Alberto ci racconta la loro esperienza alla marcia della Pace “straordinaria” Perugia-Assisi 2022
“Quanti passi abbiamo fatto?” chiedo a Franca mentre arranchiamo sull’ultima salita, “Migliaia e migliaia” risponde lei, “E chilometri?” – riprendo – “Venticinque ormai”. Il contapassi di Franca fotografa “l’impresa”, l’impresa che noi e una moltitudine di altre persone abbiamo compiuto partecipando alla Marcia della pace straordinaria Perugia-Assisi 2022.
Da anni con Serena ogni volta che leggevamo o sentivamo della notizia della marcia, ci dicevamo che prima o poi saremmo andati anche noi a ribadire l’importanza della pace e a ricordare la sua estrema fragilità.
Quest’anno non potevamo non rispondere all’appello, che ci arrivava da tante parti, di unirci a chi non si arrende all’idea che la guerra, in fondo, sia un modo ovvio e scontato di dirimere le controversie internazionali.
Presa la decisione, abbiamo coinvolto il gruppo di Parma e Franca si è aggregata a noi. La marcia è partita da una delle porte di Perugia dove vi è stato un primo momento di riflessione guidato da Flavio Lotti, l’ormai storico organizzatore di questa manifestazione ideata da Aldo Capitini nei primi anni sessanta, che ha visto la partecipazione di amministratori locali e giovani in “servizio civile”.
Si è poi snodata nelle campagne dell’Umbria con un coloratissimo “serpentone” fatto di bandiere della pace, striscioni, vessilli di sindacati ed associazioni, gonfaloni e sindaci in fascia tricolore. In alcuni momenti del percorso, quando la strada saliva era bello voltarsi indietro o guardare avanti e osservare sotto di sè il fiume di gente di cui non si vedeva la fine. Quando la stanchezza cominciava a farsi sentire (e l’asfalto non aiuta di certo!) ecco intravedersi lontana la cupola di Santa Maria degli Angeli a ridarci slancio; ancora uno sforzo ed ecco il panorama di un’Assisi arroccata alle pendici del Subasio, bella nella sua perfezione medioevale.
Peccato che a metà salita, verso la piazza San Francesco, veniamo bloccati perché la piazza stessa è strapiena e non vi è possibilità di entrarvi. Ci deviano verso la strada principale e così allunghiamo il nostro percorso di un altro paio di chilometri!
Dopo molta attesa riusciamo comunque ad arrivare sul prato antistante la basilica di San Francesco e a sentire, con una certa fatica, qualche brano dei discorsi che gli ultimi relatori stanno rivolgendo alle persone in piazza. Nel frattempo, dopo che un bel sole ci aveva accompagnato per tutta la marcia, Giove Pluvio decide che la sua protezione sia stata sufficiente ed inizia così a piovere sempre più forte. Mentre Serena e Franca vanno dalle suore che ci hanno ospitato per riposarsi prima della cena, io riprendo il cammino per tornare a Santa Maria degli Angeli, prendere il treno e recuperare l’automobile a Perugia.
Nonostante la fatica e la delusione per il mancato ingresso nella piazza, l’esperienza è stata molto bella ed emozionante.
E’ stato un modo per sentirsi meno impotenti di fronte a questa assurda guerra in Ucraina che riporta morte e distruzione in Europa a circa trent’anni dalle guerre nell’ex-Jugoslavia.
E’ stato un modo per dire che ci deve essere un’altra via per affrontare una crisi come questa, che il metodo della diplomazia non può essere tralasciato, che la pace non si costruisce con la deterrenza della paura ma creando ponti fra popoli.
Un modo per ricordare ai nostri governanti che ci sono altre strade per aiutare l’Ucraina oltre alla fornitura di armi, di dubbia costituzionalità.
Un modo per ricordare ad un’opinione pubblica, a volte superficiale, che esistono metodi ed azioni di resistenza nonviolenta, che il valore di ogni vita è così alto che la sua difesa non può essere lasciata alla violenza, che da cristiani, la guerra non è mai né giusta né accettabile.
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