di Mirella Giannattasio
Il giubileo è liberazione dal peccato per ricominciare una vita nuova in Cristo. Per vivere questa esperienza di conversione, i laici saveriani del gruppo di Salerno si sono recati presso il carcere di Fuorni (SA).
La visita, desiderata da tempo, è stata organizzata con cura da AnnaPaola, che insegna matematica agli adulti della Casa circondariale. Il controllo di documenti e borse, la limitazione di muoversi in libertà ci hanno fatto vivere l’esperienza del confine.
La porta della cappella era la porta santa attraverso la quale siamo passati per implorare la misericordia di Dio. Lì, abbiamo celebrato la Messa insieme al cappellano del carcere, il saveriano p. Nazareno Corradini e un bel gruppo di carcerati. Prima di cominciare la Messa, ci ha chiesto di partecipare alla liturgia con voce forte e chiara così che potessero sentire anche i carcerati ai quali, in quella domenica, non era consentito partecipare per motivi di sicurezza.
Abbiamo fatto l’esperienza dell’acclamare Dio anche per chi, fisicamente, non può esserci. La Parola di Dio è stata proclamata da noi e da loro in una situazione surreale. In una parte della chiesa eravamo seduti noi, dall’altra i carcerati con le guardie intorno ai loro banchi. Una distanza incolmabile che si accorciava quando i nostri sguardi si incontravano. Durante lo scambio della pace non potevamo avvicinarci né sfiorarci, ma da entrambe le parti le mani si muovevano con la gestualità di chi vuole stringere con forza il fratello, perché siamo tutti bisognosi della misericordia di Dio.
Dopo il rientro in cella dei carcerati, siamo usciti felici dell’esperienza vissuta con questi fratelli. Il pellegrinaggio al carcere ha segnato la storia del laicato di Salerno: accogliere la misericordia di Dio per testimoniarla, impegnandoci nell’essere misericordiosi verso tutti, sia nella nostra realtà che nelle terre dove il Signore ci chiederà di seguirlo.