“Agenda” settembre 2018

https://www.laicatosaveriano.it/wp-content/uploads/2018/09/Agenda_2018-09-1.pdf

 

 

Le Parole del Padre

Eminentissimo principe. Chiedo innanzi tutto venia a V.E. se oso presentarmi a Lei per sottoporre all’alto Suo senno un mio disegno, ordinato alla propagazione della Fede tra gl’infedeli, e che da gran tempo forma l’oggetto de’ miei più ardenti voti a Dio. La squisita bontà di V.E. e lo zelo ammirabile che sempre ha spiegato, ed ognora spiega per il trionfo della Cattolica Religione mi fanno ardito ad aprirLe l’animo mio,

Fin dagli anni miei più verdi ho sentito sempre fortissimo trasporto a dedicarmi alle Estere Missioni e non avendo potuto assecondare questa santa inclinazione a tempo debito, per ragioni affatto indipendenti da me, ho divisato da diversi anni di fondare io stesso per l’Emilia un Seminario, destinato a questo sublissimo scopo. Tale

proposito né per volger di tempo, né per variare di circostanze mai venne meno in me , chè anzi si fece vieppiù forte per modo da poterlo ritenere, dietro consiglio pure di pie ed illuminate persone, ispirato non altrimenti che da Dio. EccoLe pertanto in succinto le linee principali dell’opera ideata:

Scopo unico del detto Istituto sarà la predicazione del Vangelo nelle terre infedeli giusta il mandato del Salvatore Divino a’ suoi discepoli……….Ma poiché mancano al presente soggetti che vogliano

seguire sì santa vocazione, ho divisato di aprire quanto prima il detto Istituto, dichiarandone fin da principio lo scopo unico, ed accogliendovi tutti quanti vi volessero

entrare, col retto intendimento di percorrere la carriera ecclesiastica in genere….

Benchè conscio del mio nulla, non mi sgomenterò di fronte alle contraddizioni ed alle difficoltà, fidato nel Divino Cuore che palpitò e soffrì per tutti i popoli della terra, e nella protezione del glorioso Apostolo delle Indie, che pietoso mi soccorrerà dal Cielo.

( Lettera al Cardinale M. Ledochowski – Parma 9/3/1894 )

w w w . l a i c a t o s a v

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Laicato Saveriano Settembre 2018

Vita di famiglia

Convivenza estiva: esperienza in alta quota

Si è svolta a Campitello Matese la Convivenza estiva 2018 del Laicato Saveriano, nella settimana del ferragosto, connotata dalle temperature non estive e dal vento talvolta inclemente … e non è mancata neanche la pioggia che rinfresca, bagna e disseta, per la quale i prati ringraziano, gli alberi gioiscono e che gli animali osservano annoiati.

La famiglia laicale si è data appuntamento in montagna, a 1400 m di altezza, in una località che brulica di gente in inverno e dove, in

estate, ci si ritrova in pochi appassionati a contemplare la vasta area pianeggiante dinanzi alla struttura ricettiva del Kristall, dove le uniche vere padrone delle piste da sci sono le mucche che ruminano e vagano pigramente su e giù, mentre i bambini scivolano coi

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Laicato Saveriano Settembre 2018

gommoni sulla pista saponata e i giovani vivono escursioni a cavallo, sui quad e in bici.

Insomma, ci siamo ritrovati in un luogo in cui resettare il cervello, fare ordine tra le proprie cose, assaporando il valore delle relazioni, in cui riflettere sul tema proposto e sapientemente guidato del “Discernimento e Vocazione” anche stando sdraiati sul prato a guardare le nuvole correre in cielo. Saranno sicuramente di stimolo tutti gli spunti offerti da Padre Emilio Baldin e Padre Eugenio Pulcini, che ci hanno invitato a coltivare la dimensione cristocentrica, per non dover mai sperimentare l’atonia spirituale e l’assenza di creatività nella missione.

