e rivolto al Signore, in ognuno di
noi vi è stata una risonanza diversa, ma
sicuramente ognuno di noi ha reso grazie.
Nell’ultima mezz’ora siamo stati piuttosto liberi
di “girovagare” per Santa Maria degli Angeli,
qualcuno si è affacciato a salutare altri amici
missionari alla Domus Pacis, presenti ad Assisi
in occasione delle giornate di spiritualità
missionaria organizzate dalla Fondazione
Missio, altri ne hanno approfittato per sostare
ancora in Basilica. Ad un quarto alle otto
siamo stati pronti per far ritorno nella
struttura che ci ospitava. Una giornata piena,
faticosa, ma con un’unica parola: Laudato sii,
mio Signore! Grazie!
M. Rosaria

Laicato Saveriano
Settembre 2017
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GIORNO 25 VENERDI’
Raccontare la convivenza del Laicato
Saveriano non è mai facile; non è una
successione di attività organizzate, ma un
tempo di incontro, emozioni, fermento,
condivisione e confronto, in cui, in spirito di
famiglia, si guarda, con prospettive nuove,
all’esperienza della Missione.
Venerdì 25 Agosto è stata la giornata
conclusiva di questa convivenza nella terra di
Francesco d’Assisi; dopo l’ultimo momento di
lavoro delle equipe per la missione, il
gruppo si è riunito in assemblea per
presentare e discutere gli argomenti propri
della vita associativa e per definire le linee
guida del prossimo anno pastorale: attività di
animazione missionaria, appuntamenti
formativi, di spiritualità e di convivenza. Lo
scambio in assemblea è sempre vivace:
momento di raccolta di opinioni e di dibattito
aperto e costruttivo in cui è possibile che
qualche animo si scaldi. Ma a tutto c’è
rimedio, poiché ci si ritrova poi nella fraternità
che la celebrazione conclusiva riesce a farci
vivere.
La messa, presieduta da P. Rosario
Giannattasio, si è arricchita della riflessione di
P.Matteo Rebecchi, missionario saveriano in
Indonesia, che ha focalizzato l’attenzione sulla
bellezza del carisma saveriano, che ci spinge
al primo annuncio e ad operare in unità nella
diversità. La liturgia del giorno ci ha posto
nuovamente dinanzi Ruth e Noemi, nostre
compagne di viaggio del precedente cammino
formativo; risuona in noi tutti la coraggiosa
scelta di Ruth “dove andrai tu, andrò anch’io,
e dove ti fermerai, mi fermerò; il tuo popolo
sarà il mio popolo e il tuo Dio sarà il mio Dio”.
A connotare la bellezza di questa celebrazione
vi è stata anche una forte simbologia,
proposta da Beatrice e Fabrizio di Ancona, che
ci ha consentito di ripercorrere, nella
processione offertoriale, tutte le tappe del
nostro cammino in terra francescana, da cui
tutti ci siamo congedati con un caloroso e
fraterno abbraccio, accompagnato dal
motto/augurio “pace e bene”.
Marta Chiaradonna

