viaggio in Amazzonia

Alessandro ci racconta l’esperienza in Amazzonia fatta a inizio gennaio insieme a Simone Breccia. Sono partiti insieme per conto della Diocesi di Ancona-Osimo in quanto rispettivamente direttore dell’Ufficio Missionario e della Caritas diocesana. Ma qui ci raccontano quello che hanno visto con “l’occhio” del laico saveriano.

Chi ha seguito facebook, sa che dal primo al 15 gennaio Simone ed io siamo stati quasi 15 giorni in Amazzonia… Una piccola delegazione della nostra diocesi, compo sta, oltre che da noi, dal nostro vescovo di Ancona- Osimo Mons. Angelo Spina, da un giovane sacerdote e tre seminaristi.

Siamo andati in Amazzonia per vedere, incontrare, conoscere…

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Un modo per dare seguito e concretezza all’esperienza di gemellaggio che la nostra diocesi ha avviato con quella dell’Alto Solimoes da ottobre 2019

E’ stata prima di tutto un’esperienza dio- cesana ma inevitabilmente è stata anche una partenza vissuta come laico missiona- rio saveriano e il fatto di esserci andato insieme a Simone ha rafforzato ulterior- mente questa dimensione.

E’ stato infatti molto bello poter condivide- re non solo con un altro laico saveriano ma soprattutto con un amico quei giorni, quei luoghi e poterci raccontare emozioni, riflessioni, prospettive, sogni….

AMAZZONIA TERRA DI CONTRASTI: GRANDI BELLEZZE E GRANDI MISERIE

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La prima cosa bella che colpisce chi arriva in Amazzonia è la straordinaria vastità de gli spazi. La foresta vista dall’alto è impo nente ma lo è altrettanto quando la si pe netra attraverso il grande fiume: unica via di comunicazione che collega le comunità.

Oltre agli spazi, però, ciò che colpisce di più è la ricchezza favolosa di questa terra dove la natura è esplosiva nei suoi colori, la sua vivacità, i frutti, gli animali, gli uc- celli, i tramonti…

Grandi ricchezze ma anche grande mise ria. La diocesi infatti si trova nella triplice frontiera tra Brasile, Colombia e Perù. Una “terra di nessuno” dove regna la libera circolazione di qualunque cosa: persone, droga, alcol, armi, essere umani, tratta di donne… Insomma non manca nulla….

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Visitando la periferia di Tabatinga, sede del vescovado, si incontrano strade disse- state, immondizia, animali randagi, un continuo via vai di gente: giovani, vecchi, bambini che giocano con gli aquiloni o con altri giochi improvvisati. Il mezzo più co mune sono i motocarri utilizzati per il tra- sporto di persone e di cose.

 

 

IL VOLTO DI UNA CHIESA CHE ACCOM- PAGNA E CHE SI FA PRESENZA UMILE E DISCRETA

 

Don Adolfo, vescovo della diocesi ( e mis sionario saveriano), ci ha accompagnato nei primi giorni a visitare con orgoglio le cappelle (ossia le piccole strutture dove le comunità si ritrovano la domenica o du- rante la settimana a pregare o anche per vivere momenti di formazione e aggrega zione).

Esse sono segno della presenza di una chiesa che cerca di farsi vicino e di non abbandonare questi spazi perché, là dove la chiesa rinuncia ad esserci, resta un vuoto oppure quello spazio viene oc- cupato dalle tante chiese evangeliche, pentecostali o protestanti.

Esserci quindi non é solo una que- stione di territorio ma di presenza a fianco della gente, di accompagnamento, di crescita.

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É faticoso esserci, è faticoso stare a fianco, è faticoso camminare insieme.

E’ faticoso in Amazzonia così come lo è in Italia ma questa esperienza ci ha inse gnato che per la chiesa è essenziale riscoprire oggi più che mai e ovunque proprio questa dimensione… Esserci!

LO STILE MISSIONARIO DI UNA CHIESA VIVA

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Un’altra cosa mi ha colpito molto, soprat tutto durante la visita a Belem do Solimoes, una delle otto parrocchie della diocesi, è’ il fatto che essa non solo è una esperienza di progetti di promozione umana bensì anche e soprattutto l’esperienza di una comunità indigena che incarna un autentico stile missionario di annuncio.