Giorni dedicati, dunque dalla riflessione personale, per non dare mai per scontate le cose importanti e fondamentali della vita che risultano essere le più fragili, in cui coltivare la relazione personale con Dio e con gli altri, ripercorrendo, attraverso le costanti saveriane, quel cammino di appartenenza che ci porta ad amplificare il NOI e a ridurre l’IO, a vivere un dinamismo missionario carico di vitamina A (come Atti degli Apostoli) che scaturisce da una rivelazione esplicativa di cui siamo annunciatori.

Le giornate sono state scandite da numerosi appuntamenti e dal garrito delle rondini che si spostavano, con vivaci andirivieni, dalle decine di nidi fangosi posti sopra le finestre del nostro alloggio. Non poteva assolutamente mancare lo sguardo sul mondo, condividendo le notizie provenienti dalle varie missioni saveriane, grazie al costante contatto coi Padri sx, intrattenuto da molti membri del Laicato Saveriano, che consentono anche alle diverse Equipe per la Missione di monitorare i progetti che sosteniamo nei diversi continenti.

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Sempre entusiasmante è la gita, col suo carico di inconvenienti e di belle sorprese. Abbiamo fatto visita alla Reggia di Caserta, il Palazzo reale più grande al mondo per volumetria, e ai suoi giardini, gioielli di ineguagliabile splendore, inseriti nella World Heritage List dell’Unesco, facendo un viaggio nella storia del

regno borbonico, nelle visioni dei luminari del tempo e nei capolavori dell’arte.

La Convivenza è anche il tempo della progettualità condivisa, con l’intento di essere, nei diversi territori in cui siamo chiamati ad operare, una significativa presenza che trova, nella relazione con Dio, la motivazione che spinge all’annuncio. Esortati anche dall’Evangelii Gaudium, sapientemente proposto nei momenti di preghiera, ci dedicheremo a privilegiare quelle azioni che genereranno nuovi dinamismi nella società, al fine di rendere possibile una comunione nelle differenze, un’amicizia sociale, collaborando alla realizzazione di opere di giustizia e carità, nelle quali la Parola è feconda.

Marta

Le testimonianze della sera…

Dalla Sicilia al Bangladesh: storie di persone che si incontrano

Mirella ci racconta un altro pezzetto della Convivenza estiva, così che chi c’era possa ricordare e chi non c’era possa gustare un po’ di quello che ha perso.

Le serate delle convivenze sono all’insegna dello svago, dell’allegria, del piacere di stare insieme ma anche dell’ascolto e della condivisione. Durante la convivenza che si è svolta a Campitello Matese, dal 12 al 18 agosto, due dopocena sono stati dedicati all’ascolto di due esperienze. La prima, raccontata da Adriana Marsili saveriana, e la seconda dai coniugi Biswas, laici saveriani.

Non voglio e non riuscirei a ripetere quanto ci hanno raccontato ma vorrei riportare alcune suggestioni, figlie dell’ascolto.

Adriana ci ha raccontato della sua esperienza a Modica, dove a breve ritornerà, in una comunità mista dove vive con una suora del PIME e due religiosi, uno della Consolata e

l’altro dei Padri Bianchi. Un’esperienza tra rappresentanti di congregazioni missionarie che vivono la propria vocazione ad gentes tra gli ultimi, tra i rifugiati, quelli che il mare ci porta tra speranza e sofferenza.

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Adriana ha raccontato alcune storie di persone da lei incontrate a Modica e attraverso il suo racconto, la lettura di appunti scritti a penna, giorno dopo giorno quasi a voler fissare ognuno di loro nella mente e soprattutto nel cuore per non dimenticare, la descrizione delle persone, del loro agire riusciva quasi a farle immaginare a tutti noi. Non un’azione umanitaria ma l’incontro con persone vere che vogliono essere ascoltate e accolte.