Laicato Saveriano
Settembre 2017
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ALCUNE TESTIMONIANZE
Ecco una breve riflessione sull’esperienza
vissuta quest’estate da parte di una nuova
amica.
Di ritorno dalla mia prima convivenza estiva
saveriana cerco di trattenere le sensazioni
vissute nei giorni scorsi, prima che la
quotidianità, lo voglia o no, se le porti via..
Giorni intensi trascorsi nella terra di S.
Francesco: un ambiente mistico e surreale che
fa da cornice alle nostre intense giornate.
Luoghi che concorrono a rendere ancora più
speciali i momenti di preghiera e meditazione
della Parola, di confronto, di convivialità tra il
gruppo.
Ottima scelta per staccare la spina e
rigenerarsi. Mi sono sentita accolta da subito:
rispetto, libertà, discrezione, partecipazione,
fratellanza e divertimento mi hanno fatto
sentire a casa.
E i più giovani? Con piacevole sorpresa ho
notato il desiderio di condivisione e fratellanza
di una quindicina di adolescenti e bambini,
quasi ad imitare il clima dei grandi (anche
senza quasi…) segno che l’esempio fa da
padrone. Ed ancora il cuore della convivenza:
il tema della Missione. Mi sono semplicemente
messa in ascolto; argomenti di un certo
spessore legati all’attività e all’animazione
missionaria, scambi di idee e proposte per far
crescere il laicato saveriano.
Infine, ma non meno importanti, i momenti di
preghiera: l’incontro con Dio, nutrimento per
l’anima. Emerge l’importanza di “carcerarsi”,
come faceva S. Francesco: chiudere la porta
della nostra stanza per incontrarci con Lui,
come quando ci si prepara ad incontrare
l’innamorato/a. Il Regno dei Cieli è dentro di
noi, ma dobbiamo scavare per trovarlo.
Ritagliarsi quel momento della giornata, per
una metodica e mistica solitudine, diventa
fondamentale per crescere spiritualmente. E
allora la quotidianità, tra una corsa ed un
affanno, acquista più valore Mi risuona una
frase che la convivenza miha fatto ricordare:
“Il volo sta agli uccelli come la meditazione sta
all’Uomo”. In una relazione personale ed
intima avviene la Rivelazione e si riceve una
Missione
E chissà che il tutto, condito con una Fede
retta e un’Umiltà profonda, concorra ad una
missionarietà di eccellenza. Voi che ne dite?
Michela

Laicato Saveriano
Settembre 2017
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Ka.Ka, che responsabilità!
Ka.Ka non è l’acronimo di una multinazionale
quotata in borsa e neanche il nome di un
parente italiano del famoso giocatore del
Milan di origini brasiliane. Ka.Ka è
l’abbreviazione di qualcosa di ben più
importante: capo campo. Ebbene sì, durante
le convivenze del laicato saveriano una
persona a sorte (pensate quale gioco strano fa
la fortuna) viene nominata capo campo e si
ritrova a vivere l’esperienza della convivenza
da unaprospettiva nuova, a volte faticosa, ma
che permette di comprendere come viene
preparata e organizzata ogni singola giornata
della settimana. Quest’anno ad Assisi, ospitati
presso l’amena cornice del Camping
Fontemaggio, la sorte si è orientata su di me
cercando di illuminare qualità a me “oscurate”
come la gestione delle tempistiche delle
attività e la soluzione di piccoli inconvenienti.
In sintesi puntualità e problem solving. Quale
occasione per sfidare le mie capacità in tali
attitudini! Fortunatamente il gruppo presente
alla convivenza Assisi 2017 è stato molto
paziente e attento alle esigenze che via via si
presentavano di giorno in giorno. Il Ka.Ka
ricordava gli appuntamenti ad inizio giornata e
curava solo che le intense attività venissero
svolte nei tempi a volte contingentati. Con
quale piacere ricordavo l’inizio del pranzo e
della cena data l’ottima cucina. La gente
umbra ha confermato le sue doti in campo
culinario e noi ne abbiamo giustamente
approfittato. Oltre ad avere attenzione per gli
orari il Ka.Ka ha come compito quello di
essere un po’ il riferimento per le informazioni
che riguardano la gestione degli spazi e dei
momenti di incontro nelle varie equipe. Un
compito che mi ha permesso di consolidare
relazioni con molti:questo certamente uno
degli aspetti positivi dell’esperienza. È stato
bello avere del tempo per le relazioni e solo
per questo vale la pena buttarsi in questo
seppur breve “gioco delle parti”. Durante la
settimana inevitabilmente mi è capitato di
fermarmi anche solo per dare un’informazione
con tutti, partendo dairagazzifino a persone
con cui durante l’anno non è poi facile
rivedersi. Tra tutti ritengo comunque che il
ruolo di Ka.Ka sia vissuto con particolare
attesa soprattutto dai più giovani. Sarà
l’abitudine ormai consolidata nel tempo ma
con i più giovani si instaura subito un buon
legame: mi è capitato più di una volta di
ricevere da loro richieste o permessi per fare
delle attività. Questo non me lo aspettavo,
infatti spesso mi coglievano impreparato nella
risposta! Questo aspetto è quello che più mi
rimane di un’esperienza che ho vissuto con
piacere. Alla prossima convivenza e al
prossimo Ka.Ka!
Stefano

