Il mese di novembre si sta per concludere e porta con sé la ricchezza ricevuta e condivisa in Salerno sull'Amazzonia e il sinodo che l'ha posta al centro della riflessione della Chiesa universale. Testimoni di rilievo, che hanno percorso la più foresta pluviale, con spirito critico costruttivo si sono posti in ascolto del Sinodo panamazzonico e hanno offerto alla comunità Saveriana di Salerno, punti di vista che hanno lasciato interrogativi in tutti gli ascoltatori. Per conoscere i contenuti essenziali di questi 2 momenti formativi e informativi, auguriamo buona lettura degli articoli allegati.
Martedi 5 novembre, giorno della festa di San Guido Maria Conforti, la famiglia Saveriana di Salerno ha proposto l’ascolto della testimonianza di Padre Corrado Dalmonego, appartenente alla congregazione della Consolata. Infatti, la festa del Fondatore è stata onorata con la condivisione di un’esperienza di fede in pieno svolgimento agli estremi confini della terra: in Amazzonia!
Padre Corrado ha raccontato con fotografie la missione Catrimani, accanto al popolo indigeno degli Yanomami che vive nel territorio posto a ridosso del confine tra Brasile e Venezuela.
Nella terra dei Yanomami c’è un ecosistema straordinario, fortemente minacciato dalle cave illegali per l’estrazione dell’oro. Un’area paradisiaca, come tutta l’Amazzonia! Questa regione geografica del sud-America ha una varietà di flora e fauna; è attraversata dal grande Rio delle Ammazzoni, dal lungo tragitto che va dall’Oceano Pacifico all’Atlantico. In Amazzonia vivono 33 milioni di abitanti, di cui 3 milioni di indigeni, divisi in 385 popoli con 240 lingue parlate: una ricchezza culturale unica!
Gli abitanti più vulnerabili sono 130 popoli in isolamento volontario, che hanno deciso di vivere lontani dalla società moderna per tante variegate ragioni.
Padre Corrado pensa che tutto questo possa essere distrutto, dal momento che teme il propagarsi degli incendi,con l’arrivo della stagione secca, anche nella terra indigena degli Yanomami.
Nella sua missione, nata nel 1965, i missionari accompagnano la vita di questo popolo, raccogliendone preoccupazioni ed appelli, in un cammino di scoperta reciproca e dell’interculturalità. Tutta la richezza che nasce dall’Incontro – NOHIMAYU – con gli Yanomami è narrata nel libro edito da EMI.
Padre Corrado ha partecipato come uditore al Sinodo Amazzonico convocato dal Papa nello scorso ottobre, dal tema Amazzonia: nuovi cammini per la Chiesa e per una ecologia integrale. Per Papa Francesco, il Sinodo ha denunciato che in Amazzonia non si sfrutta in modo selvaggio solo il Creato, ma anche le persone, con “ogni tipo di ingiustizia, di distruzione, di sfruttamento di persone, a ogni livello, e di distruzione dell’indentità culturale”, affermando che “la tratta è il più alto livello di corruzione per le persone” e di distruzione dell’indentità culturale. La voce autorevole del Papa sottolinea l’alleanza della Chiesa con i popoli dell’Amazzonia, terra disputata, ai cui abitanti dice: “Voi con la vostra vita siete un grido rivolto alla coscienza. Voi, popoli orginari dell’Amazzonia, siete memoria viva della missione che Dio ha affidato a tutti noi: avere cura della casa comune”.
Per Padre Corrado, questo è un tempo di grazia e di urgenza, in accordo con il pensiero di Papa Francesco.
Vi è urgenza per porre freno alle minacce dell’ambiente, della politica mondiale, delle guerre; c’è speranza per la cura del creato da molti condivisa.
Padre Corrado ha dichiarato che grande ostilità al Sinodo è stata espressa da parte dei poteri forti che hanno minacciato di mettere ora sotto osservazione quanti rientrano da questa esperienza ed ha così detto sorridendo:”Se ha dato fastidio, vuol dire che si è toccata una ferita aperta”. Alla domanda del pubblico su cosa lo spinge a ritornare dagli Yanomami, ha risposto: “ora, dopo il Sinodo, ho tante cose da portare avanti, per continuare a convivere in un’esperienza di grazia, per rompere un isolamento senza compiere disastri”. Grazie Padre Corrado per il dono prezioso della tua vita.
Martedi 12 novembre ore 19.30, dai Saveriani a Salerno si è svolto l’appuntamento missionario con gli autori della EMI, con la partecipazione della giornalista vaticana Stefania Falasca ,che scrive per il giornale Avvenire.
Stefania gira con la scorta, ma questo non ostacola il suo desiderio di incontrare persone, di viaggiare per dare risposta a tante domande e vedere la realtà di tante situazioni che connotano il mondo. Nel suo libro “Frontiera Amazzonia” ci presenta il volto di questa terra, ricoperta della più grande foresta pluviale del pianeta, famosa per la sua biodiversità, che si estende nei territori a nord-ovest del Brasile, in Colombia e Perù.
La chiamano il polmone del mondo, ma, in realtà, dovrebbe essere chiamata il cuore del mondo, perchè ne è il cuore biologico. “Toccare questo ecosistema è un attentato alla vita di tutti gli esseri umani e, proteggendola, difenderemo noi stessi dall’autodistruzione”, dichiara Stefania che è stata nei villaggi indios che pullulano la foresta, la quale non va immaginata come luogo disabitato o spazio vuoto, ma carico di vita.
Nel suo viaggio in Amazzonia, la giornalista ha fatto esperienza della distruzione operata in nome del Dio denaro. Gli incendi della scorsa estate hanno scosso l’opinione internazionale perchè continuamente documentati nei telegiornali; in realtà, l’Amazzonia non brucia da oggi, ma già da anni.
“Minacciata dall’inquinamento, dalla deforestazione, dalle azioni delle multinazionali, dalle infrastrutture, già dal 1997 – anno in cui sono stata in questa terra – era noto che gli incendi erano stati organizzati e mai casuali”. Sembra essere una zona franca, dove nessun governo locale ostacola le grandi multinazionali che alimentano lo sfruttamento delle risorse naturali e delle persone. “Ero sul volo papale per il Perù e con il Papa abbiamo messo piede in Amazzonia entrando da un piccolo paese, non dalla capitale, per incontrare un popolo indigeno che ha posto a Papa Francesco questa domanda: come si può ancora non comprendere che la difesa della madre terra non ha altra finalità che la difesa della vita umana?” Papa Francesco aveva scelto quel piccolo villaggio perchè era rappresentativo delle difficoltà che preoccupano tutta l’umanità, condannando il modello di sviluppo ossessionato, contestandone l’ossessione e non lo sviluppo. Noi cristiani non possiamo non avere questa attenzione per il creato; nessuno ci chiede di vivere come gli indios, ma di cambiare il sistema che l’occidente ha generato.
Il Papa ha voluto fare un sinodo per l’Amazzonia, per parlare a tutta la Chiesa di questa nuova missione: essere custodi del creato e delle sue creature. La tutela della foresta pluviale non è questione di fanatici, ma è una forma di impegno che riguarda tutti. “Risvegliamoci nella nostra cristianità” – dice Stefania, invitando a riconoscere come peccato tutte le cattive azioni che si commettono contro l’ambiente.
San Francesco, per prima, ha parlato di Natura, ricordandoci di vivere in armonia con tutte le sue creature.
Convertiamoci a non essere padroni, bensì custodi del creato:educarci a questo è ora missione per la Chiesa.
Patrizia Camarda