Per una storia del laicato saveriano: i primi venti anni vissuti e documentati da Nando Giannattasio

queste bimbe sono oggi adulte, la prima è mamma

 

 

20 ANNI INSIEME

 

Mi era stato chiesto di scrivere un articolo sui primi vent’anni di storia del Laicato Saveriano, ho detto si senza pensarci troppo su, in fondo è qualcosa che conosco e scrivere non mi costa tanta fatica.

Sfogliando, nei giorni successivi,cartelle piene di materiale di questi anni (verbali dei consigli e delle assemblee, incontri di formazione, momenti di preghiera, lettere e tanto altro ancora), mi sono reso conto di aver tra le mani davvero un pezzo di storia: non solo di storia della mia vita e della vita della mia famiglia, ma un pezzo di storia della vita di tante persone; alcune di queste non sono neanche più in cammino con me. Mi sono reso conto che avevo due possibili scelte, anzi tre: scrivere un articolo di maniera e riempire la solita paginetta, non scrivere nulla e passare la palla a qualcun altro o tentare di raccontare la storia del Laicato Saveriano.

Ho scelto l’ultima ipotesi, penso di essere stato a lungo in una situazione privilegiata per osservare tutto ciò che accadeva nella nostra famiglia.

Quindi diamo alle stampe un trattato storiografico?  Ma no di certo: faccio un altro mestiere!

Sarà un racconto visto dal mio punto di vista, quindi di parte, non nel senso comune che si dà a questa espressione, sinonimo di faziosità o addirittura di malafede, ma sapendo che ogni situazione può essere vista-vissuta da più punti di vista ed il mio racconto non può che dipanarsi a partire da una parte, la parte che vivevo in quella vicenda.

Cercherò di essere obiettivo e sarà senz’altro più facile, quanto più gli avvenimenti sono lontani.

Sarà occasione, almeno per me,  per riprendere slancio e comprendere meglio il perchè di alcuni avvenimenti e di alcune scelte, ma soprattutto sarà fonte di gioia, la stessa che provo sfogliando vecchie foto che ricordano momenti importanti della mia/nostra vita ( il matrimonio, i bimbi piccoli, ecc.).

Salto a piè pari i podromi storici su cui si inserisce la nostra storia, cosa che fu ben illustrata da              P. Mario Menin nella sua relazione alla Settimana di studi missionari tenuta Tavernerio sul “Laicato missionario saveriano” nel 2001; gli atti furono distribuiti, ma se qualcuno ne volesse una copia sono a disposizione.

Inizierò quindi dal 1990 quando vengono mossi i primi passi, nel frattempo anche io ed Elena muovevamo i nostri primi passi, ci eravamo sposati l’anno precedente.

Al prossimo mese

Ciao Nando

 

Storia del laicato saveriano 1

 

Il vescovo Conforti, il nostro San Guido Maria, ebbe spesso un’attenzione particolare per il laicato sia impegnandosi per la sua formazione e maturazione, sia ritagliandogli un ruolo importante nella vita pastorale della sua diocesi, in netto anticipo di alcuni decenni rispetto ai dettati conciliari del Vaticano II.

Naturalmente la sua famiglia religiosa non poteva ignorare questa scelta e questa indicazione  e          così nella storia dei saveriani troviamo varie esperienze laicali: il CEM (Centro Educazione Missionaria nato nel 1942), il MMCC ( Movimento Missionario Classi Colte sorto nel 1947) ed altre esperienze in missione ( soprattutto in Africa).

Di certo quando menzioniamo una sigla in realtà si ricordano, senza nominarli, coloro che hanno costruito quella realtà mettendo in gioco tempo, energie, passione e senz’altro sacrifici, perché            ogni scelta ha un costo.

Senz’altro anche all’inizio della nostra storia ci sono delle persone concrete che hanno deciso di investire su di una scelta e di pagarne il costo; in questa serie di articoli cercherò di ricordare non solo i fatti, ma anche i nomi, perché la storia  quando diventa anonima, cioè senza nomi e senza volti diventa poco comprensibile e forse anche poco interessante.

Tutto inizia alla fine del 1990, quando l’ VIII° Capitolo della regione Italia dei saveriani incarica            la nuova direzione regionale di verificare la possibilità di un  laicato saveriano.

Il superiore regionale P. Natalio Fornasier e il consigliere P. Rosario Giannattasio si guardano intorno e non è difficile individuare persone che, senza saperlo ancora, era in attesa proprio di quella proposta: sono giovani che hanno frequentato i gruppi giovanili dei saveriani o adulti che hanno vissuto delle esperienze in missione al fianco dei padri.

Il gruppo si inizia ad incontrare nella casa saveriana di Cremona per tutto l’inverno e la                primavera del 1991 ed in estate ( dal 5 al 11 agosto ) a Lamon si tiene la prima Convivenza, in questi incontri venivano messi a fuoco alcuni elementi  che potevano essere costitutivi di una esperienza laicale saveriana; questo cammino di ricerca e riflessione vedeva la presenza costante   dei due padri incaricati,che fanno una scelta di saggio rispetto di quel che veniva elaborato dai laici.

Non si può dire che il laicato nasceva senza che la loro visione di chiesa e l’esperienza di religiosi che vivevano non incidesse sui primi passi del nascente gruppo, ma d’altra canto non tentarono in nessun modo di creare una dipendenza o di assurgere ad un ruolo di tipo carismatico ( Che fortuna che fossero in due! ).

In origine c’era un gruppo di persone che ruotava intorno appunto alla casa di Cremona, ma dopo  la convivenza a cui partecipano alcuni laici vicini ai saveriani di Salerno si concretizzava un nuovo polo aggregativo al sud.

Gli amici a cui dobbiamo i “natali” spesso non si conoscevano tra loro e pur incontrandosi in gruppo, privilegiarono un cammino di discernimento vocazionale personale e questo tratto resta patrimonio del laicato saveriano ancor oggi: siamo famiglia, ma ognuno ci entra con i propri piedi, facendo il proprio cammino e usando dei tempi di cui ha bisogno per rispondere ad una chiamata che è personale o non è.

In principio  (o nel tempo di poco più di un anno che porta a stilare il Progetto del laicato saveriano nel gennaio del 1993) erano: Graziella, Donatella e Pasquale, Marco e Daniela, Nicoletta, Vanna (della provincia di Milano), Liliana e Daniele, Roberto (dalla provincia di Vicenza), Lucia da Piacenza, Vittorio da un paesino della provincia di Treviso, Carla da Cremona; mentre da Salerno           e provincia provengono Anna Paola e Nino, Roberto, Sara, Michele e Mirella, Carmen e Claudio, Nando ed Elena, Ivana, Rosario, Assunta e da Taranto invece provenivano Adele e Gianni.

Questi “antenati” avevano discusso per circa un’ anno e mezzo, sia a colpi di clava (che passione nelle discussioni), sia a colpi di fioretto ( quante riflessioni sottili, quante parole a lungo sviscerate    e soppesate), sia a colpi di croce ( se mi si permette il termine, visto che tutta la ricerca era accompagnata da frequenti momenti di preghiera), per giungere a produrre 6 pagine dattiloscritte che restano la nostra pietra miliare, anche se vedremo che in seguito ci saranno altri documenti fondanti.

Mi chiedo quanti di noi le ricordano e quanti ne conservano una copia cartacea, non ho dati a riguardo, né li ricerco, ma se qualcuno fosse interessato a recuperarne una copia, mi può inviare  una richiesta via e-mail e sarà mia premura inviare il file.

Questo progetto, a rileggerlo, è fin troppo preciso ed esaustivo, forse prodotto con un po’ di presunzione, ma ci fece prendere dimestichezza con termini importanti e ci fece comprendere,              se ancora ce ne fosse stato bisogno, che si faceva sul serio, che stavamo giocando una parte importante della nostra vita e della vita delle nostre famiglie visto che nel gruppo iniziale di 28 persone ( spero di non aver dimenticato nessuno) c’erano presenti ben 7 coppie di sposi, alcuni  poco più che sposini.

Il cammino si era sviluppato, come già detto, con incontri mensili che si tenevano identici per tema, ma distinti per luogo e data, a Salerno e a Cremona ed inoltre erano state organizzate tre convivenze  all’anno. Il percorso di ricerca verteva su La chiamata (prima tappa), Stare con Lui (seconda tappa) e l’Invio (terza tappa).

Non è il caso tentare di fare il sunto di quelle sei pagine approvate una prima volta a Salerno               il 1° gennaio 1993 e poi a Cremona il 24 febbraio 1993, ma vorrei riportare una frase che ritengo indicativa: par. 1.3 “Laicato Missionario Saveriano. I laici missionari saveriani si identificano a partire dalla loro stessa denominazione.”; ce n’è abbastanza di che riflettere per rispolverare la scelta  fatta da ognuno di noi. Essere e vivere da laico, missionario e saveriano.

Questa prima puntata la termino qui, sono le 23 e 45 ed il telefono della centrale operativa ha taciuto abbastanza da lasciarmi finire….non conviene sfidare troppo la sorte.

Alla prossima nando.

 

 

 

Storia del laicato saveriano 2

 

Il 1993, l’anno con il quale c’eravamo lasciati nello scorso articolo, è un anno che, come sto                  per raccontarvi, offre novità interessanti nella vita del laicato saveriano.

Il mese di maggio vede la “stampa” il primo numero del Foglio di Collegamento, che nasce spontaneamente per iniziativa di alcuni volenterosi per dare  una prima risposta alla sempre               più evidente esigenza di fare unità a distanza, di sentirsi un unico gruppo pur vivendo in realtà diverse e lontane, non solo geograficamente, ma anche culturalmente ed ecclesialmente.                                                                 Nelle convivenze, incontri che radunavano tutti o quasi, era  divertente notare l’approccio              diverso nei momenti del confronto, come in quelli della convivialità: il sovrapporsi poco                ordinato delle voci di noi meridionali ed il ragionare per passi logici e successivi dei settentrionali, il chiasso degli uni che cozzava con la riservatezza degli altri: non è stato istantaneo e facile comprendersi ed accettarsi così com’eravamo. C’è stato nei primi anni di vita insieme l’impegno            da parte di ognuno di vincere la diffidenza e la paura di essere fraintesi e di costruire un rapporto franco e sincero; forse è stato proprio questo percorso che ha fatto del laicato saveriano non un movimento, ma un gruppo e poi una famiglia con i suoi limiti e la sua prosaica quotidianità.

Nello stesso mese si tenne il IX° Capitolo Regionale dei Saveriani, in quella assemblea venne approvato dai padri capitolari il Progetto del Laicato Saveriano: sarà per noi il primo riconoscimento  ufficiale.

In questi primi e pochi anni di cammino si erano rese evidenti all’interno del gruppo due accentuazioni diverse della stessa scelta che riuscimmo a porre in contrapposizione, pur non escludendosi né nell’elaborazione teorica, né tanto meno nella prassi di vita, senza venirne poi,            come vedremo, più a capo ( il soggetto sottinteso a questa frase è “noi tutti”, perchè anche chi tentava di ricucire lo faceva ritenendo di essere dalla parte di chi legge meglio la realtà e le sue prospettive di evoluzione).