Patrick e Franca hanno raccontato il loro anno in Bangladesh vissuto per qualche tempo nella zona sud-ovest, a Iswaripur-Syamnagar, dove opera padre Luigi Paggi a favore dell’etnia Munda e in particolare nell’accoglienza di alcune ragazze per evitare loro un matrimonio in età preadolescenziale e per aiutarle a migliorarsi culturalmente ed inserirsi in maniera più consapevole nel tessuto sociale. Hanno vissuto anche Khulna dove hanno operato presso un ospedale per malati di

lebbra e tubercolosi. Il Bangladesh i cristiani sono davvero pochi, 0,25% della popolazione, e la presenza missionaria di Franca e Patrick si realizzata nell’ascolto, nel servizio, nella testimonianza serena di una coppia cristiana. Anche loro hanno raccontato storie di persone incontrate e, per aiutarci a comprendere, hanno proiettato molte foto per farci vedere i colori, l’ambiente e soprattutto i volti di un popolo sofferente ma ricco di tradizioni. Anche in questa serata ritornano i volti, le storie, l’incontro, la reciproca accoglienza.

Queste due serate sono state per me e, sono convinta, per tutti i laici presenti un dono prezioso: ci hanno ricordato che la missione non si realizza nel fare ma nell’essere accanto alle persone che il Signore ci permette di incontrare in quanto l’ annuncio di Cristo nasce dall’incontro.

Mirella

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I laboratori di lavoro

La mostra interculturale

La mostra saveriana interculturale rimane ancora ad oggi un evento non ancora diffuso in tutto il territorio.

La mostra è uno strumento di animazione innovativo, creativo in grado di mettere in moto dinamiche: crea rete sul territorio con altre realtà; sensibilizza e affronta temi e valori missionari; permette di entrare in contatto con le scuole e gli insegnanti; promuove nuove relazioni e la conoscenza del Laicato saveriano.

Per intessere nuove relazioni e fare rete con altre realtà è importante chiarirsi sulla continuità del progetto e sull’investimento che si vorrà fare in futuro.

Lo sforzo di fare rete deve essere seguito dalla continuità della proposta. Per questo sarebbe importante trasformare l’esperienza in un vero e proprio progetto.

E’ importante dirsi che l’esperienza è molto dispendiosa a livello di tempo e per la ricerca del luogo di allestimento: è un investimento per cui è necessario essere chiari a livello di gruppo locale, come e se si intende utilizzare lo strumento mostra.

È da considerarsi comunque come un’esperienza che fuori da Salerno necessita il lavoro con altre associazione presenti sui territori locali. Il gruppo di laicato locale, se rimane il solo a gestire la proposta, difficilmente potrà occuparsi del progetto.

La condivisione passa ad analizzare altri aspetti:

– un’equipe nazionale ad oggi rimane difficile da attuare. La proposta è quella di dedicare laboratori appositi durante le convivenze con lo scopo di convergere sul tema. Poi i vari incaricati

possono continuare il lavoro di ricerca anche separatamente;

– il messaggio deve mantenere la specificità missionaria e saveriana e rimanere alla nostra portata: la tematica, se complessa, necessità di formazione e conoscenze che comporterebbero tempi di progettazione incerti;

– si propone di coinvolgere i giovani presenti durante la convivenza. Il loro punto di vista è utile e ci avvicina alle loro esigenze oltre ad arricchire la loro esperienza di convivenza;

– maggior coinvolgimento da parte dell’AMEV Verbalizzanti Claudio e Stefano

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L’artigianato

I prodotti di artigianato che veicoliamo dalle missioni non devono essere oggetto di iniziative personali ma Strumenti di Animazione Missionaria. Essi rappresentano per noi un mezzo di contatto con le persone conosciute in missione. Sono, dunque, strumenti di relazione.

I prodotti di artigianato sono manufatti che raccontano la storia e l’arte di un popolo. L’esperienza che promuoviamo in Italia non è di tipo commerciale, ma strumento per veicolare la storia dell’umanità conosciuta.

