Ritorno a Goma

Angela racconta il suo recente viaggio a Goma insieme a Paolo e Giovanna. La gioia di ri trovare tanti amici e di poter seguire sul posto il progetto Nyota ma anche la consapevolez za di tanti problemi non risolti. La visita al campo dove vivono i profughi causati dai recenti scontri a fuoco lascia senza parole…

Quest’anno i giorni della nostra permanenza a Ndosho sono stati pochi ma, come prevedibile, intensi. Siamo arrivati il 25 ottobre all’aeroporto di Goma con la pioggia per ripartire il 10 novembre sempre con la pioggia, sempre con tante valigie ricolme di oggetti da destinare alla vendita a sostegno del progetto Nyota. Daniel, Noela, Jean Battist, Diodonnè, le mamme poupèe, le mamme dell’atelier “Anna Micheli” della parrocchia di san Francesco Saverio, le mamme della “Mai son Cana”: sono loro gli artigiani e le arti giane con cui Giovanna da anni intesse relazioni fruttuose che poi contagiano “inevitabilmente” chi si fa compagno di viaggio e si ferma nella nostra casa di Ndosho.

Quest’anno con noi tre, (Paolo, Giovanna, Angela) c’erano Maria Rita e Raffaella, sorelle di Giovanna, che conti nuano a seguire i ragazzi di un orfanatro fio. E c’erano anche la figlia di Raffaella, Francesca con suo marito Stefano. Anche loro, i più giovani del gruppo, catturati dalla maestria, dall’ingegno degli artigiani di Goma hanno acquistato, dopo ampia contrattazione, come qui è in uso fare, tanti manufatti che insieme agli altri già commissionati hanno occupato la casa per poi essere stipati nelle valigie.

Al di là di queste attrazioni che appartengono alla “nostra memoria collettiva” la casa dei lai ci saveriani continua ad essere la “bara a”,che in swahili significa luogo d’incontro, dove i legami con tanti amici, non solo artigiani di cui conosciamo la fa tica del vivere quotidiano, si rinsaldano e dove si vive la gioia di attendere sempre qualcuno e di essere attesi. Durante que sta nostra permanenza abbiamo incontra to tanti amici, visitato tante realtà. Ci siamo ritrovati più volte con i componenti dell’equipe Nyota, in presenza finalmente!

Nel corso delle nostre riunioni sempre produttive e cariche di progettualità, ci siamo confrontati in particolare su come agire di fronte alla situazione di estrema precarietà di vita di alcuni malati epilettici e di quelli che ora arrivano in parrocchia dai quattro campi profughi che sono collocati in diversi punti della città di Goma. Nel fare poi il resoconto del lavoro svolto dai tre componenti dell’equipe Nyota e da Paolo, che ha visitato tanti malati ogni giorno, considerando gli obiettivi per cui il progetto è nato e le risorse disponibili, è stato opportuno stabilire di prendere in cura solo i bambini e di continuare le cure solo degli adulti già iscritti nell’ attuale elenco dei 140 malati.

Nella mattina di domenica 5 novembre abbiamo incontrato invece i laici saveriani di Goma. In tutto sono cinque famiglie, con cui abbiamo pregato insieme e, nell’affidarci a S. G. M. Conforti, ci siamo confrontati sulla fedeltà alla nostra voca zione missionaria, sul valore dell’unità.

Abbiamo poi donato loro a nome di tutti i laici saveriani in Italia il testo in francese della ”Fratelli tutti”. In cambio ci è stata confermata la disponibilità di tutti loro a collocare in un terreno di proprietà comune la casetta di legno di un orfano, malato epilettico, che con il fratello di 16 anni non ha più un luogo dove vivere. Proprio un bel regalo: un gesto concreto di condivi sione!!!

E ……. del 9 novembre, il giorno della visita al campo profughi vicino a Mugunga?

Cosa raccontare? Mi manca il fiato quando ci penso!

A presto.

Angela Marano

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *