Rino ci racconta la sua esperienza con i senza fissa dimora a Salerno

Dopo aver vissuto, per alcuni anni, semplicemente affiancando l’esperienza, ultradecennale, di accoglienza dei senza fissa dimora (SFD), quest’anno ho deciso di partecipare come volontario. Non posso dimenticare l’emozione di essere stato presente, quasi per caso, alla visita a sorpresa, alla Casa Saveriana di Salerno, di monsignor Konrad, elemosiniere di Papa Francesco. Le sue parole semplici ed “efficaci” hanno abbattuto le remore che stavano crescendo, in quei primi giorni di ottobre scorso, con la brusca ripresa della pandemia COVID 19.

I giorni seguenti hanno visto molti volontari rimettersi al lavoro per preparare, secondo le nuove regole (distanziamenti, sanificazioni, protezioni e regole di comportamento condivise) gli spazi dell’accoglienza. Con l’aiuto dei volontari più esperti è stato abbastanza facile entrare in sintonia col servizio da fornire nel tempo che andava dalla prima accoglienza (variabile in base alle condizioni meteo fra le 19 e le 20:30), alle docce e igiene personale, al consumo di un leggero pasto serale (21:00 ca.) fino ad arrivare al commiato “della buonanotte”    (21:45/22:00),    dove    inizia  va turno notturno (22:00/7:30) affidato ai volontari più esperti. Nel mio turno del venerdì, per una volta al mese, abbiamo beneficiato dell’iniziativa   della   c.d.   “pizza   sospesa”, attivata presso alcune pizzerie nella zona dell’Accoglienza, toccando cosi con mano quanto può allargarsi l’area della sensibilità verso il mondo disagio.

Non sono mancati alcuni momenti di tensione, e qualche provvedimento disciplinare è stato necessario. Ci sono stati anche periodi quasi festosi, pur nella consapevolezza delle difficoltà.

Purtroppo non ci è stato risparmiato neanche quello   della   profonda   tristezza,   quando   è tragicamente mancato Felix, il malore lo ha colpito proprio nelle vicinanze del nostro centro, il soccorso non è servito a salvarlo…per molti giorni è aleggiato il ricordo della sua scomparsa…ed alcuni degli ospiti sono stati molto scossi… Con alcuni il rapporto si è potuto consolidare anche perché spesso presenti alla mensa diurna festiva, ormai triennale, avviata dalla mia parrocchia in zona orientale della città il contatto con una realtà in sofferenza che questo tempo di pandemia ha ampliato drammaticamente (quasi triplicati i nuclei familiari assistiti coi pacchi alimentari quindicinali).

L’esperienza di relazione penso sia stata ricca perché, da entrambi i versanti, ci si è riconosciuti come persone, con i propri pochi pregi e i molti difetti, alcuni immancabili preconcetti, piccole e grandi dipendenze, scelte di vita, spesso obbligate, che hanno guidato ciascuno fino a questo punto di incontro. So che per molti di loro questo servizio è ormai un punto fermo e che contano sull’impegno dei Saveriani e dei volontari. Le radici di un impegno “per l’Uomo”. Forse, come spesso capita, bisogna risalire alle esperienze dell’età adolescenziale

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