I Progetti che sosteniamo devono essere legati a persone fisiche perché questo stimola maggiormente l’adesione in chi vuol contribuire con un’offerta economica.

Ogni progetto promosso con i prodotti di artigianato missionario deve avere un obiettivo economico chiaro.

Riteniamo opportuno rendere noti gli obiettivi economici di ciascun progetto veicolato con prodotti di artigianato locale e, al fine di essere equi, senza predilezione, dobbiamo far camminare insieme i 3 progetti di sostegno missionario che abbiamo già in essere per l’Africa e l’America Latina e che stiamo coniando per l’Asia.

Possiamo pensare di facilitare una relazione tra Artigianato e Mostra interculturale: alcuni di questi manufatti possono essere integrati nelle esposizioni e, in queste, valorizzati ed utilizzati per raccontare le nostre esperienze di missione. Poiché la mostra è spesso accompagnata da banchetti per la distribuzione di un souvenir, dietro offerta, diverrebbe possibile promuoverli per pubblicizzare, nel dettaglio, il progetto ad essi associato.

Seguono una serie di importanti riflessioni che possono aiutarci a procedere nell’analisi:

– è anche responsabilità di chi produce per noi i piccoli manufatti di artigianato cercare di attivare processi di autonomia in loco, senza limitarsi a ricevere da noi il supporto economico per la retribuzione del suo impegno lavorativo;

– nella relazione con chi è in terra di missione e ci aiuta a veicolare l’artigianato deve essere chiaro il limite al quale possiamo arrivare;

– non dobbiamo correre il rischio di lasciare la promozione dei progetti e dell’artigianato solo a singoli membri del gruppo locale: la promozione con l’Animazione Missionaria è un impegno di tutto il gruppo;

– la temporalità dei progetti è una condizione su cui riflettere.

Verbalizzanti Marta e Stefano

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Per nutrire la riflessione

Discernimento vocazionale missionario

In questa convivenza ci hanno accompagnato p Emilio Baldin e p. Eugenio Pulcini con le loro riflessioni. In questo numero di settembre proponiamo l’intervento di p. Eugenio sul tema del discernimento.

La premessa dalla quale diamo inizio alla nostra riflessione è la seguente: le cose più preziose e importanti sono le più fragili.

L’esperienza di fede non deve mai essere fondata sulla paura ma sulla fiducia, sulla confidenza ,sulla relazione. Nel buttarci nelle mani di Dio investiamo sulla fiducia, sulla speranza; il cristiano è colui che vive con questa prospettiva sia la propria vita che la sua presenza nel mondo. E’ una riflessione importante perché quando la nostra relazione con Dio e con gli altri è fondata sul timore si rischia di minare alla base il processo di fede che ci condurrà al discernimento.

Il mondo sta cambiando velocemente, e lo sappiamo, non sempre è chiaro cosa dobbiamo fare, siamo consapevoli delle resistenze che ci sono rispetto al cambiamento della Chiesa, della missione, del modo di vivere la fede. Ci sono resistenze a livello personale, strutturale (anche negli istituti missionari),sebbene sia un cambiamento impetuoso, ma dobbiamo vivere nel mondo, nella prospettiva dell’essere serenamente attivi nel mondo piuttosto che “prenderlo a pugni”.