Laicato Saveriano
Settembre 2017
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DALLA PARTE DEI BAMBINI
Anche quest’anno mi è piaciuto tutto
della convivenza: visitare le chiese tutti
i giorni un po’ di meno ma è stato
significativo. Quello che mi è piaciuto di
più è stato San Damiano perché è un
luogo umile ma allo stesso tempo bello
ed essenziale: aiuta a vivere la
spirtitualità di san Francesco ea sentirsi
più vicini a Gesù.
Francesco Isaac
La convivenza di quest’anno mi è
piaciuta perché siamo andati a visitare
tante chiese che non avevo mai visto e
perché
abbiamo fatto la recita del piccolo
principe con tutti i miei amici. Mi è piaciuto
soprattutto la basilica di S. Francesco perché
avevamo gli auricolari per ascoltare e ho
imparato tante cose.
Miriam

Laicato Saveriano
Settembre 2017
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Per nutrire la riflessione
San Damiano…
A partire da questo numero, pubblichiamo su Agenda le riflessionidi Adriana, Missionaria di Maria
che vive nella comunità di Cava (SA) e di P. Rosario. Ad entrambi il nostro grazie piùsentito per
l’accompagnamento e la presenza gioiosa e serena durante tutta la Convivenza estiva. Come
dimenticare di ringraziare, inoltre, P. Dante e P. Matteo che con semplicità sono stati nostri
compagni di viaggio.
Il Crocifisso, l’Agnello è l’unica lampada che illumina la città santa, la
nuova Gerusalemme (Apocalisse 21, 22-23)
Cenni storici
Francesco si era arruolato nell’esercito
crociato di Gualtieri di Brienne che difendeva i
diritti del Papa; partì per la Puglia ma arrivato
a Spoleto si ammalò. Nella notte sentì una
voce che gli chiedeva premurosa:” Francesco,
Francesco, chi ritieni possa esserti più utile: il
servo o il padrone?… “Il padrone”, rispose
Francesco.
Allora, riprese la voce:”perché cerchi dunque il
servo in luogo del padrone?” … e Francesco:
“COSA VUOI CHE IO FACCIA ,SIGNORE?”
… “ritornaad Assisi, là ti sarà detto ciò che
dovrai fare”… Cf . II Celano 5-7
Nel 1205 mentre pregava all’interno della
Chiesa di San Damiano, Francesco raccontò di
aver sentito parlare il Crocifisso, che per tre
volte gli disse :”Francesco, và e ripara la
mia casa che, come vedi, è tutta in
rovina”
Non si riferiva soltanto a quella chiesetta, che
giaceva in cattive condizioni, ma era un vero e
proprio invito a riformare tutta la Chiesa nel
suo complesso. Cf l’angoscia vissuta da Gesù
nel tempio : Gv 2,13-19 … fatta allora una
sferza di cordicelle … avete fatto della casa del
padre mio un luogo di mercato …”
(Sopra l’altare possiamo vedere una copia
del Crocifisso che gli parlò: è stile chiesa
d’oriente: risorto, vivo, con gli occhi aperti, e
glorificato – mentre l’originale si trova
attualmente nella Basilica di Santa Chiara)
Dopo quell’episodio “le stranezze” del giovane
Francesco si fecero ancora più frequenti: fece
incetta di stoffe nel negozio del padre e andò a
Foligno a venderle, vendette anche il cavallo,
tornò a casa a piedi e offrì il denaro ricavato al
sacerdote di San Damiano perché riparasse
quella chiesetta.
Pietro Bernardone diventò furente, e molti in
Assisi furono solidali con quel padre che
vedeva tradite le proprie aspettative:
Francesco nella sua generosità poteva essere
interpretato come uno squilibrato mentale, e
così sicuramente lo giudicò suo padre …
Dal 1206 al 1208, dopo la sua conversione,
Francesco stesso lavorò alla riparazione della
chiesa che nel 1212 ospitò santa Chiara e il
suo nascente ordine di claustrali.
A San Damiano avvenne anche un’altra cosa
importante: nel 1225, debilitato dalla
malattia, Francesco vi si fece portare per
riposare e sottoporsi a cure mediche; in
quell’occasione compose il Cantico delle
Creature, dettandolo a un suo compagno. Io
desidero proporre alla vostra riflessione la

