L’ospedale non è un bunker : è un oasi !

Riportiamo un intervento apparso sulla “gazzatta di Parma” di Padre Silvio Turazzi, nostro amico, anche lui colpito in prima persona dal  Covid 19

Sono all’ ospedale, reparto Barbieri, zona rossa, guidato dalla professoressa Tiziana Meschi. Condivido qualcosa di questa esperienza.

Non nascondo un timore iniziale. Osservo le persone: ammalati e personale medico. Ascolto il ritmo di chi porta il casco – ossigeno. Vedo correre delle “Gazzelle di Parma “, giovani donne e uomini. Tanti vengono dal sud o da altri paesi. Portano una tuta bianca da “astronauti “, così la chiamano, ma dentro c’è un cuore empatico. Aiutano le relazioni con le famiglie. lo stesso atteggiamento l’ho visto nel reparto di rianimazione dove personale e più numeroso. Dove c’è amore, lì c’è Dio.

Noi ammalati di covid entriamo con paura. Qualcuno dice “adesso mi manca il fiato “. “Voglio morire “. poi dirà “Voglio vivere! “. Aveva detto ad una nigeriana “Sei nera!”. Ero triste . . . “Non preoccuparti “mi disse, e lo aiutò con amore. Una lezione per me. Poi tutti amici! È bello sentire le relazioni tra gli ammalati e le famiglie.

“Metti i fiori vicino al balcone “uno dice alla moglie. un altro raccomanda di salutare tutti i nipoti. Io ho chiesto di portare Gesù – eucarestia e il cappellano francescano è arrivato.

Vivo le delusioni di chi aspetta di andare a casa. Il rinvio è doloroso. Ci guardiamo, portando insieme dolore o rabbia e la speranza di tornare a casa. Per me una vera scuola.

Sono contento di aver vissuto il Natale qui tanto vicino a quello di Gesù, di poter benedire tutti i giorni questa famiglia di Dio. La benedizione e come una tettoia della mano del Risorto. Zona rossa non è un bunker ma un’oasi! Certo è un cammino: sofferenza e gioia. È il mio povero grazie! Ciao.

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