E’ necessario un esercizio di consapevolezza a livello cristiano: distinguere la rivelazione costitutiva ed esplicativa. La prima è Gesù Cristo, sono gli apostoli che hanno fatto esperienza di Gesù e l’hanno comunicata; l’esplicativa è quella manifestata nella storia. Gesù l’aveva detto agli apostoli: lo Spirito vi

spiegherà quanto non avete capito,(Giovanni15 e 16 e gli Atti), invece noi siamo in questa fase di comprensione della storia con l’aiuto dello Spirito Santo(rivelazione esplicativa). Noi siamo chiamati a “disfare” il pacchetto di “Gesù mistero” attraverso gli incontri, le relazioni, le

azioni, i momenti che siamo chiamati a vivere. In questa manifestazione esplicativa ognuno di noi capisce sempre meglio chi è Gesù, capisce sempre meglio l’importanza del Vangelo: Giov. XXIII diceva che non è il Vangelo che cambia ma noi che cambiamo. Facendo riferimento alla storia della Chiesa vediamo tanti cambiamenti che si sono realizzati e non è finita. Noi siamo parte di questa relazione esplicativa, il narrare Gesù in questo tempo e in questa condizione. Lo facciamo come Laicato saveriano, all’interno di un’ esperienza di fede. L’esperienza credente è accogliere l’esperienza di Dio, è farsi accogliere da questa storia di Dio e continuare questa storia di Dio non solo come esecutori ma soprattutto come progettatori perché tutti abbiamo ricevuto lo Spirito Santo. Ogni anima cristiana dovrebbe scrivere nei fatti la propria storia ( ricordiamo la “storia di un’anima” di santa Teresina del Bambin Gesù) e anche il Laicato saveriano dovrebbe scrivere la propria storia in questa prospettiva sia come comunità che ha accolto il cammino di Dio ,che si è fatta accogliere da Dio e continua non solo come esecutrice ma come progettatrice. La fede non è solo dottrina ma passione, la stessa che ha guidato San Guido Conforti ( un giovane debole che ha

21 anni aveva già in mente di fondare una
congregazione, che a 26 era già vicario
sebbene avesse problemi di salute), questa

passione l’ha guidato nella sua santa vita. Il laicato ha una peculiarità: la saverianità.

Nella condivisione ciascuno deve fare il
proprio discernimento, all’interno di un’
esperienza di amore e non di paura bensì di

libertà.

Saverianamente parlando, le cinque Costanti sono un modo semplice per descrivere il modo di seguire Cristo missionario:il cristocentrismo,

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la finalità missionaria, lo spirito di famiglia, la consacrazione e il volto umano del saveriano. Partiamo da quest’ultimo perché questa dimensione era presente in più interventi durante la condivisione. E’ la maturità umana nell’esperienza del credente. Come diceva Padre Marini: “ l’anello debole della missione è il missionario”, perché siamo strumenti di Dio, siamo fragili, limitati. Pertanto nell’annuncio della Parola l’aspetto umano è fondamentale perché noi siamo strumenti del Vangelo, noi stiamo portando un dono che non possiamo descrivere nella sua bellezza, se non attraverso la nostra fragilità. Se non abbiamo cura di questa umanità come portiamo il Vangelo? Il primo contatto con gli altri siamo noi, è ciò che fa passare il Vangelo, che rivela agli altri che siamo persone amate, libere, che non siamo in debito con nessuno e capace di creare spazi dove il Signore agisce. Ricordiamo che non siamo noi a portare il Vangelo ma il Vangelo a portare noi. Conforti usa parole chiare quando descrive il saveriano, lo descrive il modo di relazionarsi tra saveriani che richiede, schiettezza, serenità, creatività, facile a farsi con gli altri e ciò richiede la maturità umana e non si finisce mai di imparare. Noi offriamo a Dio e agli altri quello che siamo, perciò è necessario riconciliarsi con la propria storia senza rimurginare sul passato. L’esercizio di trasparenza è importante, senza torturarsi, perché davanti a Dio ci sentiamo amati. Non dobbiamo sentirci architetti ma muratori, facciamo ciò che possiamo e questo ci dà liberta perché il sapere che siamo lì ad aiutare e il resto lo fa Dio. Questa consapevolezza avviene davanti al quadro dell amore di Dio che sana, concilia e ci per mette di guardare il futuro con speranza anche ridendo un po’ di noi stessi.Anche la realizzazione deve essere costruita guardando Gesù Cristo.