Alcuni tra di noi sottolineavano maggiormente la definitività della scelta missionaria, la consacrazione ad essa ed avevano una visione del gruppo fortemente carismatica, cioè un             gruppo che cresceva intorno ad un nucleo fondante che fosse in  qualche modo guida e garante             del cammino; altri che poi vedremo essere numericamente maggioritari ( non che il fattore numerico sia garanzia di scelte sagge e giuste), sentivano l’esigenza di porre la scelta missionaria          in un più ampio orizzonte del vissuto personale, accettando maggiori mediazioni ed ipotizzando gradualità diverse di scelta nell’appartenenza del laicato saveriano, non sentendo soprattutto l’esigenza di persone che vantando diritti di primogenitura, potessero essere guida nel cammino intrapreso.

Questo scollamento più volte emerso, era stato all’origine di momenti di confronto ora assembleari, ora interpersonali che puntavano a smussare angoli e a migliorare conoscenza e comprensione reciproca.

L’impegno c’era stato da parte di tanti, ma dove ci sono operai nella vigna del Signore che sudano, immancabilmente c’è anche “l’onesto lavoro” del diavolo che cerca di rendere vani i loro sforzi.

E’ proprio quello che avvenne nella Convivenza estiva che si tenne ad Asiago dal 18 al 28 Agosto: sulla sponda più “radicale” rimasero, se ricordo bene da soli, Graziella, Donatella e Pasquale,           senza che la carità reciproca fosse sufficiente a fare sintesi tra le due posizioni.                                                                                            Si andò ad eleggere il primo Consiglio Nazionale in un atmosfera tesa perchè i numeri mettevano tutto nelle mani del gruppo di Salerno che continuava a crescere non solo in numero ma anche in compattezza; così il gruppo che fino ad allora aveva guidato il cammino in modo informale, ma senz’altro di fatto riconosciuto, fu messo in gran parte in panchina.

Porre un po’ ai margini Graziella e Donatella fu un atto di autodifesa nei confronti di uno stile            che  la maggior parte dei laici non sentiva appartenergli, ma fu anche arroganza e presunzione perchè  il loro contributo era stato decisivo nell’analisi e nella ricerca degli elementi fondanti             del laicato e nel condurre i primi passi dello stesso.

Il primo Consiglio era composto da un Presidente e quattro consiglieri. Il Presidente eletto era Marco Colnago, che proveniva da un paesino della provincia di Milano, dall’inizio nel cammino          del laicato e che fu eletto con grande consenso, senz’altro per stima ed affetto nei suoi confronti,           ma penso che il tratto di personalità “vincente”fosse la grande disponibilità ad ascoltare tutti.

Componevano con lui il Consiglio: Sara Pantuliano , Mirella Giannattasio e Claudio Condorelli         che provenivano da Salerno e dintorni e Pasquale Lisi che faceva parte del gruppo nord.

Il 25 e 26 settembre si riunisce a Roma, nella casa della Direzione Generale dei Saveriani, il         primo Consiglio del Laicato Saveriano, di cui però non resta agli atti alcun verbale, a riprova              che molto c’era ancora da imparare.

Ma come vivevamo a livello locale la nostra esperienza?                                                                      Ci incontravamo per ben due week-end al mese, infatti gli incontri duravano dal sabato             pomeriggio alla domenica pomeriggio ( il primo e il terzo fine settimana a Salerno per il sud, mentre per il nord l’incontro era il secondo e il quarto fine settimana a Cremona), per lo più                  era presente e teneva l’incontro, coadiuvato dai formatori di zona ( laici saveriani), il referente nazionale dei padri per il laicato P. Rosario.                                                                                                                                         Gli incontri avevano 5 momenti distinti: l’Analisi, il Confronto, la Celebrazione, l’Andare e la Verifica.

Come previsto dal Progetto di Laicato Saveriano, dopo un anno di cammino si poteve essere           accolti nel gruppo ( Accoglienza) e solo dopo un altro anno di vita nel gruppo si poteva chiedere            di fare l’Appartenenza al gruppo.

Si era scelto, infatti, una cadenza nel percorso di avvicinamento al gruppo precisa nei tempi                      e di sottolineare le varie tappe con una certa enfasi; senz’altro non era questo che garantiva la  serietà  di una scelta, ma devo confessare che ricordo con una certa nostalgia e con un pizzico               di emozione le celebrazioni in cui si rinnovava l’appartenenza al gruppo o si accoglievano nuovi membri.

Dal 29 ottobre al 2 novembre nella casa dei padri di San Pietro in vincoli (provincia di Ravenna)      si tiene la Convivenza Invernale, in quell’occasione viene illustrato il programma formativo dell’anno sociale appena iniziato:Dicembre Identità del laico tra ascolto della Parola e costruzione               del Regno – Gennaio Comunione dono dello Spirito – Febbraio Laici e vita comunitaria – Marzo Laici                e solidarietà – Aprile Laici e comunità saveriana – Maggio Vita laicale, matrimonio e vita consacrata – Giugno Verifica.

Quella casa saveriana ci vedrà ospiti più volte negli anni successivi. Anni che cercherò di raccontarvi                         nei prossimi articoli, quel che ho scritto mi sembra sufficiente per me e soprattutto per voi.

Ciao Nando

 

Storia del Laicato Saveriano 3

 

Proviamo a riprendere il discorso o meglio la narrazione della nostra storia, ripartendo proprio            dalle mosse del primo Consiglio Nazionale eletto.

Si sente nel gruppo, ed il Consiglio la fa sua, l’esigenza di amalgare persone che hanno alle spalle esperienze umane ed ecclesiali diverse in un mix che sia vivo e non sia solo una sommatoria di generose presenze; la necessità che il gruppo viva una usa dinamica diventa più forte nella misura         in cui si chiarisce pian piano l’identità dello stesso.

La coscienza graduale di quello che si è porta naturalmente ad interrogarsi su quello che si vive,             su come lo si vive e con quale stile: sarà questo il momento in cui lo stile di famiglia diventa tratto essenziale della nostra esperienza ecclesiale; questo stile sarà evidente soprattutto nelle Convivenze che diventano tempo prezioso per imparare a volerci bene nelle piccole scelte del quotidiano e nel tempo del riposo e della convivialità.

Viene costruito nei singoli gruppi il percorso per entrare a far parte a pieno titolo di questa famiglia così come è previsto dal Progetto del Laicato: dopo un anno di discernimento si può chiedere di essere accolti ( Accoglienza) e dopo un ulteriore anno di formazione ed accompagnamento si può richiedere di appartenere al gruppo (Appartenenza ).

Il cammino formativo è molto intenso: sia il gruppo Nord che quello Sud, si incontrano due volte          al mese nel week-end ( sabato pomeriggio e la giornata della domenica ); la formazione è affidata  ai laici, questa sarà un’altra nostra caratteristica: i padri saveriani che ci affiancano sono punto di riferimento ma non titolari del cammino formativo.

Il tema per ogni anno viene scelto dal Consiglio Nazionale e a livello locale ci sono degli incaricati per la formazione.

La formazione dell’anno 93/94 approfondirà vari temi in particolare: l’Identità del laico tra ascolto della Parola e costruzione del Regno, Comunione dono dello Spirito, Laici e vita comunitaria, Laici e solidarietà, Laici e comunità saveriana, Vita laicale, matrimonio e vita consacrata.

E’ nel dicembre del 93 che inizia la vicenda del laicato saveriano in Sardegna ( ho pensato a lungo             a quale aggettivo aggiungere al sostantivo vicenda  e me ne sono venuti così tanti in mente che ho preferito rinunciare), infatti padre Mario Pulcini invita i laici a Macomer per incontrare degli amici della casa interessati a conoscere meglio questa realtà; nelle feste natalizie saranno Roberto, Sara, Adriano e Peppa a recarvisi per qualche giorno.

Inizia così una storia “locale” ricca di colpi di scena e di difficoltà ed inizia con l’input di un padre, forse sarà proprio questo uno dei tratti distintivi del Laicato Saveriano in Sardegna: la forte impronta nelle scelte del gruppo dei padri che si avvicenderanno nel tempo nell’accompagnare i laici saveriani di quella casa.

Questa presenza forte non avrà sempre effetti benefici al di là delle sante intenzioni e ben presto vedremo (e vi racconterò nei prossimi articoli ) che accadrà che ci sarà chi dirà di essere di Paolo        e chi di Apollo perdendo di vista l’obiettivo di fare una sola famiglia se non di tutto il mondo almeno di tutta l’isola.

Il gruppo viene costituito ufficialmente il 31 ottobre del 1994, è composto da una decina di persone: Teresa, Pina, Gianfranca, Toto, Francesca, Caterina, Cristian, Fabrizio, Rosanna e Serena

Alla fine di quest’anno vede la luce anche il primo Foglio di Collegamento che è curato da Liliana.

Sono dei primi mesi del 1994 le nostre prime viste a Goma ( Congo): a gennaio è la volta di Lino    ( gruppo nord ) che vi rimane per due mesi e in marzo lo raggiungono Carmine e Nuccia ( gruppo  di Salerno ).

Vedremo nel futuro della nostra storia quanto sarà importante questa città per tutti noi.

 

STORIA DEL LAICATO SAVERIANO: Articolo  n. 5

La “creatura” esplora il mondo circostante.

 

Il tema formativo per l’anno sociale /pastorale del 1994/95 è “La comunione”, d’ altra parte già nei primi mesi del ’94 nel Laicato Saveriano nasceva il desiderio di dar vita ad una prima di comunità laicale utilizzando alcuni locali della casa saveriana di Cremona, concretamente non si arriverà a vivere una vera esperienza comunitaria, ma questo primo “desiderio” la dice lunga sul fatto che non c’è mai niente di nuovo sotto il sole, se non l’uomo concreto e la sua storia.

Il ricorso storico lo avremo nel 2003, ma questa è ancora una storia di là da venire.

Nello stesso periodo emerge un altro aspetto della nostra vita che ha bisogno di essere messo a fuoco: quale veste giuridica avere?

Non è un argomento molto affascinante ed è anche per giunta particolarmente ostico, quindi pare logico demandarne a Claudio l’approfondimento: c’è bisogno di testa e di voglia di perdersi nei meandri di una materia nuova; Claudio Consigliere indefesso ( e non è una cattiva parola), lo farà per circa un anno.

Al termine di questo approfondimento Claudio propone, all’interno delle assemblee tenute durante le convivenze di questo periodo, un percorso di discernimento che porterà alla scelta da parte di tutti noi di costituirci in ONLUS: ciò permetterà al gruppo di avere una rappresentatività legale concreta ed efficace ed assolvere senza confusione o zone d’ombra gli obblighi derivanti dalla gestione dei fondi frutto dell’autotassazione e di donazioni.

Mi rendo conto che fin ora non avevo ancora raccontato dell’autotassazione ed allora provvederò.

