Il desiderio di una presenza laicale saveriana in Marocco, anche se con modalità, tempi, spazi tutti nuovi e in divenire, sta pian piano prendendo una forma concreta e sicuramente incoraggiante.
Dopo le prime esperienze conoscitive della realtà, fatte a Tangeri e Fnideq lo scorso anno da alcune famiglie di noi laici, dopo un percorso di riflessione e formazione online con i padri saveriani della comunità saveriana in Marocco, con il Vescovo Emilio, pastore della Diocesi di Tangeri e con Silvia, la laica agostiniana che si occupa della gestione di alcune attività dell’episcopato, quest’anno stiamo sperimentando la concretezza di essere una piccola e semplice “presenza di visitazione” in terra marocchina. Sì, la possibilità concreta di “stare con” nella stessa area dei saveriani per “fare famiglia” con loro, portare Gesù in sé stessi e agli altri con la propria vita, servire i fratelli attraverso gesti di solidarietà umana, mettersi in ascolto e accogliere i tratti della “spiritualità islamica”, quest’anno sta iniziando a realizzarsi, anche se per brevi periodi, grazie all’accoglienza della Chiesa in Tangeri. La famiglia Boriani a luglio, noi famiglia Oliva ad agosto, la famiglia Chiappari a settembre e la famiglia Breccia in ottobre, siamo in cammino verso un dove che, come dice il nostro Vescovo Emilio, non sappiamo quale sia ma sicuramente è sostenuto da un grande e sincero desiderio di essere presenza, secondo le nostre povere forze e disponibilità.
Qual è il progetto del laicato saveriano in Marocco? In realtà, come detto sopra, più che “progetto”, bisognerebbe utilizzare proprio la parola “presenza”. Questa piccola grande parola è la vera anima che sostiene questo cammino, fatto di verbi concreti: formarsi, andare, mettersi a disposizione, fare comunità, pregare insieme, aprirsi alle novità dello Spirito, incontrare e stare insieme a fratelli e sorelle di fede, cultura e lingua diverse. Davvero ci sentiamo come bambini che stanno imparando a camminare, totalmente incerti e goffi nei primi passi, animati però dalla volontà di essere aperti a ciò che lo Spirito vorrà suggerirci. La “presenza” del Laicato in Marocco, dovrà necessariamente passare attraverso diverse fasi , fasi che sicuramente dovranno coinvolgere l’intera Famiglia carismatica e le realtà ecclesiali della diocesi di Tangeri. Quest’anno abbiamo sperimentato quanto sia importante e sia una bella testimonianza al territorio pregare, sentirsi in comunione, fare comunità sia con i padri di Fnideq che con le comunità religiose presenti: il Vescovado, i padri francescani del convento dei Frati Minori, le carmelitane, le suore dell’ospedale italiano, le suore di Madre Teresa di Calcutta, la comunità delle focolarine,… Abbiamo sentito che la nostra piccola presenza, diversa da quella dei volontari che si susseguono, anche per le comunità cristiane di Tangeri, è motivo di speranza e di gioia. Insomma, ci chiedono di ritornare, ci aspettano!!
E dopo la prima fase di conoscenza, sarà necessario un cammino di formazione permanente, per lo studio di almeno le due lingue europee parlate in quella parte del mondo: lo spagnolo ed il francese; l’apprendimento dell’arabo e del dialetto locale appare al momento un’impresa superiore alle nostre forze, soprattutto per quanti di noi hanno superato i sessanta. Sarà necessario approfondire gli usi e costumi locali insieme ad una comprensione adulta e senza pregiudizi della religione islamica. Questa prima fase che stiamo vivendo è forse la più delicata dell’intero percorso, perché il facile entusiasmo potrebbe portarci a trasmettere, anche tra noi laici, idee della realtà superficiali per una realtà “altra” e molto complessa. Questo è il tempo del silenzio e dell’ascolto, un approccio fatto di preghiera, riflessione e osservazione: proprio questo atteggiamento, forse, ci permetterà di continuare a “stare con”, essere “presenza”, perché chi si fa come un bambino potrà probabilmente raggiungere il cuore di coloro che, pur non comprendendo le nostre parole, potranno sicuramente interpretare i nostri sentimenti, nei gesti, sguardi e espressioni del volto. Insomma, ci stiamo sentendo accolti e vorremmo continuare a pregare e a formarci per conoscere ed amare l’Islam da fratelli. Come famiglia dei laici potremmo inserirci in vario modo in alcuni progetti già in essere della diocesi che diventano solo uno strumento ma non il fine per andare a condividere un pezzo di vita con questo popolo, a “essere e fare famiglia” con i padri saveriani e comunità con la Chiesa di Tangeri. Chiediamo a tutti preghiera per discernere la volontà di Dio per continuare ad offrire la disponibilità a condividere i nostri limiti, come dice P. Rolando sx: “Se Dio vorrà si realizzerà!!!” In shaa Allah.
Anna Paola e Nino