Laicato Saveriano
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Preghiera di San Francesco davanti al
Crocifisso di San Damiano
O alto e glorioso Dio,
illumina le tenebre del cuore mio.
Dammi una fede retta,
speranza certa,
carità perfetta
e umiltà profonda.
Dammi, Signore, senno e discernimento
per compiere la tua vera e santa volontà.
Amen
E’ una preghiera che nasce in un tempo di
crisi, di oscurità, dentro e fuori di sé. Ma
questi sono proprio gli anni in cui Dio
trasforma Francesco. Una dura esperienza di
deserto e di fede, di tenebre e di luce. Non si
arriva alla luce se non attraverso
l’oscurità e la presa di coscienza delle
proprie tenebre interiori. Il Sl 18, 29
recita: “Signore, tu sei luce alla mia
lampada; il mio Dio rischiara le mie
tenebre”.
LE TENEBRE – cosa sono:
1. Il buio non esiste, non è misurabile, solo la
luce si può misurare. La tenebra è il
NULLA, è l’assenza di luce, l’assenza di
parola di Dio, di comunione con Lui. E’ il
vuoto, è mancanza. Percepire la tenebra
come assenza di Dio e soffrirne … è già
una grazia. Infatti non sono i cinici:
insensibili e privi di emozioni, a soffrire
dell’assenza diDio, ma imistici.
La tenebra
2. è la PAURA, per mancanza di punti di
riferimento,per mancanza di persone che
ti stiano vicino, è la solitudine. E’ la paura
di qualche nemico che ti sorprende.
3. E’ la MANCANZA D’ ORIENTAMENTO,
non sapere enon potersi muovere. Non
sapere dove andare. Non sapere cosa
fare.
4. E’ un’AFFETTIVITA’ AMBIGUA,
disordinata, non avere chiare le priorità
della nostra affettività, che Gesù ha così
sintetizzato: “Amerai il Signore Dio tuo con
tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima,
contutte le tue forze, e amerai il prossimo
tuo come te stesso(Mt 22,37-39). Un
attaccamento affettivo strano, disordinato,
può allontanare Dio dalla nostra vita, che
passa così in secondo piano.
5. Tenebra e’ NON OBBEDIRE A
NESSUNO. Essere punto di riferimento di
se stesso. Ascoltare e obbedire sono quasi
la stessa cosa (audire e ob-audire: stesso
campo semantico). L’obbedienza è un
modo di pensare, una struttura che facilita
la fiducia, la fede in Dio. Abitua a fare non
ciò che io voglio, non solo ciò che io
capisco o che sento, maa volte ciò che
non voglio, ciò che non capisco, ciò che
non sento, anche se lo percepisco come un
bene per me. Tutto quanto Dio ci rivela
non è sempre di immediata comprensione
… credere è cercare un significato profondo
alle cose, è non fermarsi in superficie. La
fede si nutre di ascolto della Parola di Dio
e di riflessione. L’ascolto è il primissimo
comandamento …”ASCOLTA Israele …”, il
primo gesto d’amore a Dio e al prossimo.
6. La TENEBRA INTERIORE E’ IL
PECCATO, la mancanza di amore, il
non riconoscere il proprio errore:
S. Francesco ha pregato il Crocifisso di
liberarlo da questa tenebra. E, “illumina il
cuore mio” ha chiesto:
LA LUCE, da dove viene?
Lampada ai miei passi è la tua
Parola, luce sul mio cammino Sl 118, 105.
Dio ci è venuto incontro, e lo fa ancora oggi,
con la luce della sua Parola, che non illumina
tutto il cammino, ma solo quanto basta per i
passi che dobbiamo compiere oggi, perché
impariamo a fidarci di Lui, perché smettiamo
di poter tenere tutto sotto controllo, di
dominare la realtà.
La luce di Dio si è fatta molto intensa in
Gesù suo Figlio, che di sé ha detto: ”Io sono
la luce del mondo; chi segue me, non
camminerà nelle tenebre, ma avrà laluce
della vita” Gv 8,12. La lampada che
illumina il mondo è l’Agnello Ap 21,23,
cioè Cristo crocifisso, amore di Dio per noi
fino alla fine.

