Cronaca della convivenza estiva 2020 (tutti uniti per la missione nonostante il covid)

La cronaca che segue vorrebbe solo dar conto del percorso umano  fatto insieme nella consapevolezza che i contenuti di questa formazione devono necessariamente essere approfonditi da interventi specifici.

Si è svolto tra il 9 e il 15 agosto la Convivenza estiva dei Laici Saveriani. Appuntamento non scontato visto le difficoltà organizzative e le incertezze generate dal covid-19. Un incontro, invece, che ha saputo coniugare la volontà di stare insieme, la sicurezza e la possibilità di collegarsi con le esperienze e le persone che non sono riuscite ad intervenire.

Il percorso svoltosi presso la “Domus ecclesiae” di Nocera Umbra, che ha visto l’intervento di una trentina di persone (tra adulti e bambini) e una decina di persone collegate tramite internet nei momenti “scelti”, ci ha portato a riscoprire la nostra identità qui ed ora, attraverso riflessioni, provocazioni esterne, testimonianze sul nostro modo concreto di vivere la Missione singolarmente, nei nostri ambienti e come gruppi. Percorso che, concludendosi con un’assemblea progettuale ha tentato di trasformare le nostre riflessioni in proposte.

9 AGOSTO

Siamo arrivati un po’ tutti nel pomeriggio del giorno 9 alla “Domus ecclesiae”, Un palazzo storico settecentesco sito nel cuore della città di Nocera U. di proprietà della diocesi, già sede del Seminario Vescovile. Una struttura accogliente con belle camere e ampi saloni capaci di contenere gruppi rispettando i distanziamenti sociali.

Nel pomeriggio inoltrato abbiamo celebrato la messa e dopo la cena fatto un giro nel paese che mantiene le caratteristiche di città medievale arroccata sulla collina. Un luogo vitale, con tanta gente nel passeggio serale e nei piccoli locali del centro.

10 AGOSTO

Per chi voleva ogni mattina si è celebrata la messa Dopo l’abbondante colazione ci siamo ritrovati per la preghiera comune.

La preghiera è stata fondata sull’esperienza, descritta dagli Atti, di Aquila e Priscilla. Occasione per riflettere sull’essenziale partecipazione dei laici alla missione apostolica.

Johnny Dotti, pedagogista, presente in molte esperienze sociali ed ecclesiali è intervenuto sul tema dei “laici nella Chiesa”.

Un intervento anche nel linguaggio provocatorio. La sua analisi è partita dalla constatazione che la nostra cultura non ci ha fatto più sentire “figli” ma “individui” Da questo la ricerca di un mondo radicalmente “funzionale” che non tiene conto di essere famiglia. E allora le domande aperte:

in questa situazione ci sentiamo “figli”, padri e madri, figli di Dio? Cosa vuol dire per noi essere del mondo e non nel mondo? Cosa speriamo? Come creare una nuova “generatività” nuovi paradigmi di famiglia e di economie?

Provocazioni che hanno generato riflessioni nei presenti e in coloro che con gli strumenti di comunicazione informatici ci hanno seguito da casa.

Dopo il pranzo (sempre buono) e un breve riposino pomeridiano ci siamo recati in gita a Montefalco. Si tratta di un borgo medievale, famoso per il suo vino; ma una vera miniera di bellezze artistiche. Ci ha fatto da guida    una     amica di Mariele vera appassionata e studiosa di storia. Dopo aver attraversato una delle porte della città, aver costeggiato (in salita) botteghe, enoteche, ristoranti e artigiani, siamo arrivati nella bella piazza circolare principale di Montefalco. Proseguendo ci siamo affacciati su una terrazza con un panorama stupendo ed infine visitato la chiesa di Francesco con12 scene, dipinte nel 1452 da Benozzo Gozzoli, allievo del Beato Angelico.

In serata, dopo cena, insieme abbiamo continuato “l’esplorazione” di Nocera Umbra scoprendo gli antichi lavatoi ben restaurati.

