Promuovere “una globalizzazione cooperativa”

CITTÀ DEL VATICANO

Coloro che causano o permettono lo scarto degli altri «diventano essi stessi come macchine senza anima, accettando implicitamente il principio che anche loro, prima o poi, verranno scartati» e questo è un «boomerang» ma «è la verità: prima o poi loro verranno scartati – quando non saranno più utili a una società che ha messo al centro il dio denaro». Lo ha detto il Papa in un passaggio del suo discorso a una delegazione di un incontro a Roma della Global Foundation, che ha elogiato perché tenta di promuovere «una globalizzazione “cooperativa” cioè positiva, opposta alla globalizzazione dell’indifferenza».

 

«Vorrei ribadire – ha detto Francesco – che è inaccettabile, perché disumano, un sistema economico mondiale che scarta uomini, donne e bambini, per il fatto che questi sembrano non essere più utili secondo i criteri di redditività delle aziende o di altre organizzazioni. Proprio questo scarto delle persone costituisce il regresso e la disumanizzazione di qualsiasi sistema politico ed economico: coloro che causano o permettono lo scarto degli altri – rifugiati, bambini abusati o schiavizzati, poveri che muoiono per la strada quando fa freddo – diventano essi stessi come macchine senza anima, accettando implicitamente il principio che anche loro, prima o poi, verranno scartati – è un boomerang questo! Ma è la verità: prima o poi loro verranno scartati – quando non saranno più utili a una società che ha messo al centro il dio denaro».

 

ovunque l’ideologia capitalistica.Essa avrebbe comportato una scarsa o nulla considerazione per i fenomeni dell’emarginazione, dello sfruttamento e dell’alienazione umana, ignorando le moltitudini che vivono ancora in condizioni di miseria materiale e morale, e affidandone fideisticamente la soluzione unicamente al libero sviluppo delle forze del mercato». Karol Wojtyla, ha detto il Papa citando in particolare la Centesimus Annus, «domandandosi se un tale sistema economico fosse il modello da proporre a coloro che cercavano la via del vero progresso economico e sociale, giunse a una risposta nettamente negativa». Ma «purtroppo, i rischi paventati da san Giovanni Paolo II si sono ampiamente verificati».

 

Nello stesso tempo, però, «si sono sviluppati e attuati tanti sforzi di individui e di istituzioni per risanare i mali prodotti da una globalizzazione irresponsabile», ha rilevato Francesco, che ha citato, in particolare, madre Teresa di Calcutta, «che ho avuto la gioia di proclamare Santa alcuni mesi fa e che è un simbolo e un’icona dei nostri tempi, in qualche modo rappresenta e riassume tali sforzi. Lei si è chinata sulle persone sfinite, lasciate morire ai margini della strada, riconoscendo in ciascuna di esse la dignità data da Dio. Ha accolto ogni vita umana, quella non nata e quella abbandonata e scartata, e ha fatto sentire la sua voce ai potenti della terra perché riconoscessero i crimini della povertà creata da loro stessi».

 

Per promuovere una «globalizzazione solidale e cooperativa», ha proseguito il Papa, «occorre, innanzitutto, che ognuno, personalmente, non sia indifferente alle ferite dei poveri, ma impari a com-patire con coloro che soffrono per le persecuzioni, la solitudine, lo spostamento forzato o per la separazione dalle loro famiglie; con coloro che non hanno accesso alle cure sanitarie; con coloro che patiscono la fame, il freddo o il caldo. Questa compassione farà sì che gli operatori economici e politici possano usare la loro intelligenza e le loro risorse non solo per controllare e monitorare gli effetti della globalizzazione, ma anche per aiutare i responsabili nei diversi ambiti politici – regionali, nazionali e internazionali – a correggerne l’orientamento ogni volta che sia necessario. La politica e l’economia, infatti, dovrebbero comprendere l’esercizio della virtù della prudenza».

 

La «tavola rotonda» romana della Global Foundation, ente non profit, vede la partecipazione di cinquanta personalità del mondo delle imprese, delle istituzioni pubbliche, delle università, della società civile e del mondo religioso, per tentare di misurare il «progresso globale», denunciare le situazioni nelle quali non viene tenuta fede a un impegno preso e monitorare che vengano effettivamente raggiunti gli obiettivi e obblighi internazionali solennemente dichiarati e assunti, come per esempio quelli dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e gli Obiettivi di Sviluppo sostenibile. Tra i presenti all’incontro, che avviene peraltro a pochi giorni dall’incontro di Davos, il governatore della Bank of England Mark Carney, la segretario generale del Commonwealth, baronessa Patricia Scotland, il vice presidente dell’Asian Infrastructure Investment Bank Vice President, sir Danny Alexander, oltre al presidente e al segretario generale della Global Foundation Chairman, Jock Murray e Steve Howard.

 

Il Papa ha esordito esprimendo il suo apprezzamento per l’obiettivo, dichiarato dalla fondazione, di «individuare le vie giuste, capaci di condurre a una globalizzazione “cooperativa” cioè positiva, opposta alla globalizzazione dell’indifferenza». La Chiesa, ha detto il Papa, «è sempre fiduciosa, perché conosce le grandi potenzialità dell’intelligenza umana che si lascia aiutare e guidare da Dio e anche la buona volontà di piccoli e grandi, poveri e ricchi, imprenditori e lavoratori».

(dall’articolo di IACOPO SCARAMUZZI su VATICAN INSIDER pubblicato 14/01/2016)

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