Laicato Saveriano
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> Per caso … siamo tentati di volerne fare a
meno ?!? … Rischieremmo di rimanere ciechi,
di non vedere, di non capire il senso della vita
e di ogni cosa Gv 9,39-41.
“Signore, che vuoi che io faccia?”
“Francesco, và e ripara la mia Chiesa,
che, come vedi, va in rovina!”
Francesco, davanti al Crocifisso, ha
pregato e ha compreso la sua vocazione,
quella di testimoniare il Vangelo nel mondo e
di restaurare la Chiesa, la Sposa di Cristo
Gesù, facendosene carico e parte attiva,
amandola nei più poveri, nel corpo sfigurato di
Cristo riconosciuto nel lebbroso …
San Guido, davanti a quel Crocifisso nella
Chiesa della Pace, fin da bambino … “Lo
guardavo e Lui guardava me e pareva che mi
dicesse tante cose”, e lo attraeva a sé.
Nel Crocifisso sta la radice della sua
vocazione. Lui stesso lo dice. Quante prove
nella sua vita! (…) Ancora fanciullo dovette
superare l’opposizione del padre per entrare in
Seminario ( in ginocchio lo implorò!) Eppure
la sua tenacia spirituale, che pur cozzavacon
la sua fisica fragilità, corrispondeva in tutto
alla forza della Caritas Christi : senza limiti nè
confini. E ai suoi Figli partenti per la Missione
ricordava: “Il Crocifisso è il libro in cui si
impara a pagare di persona, fino in fondo,
per amore”. Il Crocifisso – scuola dell’amore:
rispondere a questo amore con altrettanto
amore non è più soltanto l’obbedienza a un
comando ma un’ “esigenza profonda della
vita di Dio” in lui e un bisogno del cuore. E la
ragione della sua missione:” I poveri hanno
fame di Dio, e non solo di pane edi libertà, e
l’azione della Chiesa testimonia e annunzia
che la salvezza piena è offerta in Gesù Cristo”.
I suoi diocesani si chiedevano con
un’espressione semplice e perfino
paradossale: “Ma Dio potrà essere più buono
del nostro Vescovo?”
Contemplando la Croce di Gesù e alla luce di
essa, “egli vedeva spalancarsi l’orizzonte del
mondo intero, scorgeva l’<urgente> desiderio
nascosto nel cuore di ogni uomo di ricevere e
di accogliere l’annuncio dell’unico amore che
salva” (Benedetto XVI) e sente l’urgenza
della missione e l’impegno a spendere tutto se
stesso per realizzare il desiderio del Crocifisso
di “attirare a sé tutti gli uomini” (Gv.12,32)
Il progetto missionario di San Guido è
radicato nello sguardo misericordioso del
Crocifisso a lungo contemplato: fare della
Chiesa “un solo gregge con un solo
pastore” ovvero la formazione di una sola
famiglia che abbracci tutta l’umanità.
E quel “In omnibus Christus” (Col.3,11)
Cristo in tutto, voluto nel suo stemma
episcopale, quella fede viva che lo conduceva
a “veder Dio, cercar Dio e amar Dio in
tutto”: anche questo accomuna Guido a
Francesco, il quale proprio a san Damiano,
dopo una notte in cui aveva toccato i vertici
della sofferenza, nel corpo e nello spirito, ma
anche i vertici della gioia nel corpo e nello
spirito, per la voce che gli aveva assicurato già
da ora, il possesso del Regno – detta ai suoi
compagni il CANTICO DELLE CREATURE che
è il canto dell’universo redento, pacificato e
salvato in Cristo crocifisso, vero canto
pasquale, canto del mondo nuovo che Cristo
consegnerà al Padre; è la LODE che sgorga
dal cuore povero: la LODE = forma la più
alta di preghiera che nasce solo da un cuore
libero, sennò è prigioniero, un cuore che sa
esultare e meravigliarsi per le opere di Dio e
VEDERE DIO IN TUTTO.
A.
Per te – DAVANTI AL CROCIFISSO
Il Crocifisso che cambiò la vita a Francesco e
Guido Maria Conforti, ora sta davanti ai tuoi
occhi …
1° esercizio
… ti stai accorgendo che Lui ti guarda?
ti rendi conto che chi soffre è Lui, non tu? O
per lo meno Lui con te e tu con Lui?
ti accorgi che Lui è vivo,
ma i segni della sua passione di amore, del
suo immenso amore per te, rimangono?