11 AGOSTO

La preghiera del mattino ancora ha visto al centro Aquila e Priscilla che si rendono disponibili ad essere accanto a Paolo accompagnandolo come evangelizzatori mettendo a disposizione le loro storie, le loro risorse le loro energie…

Questa volta la relazione iniziale è quella di Padre Mario Mula, che non è solo il vice-generale dei saveriani, ma anche un amico dei laici in cerca di un cammino comune con tutta la famiglia saveriana. La sua relazione si è concentrata sulle 5 costanti saveriani presenti nella “lettera testamento” di san Guido Maria Conforti che accompagnava le costituzioni dell’ordine dei saveriani: 1) la finalità missionaria 2) la spiritualità cristocentrica 3) la consacrazione vocazionale 4) la caratteristica familiare 5) il volto umano del saveriano.

Queste costanti in che modo possono essere presenti nel modo di vivere il carisma da parte dei laici?

A partire dall’idea di una “famiglia carismatica saveriana” e della necessità impellente di riconoscersi in una appartenenza comune, padre Mula ha illustrato i 5 carismi attraverso un metodo. Per ogni costante ha individuata una o più icone bibliche, si è confrontato con le riflessioni del fondatore per poi rilevare elementi, atteggiamenti necessari per vivere questi valori. Infine ha tentato un commento che attualizzi ogni costante nella ricerca di denominatori comuni per una corresponsabilità dei laici nella famiglia saveriana.

Un’altra ripartenza per la congregazione come le tante ripartenze del Santo fondatore.

A questo incontro ha fatto seguito una breve informativa sulla possibilità di una missione in Marocco e sulle iniziative sull’anno giubilare sulla “lettera testamento”.

 

Nel pomeriggio ci siamo rincontrati per confrontarci sulla “partenza in Italia” della missione ad gentes.

Per far questo abbiamo ascoltato alcune testimonianze di laici saveriani per verificare come nel privato, nel mondo del lavoro di tutti i giorni, viene vissuta questa partenza: momenti di condivisione e racconti per aiutarci a fare uscire i sogni che albergano in ciascuno di noi.

Da una parte i Laici che vivono questa esperienza in una professione già in qualche modo “sociale”, dall’altra chi vive in un mondo del lavoro, dove apparentemente la relazione non è centrale.

Così l’esperienza di Nando (in collegamento on line), medico in una struttura per il covid19 del sud, Mariele, prima ricercatrice, ora impegnata nella scuola per raccontare come vincere la tentazione che il lavoro sia routine e che ci sia sempre impegno di presenza ed ascolto.

Serena, che ha un compito di coordinamento di servizi sociali, deve coniugare l’attenzione generale all’attenzione ai singoli. Una responsabilità che la porta anche ad essere attenta, a essere pronta anche a dire di no. Infine Vittorio con un lavoro aziendale che tenta ad isolare le persone e da qui quindi la necessità della ricerca di relazioni positive.

La condivisione comune seguita agli interventi programmati ha fatto emergere il vissuto di ciascuno nella ricerca di vivere “la partenza” all’interno delle situazioni personali

 

12 AGOSTO

La preghiera ha come icona la chiesa domestica, la necessità di fraternità: l’humus creata da Aquila, Priscilla e altri laici capace di rendere più forte e consolante il ministero fedele e pieno d’amore evangelico di Paolo.

È il giorno della Gita: la meta è Gubbio dove dopo un giro “turistico” ci fermeremo in un oratorio dove continueremo ad affrenare altri momenti della nostra formazione.

Ad accoglierci il vescovo di Gubbio mons. Luciano Paolucci Bedini.E’ qui per la gran parte di noi è stata una sorpresa: amico delle persone del gruppo di Ancona, dove aveva svolto l’attività pastorale prima di diventare vescovo di Gubbio, ha trattato tutti, senza formalità, come amici. Da bravo amico ci ha fatto da guida per le strade e i monumenti di Gubbio, accompagnandoci ed ospitandoci per il pranzo e le attività formative in un oratorio.

Gubbio è una città medievale, ricca di testimonianze storiche e artistiche. Passeggiando per il centro storico con una guida così informata è possibile osservare le viuzze che meglio conservano le caratteristiche medioevali. Passeggiando poi per le strade principali si incontrano tante botteghe artigianali. Arriviamo poi alla grande piazza pensile con il bellissimo palazzo dei Consoli e un gran panorama. Naturalmente, di fronte non c’è la caserma dei Carabinieri della serie televisive di “Don Matteo”!. Infine prima di riscendere verso l’oratorio una visita alla cattedrale che si trova proprio in cima a questo paese abbarbicato su un colle.