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La comunità, infatti è disseminata in tanti piccoli villaggi nel cuore della foresta. Raggiungerli tutti per i soli tre religiosi che sono presenti in questa parrocchia, sarebbe impossibile. Così la soluzione è stata quella di formare un gruppo di giovani animatori (circa sessanta) che una volta al mese si incontrano con il parroco della comunità, P. Paolo (cappuccino che da quasi 20 anni condivide la sua vita insie me agli indios ticuna) e poi vanno loro stessi ad annunciare la Parola e ad accompagnare le comunità nel cuore della foresta.

Uno stile che a Belem si è reso necessario e imposto dalle condizioni ambientali… ma chissà che tra qualche anno anche nelle nostre comunità, nuove condizioni ci im pongano di ripensare a modalità simili?

 

LA FIRMA DI DIO

Vorrei concludere con una pennellata per sonale…

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Il viaggio doveva terminare il 15 gennaio ma in realtà per me e mons Angelo è finito qualche giorno prima perché abbiamo dovuto anticipare il rientro.Un imprevisto, infatti ci ha costretto a cambiare piano…

Non è facile accettare cambiamenti imprevisti, specie quando questi scombussolano i nostri progetti….

Non è stato facile accettarlo, staccarsi dal resto del gruppo, rinunciare a conoscere le ultime comunità tra cui quella di p. Alberto Panichella, missionario saveriano che ha lavorato diversi anni anche qui ad Ancona…

Ci tenevo così tanto… e poi mi sentivo così bene…così integrato…

Non è stato facile lo ammetto e lì per lì mi è pesato molto….

Senti, anzi intuisci, che è la cosa giusta (specie se la scelta è una scelta di amo- re), ma non capisci fino in fondo perché… Ti fidi e ti affidi portando nel cuore do- mande e fiducia…

E così è stato per me e mons Angelo che abbiamo concluso il nostro viaggio in maniera inaspettata, meno poetica e più anonima. Ma come spesso accade quando si ha a che fare con Dio, certe cose le si comprendono dopo… La coda del viaggio è stata infatti occasione per chiudere questa esperienza un po’ come due pellegrini che camminano fianco a fianco e che, strada facendo, si raccontano, condividono, pregano e insieme scoprono il senso anche di quello che inizialmente sembravano non capire e si riconoscono più vicini e fratelli.

Un po’ come i discepoli di Emmaus che ad un certo punto hanno tutto chiaro… e nel loro cuore una nuova gioia e una nuova consapevolezza prendono il posto della tristezza e della delusione iniziale.

Dio a volte ci chiede qualcosa di più.. qualcosa che va oltre i nostri piani, i nostri progetti. Ci chiede la disponibi lità di affidarci totalmente a lui, la di sponibilità a rinunciare a ciò che de sideriamo noi per permettere a Lui di farci fare l’esperienza che Lui ha pen sato per noi.

Accettare tutto questo non è facile. Anzi spesso è faticoso e a volte doloroso ma in fondo, è anche ciò che purifica i nostri progetti e li rende conformi a quelli che sono i suoi progetti.

Solo chi è disposto a rinunciare a qualcosa di grande è pronto a ricevere il centuplo.

Questa è la promessa di Dio e questa è la sua firma sulle cose.

Questa è la sua firma anche su questo viaggio!

PERCHE’ NON SOGNARE QUALCOSA IN SIEME?

Concludo dicendo: la missione in Amazzo nia è molto sfidante.Difficile ma anche entusiasmante.

Come arcidiocesi di Ancona- Osimo cercheremo di mantenere e rafforzare questi legami e come laici saveriani cercheremo di fare altrettanto.

Tra l’altro ad Atalaia do Norte, oltre ai sa- veriani presenti c’è anche una laica save- riana spagnola (Marta) che lavora li… chissà che in un prossimo futuro non ci possano essere anche le condizioni per realizzare un’ esperienza di laica- to saveriano internazionale “alem fronteiras” proprio lì.

Sognare non costa tanto… anzi non costa nulla.

Preghiamoci sopra magari, e nel frattem po affidiamo allo Spirito i nostri desideri.

Un abbraccio a tutti,

Alessandro Andreoli

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