Lo scorso luglio, Nino, Mirella ed io da Salerno con Fabrizio, Beatrice e i loro figli Davide e Nicola da Ancona, abbiamo visitato la missione saveriana ultima nata, nel nord del Marocco, a Fnideq, circa 70 chilometri da Tangeri.
Lo scopo era vedere con lo sguardo di un nucleo familiare, cominciare a conoscere la realtà locale e a considerare la possibilità di una presenza laicale saveriana nella stessa area dei Saveriani per “fare famiglia” con loro. È stata un’esperienza molto intensa, bella, a tratti faticosa per il poco tempo a disposizione e la gran quantità di realtà da visitare, una vera e propria immersione in un contesto “altro”, tra un popolo che mi è apparso disponibile all’incontro, all’amicizia, al dialogo, al rispetto, alla collaborazione.
La comunità saveriana che abita a Fnideq condivide la spiritualità che animale chiese del Nord Africa in stati musulmani. È “Presenza di Visitazione”, come Maria con la cugina Elisabetta. Si porta Gesù in sé stessi e agli altri con la propria vita, si servono i fratelli offrendo ogni possibile gesto e iniziativa di solidarietà umana. Con umiltà ci si mette in ascolto e si accolgono quei tratti della “spiritualità” islamica che possono aiutare a camminare insieme, alla ricerca della verità nel dialogo per creare una società in cui ci riconosciamo “Fratelli Tutti”.
Alcuni flash. Molte chiese spagnole chiuse alla fine degli anni ‘50, le cosiddette chiese sconsacrate, sono state trasformate in centri culturali: luoghi di studio e approfondimento delle diverse culture, religioni e lingue, luoghi d’incontro in cui nascono amicizie e poi collaborazioni per opere di solidarietà. Qui si affrontano tematiche e si organizzano eventi che mirano al raggiungimento di una societàpiù umana in cui vige il rispetto; si fa formazione professionale, condividendo le capacità pratiche e si creano opportunità di lavoro. Alcune chiese sono diventate centri di accoglienza per donne sole con figli, per bambini di strada. Questi sono i poveri in Marocco. Le chiese che prima vedevano la presenza di Gesù nel S. Sacramento e nella Parola, oggi vedono la presenza di Gesù nell’umanità ferita. I poveri sacramento di Cristo, dice Papa Francesco!!
Sinodalità. Nelle realtà visitate nel nord del Marocco, abbiamo visto realizzata nel concreto la sinodalità della Chiesa, anzi la sinodalità universale. Noi in Italia stiamo facendo incontri e percorsi per camminare insieme nell’annuncio, nel servizio, nella formazione. Là, nella semplicità i cristiani collaborano. Ci si aiuta per la solidarietà, la formazione è fatta insieme e non solo. Cristiani e islamici collaborano per offrire una dignitosa accoglienza ai migranti. Tutto ciò è molto bello, riempie il cuore e crea ponti tra Islam ed Occidente.
La fiducia. Gli ordini religiosi che per tanti decenni sono stati e sono presenti in Marocco si sono guadagnati la fiducia degli attuali responsabili politici, senza timoredi proselitismo. I piccoli e le donne in difficoltà vengono affidati a religiosi e laici cristiani perché se ne prendano cura, li aiutino ad uscire dal disagio, diano loro una formazione scolastica di base. Abbiamo visitato una realtà a Tangeri che si chiama proprio “Daka Taka – Casa della Fiducia”. È un luogo dove vengono accolte bimbe/ragazze vittime di abusi, vivono in un contesto come di famiglia e pian piano riacquistano fiducia nel prossimo, studiano, imparano un’arte e poi rientrano nella società. Il momento centrale dell’esperienza in Marocco, a Fnideq, è stato l’aspetto comunitario vissuto con i padri: i momenti di preghiera che scandivano la giornata. E come dimenticare l’emozione di quando le voci della nostra preghiera nella cappellina di casa si univano a quelle del muezin che dalla moschea vicina chiamava alla preghiera, i momenti di preparazione insieme dei pasti, di condivisione gioiosa, le faccende domestiche fatte insieme…
Ci siamo sentiti accolti. Abbiamo capito che il Marocco ha bisogno di persone di preghiera, che conoscono ed amano l’Islam e sanno vivere in armonia conloro, disposte a formarsi seriamente sulla cultura e sulla religione marocchina, pronte a studiare per poter imparare il più possibile la lingua della gente. Come famiglia dei laici ci siamo sentiti chiamati da alcuni progetti già in essere della diocesi e in generale ad andare a condividere un pezzo di vita con questo popolo, a “essere e fare famiglia” con i padri. Chiediamo a tutti di pregare per discernere la volontà di Dio ed offrire la disponibilità a condividere i nostri limiti, come ci ha più volte detto p. Rolando: “Se Dio vorrà, si realizzerà!”.
Annapaola Turco