Echi dal 1° Festival della missione di Brescia

roberta, Beatrice e Fabrizio hanno partecipato, come laici 

saveriani e su mandato dell’ufficio missionario diocesano di Ancona, al I festival della missione, organizzato da Missio, organismo della CEI, e dagli istituti missionari con la collaborazione della diocesi di Brescia. Ecco alcuni spunti interessanti…

 

 

 

E’ stato un festival ricco di iniziative, incontri, spunti di riflessione e un’occasione preziosa di incontro e confronto tra laici e consacrati.
Primo spunto: “Tu stesso sei una missione”: così dice Papa Francesco e ce lo ricordava ad un incontro dedicato al laicato missionario proprio un dipendente dell’ufficio missionario di Brescia, un ufficio che, grazie ad un forte impegno e alla professionalità di alcuni laici, segue molti progetti a livello nazionale ed internazionale. Come battezzati tutti abbiamo ricevuto una missione, siamo testimoni della Buona Notizia, ci sentiamo salvati dal grande annuncio di Gesù e quindi ciascuno di noi è sempre, in realtà, una missione vivente.
Secondo spunto: Un altro intervento che ci ha colpito è stato quello del padre generale della Consolata, che, parlando del momento di crisi che attraversano tutti gli Istituti religiosi, ha evidenziato come molte delle vocazioni oggi arrivino da paesi extraeuropei e il nostro eurocentrismo fa ancora fatica ad accogliere questa novità. Ci si è interrogati insieme sulla difficoltà di relazionarsi, ma ne è scaturita una rinnovata freschezza di intenti che deve integrarsi con la crisi sempre più attuale ed evidente delle vocazioni e alla difficoltà di formazione dei sacerdoti in terra di missione. La crisi è segno di una macerazione vitale. Ciascun momento di morte, se vissuto con fede, è prodromo di una nuova vita, qualcosa di nuovo sta già nascendo. Lo stile di missione sta cambiando e si sperimenta che la cooperazione tra laici e consacrati è già una fruttuosa realtà.
Terzo spunto: Un’altra bellissima figura che ci è stata presentata è quella di Padre Matteo Ricci, un missionario originario di Macerata che ci parla in modo attualissimo a distanza di centinaia di anni. Un uomo che, giunto in Cina tra i primi, ha trovato nell’amicizia e nella condivisione una via nuova di fare missione. Vivendo le relazioni con i suoi nuovi amici cinesi con passione e verità, ha saputo trovare il modo di farsi prossimo e di annunciare il Vangelo. Si è appassionato alle loro passioni e, attraverso di esse, ha annunciato. In questo momento storico, in cui le strutture ecclesiali non sono più efficaci e numerose come in passato, ci ha colpito l’esempio di questa persona che ha messo al centro le relazioni come strategia dell’annuncio. Ci sembra profetico e ci ricorda che la Parola di Dio trova sempre nuove strade per farsi presente nella vita degli uomini e che la condivisione rimane prioritaria e interroga ciascuno di noi, perché ognuno può e deve essere annunciatore, missionario, con i propri colleghi, gli amici, nei luoghi di lavoro, nei luoghi del proprio impegno. Quarto spunto: Il tema della partenza verso le terre di missione è stato un altro caposaldo delle giornate di Brescia. È vero che in Europa e nella nostra Italia c’è tanto bisogno di aiuto e di annuncio ma l’andare fuori, ad extra, rimane un movimento importante perché rappresenta il lasciare tutto per l’essere solo di Dio, è fedeltà ad una vocazione specifica. Ciascuno nella Chiesa, che è corpo di Gesù, ha un proprio compito e i missionari hanno prioritariamente questo: l’annuncio ai non cristiani e a chi non appartiene alla propria cultura d’origine, oggi ancora di più sono inviati verso coloro dai quali nessuno va. Concludiamo con le parole del Vescovo di Bergamo che riportiamo testualmente come augurio affettuoso al nostro Vescovo Angelo e a tutta la nostra Chiesa di Ancona-Osimo “Nella Chiesa italiana è assolutamente necessario ritrovare le ragioni della missione ad gentes, che non è facoltativa, non può essere solo un ornamento! La Chiesa Italiana senza la missione ad gentes muore! Come vescovi abbiamo questa responsabilità perché la missione ad gentes è il paradigma di tutta la pastorale.” Buona missione a tutti! Beatrice, Roberta Fabrizio
Tanti tasselli di un volto solo o tante immagini dello stesso volto?
Quanti volti della missione esistono! A Brescia durante Mission is Possible ne abbiamo incontrati tanti. – Marco ci ha raccontato come dal rientro dell’esperienza di tre anni in Brasile con la famiglia ha sentito la responsabilità di INFORMARE, ovvero di smettere di fare formazione ma di dare informazione perchè la coscienza che ciascuno di noi ha possa leggere i fatti , la storia e gli incontri che ogni giorno la vita ci propone. – Padre Piero e Chiara (Consolata) ci hanno fatto toccare con mano che pensare ad una comunità di Laici e Consacrati che vivano insieme mettendo in comune i loro beni per camminare con la comunità del loro territorio “is possible” .Le esperienze di famiglie che vivono in missione a KM0 (magari nella parrocchia di origine) o a 1000 KM da casa sono tante, come i progetti di collaborazione internazionale. Abbandonare le proprie comodità per andare verso le periferie , che siano esse a Milano o in Nigeria. – Quanta ricchezza e quanti carismi: questo è un dato di fatto che tutti riconosciamo. Ancora però facciamo fatica a mettere insieme tutte questi diversi aspetti della missione, a volte abbiamo ancora bisogno di essere un volto diverso e distinto dagli altri, ma poi riscopriamo il valore e la potenzialità nel metterli insieme. Da qui la domanda del titolo: siamo tanti tasselli che messi insieme formano il volto di Gesù missionario, o tante immagini che rappresentano in modo distinto il volto di Gesù? Spesso ci fermiamo a disquisire su quale sia la responsabilità dell’uno o dell’altro. Continuiamo a parlare di corresponsabilità, soprattutto tra laici e consacrati, ma ci dimentichiamo che esiste una sola responsabilità, quella che ogni cristiano ha: vivere la missione che Gesù stesso ci ha affidato. Come ci hanno ricordato i giovani di Missio, il Vangelo lo incontri nella azioni, nei volti, nelle parole del tuo quotidiano. A volte solo messi insieme riusciamo a rendere Gesù presente, a volte ne rappresentiamo un aspetto (accoglienza del povero, informazione, gioia, speranza). Vivere la missione vuol dire continuare ad essere il volto di Gesù e continuare ogni giorno a rendere la vita un vangelo, ovvero l’annuncio della Buona Novella. Ci sono ancora tanti passi da fare, ma i cambiamenti si ottengono mettendo insieme tanti piccoli progressi. Quindi missionario, dovunque tu sia, qualunque sia la tua vocazione ed il tuo carisma, vivi il cambiamento che vuoi vedere realizzato; inizia ad incarnare il Vangelo vivendo LA missione .Caro missionario, ogni mattina iniza a vivere con l’entusiamo e la creatività che ti caratterizzano, fallo credendo che la missione del VANGELO sia possibile: il contagio sarà assicurato

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