Si parla di autotassazione nel Progetto di Laicato Saveriano: era non solo una scelta tecnica per far fronte alle spese di funzionamento della nostra realtà, ma ancor prima una scelta di stile che puntava sulla condivisione e la gratuità  (non chiedo nulla al gruppo anzi di certo offro ogni mia disponibilità anche quella economica ).

Sin dall’inizio si sta attenti a che “la cassa” non sia un fondo per rimborsi spese, ma una creatura del nostro vivere insieme, infatti sin dai primi bilanci l’attivo di fine anno, viene in una certa percentuale utilizzato per piccoli progetti in missione ( la percentuale varierà di anno in anno a seconda delle scelte del Consiglio Nazionale dal 25 al 50 % ).

E’ senz’altro anche questo uno spunto su cui riflettere per riappropriarci di riflessioni e scelte che sono patrimonio comune della nostra famiglia; non penso abbia senso contribuire perchè “la cassa piange”, ma piuttosto perchè non posso non mettere in comune anche questo aspetto della mia vita: il danaro che guadagno e posseggo e l’uso che ne faccio.

L’esperienza della condivisione dei beni materiali non inizia, né si esaurisce di sicuro nell’autotassazione per nessuno di noi, ma ignorare questa modalità comune a tutto il gruppo è veramente strano.

Nell’anno 95/96 il cammino formativo, di cui non ho ritrovato il titolo esatto, verte sull’approfondimento del tema della santità e della sequela di Cristo alla luce della spiritualità confortiana, anche in vista della Beatificazione di Mons. Guido Mria Conforti che avverrà a Roma il 17 marzo 1996.

Ormai a livello locale siamo seguiti da tre padri: P. Ivaldo Casula a Macomer, P. Giuseppe Dovigo che ha appena sostituito il caro P. Giovanni Pes a Salerno e P. Rosario Giannattasio per il gruppo nord che si è spostato da Cremona a Parma.

Nella convivenza invernale che si tiene a Parma dal 8 al 10 Dicembre, vengono poste le basi per alcune scelte, che avverranno nei mesi successivi: ci si chiede se il nome scelto “Laicato Saveriano”, non possa essere un elemento di tensione ed essere giudicato frutto di presunzione, visto che altre esperienze simili stanno nascendo ed una già esiste da alcuni anni: la “Fraternità Missionaria” di Vicomero.

Per questo Io, Assunta e Claudio veniamo incaricati di trovare delle soluzioni da proporre all’assemblea per l’estate successiva.

In quella occasione viene anche proposto di non rieleggere il Consiglio Nazionale, ma di tentare un Coordinamento delle realtà esistenti, ma sarà P. Silvio Turazzi a proporre una scelta che vedrà un grande consenso: eleggere il Consiglio Nazionale per non rallentare il cammino del gruppo originario, ma dare subito vita ad un Coordinamento che dia i frutti che Dio vorrà ( infatti  posizioni e mete erano diverse e questo era chiaro fin dall’inizio, iniziava così quella che non sarebbe stata una passeggiata).

Viene così rieletto alla presidenza Marco e riconfermati i consiglieri Mirella e Claudio, mentre novità ( non certo per l’anagrafe ) saranno Carmine Paciello e Lucia Salotti.

Viene anche sostituito il Referente per i Padri saveriani presso il Consiglio, viene nominato P. Silvio Turazzi ( se fosse rinominato, vi assicuro che farei carte false per rientrare nel consiglio).

Marco come presidente ci rappresenterà nel nascente Coordinamento ( diventerà sempre più un impegno importante e faticoso ) e nello stesso periodo il Foglio di Collegamento passa di mano da Liliana ad Assunta.

Ed anche per questa volta può bastare: se vi stanco posso smettere…… anche Michelangelo ha lasciato un’opera incompiuta.

 

 

Storia del Laicato Saveriano…… Sesta puntata ( e non è una fiction! )

 

Sto raccontando di anni in cui muoviamo i nostri primi passi, in cui si discute ed approfondisce molto i più svariati aspetti del nostro essere Laici Missionari, non rimpiango quel periodo faticoso di riflessione e dibattito ( a volte decisamente noioso), ma non si può negare che fosse necessario.                Come un bimbo che crescendo con rapidità deve cambiare i suoi abiti e le sue scarpe, così noi dovevamo scegliere insieme come vestirci e come presentarci all’esterno; per fortuna da adulti                 il look è più stabile e la crescita ( o l’invecchiamento? ) più lenta.

Tornando all’aspetto giuridico del gruppo, è chiaro che nei confronti di altre istituzioni  è necessario essere leggibili e poter stabilire rapporti legittimi dal punto di vista legale e fiscale; su questo aspetto il cammino sarà lento, anche perché finchè le nostre attività di supporto ad esperienze in missione non creeranno un giro di finanziamenti apprezzabili non ce ne sarà una esigenza effettiva.

Come già scritto una prima ricerca in merito fu affidata a Claudio e a partire dalle sue proposte              il gruppo giunse alla scelta di costituirsi in ONLUS, atto che fu sottoscritto a Salerno il 19 maggio 2000 e la nostra ONLUS prese il nome di “Ad Gentes”, nome che nel frattempo aveva preso il gruppo originario del Laicato Saveriano per differenziarsi da altri gruppi che nel frattempo erano sorti.

Quindi per trovare soluzione a questo aspetto della nostra vita di gruppo passarono all’incirca sei anni.

Torniamo al 1995 perché, anche se ogni tanto faccio delle fughe avanti, non voglio certo saltare nulla del tempo passato e della storia scritta insieme; è un anno tutto improntato alla riscoperta, insieme a tutta la famiglia saverina, della spiritualità confortiana.

In estate si tiene il XIII° Capitolo Generale dei saveriani, in questa occasione viene presentato un documento sul Laicato, preparato da una piccola commissione ( Marco, Daniela, Nino, Annapaola, Nando, Roberto, Liliana, Lucia ), che sarà accolto con interesse dai padri capitolari e che diviene           la prima uscita ufficiale del Laicato al di fuori del mondo saveriano italiano.

Nell’anno successivo 1996, siamo aiutati nella nostra crescita dalle riflessioni sul Laicato emerse durante il X° Capitolo dei saveriani d’Italia: ci ricordano, con lucidità ma senza mancare di rispetto per la nostra breve storia, che esistono diverse esperienze di laici che affiancano i padri saveriani che vivono dello stesso carisma e della stessa spiritualità.

Questo stimolo non ci coglie impreparati in quanto erano già in divenire due progetti che andavano in quella direzione e di cui ho già accennato: la modifica del nome del nostro gruppo e la costituzione di un Coordinamento di tutte le esperienze di laicato saveriano.

Il primo progetto giunge a compimento nell’assemblea che si tiene nella convivenza di quell’estate, si decide di modificare il nome del nostro gruppo in Laicato Missionario Saveriano “Ad Gentes”, come già detto, al fine di differenziarci e dare spazio alle altre esperienze.

Subito dopo l’estate P. Silvio lascia il suo ruolo di Referente Nazionale ( lo ha ricoperto per meno  di un anno) e senza alcuna nomina ufficiale viene collocato nel ruolo di Amico di ciascun laico saveriano.

Lo sostituisce P. Vincenzo Munari della nuova Direzione Regionale dei padri saveriani, non tutti avete avuto la fortuna di conoscerlo, ora è in Sierra Leone: era il più laico dei laici saveriani; così profondamente “consacrato” da poter accettare la sfida di provare a mettersi nei nostri panni e di accompagnarci nel nostro cammino.

Ho ricordi bellissimi e a tratti commoventi di quegli anni insieme, che sono anche molti degli anni in cui sono stato Presidente; instancabile dava una mano nei lavori più umili senza che gli venisse richiesto, anzi spesso precedendoci e silenziosamente invitandoci ad essere più attenti alle esigenze della vita in comune.

Non disdegnava farsi “nonno” dei nostri bimbi più piccoli, giocando con loro e dando un po’ il cambio alle mamme in affanno, durante gli incontri e le convivenze.

Nei Consigli parlava poco ed ascoltava molto, proprio per questo quando manifestava la sua opinione questa veniva presa in grandissima considerazione.

Nel primo Consiglio cui partecipò descrisse con chiarezza quali sarebbe state le direzioni del suo impegno: costituire un padre referente in ogni casa saveriana per facilitare l’accoglienza di questa realtà ed aprire un confronto con le regioni saveriane all’estero per ipotizzare dei progetti del laicato in missione.

Ed è proprio quello che farà in quegli anni, in continuazione, parlando della nostra esperienza con i suoi confratelli perchè la sposassero e ci dessero una mano per formare nuovi gruppi e seguendo il cammino del Segretariato prima e del Coordinamento Nazionale poi.

Il Segretariato si incontrerà già a partire dal  febbraio 1996, mentre il Coordinamento si avvia solo nei primi mesi del 1998 ( insomma non si stava male da separati in casa).

Penso che abbiamo un grosso debito di riconoscenza nei confronti di P. Vncenzo.

Alla prossima: riprenderemo dal gennaio del 1997 che vede la partenza della prima laica: Graziella.

 

Articolo 7

 

Nel gennaio del 1997 parte la prima laica di questa nostra storia: è Graziella che va in Brasile;          non andrà a nome del laicato saveriano per le ragioni e le situazioni che vi ho raccontato negli articoli precedenti.

Partirà come “associata saveriana” secondo le norme previste dalla Pia Società di San Francesco Saverio (cioè i saveriani), in quella occasione, come era già successo in precedenza e come accadrà anche in seguito, la soluzione a nostri problemi viene dai padri, cioè dall’esterno.

Preferisco non commentare, né tanto meno mi permetto di giudicare questa scelta ( a tal proposito uso questo articolo per una comunicazione personale: Graziella ti sono debitore di una lettera che prima o poi scriverò), anche perché comunque da ciò ne è derivato molto di buono.

Graziella si inserisce in un progetto a Curitiba di “Rete Speranza” (un associazione italo-brasiliana di promozione dello sviluppo); la sua attività sarà volta ad incentivare e coordinare le attività del Centro di Formazione Professionale dell’associazione e ben presto ne metterà in cantiere altre, soprattutto indirizzate alla promozione della donna e alla tutela dell’infanzia.

Graziella è ancora lì e più volte torneremo a parlare di lei e di quello che insieme abbiamo vissuto negli anni successivi, certo è che è parte della nostra storia ed è una prova che anche partendo insieme e pur puntando alla stessa meta, a volte si percorrono strade diverse: perché più adatte al nostro passo o perché chiamati su quelle strade da stimoli e suggestioni che sono personali e che non riescono ad essere condivisi con il resto della famiglia.

Quell’anno la Convivenza Invernale salta per neve, non varrebbe la pena di riferirlo, se non per le polemiche che innescò questa decisione  del Consiglio, in chi la ritenne troppo accomodante e sintomatica di un gruppo di “gente pantofolaia”; mi spiace dover riferire, ad onor del vero, che chi allora più gridò allo scandalo, oggi non c’è più nel gruppo: forse negli anni successivi tolte le pantofole abbiamo calzato gli scarponi e ripreso la marcia.

