La frittata, in parte, è stata fatta, ma non tutto è perduto!

Dopo il tempo di Natale, sono ripresi gli incontri mensili con i testimoni della fede, la modalità con cui la famiglia Saveriana di Salerno ha deciso di raggiungere il mondo degli adulti.  I relatori proposti sono persone che parlano del Vangelo con la vita, ogni giorno lo incarnano e ne liberano la forza nelle parole, nei gesti e nelle scelte. È questa, secondo i promotori guidati da P. Claudio Marano, una modalità di nuova evangelizzazione.

Il 22 Gennaio, un nutrito gruppo di ascoltatori ha accolto a Salerno, in Casa Saveriana, Mons. Antonio Di Donna, Vescovo di Acerra (Na), che ha offerto la sua lettura dell’enciclica di Papa Francesco Laudato si’ . Egli ha esordito dicendo: “Conosco i missionari saveriani e l’originalità del suo fondatore” e ha così continuato ad interessare la platea sul tema della tutela ambientale.

“Da 5 anni sono Vescovo in un contesto violato, Acerra, posta tra Napoli e Caserta. La pista del nostro racconto  è offerto dall’enciclica del Papa che ha per sottotitolo la cura della casa comune, l’unica casa che abbiamo. Questo ci dice molto sulla responsabilità che dobbiamo assumerci nella tutela della nostra casa: la terra. Nel nostro territorio ci sono tante terre dei fuochi, non solo quella additata e riconoscibile nel nostro contesto campano, sulla quale questa etichettatura ha generato notevole danno economico, anche a scapito delle eccellenze ortofrutticole”.

L’aumento di patologie tumorali ci interroga; la questione ambientale è di primaria importanza – dice Papa Francesco – e se ne deve far carico anche la Chiesa, ma non da sola. Il primo capitolo dell’enciclica ci illustra cosa sta accadendo alla terra, sviluppando dati, secondo operazione verità, cioè analizzando quel che realmente accade. La nostra madre terra protesta per il male che le provochiamo, abusando dei beni che le appartengono, quasi fossimo ladri.

Mons. Di Donna ha detto: “Parlando di rifiuti, non intendiamo solo quelli domestici, ma di quelli tossici che le ditte del nord hanno sversato per anni nelle nostre terre, rendendole pattumiere d’Italia. Lo smaltimento secondo legge è molto oneroso, ma la malavita si propone con costi più bassi, così come i tanti processi e le voci dei pentiti ci hanno portato a conoscenza”.

“La frittata, in parte, è stata fatta” – continua il vescovo di Acerra – “ ma oggi la situazione è più monitorata; il fenomeno non è stato annientato, semplicemente oggi non sappiamo dove le vie dell’illegalità portano tali rifiuti tossici, lontano da noi: in Africa e in Asia…e forse Ilaria Alpi ne aveva scoperto qualcosa. L’enfasi mediatica ha fatto pensare che la nostra terra campana fosse totalmente inquinata: in verità solo il 3% è interessata da questo fenomeno. Tutto questo ha portato però ad un danno economico e di immagine che ha messo in ginocchio la filiera ortofrutticola delle nostre province. Il tema dell’inquinamento non è un problema campano, poiché i siti italiani inquinati sono anche al nord, al centro ed in altri contesti del sud. Noi del sud abbiamo solo avuto il coraggio di smascherare il problema e siamo stati poi colpiti da sciacallaggio mediatico che ci ha impoveriti, mettendo a serio rischio il comparto agricolo”.

Il tono di Mons. Di Donna diviene di denuncia, quando ha detto: “Nel silenzio e nella complicità degli industriali del nord, della camorra, della politica corrotta e di contadini, tutto questo scempio si è compiuto nelle nostre terre, dove oggi dobbiamo essere sentinelle. La reazione della gente ha portato maggiore consapevolezza verso questo fenomeno, sebbene ora certi sentimenti sono accompagnati da sfiducia che si è generata per il mancato monitoraggio, perché non si sono intavolate le promesse azioni, concrete e possibili, per la tutela della salute dei cittadini. Le madri coraggio sono state i primi soggetti a reagire; non hanno trovato interlocutori ai loro gemiti se non nella Chiesa che ha messo in atto un processo di coscientizzazione di questo dramma umanitario. Accanto alle madri coraggio, ci sono anche i medici dell’ambiente che, rischiando anche la loro carriera, hanno preso posizioni, additando il fenomeno quale causa del dramma. Tra il negazionismo e l’allarmismo di questi anni, si è stati in condizioni di immobilismo politico. Acerra è la città simbolo, che porta tutto il peso dei rifiuti della Campania, avendo l’unico inceneritore, il più grande d’Europa. Nessuno ne vuole di nuovi, in altri contesti della regione, ma nessuno parla di quello in funzione ad Acerra. Se chiudesse per 1 sola settimana, l’intera regione sarebbe in ginocchio e intanto Acerra si sacrifica per tutti”.

“Non tutto è perduto” – dice il Papa – possiamo dire di essere “a 2 minuti dalla mezzanotte” che mette a repentaglio la nostra stessa esistenza, eppure i grandi della terra non riescono ad intavolare strategie comuni. Sicuramente possiamo dar vita a processi di coscientizzazione a partire dalla Parola, dalla Genesi, che ci ricorda che la terra ci è affidata. L’uomo ne è custode e la coltivi; la terra ci precede poiché è esistita prima di noi; l’uomo ha bisogno di ciò che è stato creato prima di lui, poiché senza non potrebbe vivere”.

“Dobbiamo comprendere i limiti dello sviluppo: non tutto quello che si può fare si deve fare, animati da deliri di onnipotenza” – ci ricorda il Vescovo di Acerra. Alla platea ha detto: “Occorre ridimensionare il sogno prometeico dell’uomo; le decisioni sull’impatto ambientale vanno prese insieme e non a scapito di qualcuno, e nel dubbio deve prevalere la precauzione. Dobbiamo educarci ad essere sentinella nel territorio! Come di Abele (il fratello), ci verrà chiesto della nostra terra. Tutto questo deve passare nei cammini di fede ordinari e comuni, nel catechismo, affinchè questa sensibilità non divenga appannaggio di élite, senza produrre così cambiamento e che non può portarci a nuovi stili di vita. Questo ci chiederà scelte scomode: non si può essere paladini dell’ambiente senza ridurre le proprie condizioni di benessere”.

L’incontro si è concluso ricordando le parole di saggezza furono enunciate da Toro seduto, capo dei Sioux, agli Yankee saccheggiatori: “Dopo che avete fatto tutto questo, capirete che i soldi non si mangiano e non si mettono nel piatto”.

Marta Chiaradonna

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