Cristocentrismo: bisogna seguire Gesù nel pieno della nostra umanità. Noi non siamo stati creati uomini e donne per diventare angeli, non è la nostra vocazione diventare angeli. La nostra vocazione si realizza in

questo livello di umanità. Ricordiamo l’ardore di Conforti che incontra il crocifisso e questo incontro è diventato il punto di partenza del suo annuncio. Il cristocentrismo ha significato se abbiamo incontrato Gesù Cristo nella nostra vita ed è questo che ci spinge ad annunciare. Ci sono non credenti che vivono bene ma il loro agire è frutto di una scelta personale non dell’Incontro con Cristo. Per noi invece la partenza è l’incontro con il Figlio di Dio e da lì cerco di capire, di imitarlo e cercare il mio cammino. Bisogna evitare di trasformare il proprio impegno in ideologia e ad aiutarci c’è la Parola di Dio che ogni giorno ci parla, e vuole incontrarci per generare vita nuova. Quindi è una relazione non un’idea, nella quale la preghiera ha un peso rilevante. L’atteggiamento di preghiera deve guidare le nostre giornate, deve coinvolgerci perché la preghiera è ascolto di Dio che si realizza. Non abbiamo altro metodo di evangelizzazione che farci coinvolgere da Lui e lasciare agire Dio attraverso di noi. Evitiamo ogni forma di egocentrismo nell’annuncio, creiamo spazi per Dio e la preghiera ci introduce in questa logica del fargLi spazio. Noi non siamo padroni bensì servi della missione.

Penso che una delle ragioni dell’atonia spirituale, della crisi di entusiasmo che a volte si riscontra nelle nostre comunità sia legata all’egocentrismo che ostacola la missione. Bisogna passare dal fare all’essere.

Finalità missionaria: i saveriani non sono diocesani e non devono appiattirsi sullo stile diocesano che non appartiene loro, la saverianità è spinta a raggiungere chi non conosce Cristo. Bisogna recuperare questa dimensione che a volte è un po’ appannata. Itineranza, precarietà, persecuzione, testimonianza, comunità sono elementi del cammino missionario, del dinamismo missionario. I missionari non hanno un opera specifica,come costruire edifici, ma l’unico obiettivo è incontrare i non cristiani, i lontani, annunciare. Se si vive evangelicamente diventano innumerevoli i modi di fare missione, in qualunque luogo si viva. Non c’è

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crisi della missione, del primo annuncio ma siamo noi in crisi perché in difficoltà nel cambiare modalità di annuncio. Per il laicato è necessario confrontarsi con questi nuovi cammini della missione ed essere pronti ad assumere i rischi che comporta, la missione è un luogo di espansione. Negli atti degli apostoli la fede è detta la via, il cammino che si apriva. La missione ci permette di conoscere meglio Dio che è più grande di quel Dio che conosciamo, non finiremo mai di essere sorpresi dalla bontà e misericordia di Dio. La missione ci chiede di diventare migranti , migrare dalle nostre certezze per incontrare Gesù e essere portatori dei valori del Vangelo, anche pagando con un prezzo per l’annuncio che porto. San Pietro negli Atti (atti 11) parla della missione come “entrare nella casa dell’uomo” con l’unica ricchezza che abbiamo: Dio. Il futuro del mondo, per noi, è legato al fatto che la buona Notizia arrivi fino agli estremi confini della terra. L’audacia del Conforti in questa dimensione è stata incredibile: i primi missionari li ha mandati subito in missione , anche le incomprensioni che non mancarono nella storia iniziale della missione ma San Guido non si è arreso. La nostra conversione missionaria deve portarci ad una maggiore vicinanza al popolo di Dio o alla realtà ,all’attenzione cordiale, alla conoscenza dell’altro, tutto a causa del Vangelo. Questo perché devo accettare gli altri per quello che sono e di lì poi inizierà il cammino. Per questo i saveriani hanno centri studi a livello continentali che hanno l’obiettivo di avvicinare sempre più alla realtà culturale e storica dei popoli presso i quali vivono. E’ cambiata la prospettiva: dal missionari che, nei secoli scorsi, pensavano di sapere tutto , portavano tutto, esagerando, al missionario che non sa niente, che deve imparare, deve adattarsi, deve capire. E’ chiaro che il missionario comunque farà, collaborerà ma la prospettiva è molto diversa.