A Salerno un gruppetto di 7 persone iniziano il cammino di discernimento ( Luigi Mennella, Annarita Franco, Marco Nicastro, Luisa Vesce, Angela Marano, Alfredo Cirino e Rosaria Di Luccia); al Nord il gruppo di persone provenienti dai gruppi giovanili della casa saveriana di Desio continuano il loro cammino di discernimento sul laicato saveriano ( intrapreso nell’anno precedente) e nell’estate successiva saranno ospiti graditi della Convivenza estiva di “Ad Gentes” che si tiene a Zelarino.

In Sardegna ci sono grossi nuvoloni ed aria di tempesta, ma solo sulla casa saveriana di Macomer, mentre nel resto di quella stupenda isola splende il sole: P. Ivaldo pone alcune questioni sul laicato saveriano ed in particolare sull’esperienza del gruppo sardo, il Consiglio decide una visita di chiarificazione per i giorni 1 e 2 marzo.

Purtroppo l’8 di febbraio ( sei giorni prima di san Valentino protettore degli innamorati, sic!), con

forse eccessiva fretta, nasce un nuovo pezzo di laicato saveriano denominato “A braccia aperte”;            al di là delle facili battute sul nome, ad essere sincero nasce una parentesi di alcuni anni di conflitti che terminerà nel 2002 con la fusione dei diversi gruppi.

In una situazione di conflitto dichiarato tra i due gruppi dell’isola ( quello che si rifà ad “Ad Gentes”, ben presto meno numeroso e quello nato ex novo), si scrivono pagine di contese piccine         e a volte di difficile comprensione da chi non le vive in prima persona; ho sempre pensato che molto fosse legato ai caratteri e alle relazioni interpersonali e che i motivi alti ( quale rapporto tra        il laicato ed i padri della casa e quale gerarchia interna al gruppo) fossero solo di contorno.

In questa situazione, come scoprirò negli anni successivi, recandomi spesso a Macomer, si “stancavano” ed in molti casi si allontanavo tante belle persone; tutti noi che in qualche modo scrivemmo quelle pagine ne dovremo dare conto.

Anche se scrivo con ventilatore puntato addosso sto sudando le fatidiche sette camice che non indosso ( siamo ben oltre i 30°) e quindi anche per questa volta vi può bastare.

Nando

 

Storia del Laicato Saveriano: la missione bussa alle porte!

 

Dopo la parentesi estiva riprendiamo il nostro viaggio lungo la storia del Laicato Saveriano e ripartiamo proprio da un’estate, quella del 1997; in quel periodo incontriamo P. Giorgio Galliani        che vive la sua missione a Douala in Camerun.

Un missionario entusiasta ed intraprendente, che sta cercando di dare risposte alla realtà dei              ragazzi di strada presenti in questa grande metropoli di circa 3 milioni di abitanti, insieme ad                 alcuni laici del posto e che non vedrebbe male anche una nostra presenza.

E’ una proposta impegnativa che ci interroga e per questo il Consiglio decide per l’inverno successivo un viaggio esplorativo in quella missione.

Viene proposto di andare a Lucia Salotti che è membro del Consiglio e al sottoscritto perchè                  non ne fa parte (che lungimiranza!), inoltre sarà del gruppo P. Vincenzo Munari.

Su questo viaggio torneremo tra poco, perchè prima che me ne dimentichi è da raccontare che                alla convivenza estiva di quell’anno sono presenti i giovani del gruppo dei laici costituitosi a Desio da un anno o poco più; sarà una bella presenza e l’inizio di una reciproca conoscenza che diverrà    poi amicizia e cammino in comune per periodi più o meno lunghi a seconda delle storie di ognuno.

In realtà dal 6 al 8 Dicembre si era tenuta la solita Convivenza Invernale ed erano state rinnovati            gli incarichi di servizio a livello nazionale, per cui il nuovo consiglio era così costituito:                      Nando Giannattasio ( presidente), Lucia Salotti, Carmine Paciello, Roberto Fontana e                  Annapaola Turco ( consiglieri ).

E’ simpatico raccontare un aneddoto a proposito di quelle elezioni, perchè l’altra protagonista              della vicenda purtroppo non può più farlo perchè tenuta in ostaggio dall’ Alzheimer.

Al rash finale per l’elezione alla presidenza eravamo quasi a pari voti io e Lucia, ma si cercava come al solito il consenso ed il mandato più ampio possibile ed essendo ormai sera si decide di rimandare tutto al giorno successivo, perchè si sa la notte porta “consiglio” .

Prima di andare a dormire io e Lucia ci fermiamo a chiacchierare ed è una sorpresa scoprire che tutti e due, nonostante il tifo delle nostre tifoserie, eravamo disponibili a fare un passo indietro;                a questo punto ci promettiamo reciprocamente di non fare scherzi: cioè nessuno dei due il giorno successivo si ritirerà altrimenti l’altro sarà automaticamente eletto.

Andrà a finire come già scritto in precedenza, ma Lucia sarà nel consiglio ed anche se non sempre, negli anni successivi, la penseremo allo stesso modo ( diverse erano: età, esperienze di vita e temperamenti), ci sarà tra noi un bellissimo rapporto di amicizia e di reciproco tenero affetto,              non mancheranno mai le sue attenzioni per Elena ed i nostri figli.

Oggi comprendo di più le sue resistenze a cambiare alcune scelte e modalità di animazione,               allora pensavo fossero dovute ad un carattere forte e un po’ ostinato, oggi so che accanto al suo     carattere affioravano le prime difficoltà a gestirsi e a gestire quell’enorme lavoro a favore del                 suo amato Burundi, che portava innanzi da tanti anni, dovute al progredire della malattia.

Non lo aveva compreso lei, né lo facemmo noi; siamo tutti stati beffati!

Ma torniamo a Douala: nonostante ora fossi nel Consiglio partii comunque per il Camerun,                affidato ai due veterani della missione: Lucia e P. Vincenzo.

La partenza avverrà il 9 gennaio del 1998 e il rientro è il 22 dello stesso mese; è il mio primo viaggio in missione: che emozione!

Mi sembrava di avere due occhi e due orecchie sempre in attività: guardavo tutto ed ascoltavo             tutto, anche se non sempre comprendevo a pieno ciò che vedevo ed ascoltavo.

Fu un viaggio importante per la mia vita e per quella della mia famiglia, non fu facile partire                      e lasciare Elena e i bimbi che avevano solo 6 anni, però al mio ritorno Pierpaolo, che aveva               qualche problema al riguardo, aveva imparato a leggere.

Mi ripromisi tornando, che la prossima volta l’esperienza missionaria la doveva vivere Elena,                 in realtà è andata ancor meglio, perchè l’abbiamo vissuta insieme lo scorso anno.

Le prospettive emerse dal viaggio in Camerun e dall’incontro con i padri saveriani che lì             operavano furono in sintesi tre: * appoggio ai laici locali che affrontano il problema dei ragazzi                  di strada commercializzando l’artigianato in legno da questi prodotto ( impegno che durerà due           anni per una raccolta complessiva di 4 milioni di lire); * presenze brevi sul posto per l’ utilizzo        di specifiche professionalità di cui ci fosse bisogno; * preparazione di un progetto e formazione              di un piccolo gruppo di laici per la partenza e la costituzione di una piccola comunità del laicato            a Douala.

In seguito ripercorreremo la storia di quella vicenda che prenderà nome di “Progetto Camerun”                e che mosse i suoi primi passi proprio con quel viaggio.

 

Articolo 9: scorriamo un altro pezzetto della nostra storia

 

Ne avevamo già accennato in precedenza, da un paio di anni erano iniziati dei contatti informali            tra i diversi gruppi del laicato, ma solo il 15 febbraio 1998 c’è il primo incontro ufficiale del Coordinamento Nazionale dei gruppi di laicato saveriano.

Questo primo incontro era stato possibile dal progressivo “sghiacciarsi” dei rapporti interpersonali tra coloro che nei due anni precedenti avevano dato vita ad un segretariato.

Inizia un cammino che porterà alla fusione dei gruppi, ognuno dovrà rinunciare a qualcosa e non sarà facile.

Visto col senno di poi, cioè di oggi, difendere realtà così giovani con tanta caparbietà fa un po’ sorridere, però era frutto della passione per quel pizzico di storia che ogni realtà aveva costruito               e riderne ora  sarebbe poco rispettoso; resta da tributare un doveroso ringraziamento a chi in               questo coordinamento si spese: Paolo Volta ed Edda per la Comunità di Vicomero,  Franca Rivolta ed Alessandro Caliaro  per il gruppo di Desio, Marco Colnago  e Daniela Masseroni per il gruppo             “ad gentes” , Cristian Manca e Rosanna Faedda per il gruppo “a braccia aperte”.

Il Coordinamento porrà non pochi problemi al gruppo di “Ad gentes”, il gruppo più strutturato                ed organizzato, che dovrà negli anni successivi frenare nella costruzione di una propria struttura                ed identità interna per evitare di andare scontrarsi anche involontariamente col cammino e le scelte                  del Coordinamento.

In quegli anni io ero il Presidente del gruppo Ad gentes”e vi assicuro che non fu facile trovare                  un equilibrio (e non sempre fu trovato), tra il timore da parte degli altri gruppi di essere fagocitati              dalla nostra esperienza più adulta (sic!) e più numerosa e l’esigenza del nostro gruppo di non vivere in una situazione di stallo e di logorante attesa.

Ci furono momenti in cui mi sentivo davvero stanco ed anche un po’ seccato di dover spiegare           ogni scelta del Consiglio che presiedevo e di stare attento ad ogni esternazione  scritta o verbale         che potesse dar fastidio e suscitare reazioni da parte degli altri gruppi, dall’altra parte dovevo              anche tranquillizzare chi dall’interno del gruppo, giustamente, vedeva che si andava avanti col    freno a mano tirato e spingeva perché si progredisse più velocemente.

L’esercizio della pazienza fu lungo poco più di quattro anni, ma diede frutto: ottobre 2002 viene eletto il Consiglio Nazionale del Laicato Saveriano senza altri nomi o diciture.

In ottobre di quello stesso anno 1998 viene stilato un progetto di alfabetizzazione informatica               dei giovani in Cameroun ( durante la convivenza estiva se ne era discusso con il p. Oliviero Verzelletti rientrato per un breve periodo di riposo dal Cameroun ), nel frattempo giunge in Italia               la prima spedizione di artigiano in legno dei giovani delle cooperative vicine a p. Giorgio Galliani; nei due anni successivi ne arriveranno altre di spedizioni per un totale di 4 milioni di lire.

E’ dell’autunno di quest’anno una grossa novità: i padri della casa di Salerno cedono la gestione         di un piano della casa (il secondo piano) al Laicato Saveriano, perché lo usino per le loro attività.

Il Consiglio Nazionale si farà carico di piccoli lavori di ristrutturazione ed è così che si ha la prima sede del Laicato, che poi sarà anche la sede legale dell’onlus “ad gentes” che viene costituita nella primavera del 2000.