Laicato Saveriano
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… non senti che Lui vuole dirti qualcosa per la
tua vita, per il momento che stai vivendo?
gli stai chiedendo cosa vuole da te e per te?
il tuo cuore è libero per Lui?
2° esercizio
Puoi ripetere – facendola tuala preghiera
che Francesco faceva davanti al Crocifisso,
“O alto e glorioso Dio … “
Ripeti piùvolte ogniinvocazione/richiesta che
fai:
fede retta, cioè completa, senza
limature, quella trasmessa dalla Chiesa
e vissuta da tanti uomini e donne
semplici e dai santi;
speranza certa, fondata sulla fede e
sulle promesse di Gesù: ”Questa è la
promessa che Egli ci ha fatto: la vita
eterna” (1Gv2,24-25)
carità perfetta, quell’amore, dono
dello Spirito Santo, che è unico e che si
incarna in mille modi, ma che giunge a
perfezione solo se assomiglia all’amore
di Cristo Gesù per noi: ”Come io ho
amato voi, così amatevi anche voi gli
uni gli altri” (Gv 13,34-36) … amore
c
h
e
c
o
s
t
a
”…
umiltà profonda, che è lo stile di Dio
e la verità di noi creature. Francesco
trova il vero se stesso spogliandosi di
apparenze, scendendo dai falsi
piedistalli, rinunciando ad ogni minima
parvenza di potere e ricchezza. Umiltà
è libertà e segno di intelligenza;
senno, l’intelligenza per comprendere
il senso, il significato delle cose;
e discernimento: non tutto è vero,
non tutto è bene. Ce lo ricorda S.
Paolo: ”Non conformatevi a questo
mondo,ma lasciatevi trasformare
rinnovando il vostro modo di pensare,
per poter discernere la volontà di
Dio, ciò che è buono, a lui gradito e
perfetto” (Rom12,1-2; Eb5,7-14)
per compiere la tua vera e santa
volontà: quando Francesco ha smesso
di fare quello che voleva lui, ha
cominciato a cercare e a fare la volontà
di Dio. Conoscere peramare.
Conoscere (col cuore più che con la
mente) di essere amati da Dio per
amare: il sapere che non porta ad
amare è sterile.
Signore, che vuoi che io faccia?

Laicato Saveriano
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20
ASPETTIAMO LE VOSTRE NOTIZIE E LE VOSTRE FOTO
Scrivete a: Alessandro Andreoli <caiman99@libero.it>
Elena Armento <elenarmento@libero.it>
Laura Baioni < laurabai4@virgilio.it>
www.laicatosaveriano.
i
t
Notizie di famiglia
Nuccia è in convalescenza a casa dopo un
intervento chirurgico subito il 25 Agosto, il nostro
affetto e la nostra preghiera l’accompagnano.
Il 10 settembre nella chiesa di S. Andrea apostolo
a Baronissi (SA) ha ricevuto il battesimo Gioele,
gli auguri più cari al papà Elio e alla
mamma Manuela e senz’altro anche
alla nonna Mirella.
E’ nata Teresa, la figlia di Stefano e
Serena. “La vita è incredibilmente
segno di gioia e speranza” ha scritto
Stefano. Con questo bel messaggio
approfittiamo anche noi per fare i più
affettuosi auguri a tutta la famiglia
da parte di tutto il laicato…. in attesa
di poter presto pubblicare la prima
foto della piccola teresa.
Associazione “Laici Saveriani Ad Gentes”
Organizzazione non lucrativa di utilità sociale – ONLUS
Via Fra Acquaviva, 4 – 84135 Salerno – C.F. 95073720658
Per offerte e contributi:
C/C bancario intestato a: Associazione Laici Saveriani Ad Gentes – Onlus
IBAN: IT 59 L050 1803 4000 0000 0511 600 presso Banca Popolare Etica
C/C postale n. 12182317 intestato a Banca Popolare Etica
Causale: contributo su C/C 511600/J a favore di Associazione Laici Saveriani Ad Gentes – Onlus

 

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