Nel pomeriggio, nell’oratorio di Gubbio, riprendono le testimonianze sulla missione ad gentes. Questa volta intervengono chi ha già fatto l’esperienza della missione ad extra.

Così Cristina che ha fatto un’esperienza quasi decennale in Bangladesh inviata dalla Diocesi di Salerno, Graziella con una esperienza ventennale in Brasile sud e poi ancora Franca e Patrick partiti per un anno in Bangladesh e che si preparano insieme a Cristina per un progetto missionario più lungo nel tempo in quelle terre.

Esperienze ricche e vive e che interrogano il Laicato Saveriano in modo concreto: cosa vuol dire concretamente favorire, e sperimentare la missione ad extra nella consapevolezza di essere laici? Siamo dei privilegiati nella missione perché come laici siamo più vicini alle condizioni della gente? Come viviamo la tensione alla partenza? Come coniughiamo le nostre identità attuali col desiderio di partire?

 

13 AGOSTO

Preghiera: Aquila e Priscilla sono esempi di resilienza cristiana per la nostra Italia fragile e disorientata della post-pandemia.

Dopo esserci fermati a vedere come la condizione personale del lavoro ci fa sentire comunque missionari, dopo esserci confrontati con chi ha vissuto nel concreto la missione ad extra, ora è la volta di approfondire come questa tensione ad extra viene da noi vissuta nell’ambito del servizio alla comunità.

Ed ecco la testimonianza di Annapaola che insegna nel carcere di Salerno che si sente privilegiata perché può realizzare il suo “andare verso” proprio con il suo Lavoro.

Marta” L’architetto che canta” sta vivendo l’esperienza di assessore in un paese del salernitano (Palomonte) dove si è già in passato sentita l’esperienza saveriana. In effetti viene vista spesso come “straniera” (non è di quel paese”, ma anche la persona con cui parlare”. Un tentativo di portare lo spirito di famiglia nella politica in un luogo dove gli interessi economici e di parte tentano a prevalere.

Alessandra ed Alessandro responsabili della Centro missionario di ancona. Una famiglia in un ufficio diocesano è già segno di novità. Tentativo come famiglia di missionari di essere segno di unità di vivere quello che si proclama. Una responsabilità molto sbilanciata sulla capacità di relazione.

Simone altro laico saveriano che ad Ancona è il presidente della Caritas.20 anni al servizio e due come direttore Simone nell’attenzione ai poveri, alla chiesa e al mondo vede la Caritas come soglia: un luogo chi permette di entrare e dialogare. Un posto che incoraggi chiunque si spende nel favorire le relazioni umane.

Antonio direttore di “Migrantes” a Salerno con una grande attenzione a tutte le comunità straniere (non solo alle associazioni) nella consapevolezza che il migrante è prima di tutto una persona che con sé porta esperienza e fede. Da qui la ricerca di amicizia e relazione (più che dialogo). Riconoscersi a vicenda come uomini di fede e quindi essere “accanto” sia ai cattolici, ai cristiani ma anche ai non cristiani e a chiunque è solo.

Paolo ritorna in carcere non più come “capo” (era dirigente dell’ASL prima della pensione) ma come volontario (e psichiatra) attento ai detenuti stranieri con problemi psichiatrici in un luogo dove è difficile avere relazioni e progettualità. Detenuti spesso “arrabbiati” (in cui si insinua il radicalismo islamico), vivono le differenze tra loro e i detenuti italiani come esclusione e razzismo (a volte reale a volte letto in modo patologico). Un debito che tutti noi abbiamo verso il carcere dove spesso magrebini e nigeriani sono gli esclusi fra gli esclusi e in cui bisogna costruire spazi di ascolto (per umanità, ma anche per non far nascere i terroristi di domani)

Alberto (Bedonia.PR) è da poco uscito da un’attività politica attiva. Nel suo percorso dalla parrocchia al volontariato, la politica si è prospettata come una risposta ad una vocazione. Paradossalmente oggi nel suo impegno ecclesiale e missionario è ancora “politico”, la ricerca del bene comune è sempre il faro a cui puntare.