Scorre via un altro anno sociale con l’impegno, le gioie, la fatica, i problemi e soprattutto la fede            di sempre e si arriva all’estate del 1999: il 25 di luglio a Costabissara, in provincia di Vicenza, il Coordinamento partorisce un documento sui fondamenti dell’ esperienza laicale saveriana in cui                si dovranno riconoscere tutti i gruppi e nel giro di poche settimane tutti i gruppi lo approveranno.

Si ha, quindi, il primo elemento concreto di unità, al di là di sintonie di cuore e di spirito.

E’ un punto di non ritorno ed è facile per molti, tra i quali anch’io, pensare che se si è concordi     sugli elementi fondanti sarà difficile per chiunque difendere ciò che necessariamente diventa struttura di contorno, ma non è così: ci vorranno altri tre anni per decidere come vivere nel concreto la nostra spiritualità e soprattutto quale organizzazione darci ( ad esempio: una federazione di gruppi o un unico gruppo? ).

Proprio in questo frangente Marco e Daniela ( su loro richiesta) vengono sostituiti al Coordinamento come rappresentanti di “Ad gentes” da Claudio Condorelli e Mirella Giannattasio. E’ un avvicendamento che segna anche l’inizio di un graduale allontanamento dall’esperienza di “ad gentes” dei due, che erano un pezzo della nostra storia ed anche del nostro cuore; ho scritto               di allontanamento da “ ad gentes”, perché inizieranno poi a frequentare un gruppo di coppie che               si ritrova a Vicenza intorno a p. Luciano Bicego, che ha una spiritualità saveriana anche se con accentuazioni diverse.

Se avessi scritto questa storia tra qualche anno forse potrei aggiungere qualche altra notizia al riguardo: io ci spero!

Il cambio non è per niente sbagliato perché sono ambedue persone che sanno costruire rapporti e           da buoni meridionali giocano la carta del cuore; inoltre a volte hanno smussato certe mie impennate da presidente di “ad gentes” ( convinte o per il ruolo che fossero).

Data a quel periodo il cambio del nome del  “giornalino interno” di “ad gentes”che non si chiamerà più “ Foglio di collegamento”, ma prenderà nome di “Laicato saveriano” e sarà a disposizione di tutti i gruppi, divenendo così un ponte stabile e periodico tra le diverse realtà.

A Costabissara Franca rende pubblica la sua disponibilità a partire per un’esperienza di missione,               si decide, tra l’entusiasmo ed anche la commozione generale, che questa partenza sia a nome di               tutti i gruppi del laicato; siamo tutti in attesa, nel senso che inizia la gestazione del progetto e la          sua preparazione.

Sempre durante questa estate piena di accadimenti che aprono nuovi orizzonti, sono in Cameroun per una esperienza breve Teresa Muroni, Angela Marano e Luisa Vesce; si vive ancora su di un doppio binario, perché questo viaggio è in prospettiva della costituzione di una comunità laicale       del gruppo “ad gentes” da fondare a Douala.

Si vive su cammini paralleli……… a più in là le convergenze e al prossimo articolo il proseguo          del racconto su tutto quello che bolliva in pentola e non era poco. Occhio che si brucia!

 

Articolo 10: Lavori di ristrutturazione

 

Il 10  Ottobre del 1998 durante un Consiglio Nazionale del gruppo “Ad Gentes”, che si tiene a Piacenza, si decide di contattare una decina di membri che da tempo non partecipavano  alla vita

e alle attività del gruppo per appurare le motivazioni per questo atteggiamento, al termine di

questa fase di contatto, nel maggio successivo se ne delibera la decadenza.

Sarà l’unica volta che accadrà; fu un atto dovuto (previsto dallo statuto) e voluto per richiamarci

a vicenda al dovere di essere chiari nei nostri rapporti, senza costrizioni nella partecipazione,

ma anche senza vivere l’esperienza con un approccio disinvolto e demotivato non degno di una chiamata precisa e personale.

Dopo di allora la nostra storia ha registrato diversi arrivederci; può avere ed ha un sapore amaro

il non continuare a camminare insieme ma è nella fisiologia delle cose.

Ognuno di noi scrive la sua storia con le proprie scelte e sarebbe poco probabile che tutte

le nostre storie siano così simili tra loro che non accada mai che la strada di qualcuno di noi           diverga e si allontani poco o tanto dal resto del gruppo.

Quello che deve premerci, invece, è che ognuno porti via con sé un fagottino con dentro un pò

del nostro amore e che il tempo passato insieme non sia stato inutile sosta nel cammino della vita.

Forse è per questo motivo che non abbiamo avuto più persone sparite senza una parola, anche se non sempre tutte le parole vengono dette ( la carità è fatta anche di silenzi e dell’attesa del tempo giusto per dire ed ascoltare).

Durante la Convivenza estiva il Foglio di Collegamento diventa strumento di comunicazione di

tutti i gruppi del laicato saveriano e sempre in quell’occasione Franca rende pubblica la sua disponibilità a partire per un’esperienza di missione; la novità veramente importante è che chiede

di essere inviata da tutti i gruppi del laicato e si mette a disposizione del Coordinamento Nazionale per costruire insieme la sua partenza.

Alla fine di quest’anno il gruppo “Ad Gentes” chiude il “Progetto Cameroun: nonostante un intenso carteggio con la regione saveriana diventa pian piano chiaro che una comunità di laici a Douala

era una priorità del solo P.Gagliani che non trova la giusta attenzione da parte de resto dei padri.

La regione saveriana ha altre priorità a cui dare risposta e non può farsi carico delle nostre fragilità

e della nostra poca esperienza.

Soprattutto si evidenzia la difficoltà di concretizzare le scelte del cuore, di chi in un primo momento si era reso disponibile, con la durezza del lasciare e con i mille ostacoli da superare; chi vuol partire non trova una strada davanti da percorrere, ma un ginepraio da cui venir fuori.

Solo a partenza avvenuta, finalmente, si intravede la via.

Questa vicenda  sarà di aiuto perché una revisione su come è stata condotta viene avviata subito,

gli errori fatti verranno tenuti presenti nella preparazione, che inizia in quei mesi, della partenza di Franca.

Giungiamo così all’anno del Giubileo; sarà un anno di gioia e di liberazione.

La convivenza invernale vedrà il rinnovo del Consiglio nazionale di “Ad Gentes” e l’approvazione dello statuto dell’onlus ( che fondata da “ad gentes” è subito messa a disposizione delle altre realtà), ma soprattutto si procede nel formulare una tabella di marcia verso l’unificazione dei tre gruppi e già da allora si appronta un cammino formativo unico.

La costituzione dell’onlus avviene in maniera ufficiale il 19 maggio davanti ad un notaio di Salerno e nella stessa città, presso la casa dei padri saveriani viene fissata la sede.

Sempre nella primavera di quell’anno viene investito il Coordinamento Nazionale della situazione conflittuale che persiste in Sardegna tra i due gruppi di laicato presenti a Macomer; l’idea è:

il Coordinamento è superpartes e non potrà fallire nel lavoro di mediazione e di riavvicinamento

tra le due realtà.

La mediazione affidata a Giovanna, che profonderà impegno e tempo non avrà gran successo,

però l’assottigliarsi del gruppo sardo di “Ad gentes” renderà nel tempo più gestibile la situazione.

La Sardegna è un posto stupendo ed ogni singolo fratello o sorella che ho conosciuto in questi anni  ha preso un pezzetto del mio cuore e me ne ha regalato uno del suo, nonostante ciò non ho capito un bel niente delle alchimie che soggiacciono ai rapporti interpersonali tra di loro; devo ammetterlo arrivato ad un certo punto non comprendo più qual è il nocciolo della questione: ognuno ha i suoi limiti.

 

No Alpitour……ahi,ahi.ahi!

 

Penso sia proprio il tempo, in questo articolo, di cercare di fare il punto sulle partenze per esperienze di missione in questa prima decade.

Come già ho scritto la prima a spiccare il volo è stata Graziella nel gennaio del 1997, il suo cammino che ha connotati precipui resta comunque il più duraturo perché è ancora in corso.

Nel giugno del 2000 è la volta di Pasqualina Sotgiu del gruppo sardo, che vola in Burundi per un primo contatto, ritornerà in settembre esattamente a Gasura, inserita in un progetto di promozione sanitaria proposto dai saveriani di quella regione ( in particolare da P. Mario Pulcini).

Il progetto si conclude con il rientro definitivo in Italia nel settembre del 2001dopo un periodo trascorso anche a  Bujumbura; senz’altro furono da parte sua mesi di generosa dedizione.

Il principale sponsor di quella partenza fui io e con il senno di poi devo ammettere una valutazione non sufficientemente attenta delle capacità di adattamento di Lina, che purtroppo soffrì della difficoltà di relazioni con alcuni laici sopraggiunti alcuni mesi dopo di lei a Gasura e fece fatica a trovare un giusto equilibrio nel rapporto con la comunità dei padri.

Un laico solo in una realtà di missione deve necessariamente appoggiarsi alla comunità dei padri, che pur cercando si essere accoglienti vivono una realtà strutturata con i ritmi e le esigenze di una comunità di religiosi: quadrare il cerchio per essere accolti senza invadere o essere inopportuni non è da tutti.

Si rese più che mai evidente in questa, come nelle altre situazioni che andrò a ricordare,  l’inesperienza nel progettare un cammino formativo di preparazione alla partenza; inoltre emerse anche il nodo dell’obbedienza per noi laici.

La volontà del gruppo, espressa mediante i suoi organi direttivi, quale peso poteva avere nelle decisioni di un singolo laico?

Dopo un punto interrogativo ci dovrebbe essere una risposta: io non ho una risposta o comunque è riflessione così personale che non vale la pena di essere riportata; resta la necessità che l’autorità in un gruppo laicale si accompagni sempre da autorevolezza….non ci sono voti che tengono!

Un capitolo nuovo si aprirà con la partenza di Franca che si rimette in modo più esplicito alle decisioni del Coordinamento Nazionale su tempi e luogo della sua partenza, pur indicando che la sua preferenza è raggiungere Graziella in Brasile ( cosa che avverrà nel febbraio 2001, ma del progetto Piraquara ne parleremo in un’altra occasione).

Dopo alcuni mesi di preparazione ed organizzazione del progetto Roberto nell’ottobre dello stesso anno (2000) raggiunge Quito in Ecuador, per affiancare un sacerdote fidei donum della Diocesi di Vicenza P. Carollo: metterà a disposizione le sue competenze quale tecnico di radiologia e si impegnerà nella pastorale degli infermi; Roberto sarà sostituito nel Consiglio Nazionale di “Ad Gentes” da Carla Bellintani, la prima dei non eletti.

Il nostro Roberto, tranne una parentesi di un paio di anni in Italia tra la fine del 2003 e l’inizio del 2006,  è sempre rimasto lì, ora al suo fianco c’è Isabella (sposata nel 2003) ed il piccolo ………che ora ha … anni.

Roberto in questi anni ha sempre cercato si seguire il cammino del Laicato Saveriano e le novità che pian piano si delineavano, certo la distanza non aiuta e forse come gruppo dovremmo esprimere una maggiore capacità di seguire chi non è a….portata di mano.

