Durante il viaggio fatto a Goma da Giovanna, Paolo e Angela lo scorso ottobre si è potuto constatare che la situazione dei campi profughi cresciuti con l’inasprirsi dei conflitti interni al paese è di gran lunga peggiorata. È nata così l’idea di estendere il lavoro del progetto Nyota in questi ambiti, tramite lo screening e la cura delle persone epilettiche.
I due campi profughi si trovano precisamente ai confini della parrocchia di Ndosho (quella dei missionari saveriani), in territori che fino a qualche tempo fa erano al suo interno, e pertanto ben conosciuti. Per portare avanti questo nuovo progetto si è cercato un partner esterno che ci aiutasse ad affrontare l’impegno economico e si spera ci apra a condividere cammini missionari con realtà esterne come già succede con l’OdV “Da Qui a Là”. E’ nato così un progetto finanziato dal OdV Caritas Children di Parma.
Il progetto si articolerà all’interno del campo profughi di Muja, poiché lì c’è un rapporto diretto con la parrocchia, che speriamo possa facilitare alcuni passaggi ed accrescere anche un cammino con i Padri Saveriani;
per questo anche Padre Stefano Dalla Pietra si è reso disponibile a collaborare. Il progetto prevede un periodo di “avvio” di screening di circa 6 mesi, in accordo con la direzione del campo e con gli watumisi (referenti delle comunità di base), sensibilizzando, tramite i Laici Saveriani di Goma, i rifugiati al problema dell’epilessia per poi effettuare uno o due medical camp settimanali con l’infermiera Yoali operatrice già nel progetto Nyota..
Per i casi di diagnosi dubbia o complessa, si farà riferimento come sempre al Centro di Salute Mentale che già collabora con noi. La presenza dei quattro componenti dell’equipe al campo profughi una volta a settimana consentirà di conoscere, in una prima fase, la realtà e la situazione medica del campo, oltre a pianificare le attività di sensibilizzazione e di individuazione dei malati.
Dopo un mese o due nella seconda fase, prevederemo la presenza stabile dell’equipe al campo profughi due volte a settimana per consentire la continuità delle cure.
Crediamo che questo progetto sia volto a migliorare la salute delle persone, e che sia testimone di presenza missionaria e spirituale che coinvolga la Famiglia Carismatica Saveriana tutta. Speriamo davvero di portare un filo di speranza ad un popolo che tanto duramente sta vivendo sulla propria pelle l’instabilità politica e la condizione di povertà estrema già presente nella storia di questo martoriato territorio.