L’altra dimensione è lo spirito di famiglia: come famiglia dovremmo abituarci di più a parlare come fratelli e sorelle e il cammino è

ancora lungo da fare ma non dobbiamo spaventarci perché non è solo un volerci bene bensì è il senso comunitario della missione. Per un saveriano il senso della comunità è il primo tipo di annuncio, una comunità credibile

è annuncio soprattutto dove convivono religiosi che provengono da terre lontane e culture diverse. L’interculturalità è parte del DNA del carisma, è una grazia, è un progetto a divenire e svela meglio la missione. La vocazione alla missione è convocazione, siamo chiamati con, insieme a quelli che hanno ricevuto la stessa chiamata. Bisogna crescere nella coscienza del noi non dell’io, anche come laici dovremmo chiederci a che punto siamo nella consapevolezza del noi.

L’ultima dimensione è quella della consacrazione missionaria che sono i voti. Per i laici è vivere in un modo diverso e si potrebbe sviluppare la dimensione della missione, dell’obbedienza, della castità e povertà anche da un punto di vista laicale. Quindi si fa riferimento alla metodologia dell’essere e del fare del missionario, che è quello che Gesù è stato. Padre Marini diceva: per noi la consacrazione missionaria è la nostra metodologia missionaria, quella di Gesù Cristo. Quindi la semplicità, l’umiltà, non avere legami privati….è un cammino che rivela l’urgenza del Vangelo e l’annuncio.

Questa riflessione è frutto dell’esperienza che condivido con voi laici perché dobbiamo camminare nella stessa direzione in quanto ci riconosciamo nella stessa spiritualità, ci alimentiamo alla stessa sorgente e siamo figli dello stesso sangue e dello stesso Spirito. Aiutiamoci ad essere missionari saveriani il più fedelmente possibile non dando per scontato niente perché le cose più importanti sono le più fragili ed evitando, come già detto, un approccio di paura ma utilizzando un

approccio di fiducia e speranza. In questo papa Francesco ci sta offrendo grandi insegnamenti: impariamo anche da lui.

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Bacheca

CONVIVENZA INVERNALE

La convivenza invernale sarà da giovedì 3 gennaio (sera) a domenica 6 gennaio (mattina) Chiediamo ad ogni gruppo di dare adesione entro fine ottobre in modo da permettere al Consiglio di regolarsi con la struttura.

ASSEMBLEA “AD GENTES” E L’ASSEMBLEA A.M.EV

Dal 1 novembre al 4 novembre si svolgerà a Tavernerio (CO) la consueta assemblea “ad Gentes” e l’assemblea A.M.eV. Un appuntamento importante di confronto sia sui temi della missione che dell’animazione, a cui anche i laici che possono sono invitati a partecipare.

GIORNATA DEDICATA ALLA MEMORIA DEI SAVERIANI MARTIRI

Da quest’anno il 12 ottobre è la giornata dedicata alla memoria dei saveriani martiri. Ogni gruppo è chiamato a ricordare questa occasione con momenti di comunione con il resto della famiglia saveriana.

Associazione “Laici Saveriani Ad Gentes”

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Via Fra Acquaviva, 4 – 84135 Salerno – C.F. 95073720658

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IBAN: IT 59 L050 1803 4000 0000 0511 600 presso Banca Popolare Etica

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Causale: contributo su C/C 511600/J a favore di Associazione Laici Saveriani Ad Gentes – Onlus

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