Nel settembre 2002 sarà la volta di Lino Ravasi che parte per Goma ( Congo) per porsi al servizio della Fraternità Missionaria di Vicomero che è presente in quella città con le sue molteplici attività, in particolare il centro nutrizionale.

Lino da alcuni anni è rientrato in Italia e a quanto mi risulta è parte della Fraternità Missionaria di Vicomero.

Nel periodo che va dall’estate del 2000 all’estate del 2002 si avviano 4 esperienze in missione e due di queste, come vi ho raccontato nello stesso lasso di tempo vedono anche la loro conclusione.

Per i gruppi è questo un periodo di crescita (anche nell’accezione di crisi) e di confronto ( anche nell’accezione delle divergenze di opinioni) che pone le basi teoriche e di sensibilità umana necessarie per le esperienze successive.

E come accade spesso quando non si sa più cosa dire si parla del tempo:……sta piovendo a dirotto

 

Calma ragazzi!

 

Nello stesso anno 2002 Franca rientra in Italia in ottobre dal Brasile.

Franca ha vissuto un intenso anno di studio e lavoro per ottenere la convalida della sua laurea ed esercitare anche in quel presela professione di medico, per questo motivo per alcuni mesi ha vissuto nella capitale Brasilia; al ritorno a Piraquara il suo rapporto con Graziella si incrina: è stato un confronto duro e doloroso.

Non è stato sufficiente conoscersi da tanto tempo per riuscire a fare comunione; vivere insieme è frutto di alchimie sempre diverse anche se basate sugli stessi ingredienti: rispetto delle differenze, ascolto, disponibilità a riprogettare, umiltà, pazienza, silenzio e chiarezza nei ruoli.

Cosa sia mancato e a chi, è un’analisi che spetta a chi c’era e che ora a distanza di dieci anni interessa meno, anche perché il Signore per ambedue ha preparato ( quando ancora non era visibile ai loro occhi), il prosieguo del cammino.

Nel febbraio del 2003 ci sarà una Settimana di Orientamento Missionario con il contributo prezioso di p. Meo Elia ed in quell’occasione (essendo presente anche Graziella), si cercherà in alcuni incontri informali di comprendere meglio cosa sta succedendo in terra carioca, giungendo infine come Consiglio a decidere che Franca sarà accompagnata al rientro in Brasile da un membro del Consiglio stesso: Paolo.

Per valutare questa intricata situazione si fa questa scelta perché noi non avevamo a disposizione 10 saggi, né la somma per pagare i relativi biglietti aerei.

Dal 3 al 23 giugno avviene questo viaggio di Paolo e Franca, per sondare la possibilità concreta di far ripartire l’esperienza della piccola comunità  dei Laici Saveriani di Piraquara.

Nel frattempo il progetto era stato presentato alla FOCSIV per il riconoscimento ufficiale dopo molto impegno burocratico ed economico da parte del Consiglio Nazionale, l’iter verrà tenuto in sospeso in attesa di un improbabile arcobaleno fino al 17 maggio dell’anno successivo, data in cui si chiede ufficialmente alla FOCSIV di annullarlo.

Il viaggio non raggiunge l’obiettivo: è evidentemente troppo presto per ricucire.

In quello stesso viaggio Paolo e Franca, su invito di p. Renato Trevisan, raggiungono Redencao, nel nord del Brasile, per conoscere una realtà di missione al servizio degli indios.

La Convivenza estiva vedrà la decisone serena anche se dispiaciuta, di lasciare il progetto Piraquara al laicato brasiliano che sta muovendo i primi passi; inoltre si decide di valutare la possibilità di essere presenti a Redencao col contributo di p. Renato.

Primavera movimentata quel 2003 ( non ricordo come fosse il tempo!).

Viene redatto il primo documento per la costituzione di una Fraternità del Laicato e da lì inizia un altro rivolo della nostra storia che meriterà un articolo in futuro.

Lino che era stato a Goma nell’estate/autunno dell’anno precedente, dopo una permanenza di alcuni mesi a Parigi, il 20 maggio parte per Goma per rimanervi alcuni anni nella Fraternità Missionaria del Mungano.

Sempre in questo periodo il gruppo sardo, che non trova ancora pace, “perde” tre fratelli: Antonello, Piera e Gianpiera.

Il 24 agosto viene stampato il primo numero di “Goma news” ( ne seguiranno altri 34), un bollettino che accompagnerà le vicende della nostra presenza missionaria in quel di Goma che in realtà ha inizio solo con la partenza di Paolo Volta e Giovanna Vettori il 16 settembre.

Paolo sarà sostituito nel Consiglio da Alessandro Caliaro del gruppo di Desio ( persona equilibrata e con tanto senso dell’humor: proprio un grande aiuto nel periodo che seguirà).

Sempre in quel mese oltre a festeggiare il mio compleanno, accade una cosa decisamente più importante: si sposano a Quito Roberto Fontana ed Ysabel Ortega.

Nei prossimi articoli c’è l’imbarazzo della scelta…..di che racconterò? Scrivere prima della Fraternità missionaria, piuttosto che di Goma od ancora del sogno Redencao?

Per fortuna ho un mese di tempo per pensarci e ridurmi all’ultimo giorno utile per l’articolo

 

Goma una città…ma non solo.

 

Goma è una delle tante città africane, cresciuta a dismisura nello scorso decennio non per felici contingenze, ma perchè aveva raccolto chi fuggiva dai paesi vicini in fiamme ( Rwanda e Burundi).

Il confine col Rwanda è alla periferia della città ed è una presenza che si avverte, per niente rassicurante.

E’ stata la “nostra” missione per quattro anni.

Intorno a questa esperienza il gruppo si è interrogato, impegnato ed è cresciuto.

Non è stata una passeggiata di certo; volevamo a tutti i costi evitare gli errori fatti nelle altre esperienze di missione e in parte ci siamo riusciti.

Io ci sono andato solo due estati fa, e solo allora ho capito alcune lamentele e alcune difficoltà di comprensione/comunicazione  tra il Consiglio e chi risiedeva a Goma.

Se ripenso a quella esperienza ho poco da raccontare di quello che accadeva a Goma, visto che non c’ero, ma tanto da ricordare della tensione emotiva che pervadeva la nostra famiglia laicale.

Si pensava a come costruire la casa del laicato, accanto a quella dei padri, nella parrocchia dedicata a San Francesco Saverio: la piantina, elaborata da Michele, l’abbiamo guardata un pò tutti, come fosse casa nostra ed anche gli ignoranti come me dicevano la loro.

Prima ce la siamo immaginata e poi sono arrivate le foto della fondamenta ed infine quelle della casa, dove si erano trasferiti Giovanna e Paolo dopo aver abitato per qualche mese in una casetta in affitto nel quartiere.

La costruzione andrà avanti fino al 27 marzo, ma sarà inaugurata solo il 13 maggio del 2004.

Paolo e Giovanna ci raccontavano nelle loro e-mail o nei brevi periodi di rientro in Italia, la loro vita e il loro impegno; queste notizie e riflessioni diventavano poi il foglio di collegamento “Goma news”, che è stato un importante strumento di animazione e che ha visto nascere ben 34 numeri prima che l’esperienza di missione si concludesse.

Così attraverso i loro scritti ci trovavamo ad incontrare i pigmei e soprattutto le loro donne riunite col tempo e con pazienza nell’associazione  “Baraza Tupendane” da Giovanna e i malati dell’ospedale psichiatrico in cui lavorava Paolo, soprattutto i bambini epilettici o con traumi psichici dovuti alla guerra.

Dal settembre 2003 Paolo e Giovanna sono stati da soli, tranne alcune visite di breve periodo di incuriositi laici saveriani, ma nel mese di febbraio del 2006 si aggiunge a loro Angela Marano di Eboli.

Già nell’agosto del 2004 Angela aveva vissuto una prima esperienza a Goma, ma per concretizzare la sua partenza, come si vede dal fatto che passa più di un anno prima della partenza, dovrà vivere un periodo lungo e difficile di preparazione, non solo tecnico-burocratica, ma anche psicologia ed umana, soprattutto in relazione ai suoi rapporti ed esigenze familiari.

La casa viene risistemata per accogliere una nuova persona ed assume la configurazione che ritroviamo ancora oggi quando ci regaliamo una visita agli amici di Goma.

Angela si proporrà come impegno l’accompagnamento degli adulti, soprattutto nell’educazione e  nell’alfabetizzazione.

Sono stati anni in cui alcuni di noi hanno preso il coraggio a due mani e sono andati ad annusare da vicino l’odore della missione e le sue contraddizioni.

Non sempre sono state esperienze facili, c’è chi al ritorno ha dovuto iniziare un lungo cammino di metabolizzazione dell’esperienza fatta, altri hanno ritrovato una maggiore passione per il servizio alla missione e alla famiglia saverina.

Anche dopo il rientro definitivo della comunità di Goma nel dicembre dle 2007, questa esperienza è rimasta viva all’interno del Laicato Saveriano: prosegue l’appoggio a diversi progetti di promozione umana, è iniziato un cammino di conoscenza del Laici Saveriani del posto e una o due volte l’anno la casa si riapre ed accoglie piccoli gruppi di Laici Saveriani & C. che scelgono di fare una piccola esperienza di missione.

Raccontare in una pagina un sogno che si avvera è un atto di presunzione: io ho fatto anche questo peccato.

 

Articolo 16

Com’è bello stare insieme come  fratelli……. ma quant’è difficile !