 

Queste esperienze hanno dato spunto (nel pomeriggio) ad una riflessione che ponesse le basi per una progettualità. Al centro degli interventi alcune parole ricorrenti: comunità quotidianità, mandati da vivere con altri, attenzione alle relazioni soprattutto verso i lontani, attenzione alle esperienze ad extra, stare nei movimenti per la giustizia, annunciare anche nella propria famiglia, attenzione alle partenze che stiamo programmando.

Poi è la volta dell’economia, dell’informativa sui passi verso un Laicato Saveriano internazionale, informativa sull’equipe che lavora per le mostre interculturali, poi sulla nostra “Agenda” e la nostra presenza nel web

 

14 AGOSTO

Preghiera. Per fare del mondo una sola famiglia. Una famiglia nella quale le diverse nazioni conservano la loro identità e le loro caratteristiche e che tuttavia si relazionano le une alle altre con sentimenti fraterni: la carità che ci spinge verso nuovi cammini di comunione.

È arrivata l’assemblea conclusiva dove si disegnano le attività future. Prima di tutto le partenze (Bangladesh). Ci colleghiamo con padre Giovanni Gargano responsabile nella regione Bangladesh del rapporto con i Laici.

Si accenna alle prossime formazioni e alle convivenze invernali ed estive del prossimo anno con l’attenzione all’anno giubilare della “lettera testamento”.

È poi le volte dei progetti artigianali e dell’esperienze “ad gentes” ed animazione missionaria in Italia.

 

Nel pomeriggio la gita a Rasiglia: È un piccolo borgo vicino Foligno attraversato da ruscelli che dall’alto della collina scendono attraverso il paese in limpidi canali e cascatelle. Fino all’inizio del Novecento questo borgo umbro era un centro fiorente, grazie all’attività di mulini, lanifici e tintorie che sfruttavano l’energia delle sue acque: Oggi è possibile ammirare in un centro ben mantenuto le testimonianze di queste attività. Basterà passeggiare tra le sue stradine, lungo le vasche, i canali e le grandi macine degli antichi mulini. Il borgo è anche un eco-museo tessile a cielo aperto, con percorsi guidati che permettono di scoprire tecniche, strumenti ed evoluzione della tessitura.

 

 Di ritorno dalla gita intorno alle 19 ci siamo incontrati all’interno della cappella della struttura della “domus ecclesiae”. Accompagnati dalla preghiera i presenti hanno rinnovato “l’appartenenza” al Laicato Saveriano firmando, appunto, il libro degli appartenenti. Chi ha voluto ha fatto riferimento a una delle 5 costanti saveriane oppure ha giustificato i motivi del proprio personale gesto di adesione al Laicato Saveriano

Dopo “l’appartenenza” abbiamo celebrato la messa finale.

L’ultima cena insieme è stata servita nella grande veranda all’aperto che, proprio nei giorni della nostra permanenza, è stata montata. Per questo è stato chiesto e ottenuto che padre Rosario benedicesse gli ospiti che partecipavano. Per noi è stata l’occasione per ringraziare i dipendenti della struttura a cui è stato fatto omaggio di piccoli oggetti dell’artigianato delle missioni.

 

La vera conclusione della “convivenza” è quella che da sempre (fin dall’inizio della nostra esperienza) ci ha accompagnata: Il tanto atteso spettacolo a cura dei bambini del gruppo (con la regia, accompagnamento dei ragazzi più grandi e da Giulia che è stata in questa convivenza sempre vicino ai più piccoli).

È stato così rappresentato “Hercules” con canti e partecipazione dei bambini. C’è stata anche la partecipazione straordinaria di Alessandro e Patrik che, dovendo rappresentare i mostri, non hanno dovuto sforzarsi nella interpretazione.

 

Alla fine dello spettacolo i saluti: È stato tutto molto strano: saluti “distanziati” senza gli abbracci tipici del nostro salutarci. Alla prossima… sperando in tempi migliori.

15 AGOSTO

Il personale della struttura ha avuto la delicatezza di servire la colazione anche a chi doveva partire prima. Un buon modo per conservare un bel ricordo per chi ci ha ospitati. Siamo partiti con gli stessi equipaggi dell’andata, durante il viaggio abbiamo recitato le preghiere che Graziella ci aveva preparato anche per oggi. Siamo arrivati nelle nostre case per l’ora di pranzo

Qui le foto della convivenza https://www.facebook.com/media/set?set=a.3266766383390214&type=3

Claudio Condorelli

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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