Nell’estate del 2003, durante la Convivenza estiva,  si decide di avviare una ricognizione sulla disponibilità all’interno del Laicato di persone che volessero contribuire a costruire un’esperienza di vita comunitaria,      ciò è reso possibile dalla disponibilità di  una villetta con quattro piccoli appartamenti  a Parma, che è stata donata ai padri saveriani e che essi mettono a nostra disposizione.                                                                  Dopo qualche  mese emerge la disponibilità di Fabrizio e Rosanna ( del gruppo Sardegna), anche Franca si rende disponibile ad affiancare l’esperienza anche se non coinvolgendosi del tutto, in un primo momento.           P. Agostino è disponibile tra un impegno e l’altro a seguire il cammino di questo primo piccolo nucleo, anche per redigere “ il progetto di vita comune” di questa fraternità; si accetta anche il contributo (proposto da P. Agostino)  di Isabella, una suora di clausura che vive un periodo all’esterno del monastero.                            Il Consiglio, da parte sua, incarica Papo e Alessandro Caliaro di seguire i lavori di ristrutturazione che è necessario fare in questa casa ( che ad onor del vero saranno tutti a carico dei padri, il nostro gruppo provvederà all’arredamento e a pagare l’affitto della sede provvisoria della fraternità) e l’evoluzione della fraternità; la presenza di questi due consiglieri ha come obiettivo un continuo  e forte raccordo con il Laicato tutto.Sin dall’inizio è chiaro che non si intende costruire una sede centrale del laicato saveriano, ma permettere a chi ne abbia il carisma di vivere l’esperienza della comunità.                                                         Fabrizio e Rosanna arrivano a marzo a Parma: hanno lasciato il lavoro ( Fabrizio ) e salutato le famiglie            che sono alquanto perplesse su questa loro scelta; solo in luglio la casa in viale Mentana sarà pronta per accoglierli ( il trasloco avverrà in agosto).                                                                                                              Per Fabrizio non sarà facile reinserirsi nel mondo lavorativo e col tempo dovrà cambiare tipo di lavoro; mentre Rosanna non troverà giovamento nel clima umido di Parma. L’avvio è veramente faticoso, non possiamo certo dimenticarlo.                                                                                                                                       Un nuovo momento di riflessione sulla Fraternità si ha durante la convivenza estiva del 2004 che si tiene ad Offagna ( Ancona), perché nelle Marche era nato un altro pezzo di laicato, ed anche questa è una storia che varrà la pena di raccontare; in estate, durante la Convivenza estiva,  si decide che Franca non entra a far parte della fraternità, perché quei pochi mesi non solo non sono stati sufficienti a far scoccare la scintilla che dissipa i dubbi e le cautele dopo l’esperienza non piacevole del Brasile, ma piuttosto hanno permesso che si facessero scintille tra la coppia stabile della fraternità e lei.                                                                                         Già quell’estate mi chiesi se non avessimo accelerato troppo la “gestazione” della fraternità e ebbi chiaro nel mio cuore che ci serviva, in dono, una “brezza leggera” che spazzasse resistenze caratteriali e facesse nuove le cose che avevamo costruito a misura delle nostre teste e dei nostri sogni. L’anno successivo sarà in gran parte utilizzato, nella preghiera e nella riflessione,  per redigere “il progetto di vita comune” che è pronto per la primavera di quell’anno; durante quest’anno 2005 P. Menin ha affiancato la coppia stabile della fraternità per un cammino di discernimento dopo il primo faticoso anno di avvio.                                                               Inoltre durante il periodo natalizio, approfittando di un breve periodo di riposo in Italia di Paolo e Giovanna, si inizia a ragionare su un possibile futuro a quattro della fraternità, anche se è ancora presto, visto che l’esperienza di Goma è solo a metà del suo percorso. Comunque si provvede a sistemare ed arredare gli altri due appartamenti e la cappella ( il progetto della cappella lo elaborerà Michele), così da rendere pronta la struttura a nuovi sviluppi.                                                                                                                                  Fabrizio e Rosanna restano soli: non riescono ad essere attrattivi verso altri laici saveriani e in città  aggregano solo degli “amici” (saveriani e non)  in occasione di sporadiche iniziative nella casa di viale Mentana; si inseriscono con impegno però nelle iniziative di animazione della teologia saveriana di Parma. E’ chiaro che la partita è rinviata al rientro di Giovanna e Paolo; in questi due anni si susseguono inviti al discernimento ai diversi gruppi del Laicato, per comprendere come accompagnare questa esperienza che stenta a decollare e che molti fanno fatica a sentire e a portare nel cuore.

 

Lezione di Geografia Laicale

 

Fino ad adesso ho sempre raccontato dei due gruppi storici: Nord e Salerno.

Il nord dopo i primi dieci anni, in cui si componeva di persone che proveniva da diverse zone, intorno al 2000 si riduceva al solo gruppo di Desio con qualche rara eccezione, a questi due         gruppi nel 1994, si affianca il gruppo della Sardegna, sulle cui vicende mi sono soffermato a più riprese.

Nell’ottobre del 2003 prende l’avvio il gruppo di Ancona; in realtà già alla Convivenza estiva             di quell’anno, nel paesino di Colle d’Anchise (CB),erano stati presenti Alessandro, Alessandra              e Beatrice, per saggiare il terreno e conoscerci un po’.

Non so che impressione ne abbiano ricavato, ma non deve essere stata negativa visto che tornati     alla base radunano un gruppetto di giovani che vuole verificare il proprio interesse e la propria disponibilità rispetto ad un cammino di Laicato Saveriano; i pionieri sono: Ale & Ale, Beatrice             e Fabrizio, Simone e Roberta, Mariarita, Dorotea, Federica, Betta e Roberto.

Le tre coppie ( in quel periodo già sposi o fidanzati) sono ancora della nostra famiglia e ne racconterò di certo in futuro, perché non si sono certo risparmiati, né nell’impegno missionario,         né nel contribuire alla crescita demografica.

Infatti il “gruppo di Ancona” ha rifornito di bimbi le nostre convivenze, proprio mentre i nostri iniziavano ad essere ormai degli adolescenti brontoloni.

Nell’arco di dieci anni il gruppo si è dapprima stabilizzato, poi ha ripreso a crescere aggiungendo volti nuovi e soprattutto ricchezze umane e spirituali nuove: Dorina, Anna, Luca, Silvia ( nomino solo quelli che conosco, agli altri chiedo scusa).

Oggi due di loro sono nel Consiglio Nazionale.

Nel frattempo Salerno resta un gruppo compatto ma è come olio che si allarga sulla superficie dell’acqua ( chi non ha nella memoria questa immagine, vuol dire che non ha mai assistito agli scongiuri contro il malocchio fatti dalle donne del sud fino a pochi decenni fa……….e forse        ancora oggi), ma il diametro in cui abitano i laici ( spazio tra il più “nordico” ed il più “sudico”         del gruppo), è di circa 70 Km e la maggioranza non vive nella città delle “luci d’artista”.

Questo non è problema da poco per le attività del gruppo e non è neanche facile far capire ai           padri della casa che anche per fare un salto, bisogna avere a disposizione un bel po’ di tempo.

Ma risaliamo verso nord: l’arrivo a Parma di Fabrizio e Rosanna per l’avvio della Fraternità missionaria nel 2003, ed in seguito il rientro di Paolo e Giovanna da Goma nel 2004, costituisce           un nucleo di laici saveriani anche a Parma, che vede anche presente Franca ( dopo il suo rientro          dal Brasile e quindi ancor prima della fondazione della Fraternità), che ormai lavorava stabilmente in quella città ed in seguito di Patrick.

Oggi Parma ospita la nuova esperienza della Fraternità missionaria, ma di questo non vi ho ancora raccontato e non voglio certo togliervi la “suspence” del finale, anche se si sa che l’assassino è sempre il maggiordomo ( per chi se lo può permettere).

Infine è da non dimenticare la simpatica e costante presenza di Emanuela e Francesco a nord-est           ( Vicenza), insieme con la loro bimba Anna.

 

 

Come si cambia…………………….?!

 

Abbiamo salutato qualche articolo fa l’esperienza di Piraquara in Brasile, lo abbiamo fatto con un po’ di amarezza perchè tutto era iniziato sotto buoni auspici, ma nella vita gli ostacoli più grandi             da scalare non sono certo le montagne, ma le persone.

Mentre Graziella continuava e continua ancor oggi la sua esperienza in missione a Piraquara, Franca pensa a ripartire e così la nostra famiglia vive, insieme con lei, un tentativo durato più di             un anno di elaborare un progetto per una presenza tra gli indios Kajapò a Redencjao.

Iniziano i contatti con i padri saveriani che sono presenti in quella missione ed in particolare con             p. Renato Trevisan; interessati a valutare questa possibilità di partire è anche Massimiliano del gruppo di Salerno ed Anna del gruppo di Desio.

Come vi ho già raccontato ci sarà un viaggio esplorativo di Franca e Paolo nel 2004 e nell’estate successiva di Anna e Franca.

Anna viene incaricata di seguire il progetto; Massimiliano, dopo aver a lungo riflettuto ritiene di non essere più disponibile per una eventuale partenza anche da sola Franca cerca di continuare a realizzare, con l’aiuto di anna e del Consiglio, i presupposti per una sua presenza a Redencjao, ma     la regione saveriana del Brasile Nord non sembra convinta di questa proposta.

Ritengo che la disponibilità ad iniziare un’esperienza di missione insieme laici e padri, fosse un desiderio del solo p. Renato, che non trovò né entusiasmo, né attenzione:  per giungere in porto bisogna remare tutti……….., così si resta al largo e il progetto non trova nessun approdo.

In Brasile comunque ci arriveremo lo stesso come Laicato Saveriano, ma solo nel 2011.

Siamo ormai nell’estate del 2005 e viene rinnovato il Consiglio Nazionale, durante la Convivenza estiva, nonostante molte insistenze, io non accetto di essere ricandidato ( a volte sono saggio).

Ritengo di aver fatto il mio bene, il bene della mia famiglia e del Laicato a non ripropormi per altri tre anni alla guida della nostra famiglia laicale; ero ormai stanco e privo di idee, quelle che avevo            o le avevo realizzate o erano fallite o non ero riuscite a farle diventare sogno comune a tutti noi.

Ho lasciato dopo otto anni, è un tempo lungo e sufficente perchè nel frattempo tu sia cambiato, cambiate siano le relazioni importanti della tua vita, cambiato sia il gruppo del quale sei a servizio; allora è necessario essere liberi per ripartire, ricomprendere ciò che vivi ed avere il tempo per emozionarsi ed ……….oziare  mentalmente.

Le intuizioni migliori io le ho quando non penso a nulla di preciso, i malevoli possono anche dire che le idee sono frutto del caso più che del mio cervello, non me la prendo.

Il nuovo Consiglio ha come Referenti Alessandro Andreoli di Ancona e il riconfermato Papo, a loro si aggiungono come Consiglieri Mirella e Nino del gruppo di Salerno, Paola Farina del gruppo di Desio e Rosanna Faedda.

Nell’autunno, sempre di quell’anno, per la prima volta dei laici saveriani entrano nel team formativo del “Tabor”, il cammino di discernimento per quei giovani che da più tempo seguono i cammini di formazione e discernimento delle diverse case saveriane in Italia; da quell’anno la nostra presenza non è mai mancata.

Questo invito e il nostro impegno, sono un altro tassello di quella relazione di famiglia, intorno ad un carisma, che è stata costruita nel tempo e che sempre più và costruita e realizzata.

Sempre quell’autunno c’è la novità di nuovi amici che si avvicinano al gruppo di salerno, non accadeva da alcuni anni ed è così che possiamo iniziare a scrivere i loro  nomi nella nostra storia: Luciano e Rosina, Saverio e Nella, Giovanna, Francesca.

Entreranno ben presto a far parte di quello zoccolo duro, che parla poco e fa tanto, tanto per dirne una quante mostre interculturali a Salerno hanno anche la loro firma sotto?

Mi sono reso conto di non aver fatto entrare nella storia altri personaggi che troveremo più tardi, ci sono dall’autunno del 2004 nuovi ingressi ad Ancona, alcuni non troveranno il loro posto tra di noi, invece Simone e  Roberta entrano a far parte della famiglia.

Anche per questa volta penso possa bastare.

 

Meditiamo gente….meditiamo!

 

 

2006……facendo un po’ il punto su quello che ho scritto in questi 18 “articoli” per Agenda è proprio questo l’anno in cui mi ritrovo con tutti voi per questo nuovo scritto.

Una voce dal fondo sta sicuramente dicendo che posso anche non affaticarmi oltre, ma io ho senso dello humor è so che è una battuta… o no ?

In quest’anno entra, a far parte in maniera ufficiale del gruppo di Salerno, Pietro mentre Paola, sua moglie tanto quanto Pietro è suo marito, resta nostra sincera amica; uso il termine sincera perchè trova sempre il modo sereno ed umile per dirci la sua sulla nostra famiglia e sul nostro cammino, non disdegnando, da sempre, di fare qualche passo con noi.

E’ una cosa che a me piace tanto………… e dei gusti voi lo sapete non si discute.

Sempre in quell’anno Angela raggiunge a Goma Paolo e Giovanna: è il primo marzo; in maggio un’altra partenza, ma questa è proprio virtuale, in quanto parte dopo molta attesa il sito web del Laicato Saveriano, che ha avuto alterne vicende in questi anni, ma in questo periodo sta vivendo un periodo fausto, lo scrivo soprattutto per tentare una  “captatio benevolentiae” di Claudio che lo cura..

Rileggendo i miei appunti di Storia del Laicato Saveriano, esame che viene sostenuto al terzo ed ultimo anno del Corso di Laurea breve in Saverianologia applicata, mi rendo conto che la famiglia è tutta concentrata, sia in quest’anno che in quello successivo del 2007, sull’esperienza di Goma e sul suo fluire, questo stimola anche la vita dei gruppi che crescono ( Salerno ed Ancona), rinascono (Sardegna) ed anche soffrono (Desio che resta in una fase di stallo, fatta di molti impegni ma poca identità e vita di gruppo).

Nell’estate del 2007 parte per il Burundi, Claudine che ha fanno un pezzo di cammino nel gruppo Laicale di Brescia, ma non volendo posporre la sua partenza ha costruito un progetto di missione con il Centro Diocesano di Brescia.

Claudine è ancora in Burundi, la sua tenacia e serietà di scelta deve essere un interrogativo per tutti noi: quanto è giusto attenersi scrupolosamente ai percorsi previsti di accompagnamento e formazione?

E se al Laicato Saveriano mancasse elasticità, coraggio e capacità di costruire realtà nuove con strumenti nuovi?

Meditiamo gente, meditiamo!

Nell’autunno ripartono per Quito (Ecuador) Roberto e Yolanda.

Con la fine dell’anno 2007 ed il rientro da Goma dei nostri tre “mandati” ( che invidia …… a tutti capita di essere mandati ma solo di alcuni si può scrivere mandati con le virgolette), riparte il discorso Fraternità Laicale.

Paolo e Giovanna vanno a vivere in Viale Mentana, raggiungendo così Fabrizio e Rosanna che avevano chiesto un anno di tranquillità in cui portare avanti il cammino degli Esercizi Spirituali nella vita ordinaria.

Inizia un anno, il 2008, pieno di vicende personali.

Michele è chiamato in missione altrove, non l’ha deciso nessun Consiglio Nazionale……… è una di quelle scelte che competono ad Altri, a noi resta solo l’affanno di capire.

In quella estate si sposano Tatiana ed Alberto e poco dopo Beatrice e Fabrizio ( pianto e riso nella stessa famiglia ).

Beatrice e Fabrizio saranno a Goma durante il viaggio di nozze e torneranno con il desiderio di realizzare un progetto musicale, ma il riesplodere della violenza in quella zona nell’anno successivo farà naufragare la possibilità di realizzarlo.

Ripartiremo il prossimo mese proprio da quest’anno.

 

Ale ed Ale ( non è questione di eco )

 

Siamo ormai al 2009 nella Convivenza estiva incontriamo per la prima volta Emanuela e Francesco di Vicenza ( senza dimenticare la piccola Anna), che lasciano subito il segno in tutti per la loro presenza discreta e disponibile, infatti la loro disponibilità ed il loro impegno sono cresciuti negli anni successivi.

Quella Convivenza si tenne a Montecalvo Irpino.

In quell’estate si riflette insieme sulla partenza degli ”Ale” che resta possibile e desiderata, ma piena di difficoltà ed imprevisti. Sembra che non si riesca a trovare la quadratura del cerchio: una missione saveriana che sia disponibile ad un’esperienza non molto prolungata, una realtà che offra un minimo di granzie per Checco e la piccola Miriam ed anche assistenza sanitaria accettabile.

Durante la Convivenza è bello sentire che queste difficoltà sono affanno comune, ma vengono vissute con senso di grande affidamente nella Provvidenza, in questa direzione ci spinge soprattutto l’atteggiamento fiducioso di Alessandro ed Alessandra.

Io non se se ne rendessero conto, ma erano pane sulla mensa pronto a farsi spezzare per sfamare altri; questo è il ricordo più importante che conservo di quella Convivenza.

Un’attesa che perdura a lungo, verranno esplorate diverse opzioni, non le menziono neanche perchè si dissolvevano così in fretta che non facevano neanche in tempo a divenire storia da riferire in questa cronaca.

Poi arriva la svolta, all’orizzonte si concretizza il Brasile, con precisone a Laranjeiras do Sul c’è la disponibilità dei padri di quella comunità a fare un’esperienza di vita comune.

La partenza avverrà il 25 ottobre 2011, due giorni dopo la canonizzazione di San Guido Maria Conforti, e durante uno dei momenti dei festaggiamenti per quell’occasione, gli verrà consegnato il crocifisso e dato il mandato missionario.

Poco meno di un anno, ma un’esperienza intensa che ci viene raccontata senza risparmio di parole da Alessandro ed Alessandra, tempo ben speso soprattutto per chi come me non ha neanche provato a familiarizzare con le diavolerie tipo Skipe.

Su “Agenda” abbiamo letto delle loro gioie, i loro sforzi per capire una realtà nuova, le persone incontrate, la gratificante esperienza di convivenza con i padri saveriani, l’impegno ecclesiale portato avanti gradualmente pur con i limiti posti dalla nuova lingua che dovevano utilizzare.

E’ stato uno stimolo per tutti, come accaduto più volte nella nostra famiglia, quando riusciamo a raccontarci senza paura e senza preoccuparci della forma, ciò che viviamo.

L’esperienza è terminata nel 2012 con il rientro dei nostri quattro carioca, ma sono entrati e rimangono nella nostra mente e soprattutto nel nostro cuore i sem terra e gli indios di Laranjeira do sul e dei villaggi intorno; sono entrati a far parte della storia di famiglia e di volta in volta, ne sono certo, troveranno il loro posto e la giusta accoglienza.

Sempre nel 2011, ma molti mesi prima ( in gennaio ) parte per il Bangla Desh Cristina Palumbo che da poco più di un anno fa parte del gruppo di Salerno; parte con l’appoggio della Caritas Diocesana di Salerno, perchè i nostri tempi ancora una volta sono “lenti” e troppo legati alle regole che abbiamo scritto.

Il rischio di un’autodefinizione che ci sclerotizza lo abbiamo sempre corso; è tipico del bambino e dell’adolescente accentuare i tratti della propria identità per acquisi re autonomia, ma penso sia giunta, e già da un po’, l’ora di comportarci da adulti ed accettare i rischi connessi con il fatto stesso che si è vivi.

Dobbiamo riflettere su di noi, su quanta gioia e vitalità trasmettiamo all’esterno, non sarebbe male confrontarci al riguardo, piuttosto che fare l’ennesime assemblea che legiferi sul “cosa fare se…” o che aspetti l’ennesimo assenso sulle scelte del Consiglio ( ma un Consiglio che si fa consigliare troppo, che Consiglio è? )

Può bastare anche per stasera…un abbraccio Nando

 

 

E va bene così!

 

Qualche giorno fa ero a Parma per motivi “familiari” e tra le altre cose sono stato nella Fraternità Missionaria……….. ci tornavo dopo tanti anni.

Ho trovato una realtà viva della sua normalità, perché non c’è niente di eccezionale che tre ragazze provino a vivere insieme in un appartamento e che una di esse sia una sorella di fede mussulmana; non è eccezionale per una “famiglia” cristiana e missionaria come la nostra accogliere una coppia    di giovani siriani in fuga dalla guerra o dare un tetto ad una mamma somala ed il suo bambino; tanto meno non è neanche da “applausi a scena aperta” la scelta di Paolo e Giovanna di condividere tutto questo e di esserne punto di riferimento.

Ma senz’altro tutto questo è bello e giusto.

E’ stato piacevole incontrarli, cenare e poi fare colazione con alcuni di loro.

Si sentiva aria di casa e questo è un buon segno: le famiglie vivono nelle case, anche se con le loro difficoltà ed i loro limiti.

Non ho perso l’occasione di brontolare ( come sapete io penso che questo sia un diritto sancito dalla nostra Costituzione, anche se non ricordo in quale articolo ), infatti ho detto più volte loro, che noi conosciamo poco di quel che accade nella Fraternità e senza conoscenza non c’è comunione.

Mi hanno promesso di scrivere, ma tenevano le mani nascoste, non so se stessero incrociando le dita.

Mentre ritornavo con Italo, che non è un fratello nuovo del Laicato Saveriano, ho riflettuto che nel momento in cui scrivo del presente e proprio tempo di smettere di scrivere.

Fermi tutti, non ho ancora finito!

Lasciatemi queste ultime righe.

Smetto questa nostra storia a puntate dopo un paio di anni, mi rendo conto che è una mia lettura dei fatti e non pretendo sia né esaustiva né obiettiva, ma vi assicuro che è stato bello ricordare persone più che fatti, momenti più che iniziative.

Abbiamo percorso insieme la nostra pochezza, ma anche il nostro sforzo di santità.

Abbaiamo ricordato gli errori ma anche i successi.

Abbiamo sorriso delle nostre ingenuità e sentito la tristezza nel cuore per le nostre cecità.

Mi ha fatto proprio bene questo viaggio e soprattutto se lo avessi fatto con uno psicanalista mi sarebbe costato molto di più.

Non so cosa vuol dire essere minimalista o sostenitore del pensiero debole, ma sono convinto che siamo chiamati a costruire le piccole realtà in cui viviamo ( “buttandoci dentro” tutto di noi ):  famiglia, lavoro, parrocchia, laicato, ecc.

Grazie per la vostra pazienza ed un grazie in particolare a Mirella e Papo prima, Mirella ed Alessandro poi, perché mi hanno aspettato quasi ogni mese per poter chiudere Agenda ed inviarvela; ma non è stato facile trovare ogni mese il tempo e la condizione di spirito giusta;                 ho scoperto così che l’ispirazione può venire durante un turno di notte, dopo un litigio sul lavoro, dal meccanico mentre l’auto fa il tagliando ( io quand’è che lo farò?), quando Elena ed i ragazzi sono “a scuola”.

Ciao famiglia……… un abbraccio di cuore e a presto Nando

 

P.S. Suggerimento all’editore: mettete una mia foto con la faccia intelligente come si fa sulle retrocopertine dei libri importanti e non sbagliate il mio curriculum vitae: “ Marito di Elena –                                 Padre di Gianlorenzo e Pierpaolo – Laico Saveriano (e se c’è ancora spazio Mierico)”.

 

 

 

 

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